Movimento dei Focolari

Come onde che danzano nell’oceano

È recentemente scomparso il prof. Sureshchandra Upadhyaya, docente e studioso indiano, profondo conoscitore della cultura indù. Aveva incontrato Chiara Lubich nel 2001. Il volto ornato da una barba candida che gli arrivava alla cintura. Un uomo minuto dal quale emanavano pensieri nitidi ed essenziali. Il prof. Sureshchandra Upadhyaya era una persona dalla cultura vastissima e dalla profonda spiritualità, conosceva benissimo il sanscrito e la cultura indù che ha contribuito ad approfondire e diffondere anche attarverso la sua attività di docenza. L’incontro con Chiara Lubich e con il suo carisma nel 2001 aveva segnato l’inizio di una profonda amicizia spirituale e intellettuale che aveva coinvolto anche altri accademici indiani. Il prof. Upadhyaya è stato un esponente di spicco del “Bharatiya Vidya Bhavan” di Mumbai, l’Istituto di Cultura Indiana, presente in tutta l’India. Vi era entrato nel 1960 all’età di 28 anni come docente di sanscrito, poi, nel 1972, era stato promosso direttore accademico ed aveva continuato la sua carriera con grande passione, guidando molti studenti nel dottorato di ricerca. Numerosi anche i premi che ha ricevuto, tra di essi: il premio “Eminent Vedic Scholar” dell’Università di Mumbai (India), il “Certificate of Honour” del Presidente dell’India, il premio “Eminent Sanskrit Scholar” del Governo del Paese e il “Best Teacher Award” del Governo dello Stato indiano del Maharashtra. Il 5 Gennaio 2001 a Coimbatore (India) nella sala del College Nani Kalai Arangam si svolse la cerimonia di consegna del prestigioso “Defender of Peace Award” (“Premio difensore della pace”) a Chiara Lubich. Erano presenti 500 persone, in maggiornaza indù, un pubblico qualificato fra cui il Prof. Upadhyaya.  “Finchè ci saranno persone così, Dio è con noi — disse dopo averla ascoltata — e un giorno la terra diventerà il cielo. Tutte le fedi cercano la verità e la verità non è altro che amore e pace come ci dice Chiara”. E in seguito spiegherà ancora: “Chiara Lubich mi svela tangibilmente che Dio si può  sperimentare mediante profondo incondizionato amore.  Appena ami Dio, tu ami pure te stesso e gli altri come Dio ama l’intera creazione. Appena tu diffondi il tuo amore, la tua esperienza di Dio diventa più  profonda dentro di te e trabocca fuori di te. Amare diventa quindi la tua stessa natura, come i fiori che emanano tutt’attorno la loro fragranza.  Sospinti da amore e compassione, si fluisce senza alcun sforzo, dimentichi di sé, come onde che danzano nell’oceano divino. Lasciamoci ispirare dalla consegna di Chiara per vivere amando uno e tutti, sperimentare la presenza di Dio dentro e fuori di noi e sentirci felici oltre ogni misura”. Il 12 agosto 2021 il Prof. Upadhyaya ha raggiunto per sempre la beatitudine “Ananda” (lo stato puro di gioia e felicità), di cui spesso parlava.

A.M.A

https://www.youtube.com/watch?v=2ID42kDSgrY   Qui il ricordo del prof. Upadhyaya scritto da Roberto Catalano, docente di teologia e prassi del dialogo interreligioso presso l’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (Italia) http://whydontwedialogue.blogspot.com/2021/08/uppadhyaya-ji.html   (altro…)

L’audace utopia di Nedo Pozzi

L’audace utopia di Nedo Pozzi

Il ricordo di Anna e Alberto Friso, con i quali Nedo Pozzi, con creatività e grande competenza, per decenni ha condiviso il suo impegno di focolarino sposato a servizio del mondo della famiglia.  “Due idee-motrici hanno condizionato tutta la mia giovinezza: il bisogno di una consacrazione totalitaria a Dio e un amore istintivo e creativo per la bellezza, per l’arte, con la certezza incrollabile che nella mia vita avrei dovuto fare qualcosa di veramente importante”. Un progetto ambizioso questo di Nedo Pozzi, che non ha esitato a confidare anche a noi, che da quasi quarant’anni abbiamo condiviso il privilegio di far parte del Centro Internazionale dei Focolari. Dapprima ingaggiati insieme nell’area “Famiglia”, per le sue spiccate doti di comunicatore e per la sua vasta cultura – zoccolo duro di una rara sensibilità interiore – Nedo è stato poi chiamato a compiti più ardui e complessi: contribuire a far nascere nel 2000 la rete che nel Movimento avrebbe collegato operatori ed esperti della comunicazione (NetOne) e, successivamente, con Vera Araujo, coordinare il dialogo dei Focolari con la cultura contemporanea. Autore di articoli e pubblicazioni per l’Editrice Città Nuova, di contributi per interventi pubblici della fondatrice Chiara Lubich, relatore in convegni internazionali, nato a Mantova (Italia) (6 luglio 1937) cresciuto sulle sponde del lago Maggiore, Nedo non ha mai perso la sua audacia di sognatore. Appena ventenne incontra Angela: una travolgente storia d’amore che li farà candidamente dichiarare ai tanti corsi per fidanzati che ad inventare l’amore erano stati loro. Si sposano di mattina presto con i soli testimoni. Non importano agi e ricchezze: il loro primo pranzo di sposi sono due toast e una birra alla stazione di Milano (Italia). La loro avventura insieme prende gioiosamente forma sotto quelle arcate che ancora oggi evocano l’immagine di una cattedrale laica. Ben presto però il sogno non combacia con la realtà. Ed ecco i sentori di una crisi che sulle prime appare irrimediabile. E’ a questo punto che da una coppia di sposi Nedo viene a sapere dei Focolari: è la scoperta dell’amore vero, quello con la A maiuscola, fatto di gratuità, di perdono, del vivere per l’altro, un amore alla cui radice c’è Dio. Da allora l’ideale dell’unità diviene l’essenza del loro volersi bene. Scoprono che la donazione a Dio e ai fratelli apre anche agli sposati la possibilità di consacrarsi a Dio, e in tempi diversi Nedo e Angela rispondono alla chiamata a diventare focolarini sposati. E’ l’avverarsi del primo dei due grandi aneliti di Nedo: essere tutto di Dio. Riguardo alla bellezza non vuole darsene pena, anche perché non riesce ad immaginare come poter conciliare quelle due chiamate apparentemente così contrastanti. La sua vita è un crescendo d’amore nel quotidiano spendersi per l’uomo. Ed è in questo sentirsi, sono parole sue, “direttamente e vitalmente coinvolto a pagare di persona in ogni momento”, che Nedo disseta la sua sete di bellezza, scoprendo, nascosta in ogni prossimo famoso o derelitto che sia, la Bellezza con la B maiuscola. Tutti noi che abbiamo avuto il dono di vivergli accanto, di poter penetrare – grazie alle sue intuizioni – il mistero della sua e nostra vita, possiamo testimoniare che in Nedo la conciliazione delle profonde tensioni che hanno dominato la sua adolescenza è davvero avvenuta. Con la sua dipartita (12 Agosto 2021) dopo otto anni di una malattia che ha gradualmente ridotto le sue capacità intellettive e relazionali, abbiamo perso un gigante di sapienza e di carità, un uomo di profonda fede e di appassionate aperture. Ma noi, come ha testimoniato con Angela la figlia Paola a nome dei fratelli Pierpaolo e Daniela, vogliamo ricordarlo anche come sposo e padre tenerissimo, come amico fidato, come intellettuale che ha vissuto e lavorato per aprire – sono ancora parole sue –  “uno spiraglio sull’Assoluto”.

Anna e Alberto Friso

già responsabili del Movimento Famiglie Nuove

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Suor Antonia Moioli – “Beati quelli che seguono le mie vie”

Suor Antonia Moioli – “Beati quelli che seguono le mie vie”

Il 30 luglio 2021 ci ha lasciati Suor Antonia Moioli, accompagnata dall’affetto e dalla preghiera di tanti. Era serena e con uno splendido sorriso. Nata ad Alzano Lombardo (Bergamo, Italia) il 13 giugno 1949 in una famiglia profondamente cristiana, a 19 anni Antonia Moioli incontra il Movimento dei Focolari: la scoperta di Dio Amore le fa amare tutti: dalla famiglia alla scuola materna. «Mi chiedevo cosa Dio desiderasse da me. Un sacerdote mi suggerì di non preoccuparmi, di continuare a vivere l’ideale e di fidarmi di Gesù che ha detto: A chi mi ama mi manifesterò. Mi fido e mi affido. Nel frattempo mi accorgo di avere come colleghe di lavoro delle religiose molto vivaci, libere. Mi diedero un libro del loro Fondatore, leggendolo, provai gioia per la sintonia con l’Ideale». Nel 1971 entra nell’Istituto delle Suore del Bambino Gesù, emette i primi voti nel 1974 e i voti perpetui nel 1980. Vive con entusiasmo l’esperienza educativa; tutti la ricordano per la vitalità, l’amore e la passione per bambini e giovani. Nel 1977 va a Roma, nella scuola di Santa Maria degli Angeli dove insegna e diventa Capo Istituto. È per tanti studenti una figura di riferimento. I suoi incarichi istituzionali non l’allontanano dai ragazzi, le permettono di mostrar loro la bellezza di seguire Gesù. Nel ‘93 lavora, unica suora, nella consulta di pastorale giovanile per la Diocesi e la Prefettura. Un ex studente testimonia: “Suor Antonia era una donna vera, capace di indicare alla Chiesa l’altissima vocazione del femminile: il saper essere madre, generando costantemente i suoi figli alla fede, all’incontro con Gesù. …come madre che conosce le potenzialità dei suoi figli, non si fermava davanti alle nostre lamentele. …Una donna forte, capace di mostrare la sua umanità. Durante l’accoglienza dei ragazzi pellegrini, giunti a Roma per la Giornata Mondiale della Gioventù (nel 2000), suor Antonia …si avvicinò e mi disse: “tu laverai i bagni della palestra”. Avrei preferito dedicarmi ad altre attività. Suor Antonia, prima di iniziare, mi disse che per servire veramente le persone bisognava sporcarsi le mani. E lì notai la cosa più bella che mi ha fatto riconoscere il suo essere una vera educatrice: si mise a pulire i bagni con me. … Stavo davanti a una donna forte, contenta di essere suora ed educatrice, una donna piena, realizzata”. Desiderava che tutti potessero sperimentare che amare è dare la vita, attimo per attimo. Altro tratto di lei, tipico del carisma della sua congregazione era l’amore ai poveri ed era sensibile verso chi faceva fatica, la gente più semplice. Aveva inoltre un grande amor per le suore più grandi di lei. Nel 1996 è responsabile d’Italia e anima le comunità con l’entusiasmo di sempre. Finito il mandato si dedica per due anni al servizio del Centro Internazionale delle religiose del Movimento dei Focolari e continuerà successivamente, pur ricoprendo altri incarichi. Celebrando i 25 anni di consacrazione scrive: “In questi 25 anni ho sperimentato la Sua fedeltà più forte delle mie infedeltà. L’amore immenso di Dio guarisce, incoraggia, sostiene, è Paradiso”. Ed ancora: “Nel ricominciare tutte le volte che ho faticato o fallito, mi son sempre sentita avvolta da un immenso amore, Maria e il carisma dell’Unità sono stati essenziali per farmi essere una vera figlia del mio fondatore, con un cuore allargato su tutte le espressioni ecclesiali e l’umanità”. Negli ultimi anni ha incontrato debolezza e malattia; non le viene risparmiato niente, le è chiesto di consegnare tutto! In lei si realizza quanto dice il fondatore Nicola Barré: “Questa notte è uno splendido giorno”, e come ha scritto la presidente del Movimento dei Focolari, Margaret Karram, “Suor Antonia lascia l’esempio di una vera discepola di Gesù, fedele a vivere la Parola e costantemente alla Sua sequela, che si è prodigata senza sosta e ai più vari livelli alla realizzazione del che tutti siano uno”.

Suor Tiziana Longhitano

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Dino Impagliazzo, fratello di tutti

“La cosa più bella nella vita è amare il prossimo”: è questo il testamento spirituale dello “chef dei poveri” che ha sfamato e vestito a Roma moltissimi bisognosi e senza fissa dimora. Alla famiglia va l’affetto e la preghiera di tutto il Movimento dei Focolari nel messaggio della presidente Margaret Karram al figlio Marco. Chi l’ha vissuto, spesso non se lo sa spiegare neppure dopo molti anni: perché quei poveri che incontri spesso ogni giorno per strada, improvvisamente escono dal cono d’ombra e gridano alla tua coscienza? È quello che è successo nel 2007 a Dino Impagliazzo ed è così che è iniziata la sua seconda vita quando, da dirigente INPS, è diventato “lo chef dei poveri”, come i media di tutta Italia l’hanno definito in questi giorni. Ci ha lasciati il 25 luglio scorso a 91 anni dopo una vita intera animata dagli ideali di fraternità di Chiara Lubich e arricchita dall’amore per i poveri che la Comunità di Sant’Egidio gli aveva trasmesso e di cui il figlio Marco è presidente. Nel suo messaggio a Marco Impagliazzo, figlio di Dino, e presidente della Comunità di Sant’Egidio, la Presidente dei Focolari Margaret Karram scrive che “Una vita come quella di Dino, così intensa e ricca di generosità, intelligenza, affabilità, lascia un grande vuoto e nello stesso tempo un pieno di amore che fa avvertire più che mai la presenza di Dio fra noi, nell’umanità. Dino ha seguito Gesù e resta per noi e per molti un grande esempio, un testimone coraggioso che ha abbracciato e vissuto con straordinaria coerenza l’Ideale dell’unità di Chiara Lubich come via per la realizzazione del testamento di Gesù, ‘che tutti siano uno’”. Ha sempre saputo guardare lontano Dino Impagliazzo, oltre l’emergenza e con lo sguardo rivolto su tutta la città, come dimostra il nome che scelse per la sua Onlus: “Il suo nome è RomAmor – raccontava lui stesso – perché Roma diventi una città dove le persone si vogliono bene. Roma è sempre stata una città al servizio, dobbiamo aiutarla, perché diventi la città dell’ospitalità̀”. All’inizio c’erano i poveri “Tutto è iniziato quando qualcuno mi ha chiesto un panino e mi sono fermato. Di solito non ci si ferma mai per strada, ma io l’ho fatto e ho scoperto che esisteva un mondo fatto di persone che per svariati motivi avevano perso tutto. All’inizio eravamo solo io e mia moglie: preparavamo una decina di panini in cucina e li portavamo alla Stazione Tuscolana (a Roma). Poi ho coinvolto anche i condomini del palazzo in cui vivo. Pian piano si sono moltiplicati e attualmente forniamo più di 800 pasti alla settimana nelle due stazioni di Roma Ostiense e Roma Tuscolana: i pasti sono completi, composti da primo, secondo, frutta, thè e dolci se ci sono…”. Sfamare non basta Ciò che Dino ha fatto supera di gran lunga l’ambito della solidarietà o della “ristorazione di strada”, come qualcuno ha voluto definirla. Oltre a dar da mangiare a chi non può permetterselo, per quasi 15 anni, con i suoi volontari, Dino ha fatto il giro dei mercati rionali, dei supermercati e di alcuni alimentari di Roma per raccogliere la merce in scadenza che non poteva più essere venduta e con i prodotti recuperati si cucinano tuttora zuppe, panini e pasta da distribuire vicino alle stazioni Tiburtina e Ostiense. In un anno si distribuiscono in media oltre 25mila pasti ai più poveri della capitale. E non è finita qui perché l’associazione fornisce anche vestiario, calzature, materiale per l’igiene personale; in alcuni casi lavora per facilitare il rapporto con gli enti pubblici e per le pratiche legate alla residenza, assistenza sanitaria, assistenza legale, avvio ad attività lavorativa, per le persone senza fissa dimora o in difficoltà. L’anno scorso è stato insignito dal Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella dell’Onorificenza al Merito della Repubblica Italiana come “eroe dei nostri giorni” insieme ad altre 32 persone; un premio che non ha ritenuto per sé, ma che ha precisato, appartiene a tutti i suoi collaboratori volontari. Alla famiglia va l’affetto e la vicinanza di tutto il Movimento dei Focolari, del quale Dino era membro e testimone fedele della spiritualità dell’unità. In tanti, e in tutto il mondo, lo ricordano con affetto e gratitudine, come testimoniano i numerosi messaggi arrivati in queste ore. “Restiamo uniti a voi tutti – conclude Margaret Karram, rivolgendosi alla moglie Fernanda e a i figli Chiara, Giovanni, Paolo e Marco – in preghiera per lui, certi che ci aiuterà a proseguire a vivere con fede nella provvidenza e nell’efficacia del farsi uno con chiunque in necessità”.

 Stefania Tanesini

 

Arthur George Baum: per tanti, tutti, un fratello speciale

Arthur George Baum è partito per il Paradiso il 4 febbraio 2021 all’età di 92 anni, ad Ausburg in Germania. Era nato il 18 maggio del 1928 a Hinckley, una città della contea del Leicestershire, nel cuore dell’Inghilterra. Celibe, Volontario di Dio e componente del Centro Internazionale dei Volontari dei Focolari, ha lavorato molti anni alla Radio Vaticana, lasciando un bel ricordo di sé. Nell’ultimo mese della sua vita terrena, si trovava in una residenza sanitaria in quanto operato al femore, fratturato a seguito ad una caduta. Fu uno dei primi Volontari di Dio e compose il primo nucleo al Centro internazionale dei Volontari. La sua particolarità era l’humour di tipo, ovviamente, inglese, ma era anche molto ordinato, potremmo dire alla tedesca e preciso come uno svizzero ma soprattutto riusciva a superare gli ostacoli con il genio italiano. A proposito dell’humour, Hèctor Lorenzo (Volontario di Dio e amico di Arthur) racconta che, anche in situazioni fisiche tragiche, una sera dopo le 23,00, riceve una telefonata: “Sono Arthur, ho una emorragia nella gamba”. Con la moglie e il figlio, Hèctor si precipita nell’appartamento di Arthur e dopo una prima assistenza, chiamano subito l’ambulanza. Sceso in strada sul lettino e prima di montare sul mezzo, Arthur si scopre la bocca dalle coperte che lo riparavano dal freddo, e confida ad Hèctor: “Sai, mi manca una cosa”. Hèctor gli domanda cosa? E lui: “il mio cappello!”. Da circa dieci anni si era trasferito felicemente in Germania. Chi conosce Arthur sa che lui amava i venti forti dell’Irlanda e del nord dell’Inghilterra, si emozionava davanti un fiore, cantava le canzoni del Tirolo e alcuni temi di Elvis Presley, gioiva del silenzio delle chiese gotiche o del canto gregoriano, apprezzava il vino caldo di inverno e produceva una piccola quantità di bevanda ‘idromele’ che non poteva non condividere con i suoi amici. Condivideva anche il gulasch caldo e parte della cucina orientale. Era molto esigente nel costruire una forte unità nel nucleo dei Volontari: cominciava sempre per primo a voler bene tutti per generare l’Amore reciproco, trovando sempre un dialogo intimo di misericordia. Hèctor racconta: “Essendo stato compagno di nucleo al Centro dei Volontari e abitando con la mia famiglia accanto all’appartamento di Arthur, siamo stati arricchiti dalla sua singolare personalità e testimonianza evangelica. Nostro figlio Julián, dice: “Arthur è il suo nome, ma lo si potrebbe chiamare Umiltà, Generosità, Accoglienza”. Arthur è stato un uomo distinto, di parole essenziali, d’intima religiosità. Sapeva passare da riflessioni serie alla sana ironia per distinguere attitudini costruttive da quelle inutili o nocive. Il suo sorriso eloquente esprimerà comunque e sempre gratitudine.

Lorenzo Russo

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Padre Paolo Bachelet S.J.

29 marzo 1922 – 1° novembre 2020. Gesuita e religioso dei Focolari, è stato un grande educatore e padre spirituale. Poco prima dell’alba della festa di tutti i santi, nell’infermeria dei padri gesuiti di Roma, il P. Paolo Bachelet è salito alla Casa del Padre. Il 29 marzo 2020 aveva compiuto 98 anni. P. Paolo è entrato nella Compagnia di Gesù il 7 dicembre del 1941. È stato ordinato sacerdote il 7 luglio del 1951. Ha terminato la sua formazione con gli ultimi voti solenni il 3 febbraio del 1958. Ha conosciuto il Movimento dei Focolari e la sua Spiritualità dell’Unità negli anni ‘50, quando era studente di Teologia all’Università Gregoriana, dove ha trovato come compagno di studi Pasquale Foresi, cofondatore del Movimento. Si è creato subito tra loro un legame spirituale che non si è mai interrotto. Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, gli ha “affidato” una frase del Vangelo da vivere nella sua quotidianità, perché diventasse la sua Parola di Vita: “Bisogna che Egli cresca ed io diminuisca” (Gv 3,30). Una volta aderito alla Spiritualità dei Focolari è entrato a far parte del gruppo dei religiosi del Movimento e ha vissuto molti anni prima nel seminario regionale di Anagni (Italia), poi nella Cappella dell’Università La Sapienza in Roma. É stato un grande educatore e padre spirituale. Molti ex seminaristi di Anagni, anche quelli diventati vescovi, continuavano a farsi guidare spiritualmente da lui. Nella Cappella universitaria della Sapienza, dove è vissuto dal 1987 al 2003, è stato molto amato e cercato come accompagnatore spirituale sia di studenti che di docenti universitari. Poter vivere con lui un rapporto spirituale molto forte è sempre stato fonte di arricchimento ed edificazione spirituale. Era capace di un grande ascolto. Sapeva davvero mettere da parte sé stesso per accogliere pienamente l’altro. Nel comunicare la sua anima all’interno del gruppo ristretto dei religiosi che condividevano con lui la Spiritualità dell’Unità, spesso riferiva come in molti colloqui si trovava di fronte a temi per i quali non aveva la risposta pronta. Non se ne preoccupava perché constatava che chi gli confidava il suo problema, con l’ascolto così discreto ed attento del P. Paolo, trovava lui stesso la luce e la risposta. Lo comunicava come un frutto della presenza spirituale di Gesù in quel momento fra lui e il suo interlocutore, secondo il Vangelo che dice «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,15-20). Aveva una buona conoscenza in Teologia Morale e in Diritto Canonico. Ha nutrito sempre molta attenzione alle famiglie e, con la collaborazione di un focolarino sposato e altri del Movimento dei Focolari, negli anni ’90 ha contribuito alla formazione dell’associazione Famiglie Separate Cristiane (FSC). Ha seguito con molto impegno il gruppo romano dell’associazione fino al 2017, quando si è trasferito nell’infermeria di Via dei Penitenzieri a Roma. Ha seguito con attenzione la preparazione e lo svolgimento del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia. Alcune delle sue osservazioni, fatte giungere alla Segreteria Generale del Sinodo, si possono ritrovare nel documento finale: Amoris Laetitia. Ricordiamo il Padre Paolo come un figlio spirituale di Chiara Lubich e come un vero fratello nel condividere la Spiritualità dell’Unità, che ora ci segue dal Cielo.

Armando Ceccarelli S. J.

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