Porgo i miei più cari saluti a tutti coloro che si sono riuniti qui a Roma per celebrare la Seconda Giornata dell’Interdipendenza. Tutto intorno a voi, in questa “città eterna”, vi ricorda che questo era un tempo il centro di un impero in cui tutte le strade portavano a Roma, tutti gli abitanti vivevano nella Pax Romana e l’Esercito sorvegliava le frontiere e teneva a bada le possibili minacce.
Oggi, nessuna nazione, o gruppo di nazioni, neppure la più potente, è più in grado di proteggere se stessa dai pericoli che la minacciano dall’esterno, trasformandosi in un’inespugnabile fortezza militare. Nessun esercito può impedire che avvengano movimenti di capitale, fermare la diffusione dell’AIDS, ridurre gli effetti del riscaldamento del pianeta, fermare il flusso di informazioni, o invertire il processo di diffusione di quelle ideologie radicali e violente che rappresentano una minaccia per tutti noi. E nessuna società può nascondersi dietro il velo dell’ignoranza o la paura di ciò che è sconosciuto, e dimenticare così la lotta per la sopravvivenza che viene combattuta ogni giorno in molti altri Paesi. Nel bene e nel male, viviamo nell’era dell’interdipendenza, e dobbiamo riuscire a farlo tutti insieme. Rispetto ai risultati raggiunti da qualunque altro gruppo di nazioni nel corso della storia, i popoli europei sono già molto avanti nel loro cammino verso l’integrazione. A livello globale, il principale strumento che gli Stati hanno a loro disposizione per riuscire a gestire l’interdipendenza è rappresentato dalle Nazioni Unite. Non si tratta certamente di un’Organizzazione perfetta. Ma è sede della legittimità internazionale e deve, pertanto, rappresentare il centro vitale delle azioni multilaterali. E perché possa operare meglio, ho chiesto ad un gruppo di persone eminenti di aiutarci a preparare sia un’analisi condivisa delle minacce che ci troviamo a dover combattere – tra cui quella del terrorismo globale – sia una serie di raccomandazioni relative al modo in cui affrontarle. Chiederò a tutte le nazioni del mondo di rispondere a queste raccomandazioni con coscienza e senso di responsabilità e solidarietà. Lo stesso senso di responsabilità e solidarietà deve essere utilizzato per continuare ad affrontare i vecchi mali che, ahimè, ancora ci affliggono – gli orrori del genocidio e delle numerose violazioni dei diritti dell’uomo, la miseria causata dalla povertà, dalle malattie e dalla fame, la tragedia dell’ignoranza e della discriminazione. Si tratta di mali tutti collegati tra loro e sia i principi morali che la sicurezza della comunità intera saranno determinati, in gran parte, proprio dai risultati positivi raggiunti nell’eliminarli, e dalla speranza che si riuscirà a portare ai milioni di persone che nel mondo lottano ancora per la vita e la giustizia. Non basta semplicemente la cooperazione di governi lungimiranti nell’affrontare tali sfide. È necessario che gli uomini e le donne di ogni Paese sviluppino la propria percezione di essere cittadini del mondo e si impegnino anch’essi in queste battaglie. Questo è il motivo per cui le Nazioni Unite fanno appello alle organizzazioni civili e gli sforzi compiuti da persone come voi acquistano un significato così importante. All’inizio, ho affermato che la struttura dell’Impero Romano non potrebbe mai funzionare al giorno d’oggi. Ma gli ideali di res publica, cui gli antichi romani erano così legati, possono ancora continuare ad ispirarci nella ricerca di modi in cui accrescere il nostro senso di cittadinanza a livello globale. Con questo spirito, porgo a tutti voi i migliori auguri per una Seconda Giornata dell’Interdipendenza piena di successi.
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