Movimento dei Focolari

L’interdipendenza in risposta al terrorismo

D.Ma cosa significa in concreto il termine ‘interdipendenza’? R.Ovviamente, va tenuto presente che io vengo da un Paese, gli Stati Uniti, che da 225 anni si basa sulla premessa che indipendenza, giustizia, felicità e sicurezza vadano di pari passo; che se le persone volevano essere giuste, democratiche e sicure, dovevano essere indipendenti. Noi abbiamo una Dichiarazione d’Indipendenza. E tutti gli Stati nazionali – Italia, Francia, Cina – partono dagli stessi presupposti. Oggi questa premessa di indipendenza non è più sufficiente. Interdipendenza significa che noi possiamo creare un mondo che sia sicuro per tutti, oppure un mondo che non è sicuro per nessuno. D.Lei nutre speranze positive, nonostante gli eventi recenti di violenze e di terrorismo crescente? R.Il terrorismo è sintomo di una malattia nascosta, ma la buona notizia è che qui in Europa, dove per 300 anni le singole Nazioni si sono fatte la guerra e hanno compiuto genocidi una nei riguardi dell’altra, oggi vivono una condizione di interdipendenza civile ed economica. Ecco che l’Europa dimostra come l’interdipendenza sia un principio politico fattibile e realistico, sempre che i singoli individui abbiano la volontà di realizzarla. Quello che manca oggi, in alcuni Paesi come gli Stati Uniti, è proprio questa volontà. Noi stiamo cercando di costruire proprio questa volontà politica per attuare una sempre maggiore interdipendenza. (Radio Vaticana, 13.09.2004)

(altro…)

Messaggio del Segretario generale dell’ONU, Kofi Annan

Porgo i miei più cari saluti a tutti coloro che si sono riuniti qui a Roma per celebrare la Seconda Giornata dell’Interdipendenza. Tutto intorno a voi, in questa “città eterna”, vi ricorda che questo era un tempo il centro di un impero in cui tutte le strade portavano a Roma, tutti gli abitanti vivevano nella Pax Romana e l’Esercito sorvegliava le frontiere e teneva a bada le possibili minacce.

Oggi, nessuna nazione, o gruppo di nazioni, neppure la più potente, è più in grado di proteggere se stessa dai pericoli che la minacciano dall’esterno, trasformandosi in un’inespugnabile fortezza militare. Nessun esercito può impedire che avvengano movimenti di capitale, fermare la diffusione dell’AIDS, ridurre gli effetti del riscaldamento del pianeta, fermare il flusso di informazioni, o invertire il processo di diffusione di quelle ideologie radicali e violente che rappresentano una minaccia per tutti noi. E nessuna società può nascondersi dietro il velo dell’ignoranza o la paura di ciò che è sconosciuto, e dimenticare così la lotta per la sopravvivenza che viene combattuta ogni giorno in molti altri Paesi. Nel bene e nel male, viviamo nell’era dell’interdipendenza, e dobbiamo riuscire a farlo tutti insieme. Rispetto ai risultati raggiunti da qualunque altro gruppo di nazioni nel corso della storia, i popoli europei sono già molto avanti nel loro cammino verso l’integrazione. A livello globale, il principale strumento che gli Stati hanno a loro disposizione per riuscire a gestire l’interdipendenza è rappresentato dalle Nazioni Unite. Non si tratta certamente di un’Organizzazione perfetta. Ma è sede della legittimità internazionale e deve, pertanto, rappresentare il centro vitale delle azioni multilaterali. E perché possa operare meglio, ho chiesto ad un gruppo di persone eminenti di aiutarci a preparare sia un’analisi condivisa delle minacce che ci troviamo a dover combattere – tra cui quella del terrorismo globale – sia una serie di raccomandazioni relative al modo in cui affrontarle. Chiederò a tutte le nazioni del mondo di rispondere a queste raccomandazioni con coscienza e senso di responsabilità e solidarietà. Lo stesso senso di responsabilità e solidarietà deve essere utilizzato per continuare ad affrontare i vecchi mali che, ahimè, ancora ci affliggono – gli orrori del genocidio e delle numerose violazioni dei diritti dell’uomo, la miseria causata dalla povertà, dalle malattie e dalla fame, la tragedia dell’ignoranza e della discriminazione. Si tratta di mali tutti collegati tra loro e sia i principi morali che la sicurezza della comunità intera saranno determinati, in gran parte, proprio dai risultati positivi raggiunti nell’eliminarli, e dalla speranza che si riuscirà a portare ai milioni di persone che nel mondo lottano ancora per la vita e la giustizia. Non basta semplicemente la cooperazione di governi lungimiranti nell’affrontare tali sfide. È necessario che gli uomini e le donne di ogni Paese sviluppino la propria percezione di essere cittadini del mondo e si impegnino anch’essi in queste battaglie. Questo è il motivo per cui le Nazioni Unite fanno appello alle organizzazioni civili e gli sforzi compiuti da persone come voi acquistano un significato così importante. All’inizio, ho affermato che la struttura dell’Impero Romano non potrebbe mai funzionare al giorno d’oggi. Ma gli ideali di res publica, cui gli antichi romani erano così legati, possono ancora continuare ad ispirarci nella ricerca di modi in cui accrescere il nostro senso di cittadinanza a livello globale. Con questo spirito, porgo a tutti voi i migliori auguri per una Seconda Giornata dell’Interdipendenza piena di successi. (altro…)

L’interdipendenza vivificata dalla fraternità, motore di processi positivi

I mille volti dell’interdipendenza Mi sento particolarmente a mio agio, oggi, a considerare, assieme a voi, da tante diverse prospettive, i mille volti dell’interdipendenza, che abbiamo inteso affrontare insieme, per comprendere meglio come poterla orientare al bene della famiglia umana. Per quanto mi riguarda, vorrei evidenziare un particolare dell’interdipendenza già accennato nel mio messaggio di adesione alla prima Giornata, lo scorso 12 settembre 2003 a Filadelfia. Si tratta di questo: la realtà dell’interdipendenza richiama nell’animo di molti l’urgenza e la necessità di quell’ideale, per il quale persone di buona volontà, sparse in tutto il mondo, hanno deciso di spendere la loro vita: concorrere a realizzare la fraternità universale, per la quale si attua l’unità della famiglia umana. Sì, perché interdipendenza significa rapporto di connessione reciproca tra due realtà che si condizionano a vicenda. Rapporto che non si potrà attuare alla perfezione, fra i singoli e fra gli Stati, se non sarà caratterizzato dal rispetto reciproco, dalla comprensione vicendevole, dal saper far posto gli uni e gli altri alle difficoltà, ai problemi e alle realtà altrui, all’accoglienza dei rispettivi doni. In pratica dal mutuo amore così come si vive tra fratelli. L’interdipendenza fraterna comporta, infatti, la scelta del dialogo rispetto a quella dell’egemonia, la via della condivisione rispetto a quella della concentrazione di risorse e dei saperi in una sola area del mondo. L’interdipendenza fraterna è davvero “mutua dipendenza”, perché implica che l’affermazione della mia identità non può avvenire né per difesa, né per opposizione, ma si raggiunge attraverso la comunione: delle risorse, delle virtù civiche, delle caratteristiche culturali, delle esperienze politico-istituzionali. Non sono solo parole queste mie; sono frutto dell’esperienza del Movimento dei Focolari cui appartengo, effetto d’un carisma dello Spirito Santo: Movimento multiculturale, multietnico, multireligioso, diffuso ormai in 182 Paesi, con milioni di aderenti, il cui scopo è la fraternità, anzi la fraternità universale. 11 settembre: paradossalmente la possibilità di un passo avanti verso la fraternità universale E’ quell’esperienza stessa che ha suscitato in me una certezza ed una convinzione nuova nel valutare, ad esempio, quanto era successo dopo il crollo delle Torri Gemelle: quel tragico evento, momento di massima disgregazione delle relazioni tra gli uomini e tra i popoli, mi appariva paradossalmente come un momento in cui il mondo poteva fare un passo avanti verso la fraternità universale. Ne avevo avuto conferma le ore immediatamente successive a quel terribile fatto, dalle reazioni e dalle testimonianze di tanti membri dei Focolari sparsi nel mondo. Dagli Stati Uniti mi informavano che, pur nel dramma che aveva scosso tutto il Paese, la società americana sperimentava una solidarietà ed una disponibilità alla condivisione in una dimensione forse inedita. I cristiani e i fratelli musulmani neri del nostro Movimento, reagivano insieme all’odio, mostrando la loro profonda sperimentata fraternità. Reazioni analoghe mi giungevano, come dall’Algeria, dai territori palestinesi, da Gerusalemme, così dal Sud-Africa e da tutte le nazioni dell’Europa. Giovani e adulti, membri di religioni diverse, si assumevano una responsabilità ancor più forte e consapevole, ed il nostro impegno per l’unità fra tutti gli uomini si è fatto, da quel giorno, più convinto e deciso. E’ stato anche per questo che la nostra adesione alle ragioni e ai contenuti delle Giornate dell’interdipendenza, è stata piena. Non possiamo, infatti, non vedere che interdipendenza e fraternità sono due fasi del cammino dell’umanità verso la sua completa riconciliazione. Come scrisse Giovanni Paolo II in occasione della Giornata mondiale della pace del 2001, proprio “la presente situazione di interdipendenza planetaria aiuta a meglio percepire la comunanza di destino dell’intera famiglia umana”. Abbiamo scelto la forma più alta di interdipendenza: l’unità Su questi presupposti, in accordo col dott. Barber, con cui subito l’intesa è stata profonda, vorrei ora offrire loro qualche idea sulle ragioni, umane e soprannaturali, che sostengono la nostra esperienza. 60 anni fa, eravamo poche ragazze, ma è ancora chiarissima dentro di me una delle prime intuizioni: in piena seconda guerra mondiale, sotto un furioso bombardamento, in una cantina, alla luce fioca di una candela, abbiamo trovato nel Vangelo, unico riferimento delle nostre vite, il Testamento di Gesù che proponeva l’unità universale: “Che tutti siano uno” (cf Gv 17,21). Capimmo che per quella pagina era sorto il Movimento. Quel “tutti” sarebbe stato il nostro orizzonte: l’unità, la ragione della nostra vita. Far nostro quel sogno di Dio ci legò al Cielo e nello stesso tempo ci immerse fortemente dentro la storia dell’umanità, per farne emergere il cammino verso la fraternità universale. Nei giorni della guerra, la più lacerante delle divisioni, abbiamo scelto paradossalmente la forma più alta di interdipendenza: l’unità. La possibilità di realizzare questo ideale affondava le sue ragioni in quella che ci apparve come un’autentica scoperta: Dio è Amore! Un Amore che abbraccia tutte le epoche e rende fratelli tutti gli uomini e che si è tradotto subito per noi in amore reciproco, generando un’esperienza comunitaria profonda. Quello stesso Amore ci spinse a cercare anzitutto i più poveri, per risolvere – come allora dicevamo – il problema sociale della nostra piccola città, Trento. Questo nuovo sguardo inclusivo sulla città si rivelò subito contagioso. Dopo pochi mesi eravamo, infatti, 500 persone, di ogni età, categoria professionale e condizione sociale. L’unità è dunque il “segno” specifico della fisionomia del Movimento dei Focolari al suo interno, ma è anche una “vocazione”, una chiamata per tutti gli uomini di buona volontà. Negli anni, sono venuti in luce alcuni ambiti specifici di dialogo e di condivisione. Ci siamo trovati a costruire luoghi ed occasioni di incontro all’interno delle Chiese a cui apparteniamo, perché ci sia sempre di più “comunione”; e poi, un’esperienza di popolo unito tra i cristiani di diverse denominazioni, che anticipa, nella condivisione dei doni specifici di ciascuna Chiesa, l’unità dottrinale. Ma in particolare c’è una frontiera in cui ci sentiamo chiamati ad operare ancor più, dopo l’11 settembre, sfida che peraltro abbiamo iniziato ad affrontare da più di 20 anni: è il dialogo con i fedeli delle grandi religioni. Puntiamo a vivere anzitutto, dall’una e dall’altra parte, in un dialogo della vita, rispettoso e fecondo, premessa alla pace, la cosiddetta “regola d’oro”: “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”, che significa: ama gli altri. Norma presente, con diverse sfumature, in tutte le grandi tradizioni religiose. Infine, da sempre, ci siamo ritrovati insieme, in una fattiva collaborazione, con quanti non hanno un preciso riferimento religioso; ci unisce l’amore all’uomo ed ai suoi valori. La fraternità applicata a economia e politica in risposta alle grandi domande dell’oggi Questa costante ricerca di ciò che unisce, questa convinzione che l’unione è possibile, ha fatto maturare nel tempo piccole e grandi realizzazioni; ne cito due, ad espressione della sorprendente capacità che la fraternità dimostra se applicata dentro le grandi domande dell’oggi. Nel 1991 nasce il progetto per un‘Economia di Comunione, che raccoglie oggi 797 aziende, in tutto il mondo. Esse operano nel mercato e suddividono gli utili in tre parti: per aiutare i poveri, onde dar loro da vivere finché abbiano trovato un posto di lavoro; per sviluppare strutture di formazione alla “cultura del dare”; per incrementare le aziende stesse. Nell’idea e nell’esperienza che stanno alla base dell’Economia di Comunione, alcuni economisti intravedono una nuova chiave di lettura che potrebbe contribuire a superare l’impostazione individualistica, oggi prevalente. Nel ’96 si consolida nel “Movimento politico per l’unità” (diramazione del Movimento dei Focolari) un interesse per la politica, intesa fin dagli inizi come vocazione essenziale per la realizzazione della famiglia umana. Oggi è un laboratorio internazionale di lavoro politico comune, tra cittadini, funzionari, politici impegnati a vari livelli, di ispirazioni e partiti diversi, studiosi, che hanno messo al centro del loro agire i valori fondamentali presenti nelle culture politiche; ed è loro impegno, fra il resto, far in modo che la fraternità sia considerata categoria politica. L’interdipendenza vivificata dalla fraternità diventa motore di processi positivi Nella mia vita ho potuto conoscere innumerevoli persone, gruppi, popoli: sempre ho sperimentato che la tensione all’unità è un’aspirazione insopprimibile che pulsa nel cuore di ogni uomo, di ogni gruppo sociale, di ogni popolo. Ho imparato a scorgere i passi in avanti che segnano il progredire dell’umanità, fino a poter affermare che la sua storia altro non è che un lento, ma inarrestabile cammino verso la fraternità universale. Ma l’unità è un cammino che va accompagnato e sostenuto. Se c’è un dono specifico che possiamo portare a questa II? Giornata, esso è costituito proprio dalla fraternità, non solo nei frutti concreti che ne sono venuti dalla sua coniugazione nella vita, ma anche nel suo significato di paradigma culturale. Vivificata dalla fraternità, l’interdipendenza, da semplice “fatto” o “strumento”, potrà diventare motore di processi positivi. La fraternità potrà diventare dono per tutti e prospettiva strategica per il bene non di un solo popolo, ma di tutta l’umanità. Dopo millenni di storia in cui si sono sperimentati i frutti della violenza e dell’odio, abbiamo tutto il diritto oggi di chiedere che l’umanità cominci a sperimentare quali potranno essere i frutti dell’amore. E non solo dell’amore fra i singoli, ma anche fra i popoli. Chiedo a Dio che ci guidi e ci sostenga.

(altro…)

Giornata dell’Interdipendenza 2004

Giornata dell’Interdipendenza 2004

Un’utopia realizzata? “L’avveniristico Auditorium-Parco della Musica ha una nota di utopia realizzata. L’interdipendenza dei popoli, resa assolutamente urgente dalla globalizzazione dei mercati e del… terrorismo è stata cantata e suonata in moltissime variazioni nella Sala Sinopoli dell’Auditorium, in un dialogo a più voci e a più fedi ed opzioni politiche ma all’unisono sulla necessità di un “sistema di interdipendenza virtuosa” cui concorrano tutti: dall’Onu alle religioni”. E’ quanto afferma Orazio Petrosillo su Il Messaggero del 13 settembre. E aggiunge: “Chi è arrivato a Roma per la II Giornata dell’Interdipendenza lo ha fatto perché crede che i popoli, le persone e gli Stati possano davvero essere più uniti”.

 

Benjamin Barber: L’interdipendenza virtuosa in risposta alle attuali sfide globali Il prof. Benjamin Barber, politologo americano, fondatore delle Giornate dell’Interdipendenza, in un’ intervista spiega che “Interdipendenza significa che noi possiamo creare un mondo che sia sicuro per tutti, oppure un mondo che non è sicuro per nessuno”. E, dando il benvenuto ai convenuti, afferma: “Poiché le sfide che ci troviamo ad affrontare oggi sono sfide globali, anche le risposte fornite devono essere tali. Da questo è nata l’esigenza di una Giornata dell’Interdipendenza e di una Dichiarazione dell’Interdipendenza”. “Le nostre risposte devono essere frutto di un sistema di interdipendenza virtuosa, un nuovo sistema transnazionale di diritto internazionale, cooperazione multilaterale e governance sociale globale”.

Un documento per una nuova convivenza mondiale La Carta europea per le politiche dell’Interdipendenza fissa le priorità per una nuova convivenza mondiale. Afferma, prima di tutto, che è indispensabile sradicare il terrorismo e questo lo si può fare attraverso la costruzione di salde reti sociali e linguistiche, così da favorire il dialogo interculturale e religioso; la cooperazione internazionale per abbattere il divario economico tra nord e sud del mondo. Sollecita anche la libera circolazione delle persone, il diritto di voto ai cittadini stranieri, l’accesso all’acqua potabile e il diritto alla salute per tutti. Si chiede che venga rafforzato il diritto di asilo e che si dia il voto agli stranieri. Prodi: superare le divisioni tra i popoli Nel suo messaggio, il presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, afferma che “i tempi ci chiedono di essere lungimiranti, di superare le divisioni che hanno segnato il nostro passato”. “Adesso sappiamo qual è la via da seguire: unità nella diversità, dialogo tra le culture, messa in comune delle risorse”. Kofi Annan: urge una nuova consapevolezza di essere cittadini del mondo Per risolvere le disuguaglianze e gli orrori che affliggono il mondo – scrive il segretario generale dell’ONU, nel messaggio per l’occasione – “occorrono uomini e donne che sviluppino la consapevolezza di essere cittadini del mondo”. “Da sola nessuna nazione è in grado di proteggere se stessa dai pericoli che la minacciano dall’esterno”.  

Veltroni definisce l’ Interdipendenza: alternativa al divario tra nord e sud Il sindaco di Roma, Walter Veltroni, ribadisce che l’interdipendenza è l’alternativa a quella globalizzazione che scava un divario sempre crescente tra nord e sud del mondo: “L’ultimo rapporto sullo sviluppo umano dice che per 26 Paesi, soprattutto Paesi africani, la ricchezza è diminuita invece di crescere”. Serve quindi rafforzare gli organismi – vedi l’ONU – che governano il Pianeta.

Chiara Lubich: Interdipendenza e fraternità per mettere in moto processi positivi Per Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, interdipendenza ha un significato ben preciso: comporta infatti la scelta del dialogo rispetto a quella dell’egemonia, la via della condivisione rispetto a quella della concentrazione di risorse e dei saperi in una sola area del mondo. Vivificata dalla fraternità, l’interdipendenza, da semplice “fatto” o “strumento”, potrà diventare motore di processi positivi… non di un solo popolo, ma di tutta l’umanità. Andrea Riccardi: tutti chiamati a lavorare per la pace “Un piccolo numero di uomini può destabilizzare il mondo con le armi – ha detto Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’ Egidio – e questa è la storia del terrorismo. Ma è anche vero che tutti possono lavorare per la pace”. “C’è bisogno di una nuova cultura, di nuove iniziative”. (altro…)

Messaggio di Romano Prodi, Presidente della Commissione europea

Cari amici, la Giornata dell’Interdipendenza è un’iniziativa lodevole e illuminata che merita di essere celebrata e sostenuta pienamente. E’ per questo che faccio le mie congratulazioni agli organizzatori dell’evento e mando i miei più calorosi saluti a tutti i presenti. Mi dispiace solamente di non poter essere con voi per l’intera giornata, ma sono felice di riuscire a partecipare almeno in parte, più tardi, questa sera. In questo giorno, il nostro primo pensiero deve essere per le vittime dei tragici eventi che hanno sconvolto nei giorni scorsi l’Ossezia del Nord. Questi eventi ci ricordano il drammatico bisogno per le nostre società di tolleranza e pace. Ci ricordano quanto importante sia lavorare per la pace e la fraternità dei popoli. La Giornata dell’Interdipendenza acquista così un doppio significato e una doppia valenza: anzitutto, come giorno della memoria; secondo, perché ci impone di riflettere sul nostro avvenire comune e su come sia fondamentale evitare di cedere alla tentazione dell’odio e della violenza, e insistere piuttosto sulla necessità di rafforzare la cooperazione e la solidarietà. Oggi più che mai, non dobbiamo semplicemente rimanere sulla difensiva, confortati da un’analisi dei fatti errata e superficiale. Dobbiamo ricercare le cause profonde di questi tragici avvenimenti e affrontarli alla radice. Sarebbe un grave errore sottovalutare il possibile effetto di contagio di questa violenza. E proprio mentre dobbiamo rispondere fermamente e vigorosamente alla violenza e al terrorismo, dobbiamo anche trovare risposte di lungo termine. Tutto ciò perché le nostre speranze di mettere fine a tanto oltraggio una volta per tutte riposano nel lungo periodo. I tempi ci chiedono di essere lungimiranti. Ci chiedono di essere capaci di superare le divisioni che hanno segnato il nostro passato, ci richiedono di rispondere al momento storico che viviamo sviluppando un progetto nuovo e maturo per il nostro futuro comune. Abbiamo bisogno di visione e di idee forti. L’interdipendenza è una di queste idee, perché trascende i tecnicismi e solleva questioni che vanno al di là della possibile architettura istituzionale dell’Unione e della maniera in cui essa è governata. L’interdipendenza è di gran lunga più importante e essenziale, perché ha a che fare con i principi e i valori che guidano la nostra azione. Cinquant’anni fa, i Padri Fondatori dell’Europa avviarono un progetto incredibilmente ambizioso e misero in moto quel processo di integrazione europea che ha portato all’Unione europea come la conosciamo oggi. Sapevano che non esisteva alternativa all’integrazione e all’interdipendenza, alla messa in comune delle risorse per il benessere di tutti. Sapevano che la prosperità non dura se lascia che la povertà cresca al suo fianco. L’integrazione europea è cominciata all’indomani di quella che è stata probabilmente la più grande tragedia dell’umanità: la Seconda Guerra Mondiale. Grazie all’intuito e al coraggio dei Padri Fondatori, abbiamo goduto cinquant’anni di pace. L’ultimo allargamento che ha abbracciato l’Europa centrale, orientale e meridionale ha unificato il continente, mettendo fine a decenni di separazione artificiale. E’ la prima volta nella nostra storia che il processo di unificazione continentale si realizza pacificamente, democraticamente e con la partecipazione diretta dei cittadini dell’Unione. E sappiamo bene che non si tratta solo di vuote parole, perché il contributo tangibile e concreto del processo di integrazione europea alla pace è sotto gli occhi di tutti. Tuttavia, ci sono oggi nuove minacce che incombono sull’Europa e sul mondo intero. La situazione che ci troviamo a fronteggiare è drammatica e senza precedenti. E richiede intuito, coraggio, iniziativa, proprio come fu mezzo secolo fa. Sappiamo quale sia la via da seguire: unità nella diversità, dialogo tra le culture, messa in comune delle risorse, azioni congiunte. Dobbiamo promuovere questi valori a livello globale, poiché non esiste alternativa se vogliamo assicurare stabilità, sviluppo e pace. Allo stesso tempo, abbiamo bisogno di pensare assiduamente e in maniera approfondita al tipo di architettura istituzionale e di governance che meglio può servire lo spirito del dialogo e della pace. Abbiamo bisogno di assicurare che l’interdipendenza economica, sociale e politica venga promossa costantemente attraverso un multilateralismo efficace e rafforzato. Abbiamo bisogno di uomini e donne di buona volontà impegnati nel progresso economico e sociale per il bene comune. Abbiamo bisogno di nuove forme di partenariato tra le istituzioni pubbliche e la società civile in grado di portare nuovo entusiasmo e nuova vita al momento della definizione e dell’attuazione delle politiche pubbliche. Abbiamo bisogno di rafforzare il senso civico e la partecipazione per assicurare democrazie forti e sane. La partecipazione assegna ai cittadini un compito nella definizione del loro futuro, a livello nazionale, europeo e internazionale; dà loro il sentimento di appartenenza ad una comunità più ampia, il sentimento di come pace e prosperità siano un obiettivo e una missione comuni. Oggi non dobbiamo solamente pronunciarci in favore di, ma anche lavorare assiduamente per rivitalizzare quell’alleanza politica e sociale che è la base per un’interdipendenza positiva e fruttuosa tra le culture, i popoli e gli Stati. In favore di e per un mondo di pace, più unito e coeso. Vi esprimo i miei più cari auguri per la migliore riuscita di questa Giornata,

(altro…)

Giornata dell’Interdipendenza. "Le persone, i popoli, gli stati per un mondo più unito"

Programma ROMA, 11 SETTEMBRE 2004 PIAZZA DEL CAMPIDOGLIO – ORE 20.30 In memoria dell’11 settembre – Dialogo per la pace

S.E. Card. Paul Poupard, Presidente Pontificio Consiglio per la Cultura Rabbino Riccardo Di Segni, Capo della Comunità ebraica di Roma Shahrzad Hushmand, Teologa islamica iraniana

PAROLE E MUSICA PER LA PACE Pamela Villoresi, Massimo Wertmuller, Miriam Meghnagy, Salaman Masahla, Ivry Gitlis, Faouzi Skali TESTIMONIANZE DI Rabbino Elio Toaff, Cittadino onorario di Roma S.E. Mons. Shlemon Warduni, Vescovo di Baghdad Imam Warith D. Mohammed, Leader “American Muslim Society” (USA) Cristian Carrara, Giovani delle ACLI Abdallah Kabakeby, Giovani Musulmani italiani Gadiel Liscia, Unione Comunità Ebraiche Italiane PROIEZIONE CARTOON POP – PACE OF PEACE realizzato dagli studenti della scuola palestinese di Qalqilia e della scuola israeliana di Raanana ROMA, 12 SETTEMBRE 2004 AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA – SALA SINOPOLI

ORE 9.00 – APERTURA DEI LAVORI Roberto Della Seta, Presidente nazionale Legambiente: “Il ruolo della società civile per la promozione dell’interdipendenza positiva” Ore 9.15 – 11.00 – IL PARADIGMA POLITICO DELL’INTERDIPENDENZA – Benjamin Barber, politologo e fondatore “Interdependence Day”: “Democrazia globale e pace preventiva”Walter Veltroni, Sindaco di Roma “Interdipendenza tra municipalità e cittadinanza globale” Intervengono: Kofi Annan, Segretario Generale ONU (messaggio in video) Pier Ferdinando Casini, Presidente Camera dei deputati Howard Dean, candidato democratico alle primarie USA Chiara Lubich, fondatrice Movimento dei Focolari Romano Prodi, Presidente Commissione Unione Europea Andrea Riccardi, fondatore Comunità di Sant’Egidio Lech Walesa, fondatore “Solidarnosc” Ore 11.00 – 12.30 – L’EUROPA E L’INTERDIPENDENZA Luigi Bobba, Presidente nazionale ACLI: “Presentazione della Carta europea per l’interdipendenza” Punti di vista di: Mustafa Akyol (Turchia) Harry Belafonte (USA) Kim Campbell (USA) Carlo De Benedetti (Italia) Sandro Calvani (Italia) Ruth Dreifuss (Svizzera) Andrei Gratchev (Russia) Milan Kucan (Slovenia) Enrico Letta (Italia) Adam Michnik (Polonia) Jeremy Milgrom Rabbi (Israele) Mbiaoh Francis Nkemabi (Camerun) Bhikhu Parekh (India) Edoardo Patriarca (Italia) Timothy Phillips (USA) Ermete Realacci (Italia) Michel Rocard (Francia) Conduce: Giovanni Floris Ore 13.00 – FIRMA della CARTA EUROPEA per L’INTERDIPENDENZA La partecipazione all’iniziativa, sia l’11 che il 12 settembre, è a ingresso libero

(altro…)