Movimento dei Focolari

Alle radici della fraternità in politica

Un appuntamento dedicato ad uno dei “padri” della Costituzione italiana, scrittore, giornalista, politico, che è stato anche co-fondatore dei Focolari, Igino Giordani. L’evento promosso dall’Archivio Generale del Movimento e dal Centro Igino Giordani è stato il primo di una serie per andare “alle radici” della fraternità come categoria politica. In un momento in cui valori come rispetto, coerenza, lealtà sono travolti in una narrazione ingannevole, spesso risultato di un sistema di comunicazione artefatto, l’idea nata tra l’Archivio Generale del Movimento dei Focolari e il Centro Igino Giordani ha come obiettivo quello di estrarre dal patrimonio da loro custodito alcune “perle” che hanno costituito il vissuto di figure impegnate nel mondo della politica guidate da quei valori di fraternità propri del carisma dell’unità. “Se tutti fossimo come Giordani, non ci sarebbero guerre, non ci sarebbero discriminazioni, non ci sarebbe odio. Questo grande uomo deve essere un punto di riferimento per l’umanità. Adesso tocca a noi portare avanti le sue idee”. Queste parole pronunciate da Gaia, seconda media, meglio di altre danno l’idea dell’attualità del messaggio e dell’ispirazione che oggi Giordani rappresenta anche per le nuove generazioni. Nell’Auditorium del Centro Internazionale dei Focolari a Rocca di Papa, il 15 febbraio 2020, si sono riuniti oltre 300 persone tra le quali alcuni politici, sindaci, amministratori locali. L’evento, seguito in streaming da vari punti in Italia ed in Europa, si inserisce nell’anno del Centenario della nascita di Chiara Lubich. Durante la serata il fascino di una figura come quella di Giordani è emerso anche dalle parole di alcuni relatori che hanno avuto la fortuna di incontrarlo personalmente. Come Argia Valeria Albanese che ricorda: ”Da quegli incontri, anche personali nel giardino del Centro Mariapoli a Rocca di Papa, è venuta una forte spinta ad impegnarmi per tanti anni in un partito politico e nelle Istituzioni. Ma c’è stata un’altra fase della vita in cui ho avvertito un forte rapporto con Igino Giordani, non tanto come maestro o esempio, ma come fratello maggiore a cui aprire il cuore: il momento del fallimento. – continua – Le incomprensioni, spesso il rancore, la denigrazione ma anche il non riuscire negli obiettivi prefissati, per quanto alti e disinteressati, la sconfitta elettorale, la perdita di amici”. Pietro Rossellini, assessore, che ha svolto il suo servizio alla collettività di Montecatini afferma di essere stato guidato dalla: “mutazione radicale di quest’uomo, ormai maturo, considerato il più accanito difensore della fede cristiana per eccellenza, che si è lasciato trasformare da Chiara Lubich mutando la sua verve polemica in Fuoco d’Amore. Non è stato uno snaturamento, ma una sublimazione, una elevazione del suo essere”. Per Patrizia Mazzola, nel suo lavoro appassionato di insegnante nei quartieri Ballarò e Brancaccio a Palermo “alcuni scritti di Giordani hanno cambiato la prospettiva dell’impegno politico e sociale dandomi coraggio in alcune battaglie a favore dei più piccoli della città”. Chiara Zanzucchi e Lucia Zurlo dell’Archivio Generale e Alberto Lo Presti del Centro Igino Giordani hanno osservato che la volontà di realizzare questa serie di eventi risiede nella costatazione crescente che l’Archivio è vivo e vivifica. Questi incontri dedicati ai “testimoni in politica” permettono di valorizzare anche l’influenza del carisma dell’unità dell’impegno politico, la loro coerenza morale e la loro passione politica, il loro contributo alla fraternità e alla pace.

Gianna Sibelli

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Rinviato al 21 novembre 2020 “The Economy of Francesco”

Rinviato al 21 novembre 2020 “The Economy of Francesco”

L’economista Luigino Bruni, direttore scientifico dell’evento: “Arriveremo più preparati. I giovani dal mondo stanno rispondendo con grande senso di responsabilità e il desiderio di impegnarsi ancora di più. Da una ferita potrà nascere una benedizione”. In accordo con il Santo Padre, slitta al 21 novembre prossimo “The Economy of Francesco”, ma non si ferma il lavoro dei del comitato scientifico e dei giovani coinvolti nell’organizzazione. Anzi, procede con grande impegno ed entusiasmo come si legge nella nota stampa del 1 marzo. La decisione è stata presa – si legge – “viste le difficoltà negli spostamenti per i circa duemila giovani provenienti da 115 Paesi” di cui si prevede la partecipazione e anche a causa del coronavirus. L’appuntamento, tuttavia, è solo rimandato e Papa Francesco sarà ad Assisi in novembre per incontrare i giovani che, già qualche giorno prima, prenderanno parte a laboratori, dialoghi e approfondimenti su svariati temi economici. Il focus tematico è contenuto nella lettera che il 1° maggio 2019 Papa Francesco ha indirizzato ai “giovani economisti, imprenditori e imprenditrici di tutto il mondo”, invitandoli a ri-animare l’economia – nel senso letterale di ridarle un’anima – ad essere tra coloro che rispondono al grido dei poveri della terra e non si volgono dall’altra parte. “Per questo desidero incontrarvi ad Assisi – scrive il Santo Padre – per promuovere insieme, attraverso un “patto” comune, un processo di cambiamento globale che veda in comunione di intenti non solo quanti hanno il dono della fede, ma tutti gli uomini di buona volontà, al di là delle differenze di credo e di nazionalità, uniti da un ideale di fraternità attento soprattutto ai poveri e agli esclusi”. Il prof. Luigino Bruni, direttore scientifico dell’evento, in un post su Facebook ringrazia il papa per la nuova data. “Arriveremo più preparati – aggiunge. “I giovani dal mondo stanno rispondendo con grande senso di responsabilità e il desiderio di impegnarsi ancora di più. Da una ferita potrà nascere una benedizione. Dobbiamo essere sognatori realisti, e quindi vivere le ansie e le crisi del nostro tempo, e poi fare di tutto perché ‘no one less’ — non uno di meno dei 2000 già selezionati e che si erano già iscritti e in molti acquistati i biglietti aerei. Mi ha colpito non leggere in questi nessun lamento dai giovani per il rinvio ma solo voglia di continuare la corsa. Abbiamo già fatto 230 eventi Towards Assisi, ne faremo altri trecento in questi otto mesi in più”.

Stefania Tanesini

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È il prof. Giuseppe Argiolas il nuovo Rettore dell’Ist. Universitario Sophia

È il prof. Giuseppe Argiolas il nuovo Rettore dell’Ist. Universitario Sophia

Dopo dodici anni di presidenza, il Prof. Piero Coda, che ha guidato l’Istituto Universitario Sophia fin dalla sua fondazione, passa il testimone al Prof. Giuseppe Argiolas, docente di Management nello stesso Istituto. È il primo cambio della guardia per l’Istituto Universitario Sophia (I.U.S.), che coincide anche con l’attribuzione da parte della Congregazione per l’Educazione Cattolica del titolo di “Rettore” a colui che prima era il Preside dell’Istituto. Quindi, il Prof. Giuseppe Argiolas è il nuovo Rettore di SophiaSuccede al Prof. Piero Coda che ha guidato l’Istituto fin dalla sua fondazione, con sapienza e spirito di profezia. L’elezione è avvenuta il 9 gennaio scorso, da parte del Consiglio Accademico dell’Istituto. Il 20 febbraio 2020, con una lettera, la Congregazione per l’Educazione Cattolica ha nominato il Prof. Giuseppe Argiolas Rettore dell’Istituto Universitario Sophia, per un quadriennio. Si è tenuta questa mattina, presso l’Aula Magna dell’Istituto Universitario Sophia la cerimonia di insediamento del nuovo Rettore. Argiolas è nato a Cagliari nel 1969. È docente stabile dell’I. U. Sophia dal 2016, quando ha lasciato il suo ruolo presso l’Università di Cagliari per dedicarsi al progetto di sviluppo del corso di laurea in Management e dirigere la Scuola di Dottorato dell’Istituto. La sua attività di ricerca si concentra principalmente sui temi della Responsabilità Sociale delle Imprese e delle Organizzazioni e del Management di Imprese “Mission-Driven” (vedi Biografia). «Innanzitutto voglio esprimere profonda ammirazione per il Prof. Piero Coda e un grande ringraziamento per ciò che ha fatto fino ad oggi – ha commentato il prof. Argiolas – da parte mia, cercherò di fare del mio meglio nell’esercitare il compito affidatomi, interpretando questa responsabilità come un servizio di unità». E continua: «Finisce la fase fondativa e comincia quella di consolidamento e sviluppo con il passaggio generazionale. Ma ciò che non dovrà mancare è la dimensione carismatica. Sophia continuerà a compiere, con fedeltà creativa, la missione per cui è stata fondata da Chiara Lubich, percorrendo insieme a tanti compagni di viaggio – come ci ha detto Papa Francesco – con “gioia, visione e decisione” sempre nuove “il cammino appena iniziato». Aggiunge il prof. Piero Coda, che lascia dopo dodici anni di presidenza: «Sono felice della nuova tappa nel cammino di Sophia che inizia sotto la guida esperta e ispirata di Giuseppe Argiolas, frutto di una costante e consolidata maturazione a tutti i livelli. La nomina non più a Preside ma a Rettore da parte della Congregazione per l’Educazione Cattolica giunge inaspettata e benvenuta come sigillo e ulteriore impulso. L’occasione è propizia per rinnovare con slancio e gioia con il Rettore e con tutta la comunità accademica quel patto di unità che qualifica lo spirito che ci anima e che è rilanciato oggi con vigore dal Global Compact on Education di Papa Francesco». Maria Voce, Vice Gran Cancelliere dell’Istituto e Presidente del Movimento dei Focolari, ha augurato: «Sono lieta di rinnovare le mie congratulazioni al Prof. Giuseppe Argiolas, nuovo Rettore dell’Istituto Universitario Sophia. La sua elezione segna senz’altro un passaggio di generazione e di ambito accademico rispetto alla presidenza uscente. Sono certa che il prof. Argiolas vi porterà il dono delle sue caratteristiche personali, restando fedele all’origine carismatica della cultura dell’unità e attualizzandola per rispondere nel miglior modo possibile alle domande del tempo attuale».

Fonte: Ufficio Stampa Istituto Universitario Sophia

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La comunità accademica di Sophia in udienza dal Papa

La comunità accademica di Sophia in udienza dal Papa

L’esortazione di Francesco all’istituto universitario: «Vi lascio tre parole, esortandovi a continuare con gioia, visione e decisione il vostro cammino: sapienza, patto, uscita». «Sono contento del cammino che avete fatto in questi dodici anni di vita. Avanti! Il cammino è appena iniziato» ha esordito Papa Francesco, salutando la comunità accademica dell’Istituto Universitario Sophia, che ha ricevuto oggi in udienza privata. «Nel percorso che sta davanti a voi non vi mancano i punti di riferimento: in particolare, l’ispirazione del carisma dell’unità da cui è nata la vostra Università e insieme le linee che ho tracciato nella Costituzione apostolica Veritatis Gaudium, in cui il vostro progetto accademico e formativo vuole rispecchiarsi. Anche la vostra partecipazione alla preparazione e agli sviluppi del Patto Educativo Globale va in questa direzione».

© Servizio Fotografico Vaticano

All’udienza, che si è svolta il 14 novembre scorso nella sala del Concistoro, hanno partecipato il Cardinale Giuseppe Betori, Arcivescovo Metropolita di Firenze e Gran Cancelliere dell’Istituto, la dottoressa Emmaus Maria Voce, Vice Gran Cancelliere dell’Istituto e Presidente del Movimento dei Focolari, l’intera comunità accademica dell’Istituto Universitario Sophia, una rappresentanza del gruppo di lavoro di “antropologia trinitaria” del CELAM e i docenti della futura sede locale di “Sophia” in America Latina e Caraibi. «Vi lascio tre parole, esortandovi a continuare con gioia, visione e decisione il vostro cammino: sapienza, patto, uscita» ha detto loro Papa Francesco. La Sapienza che, ha spiegato il Santo Padre, illumina “tutti gli uomini”, con cui “siamo chiamati a camminare insieme”. Il Patto, perché “è la chiave di volta della creazione e della storia”, “il patto tra Dio e gli uomini, il patto tra le generazioni, il patto tra i popoli e le culture, il patto – nella scuola – tra i docenti e i discenti e anche i genitori, il patto tra l’uomo, gli animali, le piante e persino le realtà inanimate che fanno bella e variopinta la nostra casa comune”. Papa Francesco ha esortato la comunità accademica di Sophia a vivere questo patto per “aprire le strade del futuro a una civiltà nuova che abbracci nella fraternità universale l’umanità e il cosmo”. Infine,

© Servizio Fotografico Vaticano

“uscita”: «Dobbiamo imparare con il cuore, con la mente, con le mani a “uscire dall’accampamento” – come dice la Lettera agli Ebrei (13,13) – per incontrare, proprio lì fuori, il volto di Dio nel volto di ogni fratello e ogni sorella». Al termine dell’udienza, Piero Coda, Preside dell’Istituto, ha commentato: «Siamo grati a Papa Francesco che ha apprezzato la partecipazione di studenti provenienti dai cinque continenti e anche da diverse tradizioni religiose, e il nostro impegno a non guardare dal balcone ma a mettere le “mani in pasta” per camminare da protagonisti su strade nuove di fraternità». L’udienza con papa Francesco giunge solo pochi giorni dopo la cerimonia di inaugurazione dell’a.a. 2019/2020 (lunedì 11 novembre 2019), con il conferimento del dottorato h.c. in Cultura dell’Unità al filosofo e teologo prof. Juan Carlos Scannone S.J., esponente della “teologia del popolo” e professore del giovane seminarista Jorge Mario Bergoglio.

Tamara Pastorelli

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Rapporto uomo-donna: insieme per sfidare il futuro

“Sfidare il futuro. Uomini e donne in dialogo” era il titolo dell’appuntamento che si è tenuto dal 18 al 20 ottobre 2019 a Castel Gandolfo, promosso dal Centro per il dialogo con persone di convinzioni non religiose dei Focolari. Dar voce ad esigenze, aspirazioni e ideali da prospettive culturali differenti attraverso un dialogo a tutto campo tra persone senza un preciso riferimento religioso e cristiani cattolici; presenti anche due giovani musulmane. È stata questa la cifra del convegno “Sfidare il futuro. Uomini e donne in dialogo”, tenutosi a Castelgandolfo (Roma, Italia) dal 18 al 20 ottobre scorsi e promosso dal Movimento dei Focolari.  Una scelta tematica dettata dallo sforzo di leggere nel profondo delle donne e degli uomini di oggi, adulti e giovani, appartenenti a diverse fedi o a convinzioni diverse. Cosa li tiene insieme? Qual è il contributo specifico della sinergia uomo-donna per un futuro di pace e per lavorare al bene comune? Quando e come inizia l’educazione al rapporto uomo-donna?  “Ognuno è diverso, ma a volte i ragazzi vengono esclusi per il loro aspetto. I veri eroi questo non lo fanno, anche se non è sempre facile”. E’ l’incipit di “Eroi veri”, il cortometraggio del regista belga Erik Hendricks  , ha aperto il convegno. Girato con un cast di studenti, il documentario ha aperto la strada ai molteplici contributi che sono stati l’anima e la ricchezza di questi tre giorni. Al centro del convegno, l’approfondimento di una peculiarità dello stile operativo dei Focolari: il lavoro insieme e la corresponsabilità di uomini e donne. Molto importante anche il contributo di Piero Taiti, medico, pioniere del dialogo con persone di convinzioni non religiose, sull’apporto profetico di Chiara Lubich. Moreno Orazi, architetto, che potremmo definire un cristiano inquieto, in ricerca e con molte domande di fede, ha presentato delle testimonianze al maschile e al femminile in ambito sociale. «Pur nel rilevare una forte differenza di impatto dal punto di vista psicologico tra il corpo femminile e quello maschile, constato una sostanziale reciprocità di sentimenti dal punto di vista della condizione esistenziale e affettiva a livello più profondo; per entrambi la solitudine e il mancato riconoscimento del proprio sé e delle proprie aspettative ed aspirazioni è fonte di profonda sofferenza. Esiste una voce interiore che promana dal corpo delle donne, nei confronti della quale l’uomo si è posto in modo ambiguo in passato, amplificata o inascoltata a seconda del proprio interesse del momento ma mai percepita come la chiave per cogliere l’essenza della femminilità». Per Giuseppe Auriemma, medico psichiatra, la reciprocità che scaturisce dal rapporto uomo-donna è una risorsa per superare le differenze. «La reciprocità costa fatica e chiede impegno, chiede di superare la rigidità della contrapposizione, di bloccare la tentazione di risolvere le differenze nell’identità del più forte, superare la mentalità del possedersi e dell’appropriarsi. È in realtà un duro cammino di liberazione. Uomini e donne dovrebbero essere più consapevoli delle loro caratteristiche peculiari, sia come doni e ricchezze, sia come limiti. Solo allora potranno vivere una relazione, un incontro, perché ciascuno avrà qualcosa da dare e qualcosa da ricevere». Donatella Abignente, docente di Teologia morale, ha illustrato il punto di vista cattolico: «Nella Chiesa cattolica c’è un dibattito molto vivace. Al sinodo sull’Amazzonia il Papa chiede che venga riconosciuto ufficialmente il ministero della donna sulla Parola. Ci sono delle resistenze da parte di persone che hanno posto troppo l’accento sui diritti individuali e sui diritti dei più forti, per cui le donne sono diventate importanti solo quando hanno acquistato forza per far valere i propri diritti. Il diritto si afferma sulla base della comunione. Riguardo la reciprocità, essa si costruisce con la gratuità che non è il non occuparsi della piena realizzazione di sé, il volontarismo della mortificazione o un altruismo troppo simile alla ricerca della propria perfezione attraverso il servizio. Non si tratta di divenire donna o uomo ma di divenire persone nella comunione gratuita, compromettendo noi stessi in una trasformazione che dura tutta una vita». Non sono mancati contributi da persone provenienti dai continenti extraeuropei, come per esempio Vania Cheng che ha parlato del rapporto uomo-donna in Cina, di Ray Asprer nella società filippina e quelli di Mounir Farag, Haifa Alsakkaf e Giovanna Perucca sulla donna nei Paesi islamici.  Nella sua relazione “Chiavi interpretative della storia delle relazioni uomo-donna” la sociologa Giulia Paola Di Nicola ha presentato una panoramica storica, inquadrando i mutamenti avvenuti nel corso dei secoli e la divisione dei ruoli, gerarchie e valori che hanno caratterizzato, nei millenni, un certo ordine sociale e di pensiero.

A cura della redazione

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Cambia il mondo che cambia

Si è concluso il 27 ottobre 2019 a Castel Gandolfo il laboratorio culturale dei Focolari. Obiettivo: creare sinergie tra discipline e professioni per comprendere come costruire un mondo più unito in una società in continua evoluzione. Provate a immaginare il mondo domani. Provate a proiettarvi in un futuro prossimo e fatevi delle domande su come sarà tra vent’anni il nostro pianeta. Provate a “osare” le idee più utopiche e a sognare di cambiare il mondo, oggi. L’ antico proverbio africano che recita: “Se volete andare in fretta, andate soli; se volete andare lontano, andate insieme” esprime bene la sfida accolta dal gruppo internazionale e multiculturale di adulti e giovani, accademici e professionisti, che si sono ritrovati a Castel Gandolfo (Italia): gestire le complessità del mondo insieme, non da soli, mettendo in rete le singole competenze. Provenienti da più di quaranta nazioni, i partecipanti si sono messi in gioco, accogliendo le proposte delle diverse testimonianze e riflessioni, ciascuno nel proprio campo d’azione e di lavoro, avviando un dialogo ampio, sostenendo e portando avanti proposte concrete. “Cambia il mondo che cambia” era il titolo dell’ultimo giorno e mezzo di programma, gestito dai giovani e rivolto ai loro coetanei. Alcuni hanno sottoscritto la richiesta di poter partecipare ad Assisi, dal 26 al 28 marzo 2020, all’appuntamento “The economy of Francesco”, che il papa rivolge a giovani economisti, imprenditori e change-makers. La proposta è di stringere con essi, al di là delle differenze di credo e di nazionalità, un patto per cambiare l’attuale economia e dare un’anima a quella di domani perché sia più giusta, sostenibile e con un nuovo protagonismo di chi oggi è escluso. E a proposito dell’essere protagonisti, Adelard Kananira, un giovane del Burundi, ha illustrato il progetto Together for a new Africa (T4NA) che ha l’ambizione di creare le basi per una nuova classe dirigente e un nuovo modello di leadership in Africa. Nel 2019 in Kenya è iniziata la prima scuola per questo progetto, con più di 150 tra giovani, tutor e docenti provenienti dall’Africa orientale, con l’obiettivo di fare crollare i muri che esistono tra tribù, partiti politici, etnie ed anche tra Paesi, per raggiungere lo scopo comune dello sviluppo e della pace. Giada e Giorgia vogliono invece cambiare attraverso il loro impegno la realtà dove lavorano. Giada, 23 anni, lavora nel campo del cinema come assistente alla regia, lavoro faticosissimo ma che non cambierebbe per nulla al mondo. Aspira un domani di poter anche realizzare film che trasmettano l’armonia, che lei si sforza di creare ogni giorno con i suoi colleghi, certa che il cinema sia un mezzo potentissimo che può davvero dare un contributo a cambiare il mondo. Giorgia, 32 anni, è assessore in un comune italiano con deleghe alle politiche giovanili, innovazione, partecipazione e distretto di economia civile. Il suo sogno è già diventato realtà: nel suo comune si attua il bilancio partecipato, si tengono presenti gli obiettivi dell’Agenda 2030, si cercano nuovi modelli di sviluppo, si portano avanti iniziative che salvaguardano l’ambiente come gli orti urbani. Attraverso il loro impegno giovani e adulti insieme già toccano il futuro con idee da realizzare e buone pratiche da diffondere e portare avanti, provando a cambiare, già da adesso, il mondo che cambia.

Patrizia Mazzola

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