Movimento dei Focolari

Chiara Lubich: come Gesù, seguire la via dell’amore

Durante la IV Giornata Mondiale della Gioventù, svoltasi a Santiago di Compostela (Spagna) nel 1989, Chiara Lubich tenne un tema dal titolo “Gesù è la via”. Ne abbiamo scelto uno stralcio nel quale invita a tutti a mettere in azione la forza trasformatrice dell’amore come ha fatto Gesù stesso. (Gesù) Figlio di Dio, che è Amore, è venuto su questa terra per amore, è vissuto per amore, irradiando amore, donando amore, portando la legge dell’amore, ed è morto per amore. Poi è risuscitato e salito al Cielo, compiendo il suo disegno d’amore. Tutto per amore di voi, di me, di tutti. Si può dire allora che la via percorsa da Gesù ha un nome: amore. E che noi per seguirlo, dobbiamo camminare per questa via: la via dell’amore. Amore. Qualcuno potrà chiedersi: ma che genere di amore aveva in cuore Gesù? Per quale amore ha agito, quale amore ha lasciato qui sulla terra? L’amore che Gesù ha vissuto e ha portato è un amore speciale ed unico. Non è un amore come potreste immaginarvi. Non è filantropia, ad esempio, né semplicemente solidarietà, o benevolenza; non è pura amicizia o affetto (come quello che una ragazza può avere per un ragazzo o la madre per il figlio); e non è nemmeno sola non-violenza. È qualcosa di eccezionale, anzi di divino: è l’amore stesso che arde in Dio. A noi Gesù ha donato una fiamma di quell’infinito incendio, un raggio di quell’immenso sole. È qualcosa di straordinario, a cui pensiamo poco e che preso in considerazione, ci farebbe potenti. (…) Dobbiamo far fruttare questo amore. In che modo? Amando.

Chiara Lubich

 (Chiara Lubich, L’amore al fratello, Città Nuova, 2012, pag. 50-51) (altro…)

Chiara Lubich: imitare Maria vivendo la Parola di Dio

Nel 1976, nella rubrica della rivista Cittá Nuova “Dialogo aperto”, un lettore rivolse a Chiara Lubich questa domanda: “Ogni tanto sento, come un rimprovero, che non amo abbastanza Maria, che penso poco a lei. Secondo te, cosa bisognerebbe fare per avere una vera devozione verso Maria?”. Ecco la sua risposta. Maria è più vicina a Dio che all’uomo, eppure è creatura come noi creature, e tale davanti al Creatore. Di qui la possibilità per lei d’esser per noi come un piano inclinato che tocca Cielo e terra. Quanto a possedere una vera devozione per lei – pur magnificando le varie devozioni che sono fiorite nei secoli per dare al popolo cristiano il senso d’un sicuro amore materno, che pensa a tutti i piccoli e grandi guai che la vita porta con sé – ti consiglierei una strada che fa nascere in cuore un amore per Maria simile a quello cha ha Gesù per lei. Ecco, se Maria ha tutte quelle magnifiche e straordinarie qualità che tu sai, lei è anche “la perfetta cristiana”. Ed è tale perché, come puoi dedurre dal Vangelo, ella non vive la propria vita, ma lascia che la legge di Dio viva in sé. È colei che meglio di tutti può dire: “Non sono io che vivo, è Cristo che vive in me”. Maria è la Parola di Dio vissuta. Se dunque vuoi amarla veramente, “imitala”. Sii anche tu Parola di Dio viva! E giacché tutto il Vangelo insieme non si può vivere, rievangelizza la tua vita prendendo sul serio e vivendo ogni giorno una delle “parole di vita” che esso contiene.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, Maria, Città Nuova, Roma 2017, pag. 154-5) (altro…)

Chiara Lubich: accettare pienamente l’altro

La parola di vita di agosto 2022 ci chiede di perdonare sempre. Quando ci presentiamo di fronte a Dio – nella liturgia, nella preghiera – dobbiamo essere in armonia con tutti. Come dice papa Francesco, non possiamo andare a riposare se c’è disaccordo con i nostri fratelli o sorelle. Dice Gesù, usando un linguag­gio paradossale per sottolineare l’importanza davanti a Dio del pieno accordo tra fratelli: se, mentre stai per offrire il tuo sacrifi­cio, ti ricordi che c’è una qualche disarmonia fra te ed il tuo pros­simo, interrompi il tuo sacrificio e vai prima a riconciliarti con il tuo prossimo. L’offerta del sacrificio infatti – e, per noi cristiani, la partecipazione alla Messa – rischierebbe di essere un atto vuoto di contenuto se si fosse in disaccordo con i nostri fratelli. Il primo sacrificio, che Dio attende da noi, è che ci sforziamo di essere in armonia con tutti. Con questa sua esortazione sembra che il pensiero di Gesù non presenti novità sostanziali rispetto all’Antico Testamento. (…) Ma la novità esiste e sta qui: Gesù afferma che dobbiamo essere sempre noi a prendere l’iniziativa perché sia costante la buona armonia, perché si mantenga la comunione fraterna. E spinge così il comandamento dell’amore del prossimo fino alla sua radice più profonda. Egli non dice infatti: se ti ricordi di avere tu offeso il fratello, ma: se ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te. Per Lui, il fatto stesso di restarsene indif­ferenti di fronte alla disarmonia con i prossimi, anche quando di questa disarmonia responsabili non fossimo noi, ma gli altri, è già un motivo per non essere ben accetti a Dio, per essere da Lui respinti. Gesù vuole metterci in guardia quindi non soltanto contro le più gravi esplosioni dell’odio, ma anche verso ogni espressione o atteggiamento che in qualche modo denoti mancanza d’atten­zione, d’amore verso i fratelli. (…) Dovremo cercare di non essere superficiali nei rapporti, ma frugare negli angoli più riposti del nostro cuore. Faremo in modo di eliminare anche la semplice indifferenza, o qualsiasi mancanza di benevolenza, ogni atteggiamento di superiorità, di trascuratezza verso chiunque. Normalmente, si cercherà di riparare uno sgarbo, uno scatto di impazienza, con una domanda di scusa o un gesto di amici­zia. E se a volte ciò non sembra possibile, ciò che conterà sarà il mutamento radicale del nostro atteggiamento interiore. Ad un atteggiamento di istintivo rigetto del prossimo deve subentrare un atteggiamento di accoglienza totale, piena, di accettazione completa dell’altro, di misericordia senza limiti, di perdono, di condivisione, di attenzione alle sue necessità. Se così faremo potremo offrire a Dio ogni dono che vorremo ed Egli lo accetterà e ne terrà conto. Si approfondirà il nostro rapporto con Lui e arriveremo a quell’unione con Lui che è la nostra felicità presente e futura.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 282/3) (altro…)

Chiara Lubich: è il “come” che conta

“Ama il prossimo come te stesso”. La misura dell’amore che dobbiamo avere verso ogni fratello o sorella è racchiusa in quel “come”. Chiara Lubich in questo stralcio di un discorso a giovani seminaristi ci sprona a curarci dell’altro come di noi stessi. Gesù, che è venuto giù dal cielo sulla terra, aveva l’esperienza del cielo, come Verbo di Dio, e ha portato sulla terra quest’esperienza, ha insegnato a vivere come in cielo così in terra. Difatti lui ha parlato del comandamento nuovo, dove si parla e si spiega l’amore reciproco, si comanda l’amore reciproco, di un comandamento “suo”, tipicamente suo e “nuovo”. E i primi cristiani consideravano questo comandamento, questo insegnamento come la sintesi di tutti gli insegnamenti di Gesù e lo praticavano in modo veramente esemplare. (…) Il comandamento nuovo. Tutti lo sappiamo, ma adesso come si interpreta? Come si pratica? Che cosa significa e quali conseguenze ha il mettere in pratica l’amore reciproco? Si può capirlo bene, se si capisce bene prima cos’è l’amore, l’amare, per il cristiano. Sin dall’inizio, una delle cose, attraverso questo carisma, che lo Spirito Santo ci ha insegnato è stato questo: comprendere che quella Parola del Vangelo: “Ama il prossimo come te stesso” andava presa alla lettera. Che quel “come”, significava proprio “come”. Quindi, che sia io, che sia tu, che sia tu, che sia tu, uguale: ama il prossimo come te stesso. E abbiamo capito che prima di questa scoperta il nostro amore verso il prossimo era di gran lunga inferiore all’amore verso di noi. Eravamo cristiani battezzati, facevamo la comunione magari tutti i giorni, ma neanche per sogno noi pensavamo di amare l’altro come noi, quando addirittura il nostro amore era concentrato soltanto su noi stessi. Bisognava, quindi, fare una conversione e curarsi dell’altro come di noi. Noi l’abbiamo fatto, abbiamo tentato di farlo con ogni prossimo che si incontrava e ne è nata una rivoluzione. Sembra impossibile, ma il Vangelo è sempre fresco: si tratta di capirlo. Perché ne è nata una rivoluzione? Perché questo modo di fare, dovunque lo si fa, colpisce gli altri, si domandano perché, che cosa c’è? Cosa c’è sotto? E ti danno l’occasione di spiegare perché tu tratti così, fai così, servi così, aiuti così. E molti di questi che ti chiedono hanno voglia anche loro di cominciare, di provare anche loro. E allora ecco che, da persone indifferenti le une verso le altre come siamo tutti noi, anche cristiani, queste persone incominciano a ravvivarsi, a interessarsi dell’altro, ad amarsi, a compaginarsi in comunità, dando l’idea di ciò che è una Chiesa viva, con una sola parola vissuta: “Ama il prossimo come te stesso”, perché, dice Paolo, “tutta la legge trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso” (Gal 5,14).

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, Conversazione ad un gruppo di seminaristi, Castel Gandolfo, 30 dicembre 1989)   (altro…)

Chiara Lubich: vedere l’altro sempre nuovo

Benevolenza, misericordia, perdono. Tre caratteristiche dell’amore reciproco che possono aiutarci a impostare i nostri rapporti sociali. L’unità, donata da Cristo, va sempre ravvivata e tradotta in concreti comportamenti sociali interamente ispirati dall’amore re­ciproco. Da qui le indicazioni su come impostare i nostri rapporti: Benevolenza: volere il bene dell’altro. È “farsi uno” con lui, accostarlo essendo vuoti completamente di noi stessi, dei nostri interessi, delle nostre idee, dei tanti preconcetti che ci annebbia­no lo sguardo, per addossarci i suoi pesi, le sue necessità, le sue sofferenze, per condividere le sue gioie. È entrare nel cuore di quanti accostiamo per capire la loro mentalità, la loro cultura, le loro tradizioni e farle, in certo modo, nostre; per capire veramente quello di cui hanno bisogno e saper cogliere quei valori che Dio ha disseminato nel cuore di ogni persona. In una parola: vivere per chi ci sta accanto. Misericordia: accogliere l’altro così come è, non come vor­remmo che fosse, con un carattere diverso, con le nostre stesse idee politiche, le nostre convinzioni religiose, e senza quei difetti o quei modi di fare che tanto ci urtano. No, occorre dilatare il cuore e renderlo capace di accogliere tutti nella loro diversità, nei loro limiti e miserie. Perdono: vedere l’altro sempre nuovo. Anche nelle convivenze più belle e serene, in famiglia, a scuola, sul lavoro, non mancano mai momenti di attrito, divergenze, scontri. Si arriva a togliersi la parola, ad evitare di incontrarsi, per non parlare di quando si radica in cuore l’odio vero e proprio verso chi non la pensa come noi. L’impegno forte ed esigente è cercare di vedere ogni giorno il fratello e la sorella come fossero nuovi, nuovissimi, non ricordandoci affatto delle offese ricevute, ma tutto coprendo con l’amore, con un’amnistia completa del nostro cuore, ad imitazio­ne di Dio che perdona e dimentica. La pace vera poi e l’unità giungono quando benevolenza, misericordia e perdono vengono vissuti non solo da singole per­sone, ma insieme, nella reciprocità. E come in un caminetto acceso occorre di tanto in tanto scuotere la brace perché la cenere non la copra, così è necessa­rio, di tempo in tempo, ravvivare di proposito l’amore reciproco, ravvivare i rapporti con tutti, perché non siano ricoperti dalla cenere dell’indifferenza, dell’apatia, dell’egoismo. Questi atteggiamenti domandano di essere tradotti in fatti, in azioni concrete. Gesù stesso ha dimostrato cos’è l’amore quando ha sanato gli ammalati, quando ha sfamato le folle, quando ha risuscitato i morti, quando ha lavato i piedi ai discepoli. Fatti, fatti: questo è amare.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Cittá Nuova, 2017, pag. 787) (altro…)

Chiara Lubich: “con un cuore dilatato”

Il “Santo viaggio” che ci propone Chiara Lubich non è da fare in solitudine e staccati dal mondo. È un cammino per tutti senza distinzione di età, condizioni sociali e scelte di vita. Il metodo è concentrarci nell’amore al prossimo e nell’amore reciproco che ci aiuteranno a “dimenticarci” del mondo. (…) Siamo chiamati a rimanere in mezzo al mondo e ad arrivare a Dio attraverso il fratello, attraverso perciò l’amore al prossimo e l’amore reciproco. È impegnandoci a camminare per questa originale ed evangelica via che troveremo come per incanto arricchita la nostra anima di tutte quelle virtù. Occorre il disprezzo del mondo. Non c’è miglior disprezzo per una cosa che l’oblio di essa, la di­menticanza, la noncuranza. Se noi siamo tutti tesi a pensare agli altri, ad amare gli altri, non ci curiamo del mondo, lo dimentichiamo, quindi lo disprezziamo, anche se ciò non ci dispensa dal fare la nostra parte per allontanare le sue suggestioni quando ci assalissero. Occorre progredire nella virtù. Ma è con l’amore che si raggiun­ge ciò. Non sta forse scritto: “Corro per la via dei tuoi comandamenti, perché hai dilatato [con l’amore] il mio cuore”[1]? Se amando il prossimo si corre nell’adempiere i comandi di Dio, vuol dire che si progredisce. Occorre l’amore al sacrificio. Amare gli altri significa proprio sacrificare se stessi per dedicarsi al fratello. L’amore cristiano è sinonimo di sacrificio, anche se com­porta grande gioia. Occorre il fervore della penitenza. È in una vita d’amore che tro­veremo la migliore e principale penitenza. Occorre la rinuncia a se stesso. Nell’amore verso gli altri c’è sempre implicita una rinuncia a se stessi. Occorre infine saper sopportare tutte le avversità. Molti dolori non sono forse causati nel mondo dalla convivenza con gli altri? Dobbiamo saper sopportare tutti e amarli per amore di Gesù Ab­bandonato. E supereremo con ciò molti ostacoli della vita. Sì, nell’amare il prossimo troviamo un modo eccellente per fare della vita un “santo viaggio”.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Conversazioni, Città Nuova, 2019, pag. 262/3) (altro…)

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