«Siamo arrivati al Dharma Drum ieri sera all’imbrunire accolti con squisita gentilezza da giovani volontari che ci hanno immediatamente aiutati a sistemarci e trovare sia le nostre chiavi e documenti che le nostre stanze. Poi subito la cena ed i saluti. Accoglienza davvero squisita. Stamattina è iniziato il simposio come lo si era prospettato nella visita fatta con alcuni dirigenti dei Focolari nel febbraio dello scorso anno. La sala del convegno è moderna ed elegante, ma assolutamente lontana da ogni ostentatezza. Tutta la costruzione che ospita il College of Liberal Arts è moderno, costruito da un architetto giapponese e con giardini pensili per assicurare un clima piacevole anche durante la stagione calda ed umida, anche se qui l’umidità pare essere sovrana in ogni momento dell’anno. Il cibo che ci offrono, assolutamente vegetariano, è di grande livello culinario, ma soprattutto è l’espressione di sentimento di accoglienza delicata ed attenta che ci fa sentire a casa anche se in un ambiente che non era conosciuto fino a anche ora fa. Alle ore 10 ha avuto inizio la cerimonia di apertura. E’ uno dei membri del corpo insegnante, Guohuei Shih che presenta i vari relatori. Rita Moussalem e Roberto Catalano, co-direttori del Centro per il dialogo interreligioso dei Focolari, sono i primi a parlare subito dopo i saluti portati dall’Incaricato di Affari del Vaticano, padre Giuseppe Silvestrini. Siamo una settantina provenienti dagli USA, Europa, Thailandia, Corea, Giappone, Filippine, Cina e, ovviamente, da Taiwan. Siamo cattolici e buddhisti di diverse tradizioni. Ci sono monaci e laici theravada dalla Thailandia, Buddhisti giapponesi mahayana in rappresentanza di diverse scuole antiche come la Nichiren-Shu, la Tendai-Shu e anche di movimenti recenti come la Rissho Kosei-kai. Si avverte molto calore fra tutti, un rapporto consolidato negli anni con alcuni, ormai piuttosto anziani, che sono venuti con alcuni giovani seguaci. Subito dopo la cerimonia di apertura inizia il giro del grande complesso che porta i vari gruppi – i partecipanti sono divisi per lingua – in diverse parti del Dharma Drum Mountain. Molto significativa nella mattina la visita al museo del Master Sheng Yen, fondatore del Dharma Drum e riformatore del buddhismo Chan. Al pomeriggio si continua vedendo le varie sale dove varie immagini molto significative dei Buddha vengono onorate. Particolarmente interessante è la lezione su come qui si venera l’Illuminato. I monaci Theravada umilmente imparano da giovani monaci della stessa tradizione che stanno studiando in questa università. Ma il momento più bello della giornata è senza dubbio il cosiddetto periodo della Blessing. Si tratta di un lungo momento di preghiera dove ognuno prega secondo la propria tradizione senza la minima tendenza a confusioni e sincretismi: solennità, rispetto e silenzio, caratterizzano questa fase del programma. Nella sala del Buddha, dove con i cristiani stamattina abbiamo celebrato la messa, trascorriamo un’ora e mezza con varie preghiere che si susseguono, secondo le varie tradizioni. Iniziano i monaci theravada e proseguono i cristiani. A seguire, ci sono i membri della Rissho Kosei-kai e quelli della Tendai Shu per arrivare ai monaci del Fo Gu Shan. Il tempo sembra non passare e, man mano che trascorre, si avverte in cuore una grande ricchezza. Da un lato, sembra di toccare con mano l’anelito dell’uomo all’infinito e, dall’altra, la necessità di ogni uomo o donna di arrivare all’assoluto soprattutto di fronte ai grandi problemi del dolore e della guerra. Usciamo e ci sentiamo molto più vicini gli uni agli altri eppure, forse, è stato il momento del programma di questi giorni dove sono venute maggiormente in evidenza le differenze. Ciò che fa la differenza è lo spirito di comunione e, dunque, di rispetto reciproco che ci avvicina in ogni azione ed espressione del programma». Nei giorni successivi, i lavori fra buddhisti e cristiani sono continuati in un crescendo di conoscenza reciproca e di rapporti di amicizia e vera fraternità. Si è parlato di sofferenza con sette interventi che hanno presentato la dimensione personale e sociale della sofferenza e che sono stati presentati da cristiani, buddhisti theravada della Thailandia e da Mahayana – questi di diverse tendenze, la Rissho Kosei-kai, la Tendai-shu ed il Buddhismo Won della Corea. Non sono mancati workshop dove alcuni relatori hanno potuto presentare in simultanea contenuti riguardo a religione e psicologia, dialogo e attività sociali, esperienze di dialogo in diversi contesti e meditazione e dialogo con particolare riferimento alla meditazione vipassana. Alla conclusione della giornata, poi, tre esperti hanno concluso con alcune riflessioni sui contenuti emersi nel corso dei lavori. Al di là di tutto questo, tuttavia, è stata l’atmosfera che si è creata che ha caratterizzato questo momento del convegno. Lo stesso preside del D.I.L.A. (Dharma Institute of Liberal Arts) il Rev. Huimin Bikshu, ha confidato che è il primo incontro di questo tipo presso questa università. Infatti, il clima di amicizia e fraternità vera ha creato rapporti nuovi e rinsaldato quelli iniziati in passato. Oltre ai partecipanti iscritti al simposio se ne sono aggiunti alcuni fra le monache ed alcuni monaci del Dharma Drum Monastery e gli studenti del College. Per un totale di una novantina di presenze. La giornata è stata caratterizzata da grande impegno non solo spirituale ma anche esistenziale. Il dialogo, soprattutto quello svoltosi in sala, ha permesso di mettere in evidenza vari aspetti che sono comuni sia pure nella grande differenza esistente fra le due tradizioni. Non si può non essere grati a quanti hanno lavorato per questo momento, sia fra i cristiani che fra i buddhisti. Sono esperienze che lanciano ponti di dialogo, come ha affermato il Rev. Nisyoka della Tendai-shu giapponese, e fanno sperare in un mondo difficile e sempre più polarizzato come quello in cui oggi viviamo. La conclusione dei lavori del Simposio si sono svolti poi nel pomeriggio organizzato dalla Providence University, una istituzione accademica privata che ha sede nella città di Thien Chu. Qui si è parlato di economia, ambiente e dialogo fra le religioni. I risultati di questa settimana di esperienza comune, di riflessione e di amicizia spirituale sono difficili da esprimere e quantificare. Fanno parte dell’intimo di ciascuno dei partecipanti. Mi pare che quanto espresso da un giovane monaco giapponese, abate di uno dei templi di riferimento nel suo Paese, possa esprimere bene la profondità dell’esperienza vissuta. «Raramente nella vita ho avvertito la presenza intima di Dio-Buddha come è stato nei giorni del nostro simposio a Taiwan. […] Ho studiato in scuole cristiane ed ho sempre pensato che il cristianesimo fosse una religione che si svolge nella chiesa (nel senso di riti e funzione religiose). Durante il simposio a Taiwan ho capito che il cristianesimo, invece è la religione della presenza di Dio fra gli uomini». Da Roberto Catalano Leggi la prima parte
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