Set 13, 2017 | Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
https://vimeo.com/233846549 1. Apertura e saluti; 2. A colloquio con Maria Voce (Emmaus) e Jesús Morán; 3. Breaking Rays; 4. India: The Rainbow Kids; 5. Diventare cittadini del mondo; 6. Telefonata con Marilia del Brasile (giovani in Corea per la pace); 7. Filippine: il sogno di Serafin; 8. Turchia: la Mariapoli incontra il Patriarca Bartolomeo; 9. Nigeria: Mariapoli di Lagos e Abuja; 10. Italia: In famiglia nell’era digitale; 11. Roberto Cipollone – Ciro, artigiano ed artista; 12. Chiara Lubich: Riaccendiamo l’amore; 13. Conclusione. (2366M) Copyright 2017 © CSC Audiovisivi – All rights reserved (altro…)
Set 8, 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
Il laboratorio nazionale di economia, cultura, comunicazione, formazione e innovazione, è promosso annualmente da Città Nuova, il Polo Lionello Bonfanti, l’Istituto Universitario Sophia e dalla cittadella di Loppiano, che ospita l’evento. Raccogliendo l’invito di Papa Francesco, la convention si propone come occasione di confronto e proposta intorno ai temi in primo piano nel nostro Paese: dall’immigrazione al lavoro, dalla povertà all’inclusione sociale, dalla lotta alla corruzione all’impegno per il bene comune, e poi famiglia, giovani, educazione e molto altro. Contro ogni forma di esclusione e per l’accoglienza, contro la ricerca dell’interesse privato e per la promozione di nuove virtù civili, lavorando per trovare vie d’uscita alle contraddizioni dei nostri tempi e per agire sulle strutture inique che producono – appunto – “le vittime e i briganti”. LoppianoLab è dunque un laboratorio culturale dove gettare i semi di un nuovo pensiero e di un agire conseguente, nella convinzione che la ricerca del profitto non può fare da bussola ad ogni attività umana. L’evento è aperto a tutti coloro che si interrogano su questi temi e intendono farsi “artigiani del cambiamento”. Per informazioni tel. 055 9051102, email: loppianolab.accoglienza@loppiano.it Programma di LoppianoLab (altro…)
Set 6, 2017 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Una summer school nelle Valli di Primiero non è una novità. Già negli anni scorsi se ne sono svolte alcune grazie all’impegno e all’iniziativa dell’Istituto Universitario Sophia. Gli ambiti di interesse e di approfondimento erano stati quelli della politica e, già in occasione di quella del 2015, si era avuta una presenza musulmana, sia fra i docenti che fra gli studenti. La Summer school di quest’anno ha, invece, avuto un chiaro taglio interreligioso con la presenza di studenti sciiti e cristiani. Non si tratta di un evento occasionale, ma di un cammino ormai ventennale di amicizia fra musulmani sciiti e cattolici nel contesto della spiritualità di comunione del Movimento dei Focolari. Nella seconda metà degli anni Novanta il Professor Mohammad Shomali con la moglie Mahnaz, anche lei accademica, oltre che madre di tre figli, originari di Qom, città santa dell’Islam sciita in Iran, si trovavano in Inghilterra per conseguire, rispettivamente il dottorato di ricerca ed il master. Accanto agli studi, era loro desiderio trovare vie per instaurare un rapporto con realtà vive di cristianesimo. Già da allora, infatti, in entrambi cresceva la chiamata ad un impegno interreligioso. In questo contesto i due giovani accademici sciiti hanno incontrato il Movimento dei Focolari. Con alcuni membri del movimento è nata e si è sviluppata un’amicizia spirituale profonda, soprattutto sulla centralità dell’amore come via per arrivare a Dio e ai fratelli e sorelle che ci sono accanto. Insieme ad una altrettanto profonda esperienza con la realtà benedettina del monastero di Ampleforth, gli Shomali hanno approfondito la spiritualità di comunione incontrando anche altri cristiani e musulmani, soprattutto sunniti, in occasione di convegni internazionali tenutisi a Roma e nella cittadella di Loppiano. Dopo il loro ritorno a Qom i rapporti con i Focolari di Londra e del Centro del Dialogo interreligioso a Roma si sono mantenuti per arricchirsi a partire dal 2010 di una importante valenza accademica. Il Prof. Shomali, infatti, per favorire un vero rapporto fra i suoi studenti sciiti di Qum e la Chiesa cattolica ha organizzato diversi viaggi di gruppi in Italia dove si sono realizzati incontri con il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, l’Università di Sant’Anselmo ed il Pisai (Pontificio Istituto per gli Studi Arabi ed islamistici) ed il Movimento dei Focolari. Nel 2014 una delegazione del Centro del Dialogo Interreligioso del Movimento ha trascorso una settimana a Qom per incontrare varie realtà accademiche e religiose e stabilire rapporti di fiducia e comunione. L’anno successivo, un gruppo di studentesse iraniane ha vissuto per un mese nella cittadella di Loppiano, immergendosi nella spiritualità di comunione, sia a livello vitale che intellettuale, approfondendo il patrimonio religioso cristiano e cogliendo comunanze e possibilità di vie di dialogo. È in questo contesto che è nato un rapporto profondo con l’Istituto Universitario Sophia, in particolare fra il Rettore, Mons. Piero Coda e il Professor Shomali. Da successivi incontri, lezioni offerte dal professore agli studenti dell’Istituto e agli abitanti della cittadella di Loppiano, e in collaborazione con Rita Moussalem e Roberto Catalano, co-direttori del Centro del Dialogo Interreligioso del Movimento dei Focolari, Coda e Shomali hanno maturato l’idea di dar vita ad un progetto comune di ricerca accademica e di realizzazioni concrete al quale si è dato il nome di Wings of Unity. Il cuore dell’iniziativa si concentra sulla ricerca dell’unità di Dio e dell’unità in Dio e vuole mettere a fuoco la percezione di Dio nelle due tradizioni e, alla luce di queste, la possibilità di costruire un vero spirito di fratellanza universale. La finalità è quella di creare spazi di riflessione in comunione fra musulmani sciiti e cristiani e, allo stesso tempo, favorire la formazione di giovani generazioni al dialogo interreligioso. Come ha sintetizzato in modo magistrale lo stesso Prof. Shomali, in questi anni, si è superato il dialogo. Si è arrivati a pensare insieme. (altro…)
Set 1, 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria, Sociale
Dal Centro e Sud America all’Europa, dall’Africa al Medio Oriente: 50 cantieri per costruire “con la testa, le mani e il cuore” uomini aperti, inclusivi, uomini-mondo desiderosi di fare dono agli altri delle proprie ricchezze aprendosi al contempo a quelle degli altri. Ogni tre anni, i Ragazzi per l’Unità del Movimento dei Focolari promuovono una serie di workshop internazionali per formarsi alla cultura della fraternità in una dimensione mondiale, come antidoto alla divisione, all’intolleranza, alla deriva della divisione e dell’odio. Due le fasi di ogni cantiere: la prima per imparare a conoscere e rispettare la patria altrui come la propria. La seconda per realizzare concrete azioni solidali, specialmente nelle periferie più disagiate e con le persone più “scartate”: immigrati, senza tetto, orfani, ammalati, dei Rom. In Lituania i ragazzi del cantiere, di cui fa parte anche un gruppo proveniente dalla Svizzera, si recano in un ospedale per disabili e malati psichici, riuscendo a coinvolgere anche un giovane solitamente restio a ogni stimolo. A Škofia Loka, in Slovenia (piccolo Stato nel cuore dell’Europa), l’obiettivo è quello di coinvolgere i senza tetto. A Bratislava, ragazzi tedeschi e slovacchi si dedicano alla pulizia delle rive del Danubio, raccogliendo sei quintali di spazzatura. Ma ci sono anche concerti, “flash mob”, “Fiere dei popoli” in varie piazze dell’Est Europa, che suscitano l’interesse e la curiosità dei media. A Faro, alcuni ragazzi vengono intervistati dalla televisione nazionale. Nella cittadella croata il cantiere è un microcosmo internazionale: 280 ragazzi di 22 nazioni (con 12 traduzioni), tra cui Palestina, Israele, Libano, Giordania, Siria e Venezuela. «Quando ho parlato con i ragazzi del Venezuela – dice una ragazza della Terra Santa – ho capito che in tutti i Paesi ci sono problemi. Noi siamo in guerra, ma almeno abbiamo da mangiare. In Venezuela neppure quello. Così ho portato un cesto proponendo di mettere in comune quello che avevamo». Un’altra: «D’ora in poi, quando mi chiederanno quanti fratelli ho, dirò 280!». Un gruppo di ragazze, arrivando in volo dagli USA, aveva perso le valige, ritrovate dopo qualche giorno. Nel frattempo, abituate ad avere tutto, sperimentano cosa significhi dipendere dall’amore (e dai vestiti) degli altri. Anche questo è un dono. In Serbia, il cantiere apre a Cardak, un’ora di macchina da Belgrado. I ragazzi sono ospiti di una struttura statale in una zona boschiva, dove in precedenza erano passati centinaia di profughi sfollati dai Balcani: un simbolo di bellezza e dolore nel tormentato percorso di unità tra popoli, chiese, religioni. Anche loro sperimentano la diversità di religione (sono cristiani e musulmani) e di confessione (tra loro cattolici, ortodossi, luterani, riformati, anglicani), e alcuni non si riconoscono in nessun credo, ma tutti si sentono profondamente integrati. A Paztún, nella zona Maya Kaqchikel, in Guatemala, il cantiere del Centro America coinvolge 160 ragazzi di Panamá, Costa Rica, Honduras, El Salvador e Guatemala e un gruppo dell’etnia Quiché di santa Lucia Utatlán. Il taglio indiscriminato dei boschi, vera piaga del Paese, li spinge a piantare mille abeti (donati dal Comune) in un ettaro di territorio pubblico. Nel Cono Sud, Hombre Mundo assume i colori dell’interscambio solidale, con azioni che favoriscono la conoscenza reciproca e valorizzano la ricchezza del popolo sudamericano. Nel cantiere di Cunaco, in Cile, laboratori didattici e ricreativi e azioni di solidarietà. In Paraguay seminari, visite alla comunità guaraní di Ita e una giornata insieme ai ragazzi del Barrio San Miguel per realizzare murales e laboratori d’arte. In Uruguay i ragazzi si ritrovano a Nuova Vida, il centro sociale animato dai Focolari in una zona periferica di Montevideo, con attività per bambini, laboratori, tornei di sport e giochi. In Argentina condividono la vita dei loro coetanei dell’isola Margherita, nei pressi del Tigre, località a nord di Buenos Aires, sul delta del Rio de la Plata. In Italia, il caldo e l’afa non smorzano l’entusiasmo in molte città. Nella capitale il cantiere si svolge a Corviale, immenso quartiere dormitorio dove il degrado e la fatiscenza sono lo sfondo di storie di violenza e disagio. Qui si dedicano alla pulizia di un’area verde adibita a discarica, da far rinascere come area giochi per bambini. Sono solo alcuni esempi dei 50 cantieri che hanno coinvolto in diversi Paesi migliaia di ragazzi, tutti ingegneri e operai specializzati nella progettazione e costruzione più importante: quella di un mondo unito. (altro…)
Ago 30, 2017 | Centro internazionale, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
Abitare un luogo in due sole settimane. Un luogo per di più lontanissimo – geograficamente e culturalmente – dal proprio paese di origine. È la sfida di Habitandando: costruire ponti inediti tra Italia e Colombia. Da una parte un Paese celebrato per arte, storia e cultura, dall’altra un popolo giovane e contrastato, in cui ricchezze e disuguaglianze si riflettono anche sul territorio, fatto di megalopoli e immense regioni ancora vergini. Come si costruisce, in soli quindici giorni, un ponte tra Italia e Colombia? Come arrivare ad abitare un luogo, e a conoscerlo come se fosse la propria casa? “Il viaggio come metodo, il territorio come aula” è il segreto, la cornice che accompagna ogni workshop, anche se di anno in anno cambiano i luoghi visitati in Italia e il filo conduttore. Il viaggio come metodo, dunque. Conoscere un luogo facendone esperienza diretta, usandolo come banco di prova per generare e testare nuove idee. E le esperienze, anche quest’anno, sono state diverse: attraversare più volte in auto l’Italia centrale, attenti a come cambiano i paesaggi nel passaggio dal mare alla montagna; vivere Piazza del Campo a Siena per osservare come funzioni da secoli un perfetto luogo di sosta; macinare chilometri a piedi nel centro di Roma, notando come un’epoca storica si affianchi alle altre nei mille strati che compongono la città; esplorare Tor Bella Monaca, quartiere nella periferia romana dove progetti fallimentari di architettura si aggiungono alla fragilità del tessuto sociale. Ogni tappa del viaggio è dedicata ad uno specifico tema: ad esempio, le campagne della Toscana spiegano territorio e paesaggio, la Costiera Amalfitana racconta moderno e antico, i paesi colpiti da terremoti nell’Italia centrale mostrano il rapporto tra memoria e catastrofe. La scelta del territorio come aula permette di osservare ciascun tema in prima persona. Non solo un espediente per andare oltre le semplici spiegazioni di guide turistiche e manuali scolastici, ma piuttosto un’occasione per costruire da sé, in modo incrementale, il sapere su un dato luogo. Ai ragazzi in viaggio viene chiesto di esercitare, in modi diversi, il proprio sguardo sui luoghi visitati: scrivendo testi che abbiano in mente destinatari differenti, facendo fotografie che rispondano a diversi registri comunicativi, sviluppando proprie spiegazioni su specifici contesti e fenomeni. Con il passare dei giorni, alle prime reazioni si sostituiscono ragionamenti più profondi. L’esempio più interessante è forse dato da Tor Bella Monaca, la periferia romana dove lo scetticismo iniziale («Questo sarebbe un quartiere povero e degradato? Avercene di posti poveri così, in Colombia!») lascia spazio al dubbio e a nuove riflessioni («Forse la realtà è più complicata di quanto sembri, se i bambini di un centro estivo ci hanno appena detto “Noi sembriamo carini, ma in realtà facciamo schifo”»). Nei ragazzi, gli sguardi disorientati dei primi giorni svaniscono per fare strada ad un’attitudine differente, che entra in relazione con i contesti visitati e in qualche modo li sfida. La tensione tra memoria e innovazione, filo conduttore delle due settimane, emerge anche nei commenti che accompagnano la conclusione del viaggio. Agli occhi di un ragazzo colombiano, l’Italia porta con sé tracce di secoli di storia, ma forse non sa come gestire tanto patrimonio e come questo possa parlare in modo nuovo alle esigenze dell’habitat di oggi. Queste riflessioni nascono negli ultimi giorni, trascorsi a Montefalcone Appennino. Un primo germoglio di pensiero, spunti di un dialogo che potrebbero avere esiti diversi, ma già mostrano quel che può generare la semplice scelta di studiare l’habitat uscendo dalle aule, andando nel territorio, abitandolo in movimento: abitare un luogo non è soltanto conoscerlo, ma anche iniziare a immaginarlo in modo diverso da ciò che è. A cura di Dialoghi in Architettura (altro…)
Ago 21, 2017 | Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Eugene è un ingegnere, Ann un tecnico informatico. «Ma – precisa lei – dopo 10 anni di brillante carriera ho deciso di dedicarmi completamente al nostro progetto di famiglia. Subito dopo questa decisione, l’attesa di un bambino ci ha riempito di gioia». A novembre 2009 la felicità per la nascita di Erin dura poco. Dopo due settimane, il 6 dicembre, notando una certa difficoltà a nutrirla, decidono di portare la piccola in ospedale. Dopo alcuni accertamenti, la diagnosi parla di sepsi neonatale e meningite, potenzialmente letale. Eugene e Ann rivivono quei momenti con commozione. «Era il 7 dicembre – ricorda Eugene – il mattino presto abbiamo rinnovato il nostro “sì” alla volontà di Dio. Subito dopo il medico ci informa che l’infezione era in uno stadio avanzato e la bambina in condizioni critiche. Il pomeriggio, Erin ha ricevuto il battesimo». Il giorno dopo, il battito è debole, gli occhi insensibili alla luce. I medici consigliano di trasferirla in un ospedale più attrezzato, e più costoso. Sempre Eugene: «Ann mi ha aiutato a compiere un atto di fede, accettando di fare tutto e di preoccuparci delle spese in seguito. Ho chiesto a Dio: “Perché?”. In ambulanza cercavo di stimolarla, accarezzandola e cantandole la ninna nanna. Il battito stava cessando. Ma in fondo continuavamo a credere che ci fosse una ragione, anche se incomprensibile. Ancora una volta pronunciamo il nostro “sì”. Al pronto soccorso, vedendo il suo corpicino pieno di aghi e tubicini, non potevamo non piangere, rendendoci conto della gravità della situazione. Era l’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione di Maria. Nella cappella dell’ospedale Le affidiamo la nostra piccola». Ann: «La situazione era critica, l’infezione sembrava aver raggiunto il cervello. In passato, ci dicono i medici, altri pazienti in analoghe condizioni non erano sopravvissuti o erano rimasti handicappati. Ci restava solo da sperare e pregare. Ancora prove, trasfusioni, ulteriori esami. Erin sembrava un piccolo Gesù crocifisso, sofferente e impotente. Potevamo solo stare anche noi “ai piedi della croce”, come Maria». Riprende Eugene: «Ci guardavamo, assicurandoci l’un l’altro il nostro amore e il desiderio di restare uniti. Quella notte, ci siamo chiesti se fossimo davvero pronti a qualsiasi cosa. Ann si ricordò di Abramo, pronto a sacrificare il figlio Isacco. E di Giobbe, fedele anche quando aveva perso tutto: “Il Signore dà, il Signore prende”. Erin non era nostra, apparteneva a Dio». Ann si illumina: «Con il passare dei giorni, notavamo però dei miglioramenti. Erin rispondeva bene alle cure. Un esame approfondito rivelò che l’attività cerebrale era normale, nonostante la gravità dell’infezione. Presto i medici e gli infermieri lo definirono un piccolo miracolo. Giorno dopo giorno, diventava sempre più forte, una piccola donna che combatteva coraggiosamente per vivere. Grazie a lei, abbiamo imparato che “essere” è più importante di “avere” o “fare”. Ci stava insegnando la vita». Eugene: « In ospedale abbiamo trascorso il nostro primo Natale in tre. In mezzo a tante incertezze ci siamo ricordati quello che Chiara Lubich aveva detto: “Solo Dio è fonte di gioia e di felicità piena”. Ci sostenevano la presenza di Gesù in mezzo a noi, la comunità dei Focolari, la famiglia e gli amici. Dopo 23 giorni siamo tornati a casa. Erin era guarita del tutto». Conclude Ann: «Come tutti, abbiamo anche noi le nostre preoccupazioni. Ma sappiamo che le nostre figlie appartengono prima di tutto a Dio. Compito di noi genitori è accompagnarli nella scoperta del disegno che Dio ha su di loro». Mentre parlano, Erin, vivacissima, gioca allegra con la sorellina Anica. 7 e 5 anni di gioia e spensieratezza. (altro…)