Dopo l’Assemblea generale dei Focolari a inizio 2021, è ripartita la Scuola Abbà (Centro studi del Movimento dei Focolari) con una nuova configurazione. Per saperne di più abbiamo intervistato il suo Direttore, Mons. Piero Coda, già Preside dell’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (Italia), recentemente nominato da papa Francesco Segretario Generale della Commissione Teologica Internazionale. Lei è stato nel primo gruppo convocato da Chiara Lubich per formare la Scuola Abbà: quali sono gli obiettivi di questo gruppo di studio? Com’è stata la sua esperienza intellettuale e spirituale a contatto con il pensiero e la vita della Lubich? Certamente per un dono singolare di Dio, mi son trovato a partecipare all’inizio di questa esperienza con Mons. Klaus Hemmerle già nel 1989, prima che nel ’90 prendesse avvio ufficialmente la Scuola Abbà. Lo scopo che Chiara Lubich ha confidato sin dall’inizio a questo originale Centro Studi è stato quello di studiare e sviscerare le implicazioni anche teologiche, culturali e sociali del carisma dell’unità. Ma prima di tutto di fare un’esperienza vissuta e condivisa del Vangelo di Gesù nella luce che scaturisce dal carisma. Tanto che una delle ultime consegne che nel 2004 Chiara ha fatto alla Scuola Abbà è stata questa: «Siate un cenacolo di santità!». Ecco il dono e il compito della Scuola Abbà: imparare ad abitare con la vita, e così anche col pensiero, quel luogo in cui c’introduce la presenza di Gesù risorto vivo in mezzo ai suoi, quel luogo che è la vita di Dio, il seno del Padre. Tale vita – c’insegna Chiara in accordo col Vangelo e la fede della Chiesa – è la vita stessa della Santissima Trinità, non solo nei Cieli, ma in mezzo a noi: “come in Cielo così in terra”. Per me è stata ed è un’esperienza unica. La potrei descrivere con le parole della prima lettera di Giovanni: «i miei occhi hanno visto, le mie mani hanno toccato, le mie orecchie hanno udito … il Verbo della vita»: i sensi dell’anima si sono accesi e hanno sperimentato la luce di Gesù abbandonato e risorto con cui guardare in modo nuovo la realtà. Così, più di prima, la teologia è diventata per me un fatto vitale e affascinante e al tempo stesso, essendo presenti nella Scuola Abbà esperti di tutte le discipline tesi a vivere l’unità anche nella comunione del pensiero, si è dischiuso l’orizzonte della inter- e trans-disciplinarità, e cioè della scoperta della radice e della meta comune di tutte le forme di sapere chiamate perciò in concreto a dialogare tra loro. La teologia che esercito si è straordinariamente arricchita in questo dialogo condotto non solo a livello interpersonale, ma anche a livello di rapporto tra le discipline. Di recente la Scuola Abbà ha vissuto un ulteriore sviluppo e lei è diventato il direttore a marzo 2021. Ci può dire in cosa consiste questo sviluppo? La Scuola Abbà ha ormai più di trent’anni di vita e lungo questo tempo s’è sviluppata e arricchita molto. Quasi 50 le persone che, in periodi diversi, son entrate a farvi parte, fino al 2004 con la presenza costante e decisiva di Chiara. Poi sono nati attorno ai suoi membri gruppi attinenti le varie discipline: psicologia, sociologia, politica, economia, scienze naturali, arte, dialogo… attualmente più di 300 persone in tutto il mondo. In concomitanza con l’Assemblea generale dell’Opera di Maria e come frutto di tutto un cammino di discernimento comunitario, s’è costatato che il “fiore” della Scuola Abbà in questi anni è fiorito in “quattro petali”: e si è perciò cercato di dare loro una configurazione unitaria e insieme distinta, che riconosca e promuova questo sviluppo a servizio della missione dell’Opera di Maria. Un “petalo” è quello formato da chi (una quindicina di persone) è chiamato a continuare nello studio specifico del significato carismatico e culturale dell’evento del ’49 quale espressione peculiare del carisma dell’unità nell’esperienza vissuta da Chiara, Foco (Igino Giordani), le prime compagne, i primi compagni e poi via via da tutti coloro che partecipano del carisma un evento di grazia di cui custodiamo una preziosa testimonianza scritta da Chiara stessa. Un secondo “petalo” è quello impegnato nella trasmissione di questo patrimonio di luce e dottrina alle nuove generazioni: un gruppo di 27 giovani studiosi, con competenze disciplinari diverse, provenienti da tutto il mondo. Un terzo “petalo” raccoglie coloro che sinora hanno fatto parte della Scuola Abbà, e tuttora continuano a farvi parte (un bel gruppo di 29 persone), nella prospettiva di realizzare dei progetti di ricerca ispirati dal carisma e a servizio dell’Opera, basandosi sulle rispettive competenze ed esperienze. Infine, il quarto “petalo” è quello dei gruppi disciplinari con estensione internazionale. Che progetti avete in mente per il futuro? I progetti li stiamo mettendo sul tavolo per discernere insieme quali intraprendere e come farlo. Si profilano già alcune cose interessanti. La prima è quella di dar forma a un “lessico” della vita di unità: una specie di vademecum, in cui le idee-forza sprigionate dal carisma dell’unità vengano presentate in maniera universale e arricchite alla luce di tutto il cammino che sin qui si è compiuto. Una seconda cosa è di offrire un contributo, partendo dalla specificità del carisma, al cammino sinodale della Chiesa che papa Francesco ha lanciato proprio ora. Crediamo infatti che qui vi sia qualcosa di importante: perché Chiara, nel ’49, dice che l’«Anima», – questo soggetto nuovo, personale e comunitario insieme, che nasce dal patto di unità – è «in veste di Chiesa» che viene accolta nel grembo della Trinità ed è un «drappello» che cammina. E sinodo, appunto, è il nome della Chiesa che cammina fianco a fianco di tutti, a cominciare dai più poveri e scartati e da tutti coloro in cui riconosciamo il volto e il grido di Gesù Abbandonato. C’è poi il grande tema antropologico che interpella il nostro tempo: in particolare, la relazione tra le persone e in specie quella tra il maschile e il femminile e tra le diverse culture. E infine il rapporto tra le religioni: un segno dei tempi e uno specifico scopo del carisma dell’unità. Un membro dei Focolari si potrebbe domandare, come posso partecipare io della Scuola Abbà? Tutta l’Opera di Maria è Scuola Abbà! Come diceva Chiara, il Movimento è nato come una scuola. Nella Scuola Abbà, e così nell’Opera, si tratta infatti di mettersi alla scuola decisiva che Dio ha fatto a Chiara, Foco, le prime focolarine, i primi focolarini, in particolare nel ’49. L’impegno, dunque, è che la Scuola Abbà non sia una casa con le porte chiuse: ma sia tutta finestre e tutta porte, in modo che tutti vi possano partecipare dal vivo. Vedo, per esempio, la piccola esperienza che stiamo facendo a Loppiano nell’offrire alcuni approfondimenti per partecipare a tutti questa luce. È un fatto estremamente positivo: anche perché questa luce, quando raggiunge le persone nelle diverse situazioni, nelle diverse competenze, nelle diverse sensibilità, suscita gioia e creatività. La Scuola Abbà non è una realtà a una sola direzione: nel senso che parte solo dalla luce che viene offerta. No! La luce parte e ritorna arricchita dall’esperienza, dalle questioni, dalle soluzioni che la vita del popolo di Chiara guadagna e offre. Una circolarità virtuosa, dunque, che dev’essere sempre di più e sempre meglio attivata e promossa.
Carlos Mana
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