Movimento dei Focolari

Problem solvers tra Glasgow e la Serbia

Cosa accomuna un gruppo di capi di Stato e alcuni ragazzi in Serbia? Tutti cercano soluzioni ad un problema comune: proteggere il nostro pianeta che soffre. Mentre i grandi della Terra sono radunati nel Regno Unito per la COP26, alcuni giovanissimi serbi ci raccontano di una giornata ecologica che hanno vissuto. “È così che la nostra Storia dovrebbe finire? Il racconto della specie più intelligente condannata dall’essere troppo umana per riuscire a vedere il panorama globale e dal voler perseguire obiettivi a breve termine.” Con voce grave e potente David Attenborough, naturalista e divulgatore scientifico 95enne, ha pronunciato queste parole di fronte ai grandi della Terra durante la COP26. La “Conferenza delle Parti”, organizzata delle Nazioni Unite e iniziata lo scorso 31 ottobre, è incentrata come sempre sul tema del cambiamento climatico. Quest’anno in particolare è percepita da molti come la grande occasione per prendere importanti decisioni riguardo al tema dell’ecologia ed ecologia integrale. Secondo tanti esperti, se non si agisce subito in maniera decisa, sarà troppo tardi. I capi di Stato radunati a Glasgow hanno un grande potere di decisione; ma è anche vero che si respira la necessità di un cambiamento che veda tutti come protagonisti. Un cambiamento fondato da un lato sulla collaborazione tra Stati, dall’altro sulle azioni concrete a livello locale. Interessando ciascuno di noi. Proprio nel corso di questa seconda settimana di accordi e negoziati internazionali, abbiamo deciso di farvi conoscere una breve storia, inviataci da alcuni ragazzi del Movimento dei Focolari in Serbia. Durante una giornata ecologica organizzata alcune settimane fa, questi giovanissimi si sono messi al lavoro per cercare soluzioni intelligenti a problemi concreti, nel rispetto del Creato.  “Siamo i più grandi problem solvers (risolutori di problemi) mai esistiti sulla Terra. – ha continuato Attenborough nel suo discorso alla COP- (…) e la natura è il nostro alleato principale.” Anche questi ragazzi hanno ideato nuovi modi di risolvere i problemi che vivono, cercando di essere ecologici, sostenibili e rinnovabili. Uno dei primi giorni di lavoro della COP26, Papa Francesco ha twittato: “Non c’è più tempo per aspettare; sono troppi, ormai, i volti umani sofferenti di questa crisi climatica. Bisogna agire con urgenza, coraggio e responsabilità per preparare un futuro nel quale l’umanità sia in grado di prendersi cura di sé stessa e della natura.” Ognuno di noi può fare la propria parte, chi all’interno di una conferenza internazionale, chi attraverso un cambiamento della propria routine quotidiana. L’importante è iniziare, da subito, e insieme. Ecco il video della giornata ecologica organizzata da alcuni ragazzi del Movimento dei Focolari in Serbia. Attiva i sottotitoli in italiano o inglese!

Laura Salerno

Giornata Ecologica in Serbia (altro…)

A scuola di “unità”: tradizione e innovazione con Sophia Web Accademy

Sophia Web Academy (SWA) è un modo originale di formare alla cultura dell’unità, un esperimento nato nell’ambito dello IUS (Istituto Universitario Sophia) che si propone di rispondere alle necessità di questo tempo. Un corso di alta formazione e un duplice percorso nell’ambito della cultura e della leadership dell’unità, rivolto al Movimento dei Focolari e non solo. Ce ne parla il professor Michele Zanzucchi, docente di comunicazione a Sophia, coordinatore di SWA. Quale la mission di Sophia Web Academy? Sophia Web Academy (SWA) si propone di indagare e presentare le principali declinazioni concettuali e operative del carisma dell’unità, esplicitando così il tentativo di confrontarsi con quanti hanno dato avvio a una riflessione culturale a partire dall’intuizione mistica di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari. Come è nata l’idea di crearla? È nata durante la pandemia, vedendo che aumentava la domanda di formazione sui fondamenti del carisma dell’unità e verificando che era possibile dare insegnamenti soddisfacenti online. Nel Movimento dei Focolari si avverte in effetti la necessità di un duplice percorso di formazione per i quadri dirigenti, sia a livello centrale che locale; percorsi che possano conferire ai partecipanti da una parte un’adeguata preparazione alle sfide dei tempi attuali, per poter dar conto del dono ricevuto del carisma dell’unità e, dall’altra, attrezzare culturalmente alcuni suoi membri a gestire gruppi di entità più o meno grande. Come si articola? Il corso di specializzazione comincia nel primo anno on line con 700 ore complessive – 180 frontali, 60 ore di lavoro sotto la guida di tutor o di dialogo coi docenti, e 460 di studio personale – corrispondenti a circa 30 crediti accademici, ripartiti su 8 mesi, dal 28 novembre 2021 al 3 luglio 2022. Partendo da una base comune di circa 44 ore di insegnamento frontale comuni, altre 120 ore frontali si articoleranno secondo un duplice percorso: “Cultura dell’unità” e “Leadership dialogica”. Mentre, in una “tre giorni” finale verranno date le 16 ore conclusive, con un carattere risolutamente interdisciplinare. Quali i requisiti per poter accedere? L’iscrizione al corso può essere fatta in qualità di studenti o uditori. I primi hanno bisogno di una laurea, anche breve, partecipano ai corsi, hanno diritto a un tutor, sostengono gli esami e ricevono una certificazione universitaria. Gli uditori, invece, possono iscriversi senza titoli di studi particolari, partecipano ai corsi, non hanno diritto a un tutor, non sostengono gli esami e ricevono un attestato di partecipazione di estensione universitaria. In qualità di uditori è possibile iscriversi a singoli moduli. Il ciclo completo di studi come studenti può essere completato in uno o due anni. Uno dei due percorsi che SWA propone riguarda la “cultura dell’unità”. Quali gli obiettivi da raggiungere? Una delle qualità di un leader in un mondo che cambia rapidamente è la sapienza. Compito specifico di Sophia, secondo Chiara Lubich, è proprio quello di “insegnare la sapienza” che si acquisisce anche ascoltando le voci − ed entrando in dialogo con esse − di chi lungo i secoli ha cercato la verità. Per un leader, questo significa acquisire la capacità di vedere lontano e pensare anche strategicamente ai processi da mettere in atto oggi per preparare un domani più umano. Una parte essenziale del percorso è dedicata all’esperienza e pensiero di Chiara Lubich nel contesto del Movimento dei Focolari, validissimo contributo alla formazione integrale dei leader. In che modo il termine “leadership” può legarsi a quello di unità? SWA offre uno spazio di conoscenza e apprendimento di una leadership con spiccate caratteristiche di dialogicità e servizio, attenzione agli ultimi, comunione, coinvolgimento attivo e flessibilità; il tutto in grado di portare a decisioni e scelte strategiche, team work e comunicazione. Il percorso in Leadership è basato su 5 unità didattiche che si completano tra di loro in maniera organica, combinando aspetti teorici e pratici.“Fondamenti della leadership”, “Gestione del gruppo”, “Sviluppo personale”, “Flexible Work”, “Tipi e modelli di leadership” sono infatti le tappe di questo percorso innovativo ed avvincente. Per iscrizioni e informazioni: https://swa.sophiauniversity.org

 a cura di Maria Grazia Berretta

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L’alchimia di Sophia

L’alchimia di Sophia

Inaugurato nella cittadella dei Focolari di Loppiano (Italia) il nuovo Anno accademico dell’Istituto Universitario. Al centro del dibattito l’ecologia integrale e le sue implicazioni per l’università. L’Istituto Universitario Sophia ha un’ambizione: riproporre nel sistema pedagogico universitario il modello usato dai filosofi greci prima di Cristo, tipo Ginnasio o Liceo, dove la convivenza tra docenti e discenti era la molla educativa fondamentale, ma introducendovi i valori cristiani della persona e della comunione. Impresa non da poco, in un luogo di ricerca e di “ecologia integrale”. Dice Federico Rovea, un ex studente di Sophia, ora docente: “Sophia vuol dire fare università, cercare la verità in un clima di amicizia”. Tutto ciò lo si è sperimentato il 29 ottobre 2021, a Loppiano (Italia), all’Istituto Universitario Sophia, durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2021-2022. Tema: “Quali implicazioni per l’università nell’epoca dell’ecologia integrale?”. La Presidente dei Focolari, Margaret Karram, che è vice-gran cancelliere dell’Istituto ha ribadito nel suo intervento che “gli obiettivi che Sophia si propone sono alti e coinvolgenti, richiedono a tutti di dare il meglio di sé in una continua apertura al dialogo e all’ascolto, un luogo in cui l’impegno intellettuale è sempre alla ricerca di vie nuove per rispondere alle esigenze culturali del nostro tempo”. Emozione anche nelle parole del nuovo rettore, Giuseppe Argiolas, che ha ripercorso il grande travaglio legato alla pandemia: “Abbiamo realizzato ciò che avevamo immaginato, in passato, di fare in diversi anni: 1) completare via Internet l’anno accademico 2019/20; 2) creare le condizioni per un’offerta di livello, con una piattaforma professionale; 3) offrire un diploma specifico per coloro che desiderano studiare a Sophia ma non hanno la possibilità di venire a Loppiano. Ecco Sophia Web Academy: Cultura dell’unità e Leadership dialogica”. In un apprezzato discorso, Valeria Garré, in rappresentanza degli studenti, ha messo l’accento su tre parole: cammino, impegno e apertura: “Sophia è casa mia ogni volta che mi rendo conto che l’ecologia è realmente integrale laddove lo è anche quando non è facile, dalla relazione, alla cura degli spazi, all’essere fedele nel portare a termine un compito”. Infine, il cardinal Giuseppe Betori, Arcivescovo di Firenze (Italia) e gran cancelliere di Sophia, si è concentrato sull’incontro, previsto a Firenze nel prossimo febbraio, di alcuni Vescovi e di altrettanti Sindaci dei Paesi del Mediterraneo. “Le nostre Chiese sentono il bisogno di riscoprire la propria identità, a partire da una comune appartenenza mediterranea. E da quest’ultima che ogni Chiesa locale e ogni governo può mettersi in quell’atteggiamento di ascolto e di accoglienza del grido dell’umanità, senza aver paura di riconoscere, proprio in questo grido di natura politica, religiosa, sociale, culturale, economica, sanitaria, alimentare, idrica ed ecologica, il grido di Cristo, il suo ‘perché?’». Il focus della cerimonia è stata dunque l’ecologia integrale. Il prof. Sergio Rondinara ha voluto raccogliere la sfida ecologica collegandola ad una più profonda e più invasiva sfida antropologica: “Se nel recente passato il rapporto tra persona umana e natura è stato un rapporto equilibrato e spesso di collaborazione (basti pensare alla società agricola e contadina) oggi esso ha assunto una configurazione critica alla quale comunemente diamo il nome di crisi ambientale”. Ed ha spiegato come uscire da una tale crisi, lavorando a quattro livelli: “Livello antropologico culturale, livello del pensiero, livello etico e livello religioso, cioè altrettanti sentieri di un percorso educativo personale e sociale”. Nel dibattito, il prof. Mario Taccolini, dell’Università Cattolica di Milano (Italia), ha sottolineato l’esperienza fatta dalla sua università per mettere al centro dell’interesse la necessità di un’ecologia integrale, mentre la prof. Stefania Papa, dell’Università campana Vanvitelli (Italia), ha messo l’accento sulla necessità di programmi universitari che siano animati da una tale cultura vitale. Resta una convinzione: l’ecologia integrale non è un obiettivo solo scientifico o politico, ma un modo di “essere al mondo”.

Michele Zanzucchi

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Uniti nel creato      

A pochi giorni dalla chiusura del “Tempo del Creato”, alcune riflessioni ed esperienze sul contributo che noi, cittadini del mondo, appartenenti a diverse religioni, possiamo offrire per la salvaguardia del nostro pianeta e dell’umanità, vedendo nella creazione un punto di incontro. Come “una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia”. Sono le parole con le quali il Santo Padre, nel descrivere il nostro pianeta, ci introduce all’interno della sua Esortazione Apostolica Laudato Si. Un appello, quello del Papa, rivolto a “tutti gli uomini di buona volontà” e ai credenti di ogni fede: “la maggior parte degli abitanti del pianeta si dichiarano credenti, e questo dovrebbe spingere le religioni ad entrare in un dialogo tra loro orientato alla cura della natura, alla difesa dei poveri, alla costruzione di una rete di rispetto e di fraternità”.[1] La nostra casa è in pericolo e la gravità della crisi ecologica che stiamo vivendo necessita di una via da percorrere per il bene comune. Scavare in profondità, fino a giungere all’essenza di ciascuna fede, è il modo per scoprire, con meraviglia, di essere uniti nel creato. È il modo di ritrovarci, nella bellezza della diversità, come fratelli che vivono sotto lo stesso tetto. “L’ebraismo insegna che siamo partner di Dio nella creazione” spiega Emily Soloff, Direttore Associato per le relazioni interreligiose e intergruppi presso l’American Jewish Committee. “Non siamo proprietari della creazione – continua – ma abbiamo la responsabilità di custodire e curare il mondo. (…) Lo Shabbat è un giorno in settimana in cui riduciamo intenzionalmente il nostro consumo di energia spegnendo completamente computer, telefoni e altri dispositivi elettronici. Non guidiamo una macchina o facciamo acquisti durante lo Shabbat. È un giorno di riposo”. La modernizzazione ci ha allontanati, progressivamente, dal vedere la terra come una manifestazione del divino, lasciando trionfare l’uomo sulla natura. Mostafa El-Diwany, medico musulmano del Dipartimento di Medicina dell’Università di Montréal-Canada racconta: “Nell’Islam, come nelle altre fedi abramitiche, l’asse dell’essere è l’Unità di Dio; il Creatore è la fonte di tutto ciò che esiste (…). Come tale, ogni organismo vivente e la materia stessa sono impregnati del Sacro, e di conseguenza sono sacri. Questa nozione non ostacola in alcun modo lo studio oggettivo del mondo fisico e dell’uomo al suo interno. (…) Dio ha dato dignità all’uomo sul resto della Sua creazione affidandogliene la vicegerenza. Questo non è un ruolo di dominio e di sfruttamento, ma una posizione di responsabilità (…)”. Quella che, dunque, sembra essere una crisi ambientale, potrebbe essere vista come una crisi spirituale, l’incapacità di riconnettersi con il divino e vivere in armonia con la natura. Ristabilire l’ordine con il creato “è alla base dei precetti buddisti”  dice Wasan Jompakdee, Membro cofondatore ed ex Segretario Generale della Fondazione Dhammanaat per la Conservazione e lo Sviluppo Rurarale in Thailandia. Nel raccontare l’opera intrapresa da Phra Ajahn Pongsak Techadhammo, monaco fondatore, racconta: “Circa trent’anni fa egli iniziò ad osservare la perdita di alberi e di terreno sulle montagne della Thailandia settentrionale. I bacini idrici d’alta quota che alimentavano i torrenti e i fiumi sottostanti venivano danneggiati, causando il lento prosciugamento dei fiumi. (…) Egli fece un passo radicale per invertire la desertificazione, mobilitando gli abitanti per rigenerare le loro terre sterili e ripristinare i bacini idrici. (…) Oggi, le aride terre gialle desertificate che aveva protetto sono state rinverdite con alberi da frutto”. È una logica di compassione per ciò che ci circonda, per quello spazio che ci è stato donato e che dobbiamo condividere. Secondo l’induismo “la natura – dice Meenal Katarnikar, membro della Facoltà di Filosofia dell’ Università di Mumbai – appartiene a tutti, agli animali, agli uomini, agli dei e alle piante e ama tutti allo stesso modo”. “In India – continua – le rime della nostra infanzia rispecchiano la nostra amicizia con gli animali come le mucche, i passeri e i corvi. Ogni boccone con cui la madre nutre il bambino è associato a ‘fratello passero’ o ‘caro corvo’, o ‘fratello pavone’ ”. Questa fratellanza, che tanto ricorda il “Cantico delle creature” di San Francesco d’Assisi, è possibile solo se ci riscopriamo follemente innamorati della creazione. Uno slancio che riguarda indistintamente tutti, anche in ambito cristiano, dove ci sono varie Chiese. Il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I al Vertice di Halki (Turchia) nel 2012 dice: “Noi cristiani siamo chiamati ad accettare il mondo come sacramento di comunione, come modo di condividere con Dio e con il prossimo in una scala globale. È nostra umile convinzione che il divino e l’umano s’ incontrino nel più piccolo dettaglio della veste senza cuciture della creazione di Dio, persino nell’ultimo granello di polvere del nostro pianeta”[2].

Maria Grazia Berretta

[1] Papa Francesco, Lettera Enciclica Laudato sì, 201. [2] Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, Discorso Global Responsibility and Ecological Sustainability: Closing Remarks, I Vertice di Halki, Istanbul, Turchia, 20 giugno 2012. (altro…)

Obiettivo mondiale Fame Zero

Obiettivo mondiale Fame Zero

Continua il progetto dei Ragazzi per l’unità dei Focolari per sconfiggere la fame nel mondo. Sabato 16 ottobre 2021 un live streaming globale dalle ore 14.30 p.m. alle 16 p.m. (UTC+2 – ora italiana) dove centinaia di giovani si riuniranno per testimoniare il loro impegno. “Siamo sicure che da adesso ci impegneremo con tanto più entusiasmo per questo obiettivo. Ci sentiamo ormai parte della generazione Fame Zero. È un grande sogno immaginare che anche grazie al nostro contributo tra pochi anni non ci sarà più la fame nel mondo”. Con queste parole Elena e Agnese, Ragazze per l’unità del Movimento dei Focolari, parlavano alla Fao, a giugno del 2018. Elena e Agnese insieme ad altre 630 ragazze dai 9 ai 14 anni di 16 Paesi sedevano nella grande sala plenaria (vedi il video) della sede dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) a Roma (Italia). Il messaggio di invito della Fao ai Ragazzi per l’unità era molto chiaro: “Giovani, abbiamo bisogno di voi, aiutateci a sconfiggere la fame nel mondo”. Sono 17 gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile che il 25 settembre del 2015 i 193 Stati Membri delle Nazioni Unite hanno approvato impegnandosi ad attuarli entro quindici anni (2015-2030). Il secondo obiettivo è Fame Zero: sconfiggere la fame dal nostro pianeta. Queste ragazze firmarono la carta di impegno, diventando così le prime cittadine Fame Zero. Da quel giorno è partita una gara d’amore globale dai Ragazzi per l’unità per raggiungere l’obiettivo Fame Zero. In Venezuela ad esempio la situazione è scoraggiante. Le famiglie povere temono più la fame che la pandemia di Covid 19. Ma attraverso un Centro di alimentazione i ragazzi riescono ad aiutare un gruppo di famiglie. Dal 2017 inoltre, grazie ad una rete di professionisti medici, psicologi, nutrizionisti e alcuni parroci si cerca di costruire rapporti sociali più sereni sulla base della Regola d’oro: “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”. In Thailandia invece i ragazzi distribuiscono semi di verdura ad amici e alle loro famiglie per piantare verdure organiche e aiutarli a risparmiare denaro, dato che soffriamo di questa crisi globale. In Argentina Fran fa parte di un gruppo chiamato “Corazones solidarios”, giovani studenti universitari che ogni giorno escono in strada per offrire la colazione alle persone che sono senza casa. “Quando ti avvicini a loro – racconta – i loro volti cambiano, ti accolgono a braccia aperte e fanno un posto per te nel loro cuore. Ogni mattina, usciamo di casa per fornire il servizio, andiamo con le borse piene e torniamo con i thermos vuoti e i cuori felici”. In Portogallo i ragazzi di Lisbona vanno in un quartiere dove vivono molte famiglie in difficoltà. È iniziata una gara d’amore per recuperare coperte, cibo in scatola, e varie persone si sono offerte per cucinare pasta e riso. Ma appena consegnavano del cibo, ecco che arriva la provvidenza con altro cibo da distribuire ad altre famiglie. Queste ed altre testimonianze saranno raccontate durante il live streaming – adatto a ragazzi, giovani e adulti – di sabato 16 ottobre 2021 dalle ore 14.30 p.m. alle 16 p.m. (UTC+2 – ora italiana). La diretta sarà tradotta in 12 lingue, basta accedere a questo link. La carta d’impegno #testacuoremani. Per vivere e diffondere un nuovo stile di vita, i Ragazzi per l’unità hanno ideato otto sentieri da vivere personalmente o in gruppo. C’è poi la carta di impegno, che li rende cittadini attivi mettendo in moto la testa, il cuore, le mani. Testa. Usiamo la testa per studiare ed informarci. Più conosco la realtà in cui vivono i poveri, più efficace sarà il mio impegno. Cuore. Ascoltiamo col cuore il grido di chi soffre: sensibilizziamo noi stessi e tanti altri. Non posso sconfiggere la fame nel mondo da solo ma posso coinvolgere più persone possibili per raggiungere l’obiettivo. Mani. Apriamo le mani al dono dell’accoglienza, mettiamoci in azione concretamente e quotidianamente per sconfiggere la fame. Impegniamoci ad evitare ogni tipo di spreco.

Lorenzo Russo

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Lavorare insieme al movimento Laudato Si’

Lavorare insieme al movimento Laudato Si’

Il Movimento dei Focolari è partner del Movimento Laudato Si’ per la cura del Creato. Una sinergia molto forte per migliorare la nostra casa comune, raccontata dal direttore esecutivo Tomas Insua Il 4 ottobre 2021 si conclude il “Tempo del Creato”, iniziativa di preghiera e di azioni concrete per salvaguardare e proteggere la nostra casa comune, che si volge ogni anno dal 1 settembre al 4 ottobre. Ci sarà inoltre l’appello di 46 leader religiosi di tutto il mondo – fra i quali Papa Francesco – per un’azione concreta sui cambiamenti climatici attraverso il lancio dell’iniziativa mondiale “Faith Plans for People and Planet” a cui il Movimento dei Focolari partecipa. Ne parliamo con Tomas Insua, direttore Esecutivo del Movimento Laudato Si’, una rete mondiale di associazioni e movimenti che lavorano insieme per l’ecologia e l’ambiente. Qual è il percorso sinodale che il Movimento Laudato Si’ vuole condurre verso la conversione ecologica? Prima vi chiamavate “Movimento cattolico globale per il clima”, come mai questo cambiamento di nome? Il Movimento Laudato Si’ è una realtà nuova nella vita della Chiesa. È stato fondato solo sei anni fa, nel 2015, poco prima dell’uscita dell’enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco. Il nome “Movimento cattolico mondiale per il clima” era troppo lungo, non tutti lo ricordavano. Inoltre la crisi climatica, che continuerà ad essere una grandissima priorità per il Movimento, non è l’unica nostra via. Negli ultimi anni, ad esempio, abbiamo iniziato a lavorare anche sulla crisi delle biodiversità e anche su altro. È quindi iniziato un percorso sinodale, di discernimento e dialogo tra le diverse realtà che compongono il Movimento – fra le quali c’è il Movimento dei Focolari – e, dopo due anni di lavoro, è venuto fuori il nuovo nome, Movimento Laudato Si’, perché l’Enciclica di Papa Francesco ed i suoi contenuti sono al cuore di tutto quello che facciamo. Che cosa avete in programma per il futuro? Fra i vari progetti c’è quello più a breve termine che è la petizione “Pianeta sano, persone sane”. È importante firmarla, perché dal 1 al 12 novembre 2021 ci sarà il grande vertice sul clima dell’Onu (COP26) che si terrà a Glasgow (Regno Unito). I leader mondiali possono fissare obiettivi significativi per proteggere il creato. È nostra responsabilità far sentire la voce dei più vulnerabili e mobilitarci in loro nome. In questo “Tempo del Creato” poi è stato meraviglioso vedere quante attività sono state svolte e sono tuttora in corso a livello locale, in giro per il mondo, grazie ai circoli Laudato Si’. È un segno di speranza, che si muove dal basso e cresce con la consapevolezza della crisi della nostra casa comune, ma anche con il desiderio di fare qualcosa. Il 26 agosto 2021 hai incontrato la Presidente dei Focolari Margaret Karram. Cos’è stato per te questo incontro e come i Focolari possono interagire nel vostro Movimento? L’incontro con Margaret è stato bellissimo. Ero insieme alla nostra presidente, Lorna Gold. Per me è stato stupendo conoscere la realtà dei Focolari. Ciò che mi è piaciuto tanto è il parallelismo tra i due movimenti. Il Movimento dei Focolari è ovviamente molto più grande e ha più anni di vita. Noi siamo una giovanissima realtà, ma, per alcuni aspetti, siamo simili ai Focolari, come ad esempio l’impegno per il dialogo tra diverse Chiese e dialogo tra grandi religioni. Fra di noi nel Movimento Laudato Si’ infatti c’è chi vive la fede cattolica, ma allo stesso tempo abbiamo animatori appartenenti a varie Chiese e a diverse religioni. Imparare dall’esperienza di dialogo dei Focolari è un dono meraviglioso.

Lorenzo Russo

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