Dic 13, 2021 | Chiara Lubich
Ogni anno, in attesa del Natale, ascoltiamo l’invito a “preparare la strada al Signore”. (cf. Is 40,3). Dio che, da sempre, ha manifestato l’ardente desiderio di stare con i suoi figli, viene “ad abitare in mezzo a noi”. Chiara Lubich in questo brano suggerisce come prepararci alla Sua venuta, come aprire il nostro cuore a Gesù che nasce. Noi stessi avvertiamo spesso il desiderio di incontrare Gesù, di averlo accanto nel cammino della vita, di essere inondati della sua luce. Perché egli possa entrare nella nostra vita, occorre togliere gli ostacoli. Non si tratta più di spianare le strade, ma di aprirgli il cuore. Gesù stesso enumera alcune delle barriere che chiudono il nostro cuore: “furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia…” (Mc 7, 21-22). A volte sono rancori verso parenti o conoscenti, pregiudizi razziali, indifferenza davanti alle necessità di chi ci sta vicino, mancanze di attenzioni e di amore in famiglia… (…) Come preparargli concretamente la strada? Chiedendogli perdono ogni volta che ci accorgiamo di aver eretto una barriera che ostacola la comunione con Lui. È un atto sincero di umiltà e di verità con il quale ci mostriamo a Lui così come siamo, dicendogli la nostra fragilità, i nostri sbagli, i nostri peccati. È un atto di fiducia con il quale riconosciamo il suo amore di Padre, “misericordioso e grande nell’amore” (Cf. Sal 103, 8). È l’espressione del desiderio di migliorarsi e ricominciare. Può essere a sera, prima di addormentarsi, il momento più adatto per fermarci, guardare la giornata trascorsa e domandargli perdono. Possiamo anche vivere con maggiore consapevolezza e intensità il momento iniziale della celebrazione dell’Eucaristia quando, insieme con la comunità, domandiamo perdono dei nostri peccati. È poi di enorme aiuto la confessione personale, sacramento del perdono di Dio. È un incontro con il Signore al quale si possono donare tutti gli sbagli commessi. Si riparte salvati, con la certezza di essere stati fatti nuovi, con la gioia di riscoprirsi veri figli di Dio. È Dio stesso, con il suo perdono, a togliere ogni ostacolo, ad “appianare la strada” e ad instaurare nuovamente il rapporto d’amore con ciascuno di noi.
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, in Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi, Opere di Chiara Lubich, Cittá Nuova, 2017, pag. 766-768) (altro…)
Dic 6, 2021 | Chiara Lubich
Siamo nel tempo liturgico di Avvento. Quindi di attesa, di preparazione per il Natale. Un tempo per vegliare e pregare. Ma come farlo? Anche in questa occasione ci vengono in aiuto le circostanze, i fratelli e le sorelle che riempiono le nostre giornate: l’amore che saremmo capaci di dare sarà la nostra preghiera, gradita al Cielo. “Vegliate e pregate” (…). In queste due parole è racchiuso il segreto per affrontare le vicende più drammatiche della nostra vita, ma anche le inevitabili prove della quotidianità. Ma per noi, oggi, nel ritmo frenetico e coinvolgente della vita moderna, quale speranza ci può essere di non lasciarci addormentare dal canto di tante sirene? Eppure quelle parole del Vangelo sono fatte anche per noi… Gesù neanche oggi può chiederci qualcosa che non siamo in grado di fare. Ed insieme con l’esortazione non può non darci anche il modo di poter vivere secondo la sua parola. Come si può dunque rimanere svegli e in guardia, come si può rimanere in un atteggiamento di preghiera costante? Forse abbiamo cercato di fare ogni sforzo possibile per chiuderci in difesa contro tutto e contro tutti. Ma non è questa la strada e non si tarda ad accorgersi che prima o poi bisogna mollare. La strada è un’altra e la troviamo sia nel Vangelo che nella stessa esperienza umana. Quando si ama una persona, il cuore vigila sempre attendendola e ogni minuto che passa senza di lei è in funzione di lei. Vigila bene chi ama. È dell’amore vigilare. Così agisce chi ama Gesù. Fa tutto in funzione di Lui, che incontra nelle semplici manifestazioni della sua volontà in ogni momento e incontrerà solennemente nel giorno in cui verrà. (…) Quel sorriso da donare, quel lavoro da svolgere, quella macchina da guidare, quel pasto da preparare, quell’attività da organizzare, quella lacrima da versare per il fratello o la sorella che soffre, quello strumento da suonare, quell’articolo o lettera da scrivere, quell’avvenimento lieto da condividere festosamente, quel vestito da ripulire… Se lo facciamo per amore, tutto, tutto può diventare preghiera. Per essere vigilanti, per pregare sempre, occorre dunque essere nell’amore: amare cioè la sua volontà e ogni prossimo che ci metterà accanto. Oggi amerò. Così vigilerò e pregherò ogni momento.
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, in Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi, Opere di Chiara Lubich, Cittá Nuova, 2017, pag. 634-636) (altro…)
Nov 29, 2021 | Chiara Lubich
Il 4 marzo 1989, Chiara Lubich risponde alle domande degli animatori dei Giovani per un Mondo Unito. In questo brano si riferisce alla cura del creato, una tematica nuova per quegli anni e una vera urgenza per l’intera umanità ancora oggi. Lo sviluppo delle scienze, lo sviluppo della tecnica, è stata una cosa enorme, meravigliosa, che ha fatto rimanere allibiti tutti. Però […] il più delle volte è venuto senza Dio. E adesso siamo in un pianeta che, voi sapete, se andiamo avanti così, può saltare da un momento all’altro; o meglio può tutti ridurci in un’altra catastrofe che non è quella atomica, ma la catastrofe adesso ecologica ecc. di tutte queste cose. […] Qui sembra che gli uomini portino due grosse scarpe da montagna che hanno camminato in questi decenni così, così, così, così, dentro il fango spruzzando dappertutto; e han buttato in cielo cose che non andavano e nelle acque cose che non andavano, e nel mare cose che non andavano, rovinato gli alberi, rovinato tutto. Eppure c’erano tante scoperte, tante cose meravigliose, un grande sviluppo, quindi il bene mescolato al male. Ma non erano sotto l’occhio di Dio, non hanno ascoltato Dio e adesso anche questo fenomeno ci costringe a rivedere le cose tutti insieme, col mondo unito. Se noi non risolviamo questo problema tutti insieme, non lo risolviamo. Per dire che tutto tende l’unità: persino le cose mal costruite ci fanno capire che sì, andrebbe fatta una fratellanza universale, ma in Dio; sì, andrebbe rifatto, bisogna vivere su questo mondo, non bisogna farlo saltare in aria, però ricordati che c’è Dio. […] Per dire insomma che c’è una spinta, anche rovescia, ma che tutto fa tendere all’unità, ci costringe ad essere uno, come il problema ecologico per esempio, che ci costringe a fare una fraternità diversa. […] Vedete tutti gli avvenimenti, specie i dolorosi che son più difficili da interpretare, vanno capiti in due maniere […] è come sono perché materialmente sono così, ma c’è dentro qualche cosa, c’è dentro la mano di Dio, c’è dentro la provvidenza di Dio che le trasforma, come in un’alchimia, e le fa diventare carburante per la nostra vita spirituale. Ci voleva la croce per redimerci, ci voleva quel patire, quell’urlo – “Dio mio perché mi hai abbandonato” – per redimerci. Ci vuole anche il nostro patire per riuscire a creare un mondo nuovo, per cambiare il mondo, per cambiare le persone, per cambiare le creature. Ci vuole patire soffrire.
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, Risposte alle domande degli animatori di Giovani per un Mondo Unito, Castel Gandolfo, 4 marzo 1989) (altro…)
Nov 22, 2021 | Chiara Lubich
Se cerchiamo di migliorare ogni giorno, possiamo essere anche noi costruttori di pace come ci invita a fare la Parola di Vita di questo mese di novembre 2021. Noi tendiamo – perché così vuole il nostro Ideale – all’unità del mondo intero. E per questo (perché ci sia pace dovunque) preghiamo ogni giorno nel time-out. Ora, uno dei mezzi che abbiamo per arrivare a ciò è convogliare allo scopo (all’unità e quindi alla pace) più persone possibili, proprio in quanto fedeli di una religione (…) . Per cui, inviterei tutti a ravvivare i rapporti con loro. E fedeli delle più varie religioni ce ne sono un po’ dovunque: Certamente, è sempre una rivoluzione quella che ci domanda la volontà di Dio. Sappiamo che in questo campo ci sono secoli di immobilismo dietro alle nostre spalle, e, spesso, di ostilità. È una lotta per la pace, quindi, quella che dobbiamo condurre, e occorre premunirsi, allenarsi, prepararsi. Ecco perché vorrei consigliare, prima di tutto a me e poi a tutti voi, qualcosa che ci aiuti nelle prossime settimane ad avere un sussidio in più, ad aggiungere qualcosa a ciò che già facevamo, ad essere più vigilanti di prima, a crescere e crescere di continuo, per non venir meno (lo sappiamo che, se non si va avanti, si va indietro): qualcosa che ci faccia migliorare ogni giorno di più nel vivere il nostro ideale. Questo qualcosa potrebbe consistere nel dire a noi stessi prima di ogni azione che facciamo: “Oggi, meglio di ieri”. Tante azioni nella nostra vita hanno alcunché di ripetitivo: si prega tutti i giorni, si mangia tutti i giorni, si esce, si studia, si lavora, si incontrano persone, si dorme, si passeggia, si fanno lavori di casa, si riposa, ecc. Ebbene, compiamo ogni azione facendola precedere da un: “meglio di ieri”. E impegniamoci di conseguenza. Saremo così come Dio ci vuole: siamo un Movimento e non ci è permesso fermarci. Avremo più grazie e più facilità nell’attuare il compito specifico di questo mese: prendere in grande considerazione i fedeli di altre religioni e collaborare con loro alla pace e all’unità del mondo.
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, in Conversazioni in collegamento telefonico, a cura di Michel Vandeleene, Opere di Chiara Lubich, Città Nuova, 2019, pagg. 425-426) (altro…)
Nov 15, 2021 | Chiara Lubich
Stabilire rapporti che conducano alla pace è qualcosa di rivoluzionario. La pace è un aspetto caratteristico dei rapporti tipicamente cristiani che il credente cerca di instaurare con le persone con le quali sta in contatto o che incontra occasionalmente: sono rapporti di sincero amore senza falsità né inganno, senza alcuna forma di implicita violenza o di rivalità, o di concorrenza, o di egocentrismo. Lavorare e stabilire simili rapporti nel mondo è un fatto rivoluzionario. Le relazioni infatti che normalmente esistono nella società sono di tutt’altro tenore e, purtroppo, rimangono immutate. Gesù sapeva che la convivenza umana era tale e per questo ha chiesto ai suoi discepoli di far sempre il primo passo senza aspettare l’iniziativa e la risposta dell’altro, senza pretendere la reciprocità: “Io vi dico: amate i vostri nemici… Se date il saluto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario?”[1]. “…saranno chiamati figli di Dio”. Ricevere un nome significa diventare ciò che il nome esprime. Paolo chiamava Dio “il Dio della pace” e salutando i cristiani diceva loro: “Il Dio della pace sia con tutti voi”[2]. Gli operatori di pace manifestano la loro parentela con Dio, agiscono da figli di Dio, testimoniano Dio che – come dice il Concilio – ha impresso nella società umana l’ordine, che ha come frutto la pace.
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, in Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi, Opere di Chiara Lubich, Città Nuova, 2017, pag. 197) [1] Mt 5, 43.47 [2] Cf. Fil 4, 9 (altro…)
Nov 8, 2021 | Chiara Lubich
La Parola di vita di questo mese di novembre 2021 ci invita ad essere operatori di pace. Chiara Lubich spiega in questo brano come si può diventarlo. Sai chi sono gli operatori di pace di cui parla Gesù? Non sono quelli che chiamiamo pacifici, che amano la tranquillità, non sopportano le dispute e si manifestano per natura loro concilianti ma spesso rivelano un recondito desiderio di non essere disturbati, di non voler avere noie. Gli operatori di pace non sono nemmeno quelle brave persone che, fidandosi di Dio, non reagiscono quando sono provocate o offese. Gli operatori di pace sono coloro che amano tanto la pace da non temere di intervenire nei conflitti per procurarla a coloro che sono in discordia. Può essere portatore di pace chi la possiede in se stesso. Occorre essere portatore di pace anzitutto nel proprio comportamento di ogni istante, vivendo in accordo con Dio e la sua volontà. Gli operatori di pace si sforzano poi di creare legami, di stabilire rapporti fra le persone, appianando tensioni, smontando lo stato di guerra fredda che si incontra in tanti ambienti di famiglia, di lavoro, di scuola, di sport, fra le nazioni ecc.
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, in Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi, Opere di Chiara Lubich, Città Nuova, 2017, pag. 196) (altro…)