Movimento dei Focolari

aprile 2009

Mar 31, 2009

"Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà" (Mt 24,42)

Hai osservato come in genere non vivi la vita, ma la trascini in attesa d’un “dopo”, in cui dovrebbe arrivare il “bello”?
Il fatto è che un “dopo-bello” deve arrivare, ma non è quello che tu ti aspetti.
Un istinto divino ti porta ad attendere qualcuno o qualcosa che possa soddisfarti. E pensi magari al giorno di festa, o al tempo libero, o ad un incontro particolare… Ma passati questi, non resti soddisfatto, almeno pienamente. E riprendi il tran tran d’una esistenza non vissuta con convinzione, sempre in attesa.
La verità è che, tra gli elementi che compongono anche la tua vita, ve n’è uno da cui nessuno può scappare; è l’incontro a tu per tu col Signore che viene. Questo è il “bello” al quale inconsciamente tendi, perché sei fatto per la felicità. E la piena felicità può dartela solo Lui.
E Gesù, conoscendo quanto tu ed io siamo ciechi nella ricerca di essa, ecco che ci ammonisce:

“Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà”.

Vegliate. State attenti. State svegli.
Perché di molte cose non sei sicuro al mondo, ma di una certamente non puoi aver dubbi: che un giorno devi morire. E questo per il cristiano significa presentarsi davanti a Cristo che viene.
Può essere che anche tu sia come i più che dimenticano la morte volutamente, di proposito. Hai paura di quel momento e vivi come se non esistesse. Dici con la tua vita terrena, col radicarti sempre più in essa: la morte mi fa tremare, quindi non c’è. Invece quel momento verrà. Perché Cristo viene certamente.

“Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà”.

Con queste parole Gesù intende la sua venuta all’ultimo giorno. Come è salito al Cielo fra gli apostoli, così tornerà.
Ma queste parole vogliono dire anche la venuta del Signore alla fine della vita di ogni uomo. Del resto, quando l’uomo muore, per lui il mondo è finito.
E giacché non sai se Cristo viene oggi, stasera, domani, o fra un anno o più, devi vigilare. Proprio come quelli che stanno svegli perché sanno che i ladri verranno a svaligiare la loro casa, ma non ne conoscono l’ora.
E, se Gesù viene, vuol dire che questa vita è passeggera. E se è tale, anziché svalutarla, devi dare ad essa la massima importanza. Devi prepararti per quell’incontro con una vita degna. (…)

“Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà”.

Certamente occorre che anche tu vigili. La tua vita non è solo un pacifico susseguirsi di atti. E’ pure una lotta. E le tentazioni più varie, come quelle sessuali, quelle della vanità, dell’attaccamento al denaro, della violenza, sono i tuoi primi nemici.
Se vigili sempre, non ti lascerai prendere di sorpresa.
Ma vigila bene chi ama. E’ dell’amore vigilare.
Quando si ama una persona, il cuore vigila sempre attendendola, e ogni minuto che passa senza di lei è in funzione di lei.
Così fa una sposa amorosa quando fatica, o prepara quanto può servire al suo sposo assente: fa ogni cosa in vista di lui. E quando arriva, nel suo saluto esultante c’è tutto il gioioso lavoro della giornata.
Così fa una mamma, quando prende un piccolo riposo durante l’assistenza del suo ragazzo ammalato. Dorme, ma il suo cuore veglia.
Così agisce chi ama Gesù. Fa tutto in funzione di Lui, che incontra nelle semplici manifestazioni della sua volontà in ogni attimo, e incontrerà solennemente nel giorno in cui verrà.
E’ il 3 novembre 1974.
Si conclude a Santa Maria, nel sud del Brasile, un incontro spirituale di 250 giovani, di cui la maggior parte proviene dalla città di Pelotas.
Il primo pullman, con quarantacinque persone, parte: tanti canti, tanta gioia, tanto amore a Gesù. Ad un certo punto del viaggio alcune ragazze dicono insieme il rosario coi misteri dolorosi e chiedono alla Madonna la fedeltà a Dio, fino alla morte.
In una curva, per un guasto meccanico, il pullman precipita in un burrone d’una cinquantina di metri, capovolgendosi tre volte. Muoiono sei ragazze.
Una sopravvissuta dice: “Ho visto la morte da vicino, però non ho avuto paura perché Dio era lì”.
Un’altra: “Quando mi sono accorta che potevo muovermi, in mezzo ai rottami, ho guardato il cielo stellato e, inginocchiata fra i corpi delle mie compagne, ho pregato. Dio era lì accanto a noi…”. Il babbo di Carmen Regina, una delle vittime, ha raccontato che spesso la figlia ripeteva: “E’ bello morire, papà, si va a stare insieme a Gesù”.

“Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà”.

Le giovani di Pelotas, perché amavano, vigilavano, e quando è venuto il Signore gli sono andate incontro con gioia.

Chiara Lubich

 

Parola di Vita Dicembre 1978. Pubblicata in Essere la Tua parola. Chiara Lubich e cristiani di tutto il mondo, vol. 1, Roma 1980

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