Movimento dei Focolari
Un patrimonio da approfondire

Un patrimonio da approfondire

Il 10  e l’11 novembre 2023 a Bologna (Italia) si è svolto il seminario  “Scrivere di Dio. Chiara Lubich e la tradizione mistica femminile dal medioevo al Novecento. Un percorso a più voci”. Padre Gianni Festa, OP, tra i promotori dell’evento ne traccia bilanci e prospettive.

Una polifonia di voci che si snoda attraverso i secoli. Le protagoniste della tradizione mistica femminile ed i loro scritti sono stati al centro dei lavori del seminario che il 10 e l’11 novembre 2023 ha riunito a Bologna (Italia) studiosi di diverse discipline, dai  teologi ai linguisti, dagli storici agli esperti di letteratura e di archivistica.  Il seminario ha offerto approfondimenti e riflessioni a partire dai testi delle mistiche, in particolare  del ‘900. Figure femminili diverse, emerse nella loro singolarità ed originalità, ma anche legate da tratti comuni nel loro “parlare e scrivere di Dio”, tratti che rivelano il cammino dello Spirito Santo e il suo dispiegarsi attraverso una pluralità di voci, diverse ma in profonda armonia. Ne parliamo con Padre Gianni Festa, OP, docente presso la Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna e membro dell’Istituto Storico Domenicano.

Anna Maria Rossi, Padre Gianni Festa

Padre Festa, la Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna è promotrice, insieme al Centro Chiara Lubich e all’Istituto Universitario Sophia, di questo seminario e lei in particolare ha lavorato molto per la sua realizzazione. Quale è la sua impressione alla fine dei lavori? Quali gli aspetti più interessanti emersi? Il primo  aspetto interessante, ed è indiscutibile, è l’aver collocato, nell’ambito di questo convegno, la figura di Chiara Lubich, la sua teologia, la sua spiritualità in un contesto molto più vasto di quello nel quale è stata sempre letta o interpretata. Averla collegata con la tradizione della scrittura femminile, sia medievale sia contemporanea, ha fatto emergere aspetti del magistero teologico e spirituale degli scritti di Chiara Lubich che hanno ricevuto davvero una luce nuova. Il secondo è l’ apertura della ricerca verso la mistica contemporanea femminile, che è un argomento poco studiato, a parte le grandi figure sulle quali poi anche noi siamo intervenuti come Etty Hillesum, Simon Weil, Adrienne von Speyr. Ma  la scrittura mistica del ‘900 delle donne non è così frequentata, così studiata come quella medievale o della prima età moderna, abbiamo avuto difficoltà nel trovare dei relatori proprio perché è un campo ancora così vergine. Il terzo aspetto importante è stata la collaborazione tra istituzioni accademiche che hanno avuto l’opportunità di colloquiare, di dialogare, di ritrovarsi a collaborare intorno a temi di ricerca teologica e questa “comunionalità”  è stata davvero importante e positiva. Dalle relazioni sono emerse caratteristiche peculiari delle figure approfondite, ma anche aspetti comuni che emergono dai loro testi e che uniscono le diverse mistiche: dal rapporto con la scrittura alle caratteristiche del linguaggio, anche se si tratta di donne vissute in epoche e contesti diversissimi. Come secondo lei queste esperienze possono diventare testimonianza di vita e testimonianza di Dio? Come possono parlare ancora all’uomo di oggi? Quello che mi ha sempre colpito studiando, in particolare il Medioevo,  è stata l’assoluta tenacia  della donna nel non retrocedere ad una condizione di minorità o di emarginazione, nonostante i pregiudizi e le preclusioni. Le mistiche hanno sempre voluto affermare il proprio rapporto con Dio, dirlo e manifestarlo. Comunicarlo, “dire Dio”  e il modo che la donna ha di dirlo, ha un effetto molto importante, attualissimo anche, senza scadere nella retorica, all’interno del magistero di Papa Francesco, il magistero femminile che deve respirare con il magistero maschile, non perché siano contrapposti, ma perché sono i due polmoni della Chiesa, quindi questo direi è proprio un aspetto importante. Chiara Lubich: che cosa del suo “scrivere di Dio” e di quanto emerso dai lavori della sua esperienza mistica sono secondo lei più caratteristici e originali nel panorama del pensiero mistico femminile? Conoscevo poco la Lubich, ma due peculiarità, due qualità  della sua scrittura, del suo magistero,  dopo aver ascoltato anche le relazioni, mi sembrano essere oggi  molto chiare, quasi inequivocabili: in primis il profondo radicamento degli scritti di Chiara all’interno di una tradizione robusta. Questo è indubbio. Chiara Lubich non è naif nelle sue affermazioni, nei suoi ragionamenti e nelle sue scritture. Ho colto questa cultura,  spirituale, teologica, che si respira nei suoi scritti. In secondo luogo, e forse perché sono domenicano e sono dunque legato anche a figure come Caterina da Siena, mi ha molto colpito l’aspetto ecclesiologico, di comunione,  della sua spiritualità.  Questo è un elemento che ho riscontrato poi anche nel contatto con il Movimento dei Focolari stesso, la comunione, l’unione, la dimensione ecclesiale; un distacco dalla eccessiva singolarità del soggetto a favore invece  di una condivisione che è presente fin dalle prime esperienze della Lubich. Quali prospettive di studio e di ricerca può aprire questo seminario? Senz’altro è un passo in direzione di una maggiore apertura, un ampliamento degli studi sulla scrittura femminile ottocentesca e novecentesca. Quindi è necessario attrezzarsi anche sul piano della strumentazione linguistica, teologica, per poter studiare queste figure troppo emarginate, troppo dimenticate e poco note. Poi credo anche che, nei confronti del magistero di Chiara Lubich, poter approfondire meglio certi suoi iscritti, sotto il profilo esegetico, teologico e spirituale, come appunto il testo di cui si è parlato continuamente durante il seminario, il “Paradiso ‘49”, sarebbe una cosa importante da fare. Gli interventi del convegno saranno disponibili a breve sul canale youtube della Fter e sul sito del Centro Chiara Lubich.

a  cura di Anna Lisa Innocenti e Maria Grazia Berretta

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TVLUX Slovacchia intervista Jesús Morán

Dalla spiritualità dell’unità alla pastorale generativa della Chiesa; dall’incontro tra i giovani e Gesù al ruolo da protagonista dello Spirito Santo nel Sinodo sulla Sinodalità. Sono queste alcune delle tematiche che Jesús Morán, Copresidente del Movimento dei Focolari, ha affrontato durante un’intervista alla televisione slovacca TVLUX il 6 ottobre 2023. Le immagini ci sono state gentilmente concesse da TVLUX. In questi giorni il sacerdote spagnolo e copresidente del Movimento dei Focolari, Jesús Morán, ha visitato la Slovacchia. A Nitra ha incontrato diversi vescovi formatori e più di 80 seminaristi. Ed ora è nel nostro programma, benvenuto. Quando diciamo Movimento dei Focolari che cosa possiamo immaginarci? Che cosa significa? Il movimento dei Focolari è un movimento della Chiesa cattolica il cui centro è il carisma dell’unità. Il grande teologo, Von Balthasar diceva che ogni carisma nella Chiesa è come guardare tutto il Vangelo da un unico punto di vista. Ebbene, il carisma dell’unità è tutto il Vangelo visto dal testamento di Gesù: «che tutti siano uno». Quindi il centro, tutto ciò che il Movimento fa nel campo ecclesiale e anche nel campo civile, nel campo sociale, ha a che fare con l’unità. Cerchiamo l’unità – unità di tipo evangelico, come nasce dal Vangelo – Unità, che è un modo di vivere comunitario. Infatti la spiritualità dell’unità può dirsi che è spiritualità di comunione, per questo diamo molta importanza all’amore reciproco, all’incontro con il fratello. Superare le divisioni a un livello sociale più ampio. Promuovere la fratellanza universale, cose così, ma il centro è questa preghiera. Per questo diciamo sempre che vogliamo vivere sulla terra, per quanto possibile, come si vive nella Trinità, cioè che la Trinità è comunione d’amore. La fondatrice del vostro movimento è stata Chiara Lubich, che è molto conosciuta qui in Slovacchia, da allora è stato disposto che il capo, diciamo, del movimento sia sempre una donna, il Presidente è sempre una donna, per questo lei è co-presidente. Perché è così? E’ a motivo del nome ufficiale del Movimento nella Chiesa, perché noi siamo Movimento dei Focolari o Opera di Maria. Negli Statuti approvati dalla Chiesa, è detto, si parla dell’Opera di Maria, quindi noi sottolineiamo molto questo principio mariano della Chiesa, che è un principio materno, è un principio generativo. Che mostra una Chiesa accogliente e, ovviamente, il principio mariano è espresso al meglio dalle donne. Questa è l’idea. Dobbiamo pensare che è la Chiesa ad essere mariana, è Maria la forma della Chiesa. Il Vaticano II lo ha detto molto chiaramente: Maria è madre della Chiesa. Quindi, in questo senso, noi vogliamo esserne un riflesso. La Presidenza femminile, oltre a valorizzare la donna, che è un segno dei tempi, vuole soprattutto sottolineare questo principio mariano. Questo principio mariano che oggi è tanto necessario. Si evidenzia necessario per le cose che Papa Francesco sta sottolineando: una Chiesa più vicina alla gente, una Chiesa in uscita, una Chiesa meno clericale, meno maschile. Ebbene, tutto questo ha a che fare con la presidenza femminile del Movimento dei Focolari. Soprattutto ha a che fare con Maria. E’ venuto in Slovacchia non solo per incontrare i membri dei Focolari, ma anche i nostri vescovi, sacerdoti, seminaristi. Quest’incontro è stato a Nitra, che emozione le ha lasciato incontrare i nostri sacerdoti? In realtà io ero con il vescovo di Nitra assieme a un altro vescovo di un’altra diocesi che avevano partecipato all’incontro con i seminaristi di 5 diocesi. Innanzitutto mi sono sentito molto accolto, molto accolto. Poi nella sala ho visto persone che seguivano Gesù, ho visto veramente tanta purezza, tanta purezza nei seminaristi, tanta serietà.  Inoltre alcuni, dopo l’incontro e dopo la cena, hanno voluto approfondire quanto avevo detto. Si sono fermati a parlare con me e ho visto nelle loro domande una necessità, un’urgenza di voler essere preti all’altezza dei tempi. Essere un sacerdote oggi che prima di tutta viva autenticamente il Vangelo. Sono rimasto molto, molto edificato. Ha parlato più che altro di pastorale generativa, di cosa si tratta? La pastorale generativa è un concetto che sta venendo alla luce, con evidenza, negli ultimi tempi. Soprattutto in Occidente perché assistiamo ad un, potremmo dire, declino numerico della Chiesa. Prima le chiese erano piene, la gente si accostava ai sacramenti. C’erano tanti battezzati, le prime comunioni. Ora tutto ciò è diminuito drasticamente. Quindi la domanda è: cosa sta succedendo? Sembra che i metodi che abbiamo usato con successo per tanti anni o secoli, non funzionino più. Dobbiamo allora ripensare la pastorale? La pastorale della generatività non è una pastorale nuova, è andare all’origine della pastorale e l’origine della pastorale è  Gesù, cioè come evangelizzava Gesù? Per semplificarlo, perché Lui è il Vangelo vivo, attraverso incontri personali molto profondi. In altre parole, se guardiamo i Vangeli, ogni volta che Gesù incontra qualcuno accade qualcosa di significativo per quella persona, lo vediamo con Nicodemo, con Zaccheo, con Matteo, con il centurione, con la Samaritana, con l’emorroissa, con la  cananea. Succede sempre qualcosa, Gesù genera qualcosa nell’altro. Dobbiamo passare da quella che si chiama una pastorale regolamentata, che è quella che abbiamo avuto, di tipo quantitativo: quanti battesimi, quanti battezzati, quanti si sono sposati quest’anno in questa parrocchia? Ad una pastorale che cerca la qualità, qualità, non tanto la quantità, quindi cosa succede? C’è vita cristiana nelle nostre parrocchie? Cerchiamo la fecondità più che i risultati, questa è pastorale generativa. Quindi, si evidenzia moltissimo l’incontro con l’altro, per trovare l’altro non devi aspettare che venga a chiederti un sacramento, devi andare tu all’incontro dell’altro. Quindi la pastorale generativa cambia l’idea del Pastore, ma cambia l’idea dei cristiani, perché in fondo, non si tratta, … Sono necessari, senza dubbio apostoli generativi, ma soprattutto ciò di cui c’è bisogno è di una comunità, accogliente, cioè, deve accadere quello che succedeva con Gesù, la gente va in una comunità e succede qualcosa. Rimane impressionata da qualcosa. Questo, in sintesi, è ciò di cui abbiamo parlato con i seminaristi. Potrebbe essere che i giovani oggi cerchino la vita e ciò di cui hanno bisogno sia che noi portiamo loro questa vita, che è la vita con Gesù? Assolutamente. Penso che… ho sempre pensato che Gesù non  avvicinava mai le persone con la dottrina. Cercava sempre prima un incontro personale e dopo insegnava. Anche se vediamo Gesù che insegnava, però Gesù  dedicava molto tempo a questi incontri personali. Credo che i giovani oggi siano alla ricerca della vita. La dottrina deve basarsi sulla vita e su questo incontro con Lui, così possono accettarla. Altrimenti rimangono con un cristianesimo che è come una morale, è come un insegnamento, ma il cristianesimo non è questo. Il cristianesimo è un incontro con Cristo. Questi giovani che ha incontrato a Nitra sono i futuri pastori della nostra Chiesa. Come possono essere i pastori di cui abbiamo bisogno in questo tempo, che non cadano nel clericalismo di cui parla tanto Papa Francesco?  Credo che un Pastore in qualche modo debba, più che pastoreare – che è una parola che Papa Francesco usa anche quando parla in italiano, la usa così in spagnolo – deve amare. Prima amare, poi pastoreare, perché se ti metti nella posizione di pastore, ti metti in una situazione di superiorità, nel dovere di insegnare. Invece il pastore oggi deve amare prima i parrocchiani, deve amare tutti i fedeli. Facendo cosiì è pastore.  In questo modo è veramente un pastore, e può avere  autorità sugli altri. Questo è fondamentale. Poi quello che ho detto prima, non cercare tanto i risultati ma cercare la fecondità. E un’altra cosa: oggi il pastore deve essere ben consapevole che non  annuncia se stesso, ma annuncia Cristo, quindi deve essere profondamente radicato in Cristo, profondamente in Cristo. Un pastore da solo, che non vive all’interno di una comunità cristiana, che non vive l’amore reciproco con altri, difficilmente può comunicare un amore come quello che Gesù ha annunciato nella vita. Prima ha detto una parola e mi è venuto in mente che questo non accade solo ai preti, ma anche ai cristiani che vivono profondamente la loro fede, ma che a volte dimenticano che non sono loro a salvare le persone, ma è Gesù. Esatto. Questo è importante. Ecco perché dò molta importanza alla comunità. San Paolo, nella prima lettera ai Corinzi, mette in guardia dal personalismo e dice quando alcuni di voi dicono di essere di Apollo, altri dicono che sono di Paolo, altri che sono di Pietro… No, siamo tutti di Cristo, ma Cristo vive nella comunità, nella comunità parrocchiale, nella comunità è presente nell’Eucaristia, che è un mistero di comunione. Quindi questo è fondamentale. Molte volte abbiamo commesso l’errore di annunciare noi stessi, le nostre idee, anziché lasciare parlare Cristo. La Slovacchia si considera un Paese conservatore, ora che c’è il Sinodo che si svolge a Roma, in Vaticano. Ci sono diversi movimenti che vogliono andare avanti e altri che vanno indietro. Come fare per mantenere tutto ciò che è buono, ma anche andare avanti con il nuovo e il buono? Mi ha molto colpito ciò che ha detto papa Francesco l’altro ieri nella prima sessione del Sinodo. Ha insistito molto sul fatto che il protagonista del Sinodo è lo Spirito Santo. E lo Spirito Santo va al di là di questi schemi che sono umani. Un cristiano in quanto cristiano non è né conservatore né progressista, è una persona nuova, è una creatura nuova. Lo abbiamo letto in questi giorni nella Lettera di san Paolo ai Galati.  E’ lo Spirito Santo che ci fa creature nuove con la nostra mentalità. Con la nostra mentalità, con ciò che siamo; quindi credo che dobbiamo superare questi dualismi che non fanno bene alla Chiesa. Lo Spirito Santo è sempre generatore di novità. Perché è lui, è lui all’origine di tutti i carismi, di tutte le novità nella storia della Chiesa. Allo stesso tempo, tutto ciò che lo Spirito Santo promuove nella Chiesa viene dal Padre. Pertanto, anche lui è ancorato all’origine. Questo ti dice che nella Chiesa ci vuole un di più di Spirito Santo, è l’unica maniera per  superare questi dualismi che non ci fanno bene. Grazie mille. E molte grazie a don Jesús per aver partecipato al nostro programma.  Grazie per avermi accolto. Grazie mille anche a voi e ci vediamo prossimamente, arrivederci.   Guarda il video (Attivare i sottotitoli in italiano) https://youtu.be/Y_t77_gM76E?si=urxlZvFkloXOBPfP     (altro…)

La Laudate Deum di Papa Francesco

La Laudate Deum di Papa Francesco

Otto anni dopo l’Enciclica “Laudato Si”, il pontefice rivolge, con l’Esortazione Apostolica “Laudate Deum“, un appello a tutti gli uomini di buona volontà perché si reagisca in modo adeguato alla crisi climatica. Ancora troppo poco è cambiato nei fatti. Il mondo «si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura» [2]. È della settimana scorsa la notizia dell’osservatorio climatico dell’Unione Europea (Copernicus) secondo cui “settembre è stato il mese più caldo di sempre” (dal 1850 in poi). L’aumento della temperatura è certo uno dei sintomi più vistosi del cambiamento climatico in atto. A luglio scorso la più autorevole rivista mondiale del settore “Nature” ha dimostrato che le ondate di calore dell’estate 2022 hanno causato quasi 63mila morti in Europa. Certo non dobbiamo cadere in considerazioni catastrofistiche perché i margini di cambiamento di rotta sono ancora possibili, ma bisogna rifiutare categoricamente ogni negazionismo, irrazionale e non scientifico. Dopo aver risposto con piglio deciso a tutte le più comuni obiezioni contro la crisi climatica in atto, il pontefice sottolinea “Mi sento costretto a fare queste precisazioni, che possono sembrare ovvie, a causa di certe opinioni denigratorie e irragionevoli che trovo anche all’interno della Chiesa cattolica” [14]. Prende le distanze dall’incolpare i poveri. “Come possiamo dimenticare che l’Africa, dove vive più della metà delle persone più povere del mondo, è responsabile solo di una piccola frazione delle emissioni accumulate nel corso della storia?” [9]. Bergoglio rivolge a ciascuno di noi una chiamata “ad accompagnare questo percorso di riconciliazione con il mondo che ci ospita e ad impreziosirlo con il proprio contributo” [69]. Purtroppo, alcuni effetti della crisi climatica sono già irreversibili: delle specie hanno “smesso di esserci compagne di viaggio e sono diventate nostre vittime” [15]. Eppure, non possiamo non “riconoscere […] che la vita umana è incomprensibile e insostenibile senza altre creature” [67]. Tutto ciò non può lasciarci ancora indifferenti. Per consentire il cambiamento bisogna modificare sia il modo in cui “guardiamo” gli altri e la natura, sia il modo in cui esercitiamo il potere per raggiungere uno scopo. Anche i piccoli passi individuali sono importanti: potrebbero non portare a un successo immediato e quantificabile ma possono fungere da battistrada per un cambiamento culturale e “mettere in moto grandi processi di trasformazione che lavorino dal profondo della società” [71]. Il prendersi cura di ogni dimensione del nostro pianeta è una sfida collettiva che richiede una risposta collettiva. In questi anni tanti sono stati gli sforzi globali ma con risultati spesso deludenti: promesse non mantenute ed obiettivi rimandati. Ma “se abbiamo fiducia nella capacità degli esseri umani di trascendere i loro piccoli interessi e pensare in grande[…], non possiamo smettere di sognare che la COP28 porti ad un’accelerazione decisiva della transizione energetica, con impegni effettivi e monitorabili” [54]. Anche noi non possiamo rinunciare a questo “sogno”.  È una scommessa: conquistare tutte le persone di buona volontà a lavorare per un mondo in cui valga la pena vivere.

Stefania Papa

https://www.youtube.com/watch?v=IwFQytq1Ly0&t=27s (altro…)

Le Chiese in preghiera per il Sinodo

La XVI Assemblea generale del Sinodo dei Vescovi che si sta svolgendo in vaticano,  si è aperta, il 30 settembre 2023, con la veglia ecumenica di preghiera dal titolo “Together – Raduno del Popolo di Dio”. Promossa dalla Comunità di Taizé in collaborazione con la segreteria del Sinodo dei vescovi, il Vicariato di Roma, il Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani e il Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, è stata ideata e realizzata da rappresentanti di varie Chiese cristiane. Abbiamo intervistato tre dei Vescovi presenti: Charles May – Chiesa Anglicana del Sud Africa; Bertram Meier – Vescovo cattolico di  Augsburg (Germania); Chrysostomos of Kyrenia, Chiesa ortodossa di Cipro. Attivare i sottotitoli in italiano https://www.youtube.com/watch?v=va9sdPxfovI https://www.youtube.com/watch?v=va9sdPxfovI&list=PLKhiBjTNojHqtFwgi5TYI3T7zRvAuOZiD   (altro…)

Sinodo: trasformare il cammino in una realtà permanente

Il Sinodo sulla sinodalità prenderà il via il 4 ottobre prossimo in Vaticano fino alla fine del mese. Tra gli invitati speciali anche Margaret Karram, Presidente del Movimento dei Focolari. Siamo alle porte della tappa universale del Sinodo 2021-2024 sulla Sinodalità. Sabato 30 settembre 2023 Piazza San Pietro a Roma (Italia) raccoglierà migliaia di persone di varie Chiese cristiane per la Veglia Ecumenica, “Together – Raduno del Popolo di Dio”, promossa dalla Comunità di Taizé in collaborazione con la segreteria del Sinodo dei vescovi, il Vicariato di Roma, il Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani e il Dicastero per i laici, la famiglia e la vita. In questo evento protagonisti saranno i giovani. Alla fine di questo momento di preghiera e celebrazione, i 464 partecipanti all’assemblea sinodale si trasferiranno a Sacrofano, vicino a Roma, per un ritiro spirituale fino al 3 ottobre. Torneranno in Vaticano per la solenne inaugurazione del Sinodo con la Messa celebrata da Papa Francesco, mercoledì 4 ottobre. Subito dopo i cardinali, i vescovi, i religiosi, i laici che parteciperanno al Sinodo incominceranno i lavori nell’Aula Paolo VI. Quattro settimane, che vedranno i membri impegnati in assemblee plenarie, circoli minori, un pellegrinaggio e momenti di preghiera e liturgici fino al 29 ottobre. La Presidente dei Focolari, Margaret Karram, che è tra i 9 invitati speciali, ha inviato un messaggio a tutti in membri del Movimento nel mondo, esprimendo i suoi sentimenti per questa tappa storica della Chiesa cattolica: “Non vi nascondo l’emozione che provo, ho soprattutto la grande gioia di poter partecipare di persona a questo momento di grazia, cosciente che porto con me ciascuna e ciascuno di voi del Movimento dei Focolari e questa è anche una grande responsabilità”. “Sono certa – continua – che tanti hanno già vissuto qualche tappa del cammino sinodale nelle proprie chiese locali e hanno già fatto esperienza di alcuni dei frutti del percorso, come nuove occasioni per un dialogo che porta ad una comunione e partecipazione più profonda e allargata. (…) In questa prossima sessione siamo chiamati ancor più a ‘camminare insieme’ come ‘popolo di Dio’, perché questo diventi una realtà permanente e quotidiana nella nostra vita per il bene della Chiesa e dell’umanità”. “Tutto questo mi ha messo in cuore – spiega ancora – un grande desiderio: quello di impegnarci – come Movimento dei Focolari – a migliorare, a fare un passo in più, a rafforzare e raffinare i nostri rapporti di unità, ad essere i costruttori di fraternità in ogni ambiente in cui viviamo o operiamo”. E conclude con l’appello rivolto a tutti ad accompagnare “questa nuova promettente stagione della Chiesa” con la preghiera: “Vi chiedo infine la cosa più importante: pregare! ‘Senza preghiera non ci sarà Sinodo’, ha affermato Papa Francesco. E lo ripete anche il Segretario generale, card. Grech, incoraggiando tutti a pregare con fede e serietà. Si tratta di mettersi in ascolto di Dio, con quel raccoglimento che dà spazio a Lui e permette che i nostri cuori e le nostre menti siano illuminate dalla Sua luce. (…) Anche noi come parte del vasto popolo che in tutto il mondo prega e offre, perché il Sinodo – il cui protagonista è lo Spirito Santo – possa dare il maggior frutto per l’umanità di oggi e del futuro”.

Carlos Mana

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Corso di Formazione alla Sinodalità: chiamati a una missione

Corso di Formazione alla Sinodalità: chiamati a una missione

Una nuova tappa per il Corso di Formazione alla Sinodalità avviato nel 2022 dal Centro Evangelii Gaudium (CEG), centro di formazione all’interno dell’Istituto Universitario Sophia (Loppiano – Italia) in sinergia con la Segreteria Generale del Sinodo. Formarsi alla sinodalità per essere “discepoli-missionari” al servizio della fraternità universale. È questo il focus del secondo anno del Corso di Formazione alla Sinodalità, percorso inaugurato il 12 settembre 2023 per l’anno 2023/2024: https://www.youtube.com/watch?v=v0set08JiKY Avviato dal Centro “Evangelii Gaudium” (CEG), centro di formazione teologico-pastorale presente all’interno dell’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (Italia), con la preziosa collaborazione della Segreteria Generale del Sinodo, il corso avrà inizio il prossimo 6 novembre 2023. Per saperne di più abbiamo intervistato il Prof. Vincenzo Di Pilato, docente di teologia Fondamentale presso la Facoltà Teologica Pugliese in Italia e coordinatore del CEG. Professor Di Pilato, che esperienza è stata quella dello scorso anno e quali i frutti raccolti? Il primo anno del Corso online sulla sinodalità, conclusosi lo scorso maggio, è stato molto ricco e, direi, appassionante. I 248 iscritti appartengono al mondo anglofono (UK, Irlanda, USA, Canada), all’America Latina (Brasile e quasi tutti i Paesi di lingua spagnola), all’Asia (Singapore, Malesia, Filippine, Corea, India), all’Africa (Camerun, Sud Africa, Nigeria, Congo, Kenya, Burundi), a quasi tutti i Paesi europei. Tanti i rappresentanti delle chiese diocesane o nazionali impegnati nel processo sinodale, tra sacerdoti, religiose oltre a molti laici e laiche. In maggioranza erano cattolici di tutte le vocazioni: sacerdoti, suore, consacrati, laici, persino un vescovo, ma anche di altre Chiese sorelle. Nonostante i video e i testi delle lezioni fossero a disposizione su una piattaforma web (soprattutto per chi non poteva seguire a motivo del fuso orario disagevole), ci sono stati studenti dell’Asia che si sono collegati in diretta, alle tre del mattino (ora locale). È stata un’esperienza forte. A conclusione del Corso, presso il Centro di spiritualità “Vinea mea” di Loppiano (Italia), abbiamo poi vissuto in giugno con 130 di loro, il quarto e ultimo modulo in forma laboratoriale presenziale, riprendendo alcune tematiche: il clericalismo, i processi partecipativi e il discernimento comunitario. Diventa ormai chiaro che il Corso, che si aprirà per il secondo anno consecutivo, rappresenta il tentativo di rispondere, insieme ad altri nel mondo, all’appello che lo Spirito Santo, sin dai giorni della prima Pentecoste, ci rivolge ad “uscire” e che vogliamo favorire in piena comunione con il Papa. Tra le tantissime lettere ricevute, riporto quella di una incaricata a livello diocesano del cammino sinodale in Malesia: “Grazie mille per le meravigliose sessioni. Sono davvero grata per l’opportunità di imparare così tanto sulle origini della Chiesa sinodale e della sinodalità.  Mi ha aperto davvero gli occhi sulla grande sapienza e sui suggerimenti offerti dallo Spirito Santo che guida la Chiesa. Onestamente, mentre ascoltavo le sessioni del primo modulo, mi sono sentita così povera, ma al contempo arricchita. Ed è questo il motivo per cui mi iscriverò alle prossime lezioni”. Quali tematiche verranno affrontate in questo nuovo percorso? Cercheremo di metterci anzitutto in sintonia con quanto emergerà dall’Assemblea sinodale del prossimo ottobre. Guardando al testo-base (Instrumentum laboris) su cui lavoreranno i membri dell’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo di ottobre in Vaticano e che ha raccolto i frutti del discernimento comunitario della fase di ascolto iniziata con la consultazione del popolo di Dio a livello locale, nazionale e continentale. Ci siamo resi conto che alcune tematiche apparivano più urgenti di altre. Come ad esempio: la ministerialità, i luoghi e il metodo della partecipazione, la formazione a diventare “discepoli-missionari” al servizio della fraternità universale. Ogni lezione della durata di 3 ore si svolgerà via web ogni lunedì dalle 18.00 alle 21.00 tra novembre 2023 e maggio 2024. Il corso sarà in italiano con traduzione in inglese, portoghese e spagnolo. Anche quest’anno concluderemo con un incontro residenziale in presenza qui in Italia sempre in forma laboratoriale. Le iscrizioni sono aperte a questo link: https://www.sophiauniversity.org/it/centro-evangelii-gaudium/. Il sostegno fattivo ricevuto dalla Segreteria Generale del Sinodo in questi due anni, ci incoraggia ad andare avanti nell’essere costruttori di unità nella Chiesa e nel mondo, secondo quella forma sinodale con cui Gesù ha vissuto la sua esistenza umano-divina con gli Apostoli e con tutti i suoi discepoli. L’ “uscire” a cui ci sospinge lo Spirito Santo, attraverso la limpida voce di Papa Francesco, non equivale, infatti, a disperdersi, a frammentarsi, ma è dilatare la nostra singola interiorità su quella di Gesù Abbandonato e Risorto che abbraccia tutto e tutti. Come recitava il titolo del Documento di lavoro per la tappa continentale del Sinodo, si tratta di “allargare lo spazio della propria tenda” (cf. Is 54,2). Edito da Città Nuova, è stato di recente pubblicato il libro “Sinodalità e Partecipazione. Il soggetto ecclesiale della missione”, da lei curato che raccoglie interventi di illustri personalità del mondo ecclesiastico e teologico. Quale il contributo di questo testo alla luce dei documenti raccolti finora durante le varie tappe del Percorso Sinodale e alle porte della nuova tappa universale? Il libro raccoglie gli interventi offerti in occasione di un seminario di ricerca promosso dal CEG, svoltosi il 24 giugno 2023 al Centro di spiritualità “Vinea mea” di Loppiano (Italia) dal titolo: “Partecipare/presiedere/decidere. Radice sacramentale e dinamica comunionale nel cammino del popolo di Dio in missione”. Ha visto la partecipazione di oltre una trentina di studiosi tra teologi e canonisti ingaggiati nel rispondere all’invito – presente nell’Instrumentum laboris – a riequilibrare il rapporto tra due principi ecclesiologici fondamentali: quello di “autorità”, fortemente affermato nel Codice di diritto canonico vigente, e quello di “partecipazione”, che l’attuale Sinodo sta rilanciando come prassi ordinaria della vita della Chiesa. Come rendere, dunque, effettiva – abbiamo chiesto agli esperti presenti al Seminario – questa partecipazione attiva di ogni membro del popolo di Dio (fedeli e pastori) all’interno delle nostre assemblee? Resterà solo consultiva? O sarà anche deliberativa? Si tratterà di negoziare per una “concessione” giuridica o piuttosto di “riconoscere” la capacità decisionale del soggetto collettivo dell’agire ecclesiale così come emerge dall’ecclesiologia del Concilio Vaticano II? E sarà, pertanto, necessario un aggiornamento del Codice di diritto canonico? Come ha sottolineato il card. Mario Grech, Segretario generale del Sinodo, il cammino sinodale è entrato in una nuova fase: esso è chiamato a diventare dinamica generativa e non a ridursi semplicemente a un solenne momento celebrativo transitorio. Come può, infatti, la Chiesa mettersi in ascolto dello Spirito Santo senza ascoltare l’intero popolo santo di Dio? La risposta a questa domanda ha una ricaduta sulla prassi pastorale (si pensi ai vari Consigli parrocchiali, diocesani, ecc.) e sulla formazione, come pure sulla teologia e sul diritto canonico – come hanno poi esposto con chiarezza il card. Francesco Coccopalmerio, Severino Dianich, Alphonse Borras e P. Coda nei loro densi interventi contenuti nel libro appena pubblicato (https://edizionicittanuova.it/prodotto/sinodalita-e-partecipazione/).

Maria Grazia Berretta

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