Il Movimento dei focolari è diffuso in quasi tutti i Paesi africani. 61 sono i centri a vita, comune, i focolari, nei seguenti Paesi: Algeria, Angola, Burkina Faso, Burundi, Camerun, Congo (Repubblica Democratica), Costa d’Avorio, Egitto, Kenya, Madagascar, Marocco, Nigeria, Repubblica Centrafricana, Sudafrica, Tanzania, Tunisia e Uganda. Lo spirito del movimento anima circa 200.000 persone. L’esperienza evangelica che il movimento fa è quella di una famiglia legata dall’amore scambievole e aperta a tutti, dove ciascuno, piccoli e grandi, giovani e anziani, sacerdoti e famiglie, hanno il loro posto. Intenso è il dialogo ecumenico così come quello interreligioso, specie coi musulmani. 3 le cittadelle, ciascuna con una particolare fisionomia. L’inculturazione del Vangelo nelle società africane, secondo la spiritualità dell’unità, è visibile prima di tutto a Fontem, nel cuore della foresta camerunense. Qui la testimonianza dell’amore concreto profuso dai focolarini medici e infermieri chiamati a prendersi cura del popolo Bangwa, affetto da molte malattie e da una grave mortalità infantile, ha fatto sì che questo popolo – e diversi altri popoli confinanti – si siano incamminati sulla via dell’evangelizzazione, dello sviluppo e della fraternità. Testimonianza visibile anche nelle altre due cittadelle che sorgono in Costa d’Avorio e in Kenya. Nella Cittadella “Piero”, vicino Nairobi, ha sede una scuola per l’inculturazione a servizio di tutto il continente. Essa fu fondata da Chiara Lubich durante il suo viaggio del maggio 1992. E’ anche lì che ha la sua sede la redazione del giornale bilingue “New City Africa/ Nouvelle Cité Afrique” per tutta l’Africa.
Un po’ di storia
E’ al tempo del Concilio Vaticano II che ha il via l’avventura africana del Movimento. Come molti altri vescovi del continente, mons. Julius Peeters, vescovo di Buea nel Camerun occidentale, aveva sentito parlare di Chiara e dei Focolari da missionari europei. A Roma per la grande assise, chiede a Chiara di inviare focolarini e focolarine che arriveranno nella sua diocesi nel 1963. Tre anni dopo, sempre su richiesta del vescovo, quei medici e infermiere cambieranno destinazione: partiranno per soccorrere una tribù nel cuore della foresta equatoriale, i bangwa, a rischio di estinzione a causa delle malattie. Fontem a poco a poco si trasformerà in una piccola “città sul monte”, non solo per il sorprendente sviluppo, ma perché diverrà centro di irradiazione dello spirito di unità che qui è testimoniato tra bangwa e persone degli altri continenti. Ora non c’è Paese africano dove non vi siano comunità vive che generano semi di riconciliazione, sviluppo e fratellanza. Via privilegiata è l’amore concreto per le molte necessità. Infatti sono numerose le opere di servizio sorte dovunque: Ospedali e strutture sanitarie in Uganda, Costa d’Avorio, Camerun e Congo. Scuole e dopo-scuole in Camerun, Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Burkina Faso, Uganda, Tanzania, Angola e Madagascar. Formazione professionale in Costa d’Avorio, Kenya, Sudafrica e Camerun. Un interessante progetto agricolo è portato avanti in Nigeria.
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