Gen 1, 2014 | Parola di Vita
“Cristo, unico fondamento della Chiesa” Ma c’è una Parola che riassume tutte le altre, è amare: amare Dio e il prossimo. Gesù sintetizza in questa “tutta la Legge e i Profeti” (cf Mt 22,40). Il fatto è che ogni Parola, pur essendo espressa in termini umani e diversi, è Parola di Dio; ma siccome Dio è Amore, ogni Parola è carità. Come vivere allora questo mese? Come stringerci a Cristo “unico fondamento della Chiesa”? Amando come Lui ci ha insegnato. “Ama e fa’ quello che vuoi”[1], ha detto sant’Agostino, quasi sintetizzando la norma di vita evangelica, perché amando non sbaglierai, ma adempirai in pieno la volontà di Dio.
Chiara Lubich
[1] In Jo. Ep. tr., 7,8. Pubblicata su Città Nuova 2004/24, p.7, in versione integrale Dal 18 al 25 gennaio in molte parti del mondo si celebra la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, mentre in altre si celebra a Pentecoste. Quest’anno la frase scelta per la Settimana di preghiera è: “È forse diviso il Cristo?” (1 Cor 1,13). Chiara Lubich era solita commentare il versetto biblico ogni volta. Per mantenere questo suo apporto proponiamo un suo testo del gennaio 2005 a commento del versetto: “Cristo, unico fondamento della Chiesa” (cf 1 Cor3,11) che potrebbe essere un contributo ad approfondire la frase proposta quest’anno.
Nov 30, 2013 | Parola di Vita
«Il Signore vi faccia crescere e abbondare nell’amore vicendevole e verso tutti» Essendo l’amore il centro della vita cristiana, se non progredisce, tutta la vita del cristiano ne risente, si illanguidisce e poi può spegnersi. Non basta aver capito nella luce il comandamento dell’amore del prossimo e nemmeno aver sperimentato nell’entusiasmo i suoi impulsi e i suoi slanci agli inizi della propria conversione al Vangelo. Occorre farlo crescere mantenendolo sempre vivo, attivo, operante. E questo avverrà se si sapranno cogliere, con sempre maggiore prontezza e generosità, le varie occasioni che la vita ci offre ogni giorno. «Il Signore vi faccia crescere e abbondare nell’amore vicendevole e verso tutti» Per san Paolo le comunità cristiane dovrebbero avere la freschezza ed il calore di una vera famiglia. Si comprende quindi l’intenzione dell’apostolo di metterle in guardia contro i pericoli da cui più frequentemente sono minacciate: l’individualismo, la superficialità, la mediocrità. Ma san Paolo vuole prevenire anche un altro grave pericolo, strettamente legato al precedente: quello di adagiarsi in una vita ordinata e tranquilla, ma chiusa in se stessa. Egli vuole delle comunità aperte, giacché è proprio della carità amare i fratelli di fede e, nello stesso tempo, andare verso tutti, essere sensibili ai problemi ed alle necessità di tutti. E’ proprio della carità saper accogliere qualsiasi persona, costruire dei ponti, cogliendo il positivo ed unendo i propri desideri e gli sforzi di bene con quanti mostrano buona volontà.
«Il Signore vi faccia crescere e abbondare nell’amore vicendevole e verso tutti»
Come vivremo allora la Parola di vita di questo mese? Cercando di crescere anche noi nell’amore scambievole all’interno delle nostre famiglie, del nostro ambiente di lavoro, delle nostre comunità o associazioni ecclesiali, parrocchie, ecc. Questa Parola ci chiede una carità sovrabbondante, cioè una carità che sappia superare le misure mediocri e le varie barriere provenienti dal nostro sottile egoismo. Sarà sufficiente pensare a certi aspetti della carità (tolleranza, comprensione, accoglienza reciproca, pazienza, disponibilità al servizio, misericordia verso le vere o presunte mancanze del nostro prossimo, condivisione dei beni materiali, ecc.) per scoprire tante occasioni per viverla. E’ evidente poi che, se nella nostra comunità ci sarà questo clima di amore scambievole, il suo calore si irradierà immancabilmente verso tutti. Anche quelli che ancora non conoscono la vita cristiana ne avvertiranno l’attrattiva e molto facilmente, quasi senza accorgersene, vi saranno coinvolti fino a sentirsi parte di una stessa famiglia.
Chiara Lubich
[1] Parola di vita pubblicata in Città Nuova, 1994/20, pp.32-33.
Ott 28, 2013 | Parola di Vita
È entrare nel cuore di quanti accostiamo per capire la loro mentalità, la loro cultura, le loro tradizioni e farle, in certo modo, nostre; per capire veramente quello di cui hanno bisogno e saper cogliere quei valori che Dio ha disseminato nel cuore di ogni persona. In una parola: vivere per chi ci sta accanto. Misericordia: accogliere l’altro così come è, non come vorremmo che fosse, con un carattere diverso, con le nostre stesse idee politiche, le nostre convinzioni religiose, e senza quei difetti o quei modi di fare che tanto ci urtano. No, occorre dilatare il cuore e renderlo capace di accogliere tutti nella loro diversità, nei loro limiti e miserie. Perdono: vedere l’altro sempre nuovo. Anche nelle convivenze più belle e serene, in famiglia, a scuola, sul lavoro, non mancano mai momenti di attrito, divergenze, scontri. Si arriva a togliersi la parola, ad evitare di incontrarsi, per non parlare di quando si radica in cuore l’odio vero e proprio verso chi non la pensa come noi. L’impegno forte ed esigente è cercare di vedere ogni giorno il fratello e la sorella come fossero nuovi, nuovissimi, non ricordandoci affatto delle offese ricevute, ma tutto coprendo con l’amore, con un’amnistia completa del nostro cuore, ad imitazione di Dio che perdona e dimentica. La pace vera poi e l’unità giungono quando benevolenza, misericordia e perdono vengono vissuti non solo da singole persone, ma insieme, nella reciprocità. E come in un caminetto acceso occorre di tanto in tanto scuotere la brace perché la cenere non la copra, così è necessario, di tempo in tempo, ravvivare di proposito l’amore reciproco, ravvivare i rapporti con tutti, perché non siano ricoperti dalla cenere dell’indifferenza, dell’apatia, dell’egoismo. «Siate benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo» Questi atteggiamenti domandano di essere tradotti in fatti, in azioni concrete. Gesù stesso ha dimostrato cos’è l’amore quando ha sanato gli ammalati, quando ha sfamato le folle, quando ha risuscitato i morti, quando ha lavato i piedi ai discepoli. Fatti, fatti: questo è amare. Ricordo una madre di famiglia africana: aveva dovuto subire la perdita d’un occhio della propria bambina Rosangela, vittima di un ragazzino aggressivo che l’aveva ferita con una canna e continuava a farsi burla di lei. Nessuno dei genitori del ragazzo aveva chiesto scusa. Silenzio, mancanza di rapporto con quella famiglia la amareggiavano. “Consolati – diceva Rosangela che aveva perdonato – sono fortunata, posso vedere con l’altro occhio!” “Una mattina – la madre di Rosangela racconta – la mamma di quel ragazzino mi manda a chiamare perché si sente male. La mia prima reazione è: ‘Guarda, ora viene a chiedere aiuto a me, con tanti altri vicini di casa, proprio a me dopo quello che suo figlio ci ha fatto!’ Ma subito ricordo che l’amore non ha barriere. Corro a casa sua. Lei mi apre la porta e mi sviene tra le braccia. L’accompagno in ospedale e le sto vicino fino a quando i medici non se ne prendono cura. Dopo una settimana, uscita dall’ospedale, viene a casa mia per ringraziarmi. L’accolgo con tutto il cuore. Sono riuscita a perdonarla. Ora il rapporto è tornato, anzi è iniziato tutto nuovo”. Anche la nostra giornata può riempirsi di servizi concreti, umili e intelligenti, espressione del nostro amore. Vedremo crescere attorno a noi la fraternità e la pace.
Chiara Lubich
Parola di vita pubblicata in Città Nuova, 2006/14, p.9.
Set 28, 2013 | Parola di Vita
«Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole; perché chi ama il suo simile ha adempiuto la legge» Questa Parola di vita ci mette in evidenza due cose. Anzitutto l’amore ci viene presentato come un debito, cioè come qualcosa di fronte al quale non si può rimanere indifferenti, non lo si può rimandare; come qualcosa che ci spinge, ci incalza, non ci dà pace fintanto che non lo si sia pagato. E’ come dire che l’amore scambievole non è un “di più”, frutto della nostra generosità, da cui a rigore di termini potremmo dispensarci senza incorrere nelle sanzioni della legge positiva; questa Parola ci chiede pressantemente di metterlo in pratica sotto pena di tradire la nostra dignità di cristiani, chiamati da Gesù ad essere strumenti del suo amore nel mondo. In secondo luogo ci dice che l’amore scambievole è il movente, l’anima e il fine, verso cui tendono tutti i comandamenti. Ne segue che, se vogliamo compiere bene la volontà di Dio, non ci si potrà accontentare di un’osservanza fredda e giuridica dei suoi comandamenti, ma occorrerà tenere sempre presente questo fine, che attraverso di essi Dio ci propone. Così, ad esempio, per vivere bene il settimo comandamento non ci si potrà limitare a non rubare, ma ci si dovrà impegnare seriamente per eliminare le ingiustizie sociali. Soltanto così dimostreremo di amare il nostro simile. «Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole; perché chi ama il suo simile ha adempiuto la legge» Come vivere allora la Parola di questo mese? Il tema dell’amore del prossimo, che essa ci ripropone, ha un’infinità di sfumature. Qui ne fisseremo soprattutto una, che ci sembra suggerita in modo particolare dalle parole del testo. Se, come dice san Paolo, l’amore vicendevole è un debito, occorrerà avere un amore che ama per primo come ha fatto Gesù con noi. Sarà, quindi, un amore che prende l’iniziativa, che non aspetta, che non rimanda. Facciamo, allora, così in questo mese. Cerchiamo di essere i primi ad amare ogni persona che incontriamo, alla quale telefoniamo, scriviamo, o con la quale viviamo. E sia il nostro un amore concreto, che sa capire, prevenire, che è paziente, fiducioso, perseverante, generoso. Ci accorgeremo che la nostra vita spirituale farà un balzo di qualità, senza contare la gioia che riempirà il nostro cuore. Chiara Lubich
Parola di vita pubblicata in Città Nuova 1990/15/16, p.9.
Bibbia, versione CEI 1974 – La traduzione CEI 2008 riporta: “Non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge”.
Ago 26, 2013 | Parola di Vita
«Non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità» Dobbiamo amare poi, dice l’apostolo, oltre che coi fatti, anche nella verità. L’amore cristiano, mentre cerca di tradursi in fatti concreti, si preoccupa di ispirarsi alla verità dell’amore che troviamo in Gesù; si preoccupa di far opere conformi ai suoi sentimenti ed ai suoi insegnamenti. Dobbiamo cioè amare nella linea e nella misura mostrateci da Gesù. «Non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità» Come vivere allora la Parola di vita di questo mese? Il suo messaggio è fin troppo chiaro. È un richiamo a quella autenticità cristiana, su cui Gesù ha tanto insistito. Ma questa non è anche la grande attesa del mondo? Non è forse vero che il mondo di oggi vuol vedere dei testimoni dell’amore di Gesù? Amiamo allora con i fatti e non con le parole, cominciando dagli umili servizi che ci sono richiesti ogni giorno da parte dei prossimi che ci stanno accanto. E amiamo nella verità. Gesù agiva sempre in linea con la volontà del Padre; allo stesso modo anche noi dobbiamo sempre agire in linea con la parola di Gesù. Egli vuole che vediamo lui stesso dietro ogni prossimo. Infatti, quanto facciamo per ciascuno lo ritiene fatto a sé. Egli vuole poi che amiamo gli altri proprio come noi stessi, e che ci amiamo fra noi essendo pronti a dar la vita l’uno per l’altro. Amiamo dunque così per essere anche noi strumenti di Gesù per la salvezza del mondo.
Chiara Lubich
Parola di vita pubblicata in Città Nuova, 1988/8, p.11.
Lug 29, 2013 | Parola di Vita
«Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso» La prima caratteristica che maggiormente contraddistingue l’amore di Dio Padre è la sua assoluta gratuità. Esso si contrappone radicalmente all’amore del mondo. Mentre quest’ultimo si basa sul ricambio e la simpatia (amare quelli che ci amano o che ci sono simpatici), l’amore del Padre celeste è del tutto disinteressato; si dona alle sue creature indipendentemente dalla risposta che può arrivare. E’ un amore la cui natura è di prendere l’iniziativa comunicando tutto quello che possiede. Di conseguenza è un amore che costruisce e che trasforma. Il Padre celeste ci ama non già perché siamo buoni, spiritualmente belli e perciò meritevoli di attenzione e di benevolenza; ma, al contrario, amandoci crea in noi la bontà e la bellezza spirituale della grazia, facendoci diventare degli amici e dei figli suoi. «Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso» Un’altra caratteristica dell’amore di Dio Padre è la sua universalità. Dio ama tutti indistintamente. Egli ha come misura l’assenza di ogni limite e di ogni misura. Del resto questo suo amore non potrebbe essere gratuito e creativo se non fosse totalmente proiettato dovunque c’è un bisogno o un vuoto da colmare. Ecco perché il Padre celeste ama anche quei figli che sono ingrati o lontani o ribelli; anzi si sente particolarmente attirato verso di loro. «Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso» Come vivremo allora la Parola di vita di questo mese? Comportandoci da veri figli del Padre celeste, cioè imitando il suo amore, soprattutto nelle caratteristiche che abbiamo evidenziato: la gratuità e l’universalità. Cercheremo allora di amare per primi, di un amore generoso, solidale, aperto verso tutti, specialmente verso quei vuoti che possiamo trovare attorno a noi. Cercheremo di amare con un amore distaccato dai risultati. Ci sforzeremo di farci strumenti della liberalità di Dio, rendendo partecipi anche gli altri dei doni di natura e di grazia che abbiamo ricevuti da Lui. Lasciandoci guidare da questa Parola di Gesù, vedremo con occhi nuovi e con cuore nuovo ogni prossimo che ci passerà accanto, ogni occasione che ci verrà offerta dalla vita quotidiana. E dovunque noi ci troveremo ad operare (famiglia, scuola, ambiente di lavoro, ospedale ecc.), ci sentiremo spinti ad essere dispensatori di questo amore che è proprio di Dio e che Gesù ha portato sulla terra, l’unico capace di trasformare il mondo.
Chiara Lubich
Parola di vita pubblicata in Città Nuova, 1992/2, p.32-33.