Gen 20, 2020 | Chiara Lubich
La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani viene celebrata ogni anno, nell’emisfero nord dal 18 al 25 gennaio, nell’emisfero sud tra la festa dell’Ascensione e quella di Pentecoste. Per il 2020 il motto scelto è un versetto degli Atti degli apostoli proposto da cristiani di varie Chiese dell’isola di Malta: “Ci hanno trattati con rara umanità” (At 28,2). Per questa occasione riproponiamo uno stralcio del tema che Chiara Lubich ha fatto il 27 ottobre del 2002 nella Cattedrale protestante di St. Pierre a Ginevra (Svizzera). L’amore! Quanto bisogno d’amore nel mondo! Ed in noi, cristiani! Tutti noi insieme delle varie Chiese siamo più d’un miliardo. Molti, dunque, e dovremmo essere ben visibili. Ma siamo così divisi che tanti non ci vedono, né vedono Gesù attraverso di noi. Egli ha detto che il mondo ci avrebbe riconosciuti come suoi e, attraverso noi, avrebbe riconosciuto Lui, dall’amore reciproco, dall’unità: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35). L’amore reciproco, l’unità doveva essere, dunque, la nostra divisa, il nostro distintivo. E il distintivo della sua Chiesa. Ma la piena comunione visibile non l’abbiamo mantenuta e non c’è ancora. Per cui è nostra convinzione che anche le Chiese in quanto tali debbano amarsi con questo amore. E ci sforziamo di lavorare in questo senso. Quante volte le Chiese sembrano aver obliato il testamento di Gesù, hanno scandalizzato, con le loro divisioni, il mondo, che dovevano conquistarGli! Infatti, se diamo uno sguardo alla nostra storia di 2000 anni ed in particolare a quella del secondo millennio, non possiamo non costatare come essa sia stata spesso un susseguirsi di incomprensioni, di liti, di lotte che hanno spezzato in molti punti la tunica inconsutile di Cristo, che è la sua Chiesa. Colpa certamente anche di circostanze storiche, culturali, politiche, geografiche, sociali… Ma pure del venir meno fra noi di quest’elemento unificatore, nostro tipico: l’amore. E’ per questo che ora, per poter tentare di rimediare a così tanto male, per attingere nuova forza per ricominciare, dobbiamo porre tutta la nostra fiducia in quest’amore evangelico. Se diffonderemo amore e amore reciproco fra le Chiese, quest’amore le porterà, pur diverse, a divenire ognuna dono alle altre. Carissimi fratelli e sorelle, l’abbiamo capito: il tempo presente domanda a ciascuno di noi amore, domanda unità, comunione, solidarietà. E chiama anche le Chiese a ricomporre l’unità lacerata da secoli. E’ questa la riforma delle riforme che il Cielo ci chiede. E’ il primo e necessario passo verso la fraternità universale con tutti gli uomini e donne del mondo. Il mondo infatti crederà se noi saremo uniti. Lo ha detto Gesù: “Che tutti siano uno (…) affinché il mondo creda” (cf Gv 17,21). Dio questo vuole! Credetemi! E lo ripete e lo grida con le presenti circostanze che permette. Che Egli ci dia la grazia, se non di veder realizzato tutto ciò, almeno di prepararlo.
Chiara Lubich
Tratto da: Il dialogo è vita (Città Nuova 2007, pagg. 16-33)
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Gen 1, 2020 | Chiara Lubich
Chiara Lubich ha affermato più volte che lavorare per stabilire rapporti di pace nel mondo è un fatto rivoluzionario. Si apre un nuovo decennio che coincide anche con il centenario della nascita della fondatrice dei Focolari
“Sai chi sono gli operatori di pace di cui parla Gesù?” Esordisce così Chiara Lubich nel suo commento alla Parola di vita del mese di febbraio 1981. Una domanda che rivolge anche a noi oggi più che mai, nella Giornata internazionale della pace. Chi opera la pace crea e stabilisce legami, appiana le tensioni – spiega Chiara. Scopriremo così che sono infinite le occasioni per essere veri operatori di pace.
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Dic 13, 2019 | Chiara Lubich
Inaugurata la mostra “Chiara Lubich Città Mondo” a Tonadico di Primiero “Chiara non è comprensibile senza situarla nel contesto in cui è vissuta”. Con queste parole, Jesús Morán, co-presidente del Movimento dei Focolari la domenica, 8 dicembre, ha concluso gli interventi della cerimonia di inaugurazione della mostra intitolata a Chiara Lubich aperta a Palazzo Scopoli a Tonadico di Primiero ad un giorno di distanza da quella di Trento. “Chiara durante la guerra si è spesa per la sua città, Trento, ma è a Primiero, nel ’49, che Dio le ha dato la chiave di comprensione di quanto era chiamata a compiere. Chiara ha trovato qui, fra le montagne, la luce, ma occorre andare a Trento ed in ogni città per capire quali sono le conseguenze del suo carisma.” Ecco il legame profondo fra le due mostre, dove quella di Tonadico non è un’appendice di quella di Trento, ma il racconto di un decennio di luce. La gratitudine della valle del Primiero è stata espressa con toni diversi dall’assessore alla cultura Francesca Franceschi (“Primiero rappresenta l’origine, il ritiro dove Chiara ha trovato risposte alle sue domande”), dal vicesindaco Paolo Secco (“Il nostro compito non è solo quello di mantenere viva la memoria, ma di essere una comunità che risponde alle ispirazioni ideali che hanno mosso Chiara”), dal presidente della Comunità del Primiero, Roberto Pradel (“Chiara si è spesa per costruire relazioni fra le persone: che il seme che ha gettato porti frutti”). Giuseppe Ferrandi, direttore della Fondazione Museo storico del Trentino, ha illustrato il significato più profondo delle due mostre: “Per la prima volta la nostra Fondazione realizza una mostra dedicata ad una persona: lo abbiamo fatto perché Chiara è una figura con cui il Trentino, e non solo, deve fare i conti. Il Trentino, che può rivendicarne la nascita, deve scoprire la dimensione di forte attaccamento alle tradizioni vivo in Chiara, frutto di relazioni, ma senza fermarsi ad esse per aprirsi al mondo al fine di non risultare sterile. Chi meglio di Chiara Lubich ci può garantire questa capacità di relazioni di cui il mondo oggi ha bisogno?” Alba Sgariglia, corresponsabile del Centro Chiara Lubich, ha espresso la gratitudine di tutto il Movimento alla Fondazione: “Abbiamo lavorato in tandem per questa tappa storica. Da qui, da queste montagne, Chiara si è proiettata verso l’umanità intera: questa la missione che lei qui ha compreso”. Annamaria Rossi e Giuliano Ruzzier, curatori della mostra con Maurizio Gentilini, ne hanno sottolineato le caratteristiche: grandi immagini, citazioni e brevi didascalie scorrono a fianco di Palazzo Scopoli, proprio di fronte a quella baita in cui Chiara ed alcune delle sue prime compagne andarono a riposare nell’estate del 1949. Al piano terra del palazzo, che conserva stacchi degli affreschi della cappella di San Vittore, si trovano alcuni scritti e ricordi fondamentali di quell’estate e video delle prime Mariapoli, le vacanze estive, che fino al 1959, di anno in anno, si arricchirono di persone di diverse vocazioni, culture e provenienze. Significativa la testimonianza delle “cittadelle” del Movimento nel mondo, Mariapoli permanenti, in cui oggi come nell’esperienza del Primiero, si sperimenta e si testimonia un’unità possibile.
Paolo Crepaz
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Dic 8, 2019 | Chiara Lubich
Aperte a Trento le celebrazioni dei 100 anni dalla nascita della fondatrice dei Focolari. La Provincia autonoma ha assegnato a Maria Voce il “Sigillo di San Venceslao” “Chiara Lubich, Città Mondo” è il titolo della mostra che il 7 dicembre, è stata inaugurata alle “Gallerie” di Trento, un evento che ha aperto il Centenario della nascita della fondatrice del Movimento dei Focolari. La mostra, sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica italiana, è promossa dalla Fondazione Museo storico del Trentino in collaborazione con il Centro Chiara Lubich. Il Direttore della Fondazione Museo storico, Giuseppe Ferrandi, ha introdotto e coordinato gli interventi della giornata inaugurale dalla quale è emersa la figura di Chiara Lubich, quale personalità di grande respiro, con profonde radici in terra trentina, nella sua storia, cultura e tradizioni, ma che, attraverso il suo carisma, ha saputo parlare un linguaggio universale; ha superato ogni frontiera, geografica e culturale, per portare un messaggio di pace e fraternità. La mostra offre un percorso coinvolgente e interattivo, che accompagna il visitatore a conoscere Chiara Lubich, con l’invito ad impegnarsi nell’oggi per continuare a concretizzare quei valori che hanno contrassegnato la sua vita. La Provincia autonoma di Trento ha voluto insignire Maria Voce, Presidente dei Focolari, del “Sigillo di San Venceslao” “per aver saputo interpretare – si legge nella motivazione – con impegno instancabile i valori dell’unità e della pace”. “Sono veramente grata e commossa di questo riconoscimento – ha detto Maria Voce – che, siccome sottolinea i valori della personalità di Chiara Lubich e dei Focolari, lo sento per tutto il Movimento”. “Due sono le parole che mi vengono in mente quando penso a Chiara Lubich: carisma e profezia”, ha detto Giorgio Postal, Presidente della Fondazione Museo Storico del Trentino in occasione dell’inaugurazione della mostra. “Interrogarci su Chiara Lubich e collocarla nella storia diventa dunque un modo per affrontare le sfide che ci stanno di fronte, come società e come singoli”. “Siamo orgogliosi di partecipare a questo percorso – ha detto il Presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti – che ci permette di conoscere ed approfondire il grande messaggio di Chiara Lubich, una figura eccezionale, una donna e una trentina che riuscì a portare il suo straordinario messaggio di pace e di unità in tutto il mondo”. Mons. Lauro Tisi, Arcivescovo di Trento, ha invitato tutti in questo anno e, soprattutto il Movimento dei Focolari, a far “conoscere il Dio di Chiara per capovolgere la narrazione di Dio, questo Dio della tutela irrevocabile dell’altro”. “Da questa visione di Dio amore – ha concluso – nasce una visione positiva sulla creazione, sulla natura, sull’uomo e sul corpo”. Un invito che è stato subito accolto con adesione dal copresidente del Movimento dei Focolari Jesús Morán che ha ricordato il motto del Centenario “Celebrare per incontrare” Chiara Lubich, una donna che “ha incarnato l’unità a 360° e ci ha dato la carta di navigazione del terzo millennio”. “Questo Centenario sarà occasione straordinaria per scoprire tante Chiara”, ha detto il sindaco di Trento Alessandro Andreatta. “Quella dell’incontro, del dialogo, dell’unità. Donna di fede, di servizio, di speranza, quella che è nel cuore della Chiesa e dell’umanità”. E Lorenzo Dellai, già Sindaco di Trento, che nel 1995 consegnò a Chiara Lubich il sigillo della città, ha ricordato come lei esortasse i trentini ad essere all’altezza dell’anima di questa città. “Io penso che di questo carisma, di questa profezia oggi ci sia sempre più bisogno”. Il sen. Stanislao Di Piazza, sottosegretario di Stato del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, ha portato il saluto del Governo italiano: “Chiara è stata una persona che ha amato particolarmente l’Italia”. Ha ricordato come avesse incontrato politici di tutti i partiti per portare avanti il valore della fraternità, affinché si potesse “creare un nuovo modello politico”. Hanno inoltre portato un saluto ai presenti i rappresentanti delle mostre che si apriranno nel mondo nel corso dell’anno: a Città del Messico, Sidney, Mumbai, San Paolo, Gerusalemme, Algeri e Nairobi. Un progetto che ha ottenuto il Patrocinio dal Consiglio d’Europa. Le mostre riprodurranno quella trentina, ma ciascuna avrà una sua peculiarità: da quella di San Paolo, dove centrale sarà il progetto per una Economia di Comunione lanciato in Brasile da Chiara Lubich, a quella di Sidney, terra multiculturale; da quella di Gerusalemme, città che forse più di ogni altra necessita di pace e fraternità, a quella in India rappresentata dal messaggio della console italiana a Mumbai Stefania Constanza. Presenti all’inaugurazione anche Veronica Cimino, vice-sindaco reggente di Rocca di Papa (Roma); Francesca Franceschi, assessore del Comune di Primiero San Martino di Castrozza; Alba Sgariglia e Joao Manoel Motta, co-responsabili del Centro Chiara Lubich ed i curatori della mostra Giuliano Ruzzier, Anna Maria Rossi e Maurizio Gentilini, autore, quest’ultimo, della recente biografia della fondatrice dei Focolari. Numerosi i parenti di Chiara Lubich presenti all’inaugurazione. La mostra alle “Gallerie” sarà aperta fino al 7 dicembre 2020 (dal martedì alla domenica dalle 09:00 alle 18:00) e l’esposizione è fruibile con supporti linguistici nelle principali lingue europee. L’ingresso è libero. Accanto alle tre sezioni della mostra allestite nelle “Gallerie” a Trento, vi è una sezione distaccata che sarà inaugurata l’8 dicembre 2019 alle ore 17,00 nelle sale di Palazzo Scopoli, a Tonadico, nel Comune di Primiero San Martino di Castrozza (Tn). Questa sezione è dedicata in particolare agli anni 1949-1959: dalla profonda esperienza spirituale vissuta da Chiara Lubich nel Primiero nell’estate ’49 alle Mariapoli estive che vi si svolsero fino al 1959.
Anna Lisa Innocenti
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Dic 7, 2019 | Chiara Lubich
“Datti tutta a me” – 7 dicembre 1943 Si apre oggi l’anno del centenario della nascita di Chiara Lubich che verrà festeggiato ovunque vi sono delle persone che hanno fatto proprio il suo “Ideale” – com’era solita dire – di unità e di fraternità universale. “Celebrare per incontrare”, è questo il motto che si propone di informare le più varie manifestazioni che man mano verranno alla luce nel decorrere del 2020. “Celebrare” perché la si ricorderà, ma sarà per dare a tanti la possibilità di conoscere il messaggio che impersonava. Di particolare importanza risulta la mostra “Chiara Lubich città mondo”, ideata dalla Fondazione Museo storico del Trentino e dal Centro Chiara Lubich (Rocca di Papa), che viene oggi inaugurata nella Gallerie a Trento, sua città natale. Perché mai il 7 dicembre 2019 e non il 22 gennaio 2020, giorno dell’anniversario di Chiara, oppure il 14 marzo, giorno del suo dies natalis? Semplicemente perché il 7 dicembre 1943, Silvia Lubich è divenuta Chiara, se così si può dire. Pochi giorni prima infatti, al posto delle due sorelline restie ad uscire di casa per via del freddo, aveva risposto ad una richiesta della loro mamma di andare a prendere del latte in una fattoria vicina e, mentre compiva questo atto di amore, aveva avvertito limpida e forte una chiamata: “Datti tutta a me”. Tornata a casa Silvia aveva scritto una lettera infuocata al sacerdote che la accompagnava ed egli, dopo averla messa alla prova, l’aveva autorizzata a donarsi a Dio per sempre. Così, quel 7 dicembre 1943, ancora prima dell’alba, durante una messa mattutina celebrata per l’occasione, Silvia aveva, in gran segreto, – come lei stessa dirà – “sposato Dio”. Scriverà al riguardo 30 anni più tardi: “Immaginate una ragazza innamorata; innamorata di quell’amore che è il primo, il più puro, quello non ancora dichiarato, ma che incomincia a bruciare l’anima. Con una sola differenza: la ragazza innamorata così, su questa terra, ha negli occhi la figura del suo amato; questa, non lo vede, non lo sente, non lo tocca, non ne avverte il profumo, con i sensi di questo corpo, ma con quelli dell’anima, attraverso i quali l’Amore è entrato e l’ha invasa tutta. Di qui una gioia caratteristica, difficile a riprovare nella vita, gioia segreta, serena, esultante”. Silvia Lubich, all’anagrafe, era rimasta affascinata dalla risposta data da Chiara d’Assisi a san Francesco che le aveva chiesto cosa desiderasse: “Dio!”. Quella diciottenne di Assisi, bellissima e piena di speranze, aveva saputo racchiudere tutti i desideri del suo cuore in quel solo Essere degno di tutto l’amore: “Dio”. Con questo esempio negli occhi, Silvia aveva tramutato il suo nome in Chiara, perché pure lei avvertiva dentro di sé i medesimi sentimenti. Cambiare nome è come acquisire una nuova identità. Tale cambiamento, voluto prima col cuore, si è di fatto attuato il 7 dicembre 1943. Quella mattina Silvia ha sposato Dio ed è diventata Chiara. In seguito è stato scelto il 7 dicembre quale data di nascita simbolica del Movimento dei Focolari. Con quell’atto di totale donazione ne era stata posta infatti la prima pietra. Anni dopo, la Chiesa cattolica darà a quell’edificio il nome di “Opera di Maria”. Con il nome “Dio” è incominciata la divina avventura di Chiara e con essa anche quella del Movimento dei Focolari. “Dio” è quanto significa il 7 dicembre per Chiara Lubich. Non vi è dunque di certo data migliore per inaugurare l’anno del centenario della sua nascita.
Michel Vandeleene
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Dic 4, 2019 | Chiara Lubich
Dall’intervento di Andrea Riccardi, fondatore di Sant’Egidio e amico personale di Chiara, alla conferenza stampa del 18 novembre scorso. A pochi giorni dall’apertura ufficiale del centenario di Chiara Lubich, il 7 dicembre prossimo, proponiamo gran parte dell’intervento di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, alla conferenza stampa del 18 novembre scorso. Amico personale di Chiara, collaboratore nella costruzione del cammino di unità dei movimenti nella Chiesa, offre una riflessione sull’umanità e la storicità della sua figura, ancora molto da scoprire. Il tempo a volte riduce le grandi figure a dei “santini”, le impolvera o le fa dimenticare. Chiara aveva un cuore pieno di Santità, ma non era un santino, era una donna vera, una donna “vulcanica”, una trentina che si è aperta al mondo. E’ partita da Trento per andare nel mondo intero; questa è stata la storia di Chiara: da Trento, a Roma, al mondo. Ed è vero quello che è stato detto: se vai in tante parti del mondo, ignote, anche dell’Africa, trovi non solo figli di Chiara, ma senti il passaggio di Chiara e del suo pensiero. Sono passati cento anni dalla sua nascita. Cento anni sono tanti. Chiara è nata nel 1920, lo stesso anno di nascita di Giovanni Paolo II, che sempre quando la vedeva la chiamava: “la mia coetanea”. Entrambi sono stati toccati dal dramma della Seconda Guerra Mondiale. A Trento Chiara lo ha sentito fortemente e ha maturato il suo Carisma – se così posso dire – nel cuore della seconda guerra mondiale, in un mondo profondamente diviso e lacerato dal dolore della guerra. Chiara, secondo me, è una figura importante anche al di fuori della Chiesa perché non è stata una figura solo interna alla Chiesa, seppure profondamente radicata nella Chiesa, in unità con essa, ma sempre protesa nel mondo. Non è stata una cristiana “di sacrestia”, ma ha amato e guardato il mondo. Chiara è stata un personaggio storico. In una storia del cristianesimo del Novecento fatta in gran parte di uomini che alle donne hanno lasciato qualche angolo di mistica o di qualche esperienza di carità, Chiara è stata una donna che ha fatto la storia a tutto tondo: mistica, carità, ma anche politica, cambiamento della vita, passione. Così io l’ho conosciuta. Aveva una grande capacità di rapporto personale, di amicizia: aveva il Carisma dell’amicizia, nessuno era uguale all’altro. Era una donna che incontrava migliaia di persone, eppure, per lei, nessuno era uguale a un altro. Aveva poi una grande capacità: quella di comunicare una passione. È stata una donna appassionata, appassionata all’unità del mondo. L’Unità è la cifra con cui capire la sua esistenza e la sua ricerca della pace, che è anche ecumenismo. Visse una profonda sensibilità ecumenica -più di tanti esperti di ecumenismo- e vorrei ricordare, a questo proposito- il suo rapporto con il Patriarca Atenagora, su cui ho anche scritto in un volume. C’è anche una lettera che ho pubblicato in cui si afferma “della signorina Chiara Lubich si dice che essendo donna e non essendo teologa si infervora facile…”, ma oggi vorrei dire che, proprio non essendo teologa ed essendo donna, Chiara aveva capito di più dei tecnici dell’ecumenismo. Unità è anche dialogo per raggiungere la pace. Chiara scrive “I figli di Dio sono i figli dell’amore, combattono con un’arma che è la vita stessa dell’uomo”. Cioè la vita come dono e, attraverso il dono della vita, si lotta per cambiare il mondo e per cambiare gli altri e realizzare questo ideale. Chiara è stata consumata dalla passione per l’ideale. E questo a me sembra un punto fondamentale su cui tornare a riflettere. Maria Voce ha accennato che siamo in un tempo di divisione. Aggiungerei che siamo anche in un tempo di piccole passioni. Chiara può essere anche molto impopolare oggi, proprio perché crediamo nelle divisioni e viviamo di piccole passioni. Ma credo che questo anno che voi dedicate, che noi dedichiamo, a ricordare e a far rivivere e incontrare Chiara Lubich è anche un anno che mette in discussione le modeste passioni e la rassegnazione a un mondo diviso. Chiara scrive “Speriamo che il Signore componga un ordine nuovo nel mondo. Egli, il solo capace di fare dell’umanità una famiglia, di coltivare quelle distinzioni tra i popoli perché nello splendore di ciascuno al servizio dell’altro riluca l’unica luce di vita che abbellendo la patria terrena fa di essa un’anticamera della patria eterna”. Penso che celebrare questo Centenario sia un servizio all’umanità e anche al pensiero un po’ inaridito del nostro tempo. Il suo coetaneo Wojtyla scriveva “il mondo soffre, soprattutto per mancanza di visione”. Credo che questo nostro mondo può rifiorire per una visione che è quella di Chiara Lubich. Una sola avvertenza: quando noi usiamo la parola celebrazione dobbiamo stare attenti. Giustamente Maria preferisce parlare di incontro. È un incontro impegnativo e questo incontro, cara Maria, deve essere anche storia. Noi dobbiamo avere il coraggio di riscrivere la storia di Chiara Lubich nel suo tempo, per capire meglio come la sua azione ha cambiato la storia. Penso ad esempio all’avventura di mandare i focolarini nell’Est europeo e come abbia contribuito così anche alla caduta del muro. Chiara non ha scelto di rifugiarsi in Occidente, accettando il muro. E quindi sono sicuro che questo anno, che si apre oggi, farà crescere la figura di Chiara in un nuovo incontro con il nostro tempo e non la farà rimpicciolire. (altro…)