Set 15, 2022 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Un ponte tra Europa e Asia. È il Kazakhstan il Paese meta del 38.mo Viaggio Apostolico di Papa Francesco, trasferta che avuto luogo dal 13 al 15 settembre 2022. Occasione della visita il VII Congresso dei Capi delle religioni mondiali e tradizionali. Si è aperto ieri, 14 settembre 2022, nel Palazzo dell’Indipendenza di Nur-Sultan, capitale kazaka, il VII Congresso dei Capi delle religioni mondiali e tradizionali, un evento che ha visto riuniti circa un centinaio di delegazioni provenienti da 50 Paesi del mondo e che, tra le maggiori priorità ha posto l’affermazione della pace, dell’armonia e della tolleranza come principi incrollabili dell’esistenza umana. Non è un caso, dunque, che il motto di questo 38.mo viaggio papale, sia stato proprio “Messaggeri di pace e di unità” e che il logo pensato per l’occasione raffiguri una colomba con un ramo d’ulivo. Un richiamo forte alla fratellanza, come ha ricordato il Pontefice dando inizio al suo intervento, “che tutti ci unisce, in quanto figli e figlie dello stesso Cielo”. In un tempo corroso dai conflitti e schiacciato dal peso delle inuguaglianze, ha dichiarato Francesco, “le religioni ci ricordano che siamo creature (…). La creaturalità che condividiamo instaura così una comunanza, una reale fraternità”. Nel citare un poeta kazako, Abai, il Papa ha sottolineato l’importanza di mantenere “desta l’anima e limpida la mente”. È questo ciò di cui il mondo ha bisogno, una “religiosità autentica”, priva di qualsiasi tipo di fondamentalismo, tossico per ogni credo. “Abbiamo dunque bisogno di religione per rispondere alla sete di pace del mondo e alla sete di infinito che abita il cuore di ogni uomo” – ha continuato. Guardando alle problematiche dell’oggi, soprattutto quelle legate alla vulnerabilità causata dalla pandemia “i credenti sono chiamati alla cura – ha detto il Santo Padre, cioè “a prendersi cura dell’umanità in tutte le sue dimensioni, diventando artigiani di comunione”. Un’esortazione forte che rappresenta una delle tante sfide planetarie da affrontare accanto all’indifferenza per le miserie altrui, la custodia del creato e l’enorme difficoltà nel creare un cammino di pace su un terreno afflitto dalle guerre. “Andiamo avanti insieme, perché il cammino delle religioni sia sempre più amichevole”, ha concluso Bergoglio, aggiungendo un ringraziamento speciale al Kazakhstan per “lo sforzo di cercare sempre di unire, di provocare il dialogo, di fare amicizia”. Nel pomeriggio e in chiusura della seconda giornata del viaggio apostolico, Papa Francesco ha inoltre celebrato la Santa Messa nel piazzale dell’Expo, incontrando i cattolici del Paese e di varie altre parti dell’Asia. A seguire i suoi passi anche alcuni membri della piccola comunità del Movimento dei Focolari presente sul territorio: “La visita di Papa Francesco in Kazakhstan è stata una grande gioia per i cattolici che vivono qui e non solo” ha detto Nikolay, un giovanissimo padre di famiglia di Amalty. “La nostra comunità ha organizzato un pellegrinaggio per recarsi a Nur-Sultan. Era importante esserci e pregare insieme al Papa”, continua. Una preghiera comunitaria che sembra esprimere un desiderio inciso nel cuore di tutti, quello di giungere alla gioia di un mondo unito seminando il bene. Essere “messaggeri di pace”, per Nikolay vuol dire questo: “Il Kazakhstan è un paese multinazionale in cui vivono diverse nazioni e ogni abitante rispetta le diverse tradizioni religiose dell’altro. I musulmani si congratulano con i cristiani per Pasqua e Natale e i cristiani, a loro volta, si congratulano con i musulmani per le loro feste. In varie situazioni difficili ognuno cerca di aiutare il prossimo, indipendentemente dal fatto che sia kazako, russo o kirghiso ma è un percorso da rinnovare continuamente”. È quanto ha confermato anche Papa Francesco, citando nella sua omelia una parte del discorso che S. Giovanni Paolo II fece durante il suo viaggio in terra kazaka nel settembre 2001 e che lascia a ciascuno un monito da seguire: “la pace non è mai guadagnata una volta per tutte, va conquistata ogni giorno, così come la convivenza tra etnie e tradizioni religiose diverse, lo sviluppo integrale, la giustizia sociale. E perché il Kazakhstan cresca ancora di più ‘nella fraternità, nel dialogo e nella comprensione […] per gettare ponti di solidale cooperazione con gli altri popoli, nazioni e culture’[1], c’è bisogno dell’impegno di tutti”.
Maria Grazia Berretta
[1] S. Giovanni Paolo II, Discorso durante la cerimonia di benvenuto, 22 settembre 2001 (altro…)
Ago 25, 2022 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
La Mariapoli Ginetta ha celebrato il suo giubileo d’oro il 15 agosto 2022. Il sogno dei pionieri oggi è una realtà: un faro di unità, dialogo e una nuova società per tutti. Fin dalla sua genesi, la Chiesa cattolica ha cercato in vari modi di vivere il mandato di Gesù nella cosiddetta preghiera sacerdotale: “Padre, siano una cosa sola, come noi siamo una cosa sola” (cfr Gv 17-21). L’unità e il dialogo sono, ancora oggi, alla base delle azioni e delle teorie ecclesiali, e fu proprio durante la Seconda guerra mondiale, nella città di Trento, in Italia, che la ventunenne Chiara Lubich capì di voler vivere e diffondere l’unità tra tutti i popoli del mondo, credenti e non credenti. In Brasile, attraverso la Mariapoli Ginetta, questa missione è feconda da ormai 50 anni. La “città sul monte” Nel fondare il Movimento dei focolari, e prendendo spunto dalle su esperienze, Chiara pensò che sarebbe stato bello far nascere delle città poste “sul monte” visibili e luminose, che fossero veri fari per la società, dove poter vivere in comunione l’amore reciproco, il Vangelo e la presenza costante di Dio. In tutto il mondo oggi, ci sono 35 Mariapoli, come vengono chiamate le Cittadelle nate dai Focolari. Tre di loro si trovano in Brasile: la Mariapoli Santa Maria nei pressi di Recife, la Mariapoli Gloria nelle vicinanze di Belem e la Mariapoli Ginetta, situata nello Stato di San Paulo, nella Vargem Grande Paulista, che il giorno della Festa della Assunta, il 15 agosto, ha compiuto il suo giubileo d’oro. La Mariapoli Ginetta Frutto della provvidenza di Dio, testimoniata da molte azioni, è stato luogo di incontri spirituali e sociali per migliaia di persone in tutto il mondo. Abitata da famiglie, consacrati, laici, sacerdoti, e anche persone di altre confessioni religiose, la città faro, è uno spazio dove ciascun visitatore può fare esperienza di Dio. Karina Gonçalves Sobral, che vive con il marito e le due figlie nella comunità, sottolinea l’importanza della spiritualità dell’unità e dei valori contenuti nella cultura locale: “La Mariapoli ha come mission quella di essere un luogo dell’incontro, la casa aperta a tutti. Ed è veramente per tutti. Coloro che vengono qui devono sentirsi accolti. Fa parte del nostro carisma, l’accoglienza”. “Dinanzi ai vari terreni che ci avevano proposto che ci cinquanta anni fa, questo a Vargem Grande sembrava davvero avere le caratteristiche giuste per poter essere uno spazio fecondo, dove poter incarnare visibilmente l’Ideale dell’unità. Qui ci siamo stabiliti e oggi celebriamo un traguardo importante”, dice Maria do Socorro Pimentel, una focolarina che ha vissuto nella cittadella per più di 40 anni. La presenza della Fondatrice Chiara Lubich ha visitato la Mariapoli Ginetta varie volte e proprio in uno dei suoi viaggi, nel 1991, incontrando la grande disuguaglianza sociale della popolazione brasiliana, è stata particolarmente ispirata ed è qui che ha creato l’Economia di Comunione, il cui obiettivo principale è quello di sviluppare una rete di aziende che condividono i loro utili, contrapponendo alla cultura dell’avere la cultura del dare. La Mariapoli prende il nome da una delle prime compagne di Chiara Lubich, la Serva di Dio Ginetta Calliari, una delle più grandi sostenitrici della costruzione di questa “città sul monte” e corresponsabile dell’avvio del Movimento dei Focolari in Brasile. Il suo corpo è sepolto nel cimitero della Cittadella, dove diversi fedeli si recano per chiedere grazie. Riconoscimento Già nel maggio 2022 il Comune di Vargem Grande Paulista ha riconosciuto il lavoro sociale e spirituale svolto dal Movimento dei Focolari nella città e l’importanza non solo del suo Centro Mariapoli, ma di tutte le opere che vengono svolte e che coinvolgono bambini, adolescenti e giovani. Da non dimenticare il lavoro delle case di accoglienza per le persone senza dimora e il suo Sistema di Comunicazione, che ha portato investimenti, partnership e notorietà al comune. In occasione della Santa Messa celebrata lunedì 15 agosto 2022 da Don João Bosco, vescovo di Osasco, Papa Francesco ha inviato la Benedizione Apostolica scritta in segno di gratitudine per questa missione portata avanti dal Movimento dei Focolari nella città, nello Stato San Paolo e in tutto il Brasile.
Ronnaldh Oliveira (da un articolo pubblicato su cancaonova.com)
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Giu 19, 2021 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
La testimonianza dei volontari della “Casa de los Niños”, di Cochabamba (Bolivia), opera che si ispira alla spiritualità dell’unità, impegnati ad accudire senza sosta i contagiati dal COVID-19 e a portare consolazione ai moribondi. Siamo tornati a percorrere le strade della nostra città con un po’ di incoscienza e molta ingenuità. Questo virus mette paura a tutti. Sprona ad isolarsi gli uni dagli altri. Ma siamo coscienti dell’importanza e della necessità di ciò che ci viene richiesto con somma urgenza. Per questo non ci tiriamo mai indietro. Anche se manteniamo le dovute precauzioni. I test che realizziamo puntualmente ogni settimana continuano a darci risultati negativi. Forse qualcuno stende una mano misericordiosa sulla nostra ingenuità. Qui, è iniziata la stagione fredda e i contagi Covid-19 sono aumentati esponenzialmente. Siamo arrivati a cifre mai raggiunte. Gli ospedali pubblici sono al collasso. Si muore nelle auto, in attesa che si liberi un letto… Anche nelle cliniche private, altamente costose, i ricoveri sono stati sospesi. Non si trova più ossigeno e ci sono lunghe file per le ricariche nei soli due luoghi adibiti a questo servizio a pagamento. Una bombola di 6 m3 dura meno di 5 ore! Le medicine specialistiche sono reperibili solo sul mercato nero: ogni fiala ha un costo che si aggira intorno a 1300 euro! Quest’anno le persone colpite dal virus sono molto più giovani. Andiamo a portare ossigeno e medicine là dove siamo chiamati. Abbiamo i permessi per poter circolare tutti i giorni e a tutte le ore. Il nostro pulmino, molto spazioso, si è trasformato in ambulanza e, spesso e purtroppo, in un carro funebre a costo zero. Il tempo scorre rapidamente per chi si trova in necessità e fatica a respirare, per cui anche noi corriamo e non ci rimane il tempo per pensare a noi stessi. Portiamo ossigeno e medicine, ma, a dire il vero, ci impegniamo soprattutto a portare semi di speranza. Ci capita di conoscere per la prima volta coloro che visitiamo, ma subito si stabilisce una sorta di complicità reciproca che apre varchi alla speranza. E, piano piano, la paura si scioglie e vediamo le persone sorridere serene. Portiamo con noi anche la corona del Rosario. Non è un amuleto magico. No. È la corona di noi che vogliamo affidare le grandi afflizioni e i dolori di questo tempo, di tanti fratelli e sorelle, al cuore della nostra Mamma del cielo. Fa parte della terapia dell’ossigeno: dà aria al cuore di chi soffre! Ci troviamo, ogni sera, per la preghiera comunitaria della nostra cittadella, sul prato all’aperto, davanti alla bella cappella, che accoglie le storie di tanti dei nostri bimbi che sono già volati in cielo. Preghiamo davanti alla statua della “Virgen de Urcupiña”, patrona di Cochabamba, che porta in braccio Suo Figlio. La nostra è una preghiera che sale dritta al cielo e che vuol fissare i nomi di tanti che abbiamo visitato durante il giorno. Chiediamo per ognuno una luce dal cielo, necessaria per illuminare la notte del loro dolore.
I volontari della “Casa de los Niños” – Cochabamba (Bolivia)
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Nov 20, 2018 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Con un linguaggio semplice, come quello di Gesù che per spiegare il “suo regno” usava termini e paragoni sotto gli occhi di tutti, Sándor ha cominciato a raccontare come cercava di incarnare il Vangelo in tutto quello che faceva. Si è formato attorno a lui un assiduo gruppo di agricoltori e periodicamente si sono incontrati per scambiare gioie, dolori, conquiste e progressi… In loro è sbocciata la convinzione di avere una missione. Il loro rapporto con la natura, fonte di saggezza, era un bene da trasmettere anche a chi stava in città. Da questa scintilla al passo di incontrare anche dei sindaci è stato breve. Dagli incontri tra contadini e sindaci è emersa forte la necessità di creare un’alternativa alla globalizzazione che omologa e spegne valori e tradizioni. Così nel settembre del 2016 hanno realizzato un incontro che, con esperienze e interventi di specialisti, aveva lo scopo di trovare il modo per dare un’anima al Paese cominciando dalla campagna. Erano 350 partecipanti, dei quali 20 sindaci. Lo scorso settembre il 2° incontro, stavolta a Újkígyós, un comune a sud-est dell’Ungheria che, nonostante un anticipato freddo, ha visto 500 partecipanti, 27 stand che esponevano formaggi, tappeti fatti a mano, miele, piccoli mobili, marmellate… Con gratuità e generosità i contadini provenienti da molti comuni, villaggi e borghi hanno offerto il meglio dei loro prodotti culinari e di artigianato. Hanno portato anche cavalli per far girare i bambini. Una vera festa popolare. I conferenzieri, specialisti in ecologia, agricoltura, inquinamento acustico, agricoltori, ricercatori e professori di università, erano già legati fra loro da una reale amicizia. È questo non soltanto il segreto del successo ma anche la via realizzabile per arrivare a dare un contributo di vera fraternità. Anche il Sindaco del Comune, che ha messo a servizio dell’evento gruppi folcloristici, ha rilevato che vedeva nella comunità una “nuova anima”. Il parroco ha sottolineato l’efficacia del modo di evangelizzare che aveva sperimentato. Uno degli organizzatori mi diceva: «Non abbiamo avuto nessun aiuto politico o di istituzioni: tutto è dono. L’incontro non è costato un centesimo: dalle sedie, alle tende, ai tavoli. Qui, come vedi, tutti si ritrovano fratelli, perché nei villaggi il rapporto umano, l’amicizia è la forza vincente. Nelle città sono altri i modi di rapportarsi. Si creano circoli, club di interesse, luoghi di divertimento… ma la gente è isolata. Non si conoscono fra di loro gli abitanti di uno stesso condominio. Sentiamo che la gente della campagna può dare un contributo al Paese, può essere l’anima. Il contadino, per il contatto che ha con la natura nutre un’anima religiosa e sa il valore e il prezzo di ogni cosa e riconosce nell’uomo la sacralità a cui papa Francesco continuamente ci richiama. Questo incontro ci sembra un piccolo passo non solo per la Chiesa stessa ma anche per la società». È intervenuto anche Csaba Böjte (ofm), un francescano della Transilvania (Romania) famoso non solo nella sua terra ma in Ungheria e nell’est-Europa dove, con la collaborazione di volontari, accoglie dal 1992 bambini e ragazzi con situazioni familiari difficili. Oggi le case sono 82 ed ospitano 2500 bambini. Quello di Sándor è un sasso gettato nell’acqua che con le sue onde si allarga, si allarga. Tanino Minuta (altro…)
Nov 19, 2018 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
https://vimeo.com/290300346 (altro…)
Nov 16, 2018 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
In anticipo di qualche giorno sulla data stabilita per la festa liturgica, fissata il 29 ottobre, trecento giovani e ragazzi, lungo le strade di Acatzingo, nello Stato di Puebla, Messico, hanno sfilato fin dal mattino in onore della beata Chiara Luce Badano, la “beata dei nostri tempi”. Tra musica e danze, il 20 ottobre scorso, è cominciata così, all’insegna della gioia e dei decibel, la celebrazione organizzata dalla comunità dei Focolari con il coinvolgimento di cinque gruppi dalle scuole del posto. Dal 2012, nella cittadella “El Diamante”, cuore pulsante della comunità, una cappella è intitolata alla giovane, beatificata nel 2010. Da qui, la proposta contagiosa di una piena e gioiosa adesione alla volontà di Dio – “uno splendido disegno che, a poco a poco, mi si svela”, secondo le parole della stessa Chiara Luce – che raccoglie ogni anno numerosi giovani. Coinvolgendo “testa, cuore, mani”. Ispirandosi alle parole di Papa Francesco, che anche durante il recente Sinodo ha additato molti giovani come modelli di santità, i ragazzi coinvolti hanno fatto conoscere pensieri e momenti della vita di Chiara Badano, in un clima di festa e amicizia. A pochi chilometri da “El Diamante”, nella città di Acatzingo, ferita negli ultimi mesi da un’ondata di violenza, gli spettatori sono stati invitati a partecipare ad un’iniziativa, quella del “lancio del dado dell’amore”. Come in tanti altri paesi del mondo, il gesto, dalla forte valenza simbolica, rappresenta un invito ai singoli e alla cittadinanza ad intraprendere iniziative di pace. Le celebrazioni sono poi proseguite nella cittadella, con un programma di danza, musica, teatro, testimonianze di vita e giochi curato dagli stessi giovani partecipanti alla scuola di formazione e seguito da più di 500 persone. “Chiara Luce è per noi un faro che ci spinge a vivere per un grande ideale”. Altri college e scuole di Acatzingo hanno già aderito al progetto in vista delle celebrazioni future. Mariapoli El Diamante, 20 ottobre 2018 (altro…)