Movimento dei Focolari

La forza della preghiera

Mentre ancora increduli assistevamo, davanti al televisore, al precipitare degli avvenimenti a Baghdad, un fax giunto dalla zona calda confermava i fatti. “Ieri eravamo sbalorditi davanti a quello che stava succedendo! Non sapevamo cosa pensare, cosa dire. Abbiamo aspettato che passasse la notte – si temeva qualche brutta sorpresa –, ma stamattina le notizie sono buone a conferma del fatto accaduto ieri: “La caduta del regime Saddam”. Le reazioni sono contrastanti: gioia, delusione, paure… È certo però che poteva andare molto peggio, con vittime e drammi maggiori. Sono le preghiere del papa e di tanti che con lui hanno pregato, che hanno fatto evitare il peggio, salvare la chiesa, i nostri amici e forse molto di più… Con profonda gratitudine e preghiera intensa rimaniamo in Dio solo, Dio amore, Signore della storia, e continuiamo ad affidare a lui e a Maria la sorte di questo popolo e di tutti i popoli”. Erano i nostri amici di Baghdad che volevano tranquillizzarci dando notizie di sé. Un fax che Chiara Lubich stessa chiedeva di diffondere con un suo breve commento: “Se non si può dire proprio che la guerra è finita, certo che – a quanto sembra – siamo a buon punto. E, come sapete, si fanno strada le più varie spiegazioni di questo fatto. La nostra, certissima, è che qui ha vinto la preghiera del Santo Padre, la nostra elevata da tutto il mondo e quella di quanti compongono il “popolo della pace”. Con la gioia in cuore, chiediamo ancora a Dio che non ci siano strascichi dolorosi”. Crollato il regime, resta ancora da compiere quello che per molti, noi compresi, è il lavoro più difficile. Era prevedibile che una schiacciante superiorità tecnologica e il dominio incontrastato dei cieli portassero ad una rapida conclusione delle battaglie campali. Molto meno facile, come stiamo vedendo, è gestire la fase attuale caratterizzata da attacchi di kamikaze, da faide personali, scontri interetnici, disordini e saccheggi come quelli che subito si sono verificati. Gli strascichi penosi di tutte le guerre, insomma. Si prospetta una difficile pace “da vincere”, la cui fase critica – non c’è da farsi illusioni – durerà assai più della guerra. I grandi dubbi, ma potremmo anche dire le grandi certezze che ci rendevano risoluti oppositori della soluzione di forza adottata, sono ancora intatti davanti a noi: il conflitto non ha fatto che accentuare i problemi sul tappeto, in particolare l’incomprensione tra popoli e culture e il persistere delle ingiustizie economiche planetarie. E siamo più che mai convinti che, se ci sarà il coraggio di riflettere, proprio la coscienza degli errori compiuti sia la miglior ricetta per gestire questa nuova fase. Pesano terribilmente sulla bilancia i morti e i danni che ci sono stati, anche se ora più che recriminare, serve ormai contenere questi danni. Ciò non esime dal giudizio, ma lo accantona per agevolare i soccorsi. Lenire le ferite, quelle dei corpi straziati e quelle degli animi, è il primo imperativo. Certo, è difficile parlare di normalità, anche solo immaginarla, ma si deve lavorare per quella. E la prima condizione è ritrovare la concordia fra chi vuole e può portare aiuto. Per cui è essenziale rientrare quanto prima nell’alveo dell’Onu, avendo deposto ogni pregiudiziale che potrebbe portare impedimento al soccorso. Alle motivazioni che sottolineano la nostra distanza dall’ideologia cui sembra essersi ispirato Bush per giustificare l’intervento armato, dedichiamo un approfondimento nello “speciale” che segue. Come pure all’importanza del dialogo interreligioso, indispensabile per la pacificazione dei cuori. Mentre non cessiamo di testimoniare che la nostra prima certezza, fondamento di questo stesso dialogo, è nell’efficacia della preghiera al Padre comune che, anche sotto le bombe, ha viste affollate per giorni e notti moschee e chiese, senza dimenticare le sinagoghe. Un sentire comune, questo, suffragato da centinaia di lettere con migliaia di firme che continuano ad arrivarci da ogni parte del mondo, a testimoniare una mobilitazione davvero planetaria di intercessione a Dio per la pace. Ad essa ora si aggiunge una preghiera di ringraziamento per la fondata speranza che, cessata la guerra, si possa finalmente avviare la fase della pacificazione e della ricostruzione.

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Fratellanza come categoria politica: una proposta particolarmente significativa sullo sfondo del conflitto in Iraq

Fratellanza come categoria politica: una proposta particolarmente significativa sullo sfondo del conflitto in Iraq

Particolare importanza ha assunto il momento di riflessione politica, svoltosi a Martigny (CH) sabato 22 marzo, sullo sfondo della guerra in Iraq. Lo ha rilevato il sindaco di Mollens, Stéphane Pont, moderatore del Convegno che aveva per titolo: “La sfida per una politica autentica”. Vivo interesse ha suscitato questa iniziativa, promossa da alcuni sindaci, che ha superato le aspettative: vi hanno partecipato oltre 300 politici da tutti i cantoni, impegnati a livello nazionale, cantonale e comunale, alcuni provenienti anche da Francia e Austria, oltre a una delegazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese di Ginevra (CEC). Chiara Lubich, che era stata invitata come oratore principale, nel suo intervento ha proposto di assumere la fraternità come categoria politica, più che mai urgente proprio nell’ attuale drammatico contesto internazionale. “La politica è nella sua essenza amore” – ha detto – e rende necessario sviluppare categorie mentali che tengono conto dell’unità fondamentale tra tutti gli uomini, nel pieno rispetto delle differenze. Ed ha concluso lanciando una sfida alla Svizzera: “essendo un piccolo Paese, può diventare per l’Europa un modello di unità nella diversità delle culture e lingue”. “Oggigiorno la politica è spesso estremamente dura. Oggi ci è stata presentata una visione della politica forse un po’ idealistica – ha commentato alla Kipa Christophe Darbellay, membro della direzione dell’Ufficio federale dell’Agricoltura – ma io credo che sia importante avere anche nella vita politica mete e prospettive ideali. L’impulso migliore per un agire politico è un rapporto solido con gli altri e con Dio. Questo ci è stato mostrato oggi”. Lucia Fronza Crepaz, già deputato italiano, ha presentato gli sviluppi del Movimento politico dell’unità nato nel 1996 con lo scopo di incoraggiare l’impegno politico e il dibattito democratico inteso come servizio verso tutta la società e di valorizzare quegli aspetti che contribuiscono alla realizzazione del bene comune, alla fraternità universale”.

Numerose le testimonianze di politici che hanno mostrato con i fatti questa nuova cultura politica. Particolarmente significativa la relazione di Marco Fatuzzo, già sindaco di Siracusa (Sicilia), per l’opera costruttiva che è riuscito ad attuare in collaborazione con le forze di maggioranza ed opposizione a favore dei cittadini in una situazione difficile, complicata a volte da condizionamenti mafiosi.

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Il Movimento Politico per l’unità

A me è chiesto di descrivere sinteticamente la fisionomia del Movimento politico per l’unità oggi, a sette anni dalla sua costituzione. Gli inizi – La data di nascita è per noi il 2 maggio ’96, allorché un gruppetto di politici, di diversi livelli di responsabilità, di partiti diversi, in occasione di un viaggio a Napoli di Chiara Lubich, le chiese se fosse possibile lavorare insieme per i valori pur militando in partiti diversi; se fosse possibile agire in politica secondo la fraternità. Ero tra quei politici e per questo vorrei iniziare testimoniando prima di tutto quale significato e quale novità sia stato per noi. La proposta fu molto forte: metterci in gioco in prima persona per porre i valori eterni dell’uomo e il bene comune, fine vero della politica, prima del nostro essere politici, per attuare la fraternità prima di tutto l’uno verso l’altro, e, alla luce di questo rapporto, agire in politica. Al termine siglammo, tutti insieme, con le nostre firme quell’evento che avrebbe avuto un seguito davvero inatteso. Già in quel primo incontro venne in luce una particolarità che avrebbe caratterizzato il Movimento politico per l’unità: nella sua sfida sono coinvolti tutti i soggetti della politica. Ci sono:

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Fratellanza come categoria politica: una proposta particolarmente significativa sullo sfondo del conflitto in Iraq

L’offensiva della pace in atto

Già dall’ottobre scorso, da quando il Papa aveva rilanciato il rosario per la pace e la famiglia, e aveva dato una particolare consegna al Movimento, si era riscoperta e diffusa tra le famiglie, i giovani, i ragazzi la preghiera del rosario. Da quando è scoppiata la guerra, si stanno moltiplicando le iniziative, come raccontano i fax che arrivano da tutto il mondo. Ne riportiamo alcune.

Iniziative ecumeniche e interreligiose NORVEGIA – 23 marzo – Veglia di riflessione sulla pace nella Moschea di Oslo. 600 presenti: adulti e bambini, cattolici, luterani e musulmani. Iniziativa che ha avuto risalto sui media. Vari giornali titolavano: “Nessuna religione sprona all’aggressione. Questa guerra non c’entra con la religione”. Nascerà ora un comitato cristiano-musulmano per dare seguito a questa iniziativa. Diramato via e-mail un messaggio dal titolo “Effetto palla di neve”: “Invece di fare la guerra, vogliamo costruire la pace e la riconciliazione attorno a noi nel quotidiano. Ci impegniamo con atti concreti. Ad esempio: accogliere chi è discriminato; perdonare; non coricarsi prima di essere riconciliati tra marito e moglie; chiedere scusa; evitare di parlare male del prossimo, ma mettere in luce il positivo; collaborare con i colleghi o i capi, invece di mettere i bastoni tra le ruote; sensibilizzare tutti al fatto che l’amore è più potente delle bombe. Ci stai anche tu? ”. FILIPPINE – MANILA, 26 marzo – Serata ecumenica di preghiera con pastori e laici di altre Chiese, in una chiesa metodista. 27 marzo – Serata interreligiosa per la pace con amici di altre religioni: ebrei, musulmani, buddisti. Iniziativa accolta con gratitudine specie dagli amici musulmani. STATI UNITI – CHICAGO – Cena di beneficenza presenti anche amici musulmani, conclusa con un momento di silenzio e con la lettura della preghiera di San Francesco. Scrivono: “Anche se la propaganda televisiva continua ad affermare che tanti sono per la guerra, assicuriamo che tantissimi non condividono queste decisioni politiche e militari e sono innumerevoli le dimostrazioni e le veglie di preghiera per la pace”. TEXAS – Si stanno contattando gli altri Movimenti ecclesiali a Dallas e Austin, membri di altre Chiese cristiane, amici musulmani in varie città: Houston, San Antonio, Dallas, a Denver in Colorado e in Oklahoma, per riflessioni sulla pace. Sono state lanciate catene di recita quotidiana del rosario che copre tutto l’arco della giornata. BELGIO – BRUXELLES – “Battere i tamburi per la pace” – Un’azione promossa dal Movimento da alcuni anni per sensibilizzare i bambini alla non-violenza e alla responsabilità civica, sostenuta dal Ministero dell’educazione e da vari Comuni. Coinvolge ogni anno numerose scuole. Quest’anno, per la drammatica attualità, l’azione ha radunato 60.000 bambini, con echi alla TV locale e su uno dei più importanti quotidiani nazionali. Iniziativa di riflessioni sulla pace davanti alla Basilica del Sacro Cuore, al centro di Bruxelles con rappresentanti di varie Chiese e Religioni. Molti i musulmani. Un momento profondissimo di raccoglimento ripreso da una catena televisiva nazionale. I partecipanti desiderano ripetere questa esperienza allargandola. ALBANIA – LEZHA, 22 marzo – Vari gruppi dalle diverse regioni hanno partecipato ad una marcia per la pace che è partita dalla Chiesa cattolica e si è conclusa alla Moschea. Numerosa la partecipazione di cattolici e musulmani con varie autorità religiose e civili. BULGARIA – SOFIA – In programma, insieme agli amici ortodossi, per sabato 29 marzo, un pellegrinaggio ad un monastero ortodosso dedicato a Maria nelle vicinanze di Sofia. Protagonisti: giovani, ragazzi e bambini Sin dal dicembre 2002, i Giovani per un mondo unito dei Focolari avevano lanciato il “Rosario Planetario”: 10 Ave Maria ogni giorno, o un momento di silenzio per i non credenti, in un orario prestabilito che copre tutto il pianeta con una preghiera continua. In molti Paesi è stato rilanciato il Time-out: ogni giorno 1 minuto di preghiera per la pace alle ore 12. Appuntamento iniziato col 1^ conflitto in Iraq e che coinvolge ogni giorno migliaia di persone nel mondo. AUSTRIA – VIENNA – Da mesi i giovani e i ragazzi del Movimento hanno lanciato l’Operazione “Lifestyle4peace”. Proponendo la “Regola d’oro”: “fa’ agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”, la promuovono come nuovo stile di vita per la pace. Sono stati coinvolti migliaia di giovani in decine di scuole: raccolgono firme per la pace (finora 10.000), partecipano con le loro esperienze a ’lascia la tua impronta’, (24.000 i messaggi nel nostro sito Internet), si impegnano in concorsi artistici. I premiati dei concorsi faranno da spalla al Gen Rosso che nei giorni prossimi porterà il suo spettacolo con un forte messaggio di fraternità. Questa iniziativa sta avendo ripercussione sui mass media. Prima dei concerti i presidenti delle rispettive regioni a Innsbruck, Graz, Linz e Vienna premieranno i partecipanti ai concorsi. Il patronato del progetto abbraccia politici di tutti gli schieramenti, oltre al cardinale Franz König e al presidente della comunità islamica in Austria, Anas Schakfeh. EGITTO – IL CAIRO – Veglia per la pace organizzata dai giovani dell’Azione Cattolica insieme a quelli del Movimento. Vi ha partecipato il vescovo siriano cattolico, sacerdoti, religiosi, giovani, famiglie, ragazzi. Preghiere canti, esperienze e meditazioni e uno stralcio della lettera del Papa sul Rosario e la pace. Scrivono: “Alla luce delle candele, in 150, abbiamo recitato un mistero del rosario e riproposto a tutti il time-out. In un clima di profonda e solenne preghiera, ogni pensiero, preoccupazione, giudizio cadevano ed erano offerta a Dio con una speranza nuova, credendo nella pace e con l’impegno ad essere operatori di pace”. ITALIA – MILANO – Sabato 22 marzo, insieme alla Comunità di Sant’Egidio, è stata indetta una marcia silenziosa per le vie della città, per la pace in Iraq e nei 62 Paesi dove sono in atto conflitti. Attraverso testimonianze, è stata proposta la pace come stile di vita: sono intervenuti un giovane algerino musulmano, una ragazza israeliana, un buddista dello Sri Lanka. In una chiesa del centro, è iniziata una staffetta di preghiera insieme ai giovani di vari movimenti e associazioni della diocesi. ITALIA – PALERMO – Sit-In di preghiera promosso dai ragazzi del Movimento, domenica 24 marzo in una grande piazza di Palermo. L’invito è lasciare l’impronta della mano con la firma per la pace su un grande lenzuolo bianco. Momento centrale: pregare insieme in modo nuovo il Rosario, lanciando ad ogni Ave Maria un palloncino in cielo con la scritta “Pace”. Ogni mistero è stato accompagnato da una testimonianza di Vangelo vissuto. ITALIA – CASTELNUOVO VALSUGANA (TRENTO) – Una ragazzina ha sensibilizzato, classe per classe, tutta la sua scuola, coinvolgendo anche i professori e il vicesindaco per una marcia per la pace. A chi le ha chiesto come è riuscita a fare questo, pur essendo timidissima: “Sentivo dentro che dovevo fare qualcosa”. Ed ha aggiunto: “Da due giorni la mia classe è cambiata radicalmente. Ora fra noi siamo tutti uniti”. REPUBBLICA SLOVACCA – BRATISLAVA – Un gruppo di bambine dai 4 ai 6 anni, dopo aver pregato il rosario per la pace, hanno avuto l’iniziativa di inviare al giornale cattolico nazionale una lettera per tutti i bambini. Da Julia di cinque anni, la prima idea: “Preghiamo che non ci sia più nessuna guerra mondiale”. Uscirà sul prossimo numero di Kalocke Noviny. Ecco il testo: “Carissimi amici, abbiamo saputo che il Santo Padre ha avuto un grande dolore per l’inizio della guerra in Iraq e ha subito pregato. Anche noi abbiamo iniziato a pregare ogni giorno il rosario o almeno una decina, perché non ci sia più nessuna guerra. Che nessuno provochi guerre o conflitti: né nelle scuole, ne a casa o sul campo dei giochi, nei mezzi di trasporto pubblici, sulle strade o nel parlamento, fra i politici. Venite a pregare insieme, più bambini possibili, perché con le preghiere facciamo finire al più presto la guerra. Invitate anche altri bambini e adulti. Ringraziamo! Ciao! ”. Nel cuore delle città BRASILE – , 24 marzo – Giovani e famiglie munite di striscioni al mercato all’aperto: distribuiti 8000 volantini con le parole della canzone del Gen Rosso: Speranze di Pace. Hanno allestito una bancarella per raccogliere gesti d’adesione alla pace. Circa 1000 le firme. SAN PAOLO – Si distribuiscono volantini nel centro della città invitando i passanti a fare delle camminate per le strade, un momento di pellegrinaggio per la pace, recitando qualche preghiera. ITALIA – ROMA – Istallato un “avamposto di preghiera e di testimonianza per la pace” presso la Chiesa dei Bergamaschi, nel cuore di Roma e della vita politico-sociale italiana: ogni giorno momenti di preghiera, dialogo, testimonianza. ARGENTINA – BUENOS AIRES – Iniziativa della Chiesa locale insieme ad alcune comunità evangeliche ed organizzazioni ebree e musulmane: è stata installata una Tenda d’Incontro per la pace nella famosissima Plaza de Mayo. La Tenda resterà aperta 24 ore su 24 e sarà uno spazio di preghiera per la pace. Il Movimento ha assicurato turni per assicurare una presenza costante. FRANCIA – STRASBURGO – “Festival per la Pace e la Fraternità”, dal 29-30 marzo, a Erstein, nei pressi di Strasburgo, in collaborazione con il Rettore e presidente della Moschea di Strasburgo, e col patrocinio del sindaco, di religione ebraica.   (altro…)

Perché si ponga fine alla guerra: manifestare e pregare per la pace.  A tutti i costi vivere per la fratellanza universale

Perché si ponga fine alla guerra: manifestare e pregare per la pace. A tutti i costi vivere per la fratellanza universale

Mobilitarsi per la pace “Quello che con il Santo Padre avremmo voluto che mai succedesse è avvenuto: la guerra in Iraq”. Così Chiara Lubich il 20 marzo inizia il suo messaggio al movimento e invita tutti a mobilitarsi per la pace: “Il Santo Padre informato dell’attacco americano all’Iraq dopo aver messo in moto la settimana scorsa, ogni possibile iniziativa per salvare la pace, sgomento, si è ritirato a pregare. La nostra coscienza e il suo esempio ci spingono ora, in tutti i Paesi dove siamo presenti a dar vita a manifestazioni in favore della pace. Chiara invita soprattutto a moltiplicare le iniziative di preghiera, “perché si invoca l’aiuto di Dio verso un fenomeno, la guerra, dove non sembra essere assente il principe del Male: quindi preghiere, pellegrinaggi, sante Messe, recita pubblica del rosario”.

Una appassionata ricerca “a tutti i costi” della fratellanza universale Nel messaggio per una scuola di formazione delle famiglie musulmane del Movimento dei Focolari, iniziata il 26 marzo in Algeria, Chiara scrive: “Stiamo vivendo momenti difficili nei rapporti internazionali, momenti che ci chiedono una misura maggiore di fede nell’amore misericordioso dell’Unico Dio, una appassionata ricerca “a tutti i costi” della fratellanza universale, una più generosa e totalitaria immersione della nostra vita nei valori del nostro Ideale: un Ideale dove l’amore reciproco, l’accoglienza e la solidarietà, preparano l’avvento del mondo unito. Lo so che tante realtà, attorno a noi, ci spingono forse in senso inverso, ma noi sappiamo e crediamo che l’unico ambiente dove può vivere la giustizia è l’amore fraterno, quell’amore che attingiamo da Dio. Vi auguro di vivere insieme una feconda esperienza spirituale, che vi faccia crescere sia nell’amore tra di voi che nella testimonianza di fede da offrire alle vostre comunità. Una famiglia che vive secondo la volontà di Dio è come una lampada che illumina le vie degli uomini e la loro convivenza. Sono insieme a voi con tutto il mio amore”.

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Fratellanza come categoria politica: una proposta particolarmente significativa sullo sfondo del conflitto in Iraq

"La sfida di una politica autentica"

Signore e Signori politici impegnati a livello comunale, cantonale e nazionale, Signore e Signori, Amici,

esprimo anzitutto la gioia nel trovarmi qui con tutti i presenti, dopo aver incontrato e conversato cordialmente, l’estate scorsa, con alcuni di loro partecipanti ad Innsbruck nel novembre 2001, al Congresso “Mille città per l’Europa”. E ringrazio per l’occasione che mi hanno dato di fare un intervento su un argomento che tanto appassiona me e politici in più parti del mondo. Esso recita così: “La sfida di una politica autentica”, intendendo quella arricchita dalla fraternità come nuova categoria politica. Un argomento attraente che immette fiducia e alimenta speranze. Eppure poche volte forse, come nel tempo presente, il nostro pianeta è stato ed è attraversato dalla sfiducia, dal timore, dal terrore persino; mai il nostro mondo, specie quello civile e politico, è stato così profondamente scosso. Basta accennare a due terribili avvenimenti: l’affacciarsi del terrorismo, l’11 settembre 2001 e lo scoppio d’una guerra aborrita dai più: il 20 marzo 2003. Tutto nero, dunque, senza speranza? Può sembrare, ma non è così. Infatti, contemporaneo a questi tristissimi avvenimenti, non si può negare un fatto, anche se oggi è messo senza dubbio in ombra. Un fatto reale: il mondo, il nostro mondo, in questi ultimi decenni, va verso l’unità. “Questa – è stato detto autorevolmente – sembra la prospettiva che emerge dai molteplici segni del nostro tempo: la prospettiva di un mondo unito. E’ la grande attesa degli uomini di oggi (…) e, nello stesso tempo, la grande sfida del futuro”. Molti fattori religiosi, sociali e politici lo stanno a dimostrare. Lo affermano, nel mondo cristiano, le varie Chiese e Comunità ecclesiali, spinte verso la riconciliazione e la piena comunione, dopo secoli di indifferentismo e di lotta. Lo afferma la realtà del Consiglio Ecumenico delle Chiese, che rappresenta più di 300 Chiese, come lo ha sottolineato il Concilio Vaticano II. Lo dice ancora, nel mondo religioso, ad esempio, la Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace, che unisce rappresentanti delle più varie tradizioni religiose in un comune impegno ricco di iniziative, a favore della pace. Nel mondo politico, poi, dicono che il mondo va verso l’unità gli Stati che lavorano, in modi diversi, alla loro unificazione, come quelli dell’Unione Europea. Un caso recente è anche l’Unione Africana che ha visto la luce nel luglio 2002, chiamata a modellarsi intorno al concetto africano di “cooperazione comune solidale”, così da garantire, accanto all’integrazione economica, una coesione sociale ed umana tra le diverse anime di quel continente. Un altro caso sono le Conferenze ibero-americane che periodicamente indicano obiettivi comuni all’azione dei Paesi dell’America Latina, della Spagna e del Portogallo. E ancora le riunioni tra i Paesi che sono parte dell’APEC, il sistema di cooperazione economica tra l’Asia e il Pacifico, che vede unirsi intorno ad obiettivi comuni i Paesi del continente asiatico e di quello americano. Evidenzia ancora la tendenza del nostro mondo all’unità l’affermarsi di numerosi enti e organizzazioni internazionali come l’ONU. E fanno capire questa tendenza situazioni, esigenze, aspetti importanti della realtà contemporanea. I mezzi di comunicazione rendono presenti gli uni agli altri persone e popoli materialmente lontanissimi. La globalizzazione economica e finanziaria ha intrecciato tutti i nostri interessi, per cui ciò che accade in un Paese può avere ripercussioni materiali immediate in molti altri Paesi. Esistono problemi che interessano l’umanità nel suo insieme: basta pensare alla questione ambientale e in particolare l’ecologia umana, lo sviluppo e l’alimentazione, le problematiche riguardanti il patrimonio genetico dei diversi gruppi umani. Viviamo in un mondo che davvero è diventato un villaggio. L’umanità vive oggi come fosse un piccolo gruppo che, se non è riuscito ancora a sviluppare sufficientemente un pensiero capace di rispettare le distinzioni, comprende la sua fondamentale unità. Sì, anche se oggi tutto può dire il contrario, anche se altre nere previsioni lasciano l’uomo moderno col cuore sospeso, il mondo va verso l’unità, anzi, l’unità globale. Ed è in questo quadro che va collocato anche il Movimento che indegnamente rappresento: il Movimento dei Focolari. Occorre vederlo così perché il suo obiettivo è proprio l’unità, è la fratellanza universale. Non solo, occorre vederlo così, e quindi come elemento di speranza nel mondo d’oggi, perché è una delle riprove che Dio, se lo si ama, sa sempre trarre dal male, da qualsiasi male, anche dai terribili mali moderni, un bene. Il Movimento dei Focolari è nato proprio durante una guerra, la seconda guerra mondiale, quando, di fronte ai nostri occhi ed al nostro giovane cuore, pieno di idealità, tutto crollava sotto le bombe e ogni nostro sogno si spegneva sotto le macerie. Ma ecco che la grazia d’un carisma dello Spirito Santo ci fece capire che uno solo era l’Ideale che non passa: Dio e con Lui il suo piano sull’umanità: fare di essa una famiglia, attraverso la fratellanza universale. S’è cominciato con grande slancio. Ora siamo presenti in 182 nazioni e contiamo milioni e milioni di persone, più di quelle dell’intera Confederazione svizzera. Se amiamo Dio, possiamo attenderci, dunque, anche dalle attuali circostanze, un bene. Naturalmente occorre fare la propria parte. Quale? Cooperare al disegno di Dio e cioè alla fraternità universale. E’ la sfida che dobbiamo affrontare. La fratellanza universale, anche prescindendo dal cristianesimo, non è stata assente dalla mente di qualche spirito forte. Diceva il Mahatma Gandhi: “La regola d’oro è di essere amici del mondo e considerare ’una’ tutta la famiglia umana” . Ed è presente tuttora in qualche grande personalità come il Dalai Lama che, a proposito di quanto era successo l’11 settembre 2001 negli Stati Uniti, scriveva ai suoi: “Per noi le ragioni (degli eventi di questi giorni) sono chiare. (…) Non ci siamo ricordati delle verità umane più basilari. (…) Siamo tutti uno. Questo è un messaggio che la razza umana ha grandemente ignorato. Il dimenticare questa verità è l’unica causa dell’odio e della guerra (…)”. Ma anche altre voci stimolano l’umanità ad amare; così Augusto Comte propone una religione (tutta terrena) che abbia come morale l’altruismo e una regola fondamentale “vivere per l’altro” ; così Feuerbach, uno dei padri dell’ateismo moderno, afferma: “La legge prima e suprema deve essere l’amore dell’uomo per l’uomo” . Ma chi ha portato la fraternità come dono essenziale all’umanità, è stato proprio Gesù, che ha pregato così prima di morire: “Padre…, che tutti siano uno” (cf Gv 17,21). Egli, rivelando che Dio è Padre, e che gli uomini, per questo, sono tutti fratelli, abbatte le mura che separano gli “uguali” dai “diversi”; gli amici dai nemici; che isolano una città dall’altra. E scioglie ciascun uomo dai vincoli che lo imprigionano, dalle mille forme di subordinazione e di schiavitù, da ogni rapporto ingiusto, compiendo in tal modo un’autentica rivoluzione esistenziale, culturale e politica. L’idea della fraternità iniziò così a farsi strada nella storia. E tutti vi sono chiamati: anche coloro che lavorano in politica. Lo ha detto, ad esempio, la Rivoluzione francese che nel suo motto: “Libertà, uguaglianza, fraternità”, ha sintetizzato il grande progetto politico della modernità, anche se questo progetto è stato inteso da essa in modo assai riduttivo. La Rivoluzione francese, nonostante le sue contraddizioni, aveva però intuito quel che le esperienze successive hanno dimostrato: i tre principi stanno o cadono insieme; solo il fratello può riconoscere piena libertà e uguaglianza al fratello. Inoltre, se numerosi Paesi, arrivando a costruire regimi democratici, sono riusciti a dare una certa realizzazione alla libertà e all’uguaglianza, la fraternità è stata più annunciata che vissuta. La fraternità, dunque, come ideale da recuperare, come ideale di oggi. Ma come suscitare fraternità? Per dare al mondo la fraternità che generi un’unità spirituale, garanzia dell’unità politica, economica, sociale, culturale, non mancano gli strumenti. Basta saperli individuare. Uno, la cui efficacia non è ancora del tutto scoperta, è quello dell’apparire nel mondo cristiano, dopo i primi decenni del ’900, di decine e decine di Movimenti, simili al nostro già menzionato, che, come tante reti collegano i popoli, le culture e le diversità: quasi un segno che il mondo potrebbe diventare una casa delle Nazioni perché esso lo è già attraverso queste realtà , pur se ancora a livello di laboratorio. Sono Movimenti meritevoli di grande ed alta stima perché effetto non di progettualità umane, ma anch’essi di carismi dello Spirito di Dio, che conosce meglio di qualsiasi uomo e donna della terra i problemi del nostro pianeta ed è desideroso di concorrere a risolverli. Ora questi Movimenti, poiché fondati o prevalentemente composti da laici, veicolano un sentito e profondo interesse per il vivere umano con ricadute nel campo civile, cui offrono concrete realizzazioni politiche, economiche, e così via. Sono venuti in piena luce appena cinque anni fa, quando la Chiesa cattolica si è riscoperta e ripresentata al mondo costituita, oltre che dall’aspetto istituzionale, anche da quello carismatico, atto a riportare il popolo cristiano, spesso secolarizzato dal contatto col mondo, alla radicalità del Vangelo, sempre capace di dare un volto nuovo anche alla città terrena. Questi Movimenti, seguendo ciascuno il proprio carisma, concretizzano l’amore in tante forme. Qualcuno fra questi, in particolare, manifesta la forza dello Spirito nella capacità che ha d’aprire uomini e donne del nostro pianeta a un dialogo profondo e dare così origine a brani di umanità affratellata. Per quanto riguarda il Movimento dei Focolari, quattro sono i dialoghi che, da quasi mezzo secolo, esso ha messo in atto. Il dialogo all’interno della Chiesa, che l’aiuti ad essere sempre più “comunione”, quella comunione in cui la fraternità e la pace sono assicurate. Il dialogo ecumenico nella sua forma di “dialogo del popolo”, che coinvolge, vivissimo, cristiani di 350 Chiese, trasformati tutti in una sola “famiglia cristiana”, quasi un pezzo d’anima di quell’unica Chiesa di Cristo che verrà. Il dialogo con persone di altre religioni: musulmani, ebrei, buddisti, indù, sikhs, ecc., oggi presenti un po’ dovunque per le ondate migratorie. Dialogo possibile per la cosiddetta “regola d’oro”, comune a tutte le principali religioni della terra. Essa dice: “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te” (cf Lc 6,31). Regola d’oro che in fondo domanda di amare ogni prossimo, cosicché se noi, perché cristiani, amiamo, ed essi, pure, come indù, musulmani, ebrei, amano, ecco l’amore reciproco, da cui fiorisce la fraternità. Questo dialogo ha già fruttato, per il Movimento dei Focolari, una fraternità piena e sentita con un Movimento buddista moderno di Tokio, la Rissho Kosei-kai, che conta sei milioni di membri. E con un altro Movimento musulmano afroamericano, l’Associazione di musulmani americani, di due milioni di membri, il quale, per lo scambio dei doni che si effettua nel dialogo, ha, ad esempio, aperto a noi 40 moschee negli USA, dove possiamo annunciare le nostre esperienze evangeliche, da loro tanto desiderate, e la nostra finalità: la fraternità universale. Dialogo, infine, con i nostri fratelli che non professano una fede religiosa, ma hanno iscritta pure essi, nel DNA della loro anima, la spinta ad amare. E sono, forse, i più. Ma ecco ciò che più particolarmente interessa qui. Il Movimento dei Focolari, pur essendo primariamente religioso, ha avuto, sin dal 1948, e poi durante gli anni, un’attenzione particolare per il mondo politico, sino a veder nascere dal suo seno, a Napoli nel 1996, il cosiddetto “Movimento politico per l’unità”. Movimento che ora sta diffondendosi e organizzandosi su tutto il pianeta. Vi fanno parte politici, amministratori, funzionari, studiosi e cittadini, appartenenti ai più diversi orientamenti politici. Ne parlerà oggi l’on. Lucia Fronza, deputato al Parlamento italiano per due legislature ed ora presidente del “Movimento politico per l’unità”. Della genesi e sviluppo di detto Movimento ho potuto parlare anch’io più volte come, fra il resto, ai parlamentari italiani, a Strasburgo, al Centro Europeo di Madrid e all’ONU. Non è un nuovo partito, ma il portatore di una cultura e di una prassi politiche nuove. Cambia il metodo della politica. Pur rimanendo fedele alle proprie autentiche idealità, il politico dell’unità ama non solo i politici del suo partito, ma tutti gli altri politici, cercando di vivere in comunione con ognuno. Fa questo nei consigli comunali, nei partiti, nei diversi gruppi di iniziativa civica e politica, nei parlamenti regionali o cantonali, nei parlamenti nazionali. L’unità, così vissuta, è portata come fermento anche tra i partiti stessi, nelle istituzioni, in ogni ambito della vita pubblica, nei rapporti fra gli Stati. Lo scopo specifico del “Movimento politico per l’unità” è dunque: aiutare ed aiutarsi a vivere sempre nella fraternità; con essa alla base, credere nei valori profondi, eterni dell’uomo e solo dopo, muoversi nell’azione politica. Ed ecco alcune idee-forza del “Movimento politico per l’unità”. Anzitutto, per il politico dell’unità, la scelta dell’impegno politico è un atto d’amore, con il quale egli risponde ad un’autentica vocazione, ad una chiamata personale. Egli vuol dare risposta ad un bisogno sociale, ad un problema della sua città, alle sofferenze del suo popolo, alle esigenze del suo tempo. Chi è credente, avverte che è Dio stesso a chiamarlo, attraverso le circostanze; il non credente, risponde ad una domanda umana che trova eco nella sua coscienza: ma è sempre l’amore che entrambi immettono nella loro azione. E gli uni e gli altri, questi politici, hanno la loro casa nel “Movimento politico per l’unità”. In secondo luogo, il politico dell’unità prende coscienza che la politica è, nella sua radice, amore; e ciò porta a comprendere che anche l’altro, colui che a volte è chiamato avversario politico, può avere compiuto la propria scelta per amore. E questo esige che lo si rispetti, anzi il politico dell’unità ha a cuore che anche l’altro realizzi il disegno buono di cui è portatore, che, se risponde ad una chiamata, ad un bisogno vero, è parte integrante di quel bene comune che solo insieme si può costruire. Il politico dell’unità ama, dunque, non solo coloro che gli danno il voto, ma quelli che lo danno ad altri; non solo il proprio partito, ma anche quello altrui. Un altro aspetto della fraternità in politica è la capacità di saper ascoltare tutti, anche i “diversi”. E in tal modo ci si “fa uno” con tutti, ci si apre alla loro realtà. E il farsi uno aiuta a superare i particolarismi, rivela aspetti delle persone, della vita, della realtà, che ampliano anche l’orizzonte politico: il politico che impara a farsi uno con tutti diventa più capace di capire e di proporre. Il farsi uno è il vero realismo politico. Ancora, il politico dell’unità non può rimanere passivo davanti ai conflitti, spesso aspri, che scavano abissi tra i politici e tra i cittadini. Al contrario, egli compie il primo passo per avvicinarsi all’altro e riprende la comunicazione interrotta. Creare la relazione personale dove essa non c’è, o dove ha subito una interruzione, può significare, a volte, riuscire a sbloccare lo stesso processo politico. La fraternità, ancora, trova piena espressione nell’amore reciproco, di cui la democrazia, se rettamente intesa, ha una vera necessità: amore dei politici fra loro, e fra i politici e i cittadini. Il politico dell’unità non si accontenta di amare da solo, ma cerca di portare l’altro, alleato o no, all’amore, perché la politica è relazione, è progetto comune. Un’ultima delle nostre idee-forza è che la patria altrui va amata come la propria; la più alta dignità per l’umanità sarebbe infatti quella di non sentirsi un insieme di popoli spesso in lotta fra loro, ma, per l’amore vicendevole, un solo popolo, arricchito dalla diversità di ognuno e per questo custode nell’unità delle differenti identità. E’ quanto il Movimento ha cercato di vivere in momenti anche drammatici, attraverso gesti di amicizia e di pace attuati tra i nostri dell’una e dell’altra nazione: gesti che avevano un profondo significato politico. Ma tutti questi aspetti dell’amore politico, che realizzano la fraternità, richiedono sacrificio. Quante volte l’attività politica fa conoscere la solitudine, l’incomprensione da parte, anche, dei più vicini! E a quante divisioni, spaccature, ferite della propria gente il politico deve rimediare. E’ questo il prezzo della fraternità che è a lui richiesto: prezzo altissimo, ma altissimo è anche il premio. La fedeltà alla prova farà, infatti, del politico un modello, un punto di riferimento per i suoi concittadini, orgoglio della sua gente. Questi sono i politici che il “Movimento politico per l’unità” desidera, con l’aiuto di Dio, generare, nutrire, sostenere. E non è utopia. Lo dicono alcuni dei nostri che ci hanno preceduti in Cielo: Jozef Lux, già vice-primo ministro della Repubblica Ceca, che seppe conquistare l’ammirazione dei colleghi e degli altri; o Domenico Mangano, che visse la politica nell’amministrazione comunale di Viterbo, in costante servizio ai suoi concittadini; o il deputato nazionale Igino Giordani, modello non solo di virtù religiose, ma anche di virtù civili: segno, questo, che ci si può realizzare come cristiani non “nonostante la politica”, ma “attraverso la politica”. Questi uomini hanno risposto alla loro chiamata. E la risposta alla vocazione politica è anzitutto un atto di fraternità: non si scende in campo, infatti, solo per risolvere un problema, ma si agisce per qualcosa di pubblico, che riguarda gli altri, volendo il loro bene come fosse il proprio. Il vivere così permette ai sindaci, ad esempio, di ascoltare fino in fondo i cittadini, di conoscerne i bisogni e le risorse; li aiuta a comprendere la storia della propria città, a valorizzarne il patrimonio culturale e associativo: in tal modo arrivano a cogliere, un po’ alla volta, la sua vera vocazione ed a guardare ad essa con sicurezza per tracciarne il cammino. Il compito dell’amore politico è quello di creare e custodire le condizioni che permettono a tutti gli altri amori di fiorire: l’amore dei giovani che vogliono sposarsi e hanno bisogno di una casa e di un lavoro, l’amore di chi vuole studiare e ha bisogno di scuole e di libri, l’amore di chi si dedica alla propria azienda e ha bisogno di strade e ferrovie, di regole certe… La politica è perciò l’amore degli amori, che raccoglie nell’unità di un disegno comune la ricchezza delle persone e dei gruppi, consentendo a ciascuno di realizzare liberamente la propria vocazione. Ma fa pure in modo che collaborino tra loro, facendo incontrare i bisogni con le risorse, le domande con le risposte, infondendo in tutti fiducia gli uni negli altri. La politica si può paragonare allo stelo di un fiore, che sostiene e alimenta il rinnovato sbocciare dei petali della comunità. Ma ora, parlando più in particolare ai Signori Sindaci, viene spontaneo chiedersi: che cosa significa e comporta l’ideale della fraternità per la vita della città? Esso non si aggiunge dall’esterno alla riflessione e alla pratica politica, ma si può considerare l’anima con la quale affrontare i problemi di oggi. Noi sappiamo, infatti, che anche oggi ci sono cittadini per i quali la città è come non esistesse, cittadini per i cui problemi le istituzioni cercano con difficoltà le risposte. C’è anche chi si sente escluso dal tessuto sociale e separato dal corpo politico, a causa della mancanza di lavoro, o di casa, o della possibilità di curarsi adeguatamente. Sono questi, e molti altri, i problemi che quotidianamente i cittadini pongono a chi ha il governo della città. E la risposta che ricevono è determinante perché anch’essi si sentano a pieno titolo cittadini e avvertano l’esigenza e abbiano la possibilità di partecipare alla vita sociale e politica. E perciò, da questo punto di vista il Comune è la più importante delle istituzioni, perché più vicina alle persone, di cui incontra direttamente tutti i tipi di bisogni. Ma è pure attraverso il rapporto con il Comune, nelle sue varie articolazioni, che il cittadino sviluppa la gratitudine – o il rancore – verso l’insieme delle istituzioni, anche quelle più lontane, quali lo Stato. Nel “Movimento politico per l’unità” si è sperimentato che il Comune riesce a rispondere bene alle esigenze dei cittadini se colui che governa, o che in qualche modo ha una responsabilità nell’amministrazione della città, ha, alla base del suo impegno politico, l’esigenza di vivere la fratellanza con tutti, e guarda anche al cittadino come ad un fratello. E si sa che per un fratello i problemi si risolvono più facilmente, perché si pensa e si ripensa al suo problema, si bussa a tutte le porte, si cercano tutte le opportunità, si mettono insieme tutte le risorse; e, infine, quando tutte le forze fossero state impiegate, ci si rivolge, se si ha la fede, pure a Dio perché provveda. Il “Movimento politico per l’unità” in generale vede l’umanità come un unico corpo nel quale tutti gli uomini possono essere affratellati. L’umanità è prima di tutto una cosa sola. Un’unità, sempre nella diversità, nella libertà, costruita da persone e da popoli che siano veramente se stessi, portatori di una propria identità e di una propria cultura aperte e dialoganti con le altre. E quando sarà così, si potrà conoscere finalmente la pace. Infatti, a mano a mano che a ciò ci si avvierà, vedremo realizzarsi particolari sogni di grandi della nostra storia. Come quello di Martin Luther King: “Oggi ho (…) sognato che (…) gli uomini muteranno le loro spade in aratri, (…) (e che) la guerra non sarà neppure più oggetto di studio. (…) Con questa fede noi saremo capaci di affrettare il giorno in cui vi sarà pace sulla terra e buona volontà verso tutti gli uomini. Sarà un giorno glorioso, e le stelle canteranno tutte insieme, ed i figli di Dio grideranno di gioia” . Che il Signore ed il nostro agire facciano in modo che quel giorno non sia lontano. Ringrazio tutti dell’ascolto. Chiara Lubich

Martigny, 22 marzo 2003

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