Costruire un mondo unito senza distinzione di razza, religione, condizioni economiche e sociali. “Noi abbiamo come Movimento, come nuova Opera sorta nella Chiesa, una vocazione universale, poiché il nostro motto è: “Che tutti siano uno”. Noi non possiamo fare a meno di voi, perché ci siete nei tutti, altrimenti toglieremmo via mezzo mondo o almeno un terzo di mondo, e lo escluderemmo, mentre noi diciamo “che tutti siano uno”. Così, nel maggio 1995, la fondatrice dei Focolari, Chiara Lubich, spiegava le ragioni che hanno spinto il Movimento a ricercare e sviluppare un dialogo con le persone che non si riconoscono in un credo religioso. Ne parliamo con Luciana Scalacci, 73 anni, di Abbadia San Salvatore (Italia). Non credente, è membro della Commissione internazionale e italiana del Centro del Dialogo con persone di convinzioni non religiose dei Focolari. Nel Movimento la ricerca di un dialogo con persone di convinzioni non religiose ha radici profonde. Quali sono le tappe più importanti? Il “Centro del Dialogo con i non credenti” nasce nel 1978 e l’anno seguente, per la prima volta, persone di convinzioni non religiose parteciparono ad incontri promossi dai Focolari. Chiara invitò tutto il Movimento ad una apertura verso i non credenti ritenendo che tutti siamo “peccatori” e pertanto possiamo fare un cammino comune di liberazione e costruire insieme la fratellanza universale. Nel 1992 il Centro promosse il primo convegno internazionale dal titolo “Costruire insieme un mondo unito”. “La vostra partecipazione alla nostra Opera è essenziale per noi – disse Chiara -. Senza di voi (come senza le sue altre componenti) essa perderebbe la sua identità”. Nel 1994 il secondo convegno. Nel suo messaggio Chiara disse: “il nostro scopo è quello di contribuire all’unità di tutti partendo dall’Amore ad ogni singola persona. Cercheremo, quindi, di vedere quanto grande sia, nell’Umanità a tutti i livelli, l’aspirazione alla fratellanza universale e all’unità”. Dopo la scomparsa di Chiara, nel 2008, la Presidente Maria Voce ha confermato più volte che le persone di convinzioni non religiose sono una parte essenziale del Movimento. Negli anni ‘70 non era comune che un Movimento di ispirazione cristiana aprisse le porte ai non credenti…quali gli obiettivi? L’unità del genere umano, dare concretezza al “Che tutti siano uno”, perché il mondo unito si costruisce con gli altri e non contro gli altri. Su quale base si fonda la possibilità di costruire un dialogo fra credenti e non credenti? Sull’esistenza di valori comuni, come la fraternità, la solidarietà, la giustizia, l’aiuto ai poveri. In comune c’è anche il fatto che tutti abbiamo una coscienza personale che ci consente di riflettere su questi valori singolarmente ma anche in maniera collettiva, per diventare patrimonio di tutti. In questo cammino avete incontrato delle difficoltà? Dialogare da posizioni diverse non sempre è facile. Rapportarsi a contenuti concreti e realizzare qualcosa di pratico è più semplice perché la prassi non fa distinzione di colore, religione, idee. Le difficoltà vengono quando dalla pratica si passa ai valori, alle ideologie, alle sovrastrutture. Il dialogo può rischiare di arenarsi. Ma questo non è avvenuto. Chiara ha chiesto sia ai credenti che a noi “amici” di mettersi nella massima apertura, non per fare un atto di carità ma per arricchirsi vicendevolmente e fare insieme il cammino verso un mondo migliore.
Claudia Di Lorenzi
0 commenti