Giu 6, 2021 | Focolari nel Mondo, Sociale
Abbiamo raggiunto la comunità dei Focolari di Goma (Repubblica Democratica del Congo) che, come tutta la popolazione, vive in uno stato di pericolo in seguito all’eruzione del vulcano Nyiragongo e delle successive scosse sismiche. Poco più di una settimana fa il vulcano Nyiragongo situato nella Repubblica Democratica del Congo e definito uno dei più attivi al mondo è esploso. Secondo il National Geographics, “il monte Nyiragongo è raramente calmo ed è uno dei pochi posti al mondo ad avere nel proprio sottosuolo un vero e proprio lago di lava che ribolle fino alla sommità del cratere”. Nella tarda serata di sabato 22 maggio le cose si sono bruscamente intensificate: grandi fratture si sono aperte nei fianchi rocciosi, facendo fuoriuscire la lava in rapido movimento verso Goma, una metropoli di oltre 1,5 milioni di persone che si trova a una decina di Km dal vulcano. “Paura e disperazione sono diventate compagne di vita quotidiana – racconta Asu-Oma Tabe Takang, una focolarina camerunese che vive a Goma e che abbiamo raggiunto – un incubo che, purtroppo, gli abitanti di questa città conoscono troppo bene”. A causa del rischio di una nuova eruzione, il governo provinciale ha chiesto agli abitanti di 10 quartieri della città di lasciare le loro case. L’UNICEF ha avvertito che duecentottantamila bambini sono tra le quattrocentomila persone che si prevede saranno sfollate e che hanno bisogno di protezione o sostegno. “La situazione non è ancora stabile – continua Asu-Oma – e si teme ancora una nuova eruzione. Noi viviamo in un quartiere definito come “non a rischio”, quindi siamo più tranquilli. Ci sono delle persone che sono venute a cercare rifugio”. Come state affrontando la situazione? Fin dai primissimi momenti di questa tragedia ci siamo lanciate la sfida: fare uno sforzo vivere “qui e ora”. Essere, cioè, consapevoli e attente a ciò che sta accadendo intorno a noi, non lasciarci distrarre dalla preoccupazione e dalla paura per poter aiutare chi aveva più bisogno. Come avete vissuto questa tragedia? Non riusciamo ancora ad uscire di casa come prima, c’è ancora tanta paura, anche se pian piano la vita sta riprendendo. Ma attraverso i mezzi di comunicazione siamo stati in contatto con amici, famigliari e tutti i membri dei Focolari nella regione. I primi momenti di questa tragedia sono stati duri per tutti, eravamo in agitazione, nell’incertezza. Ad un certo punto, qualcuno ha mandato un messaggio su uno dei nostri forums, ricordando l’esperienza di Chiara Lubich con le sue prime compagne durante la guerra. “Anche per Chiara erano tempi di guerra, ma avevano fatto una scoperta che aveva cambiato la loro vita: Dio è amore”. Questi messaggi erano arrivati come scintille che infondevano coraggio nelle persone, trasformando anche l’atteggiamento verso le nostre sofferenze, i nostri disagi, ma anche verso le persone attorno a noi, in particolare i più sofferenti. I nostri telefonini erano pieni di messaggi ed esperienze: una vera e propria catena di solidarietà. In che senso? Una catena di solidarietà è composta da piccoli atti di attenzione, gentilezza, tenerezza, di carità praticabili ovunque e da chiunque: chi ha dovuto lasciare la propria casa, ma anche chi ci è potuto rimanere. È stato grazie a questo sostegno che i nostri cuori, ma anche le nostre case sono diventate luoghi di accoglienza. Una mattina avevamo ricevuto dei messaggi di alcuni amici e conoscenti che erano preoccupati per noi, consigliandoci di lasciare la città. Abbiamo ricevuto una telefonata di una persona che doveva evacuare, perché il suo quartiere era ad alto rischio. Si preparava per uscire, ma non sapeva nemmeno dove andare. In questo momento ho fatto una riflessione: “Io sono al sicuro e sto pensando di andare via, mentre questa persona che deve lasciare la propria casa non ha dove andare?”. Ho raccontato alle focolarine questa mia riflessione e abbiamo deciso di rimanere in città per tutti quelli che avrebbero avuto bisogno di noi. Così abbiamo chiamato questa persona offrendo ospitalità in focolare a lei e ai suoi figli. Questi gesti semplici di attenzione stanno generando rapporti di reciprocità tra le persone, anche tra sconosciuti, facendoci sperimentare pace e serenità. Ad un certo punto non c’era più luce né acqua in città e il nostro portiere, che ci aveva confidato quanto fosse colpito, perché avevamo deciso di rimanere, ha fatto di tutto perché potessimo avere un po’ d’acqua. Per questo è andato da un vicino al quale ha detto: “…loro non possono restare senza acqua” e hanno fatto di tutto perché avessimo acqua in abbondanza! Il disastro ha colpito anche 17 villaggi… Sì, con la perdita di centinaia di case, scuole, centri sanitari e persino di un acquedotto. Ci sono state 37 vittime confermate, un numero che potrebbe aumentare nei prossimi giorni; alcune persone sono morte bruciate, altre a causa di incidenti stradali durante l’evacuazione caotica. In tutti questi giorni abbiamo cercato di star vicino e pregare con e per tutte le famiglie che hanno perso ogni cosa o i propri cari, come è successo a tre famiglie della nostra comunità dei Focolari che hanno perso tutto sotto la lava. Ci siamo chiesti cosa potevamo fare per alleviare almeno un po’ questo dolore. Così una persona della comunità ha offerto il suo terreno dove costruire temporaneamente una dimora per ciascuna di queste famiglie, che assicuri la convivenza delle famiglie e la loro intimità. Stiamo assistendo anche a momenti di grandissima generosità.
A cura di Lily Mugombozi e Ghislane Kahambu
(altro…)
Giu 2, 2021 | Focolari nel Mondo, Sociale
Dal 2019 il Paese sudamericano vive proteste sociali contro le scelte dell’attuale Governo. Il racconto di Daniel, giovane dei Focolari sul loro impegno verso soluzioni pacifiche delle tensioni. Cosa succede in Colombia? Il Paese vive forti tensioni fra le forze dell’ordine e i cittadini. Proteste contro le scelte dell’attuale Governo che – secondo i manifestanti – sta attuando politiche che aumentano disuguaglianze. Per capire cosa sta succedendo abbiamo intervistato Daniel Osorio uno dei Giovani per un Mondo Unito del Movimento dei Focolari in Colombia. Qual è la situazione attuale nel tuo Paese? Dal 2019 in Colombia ci sono state proteste di massa che mettono in discussione l’operato del Governo. Sono principalmente causate dai dissensi per politiche governamentali e l’esigenza di avere una educazione pubblica gratuita, ma non solo. Tra i motivi delle proteste anche l’uso eccessivo della forza pubblica contro i civili, a volte veri e propri i massacri. I manifestanti chiedono l’intervento della Commissione interamericana per i diritti umani per verificare i molti casi di presunte violazioni. Molti i feriti e le vittime in questi anni, in cifre: dal 2016 al 2020 sono stati registrati 971 omicidi di difensori dei diritti umani e leaders sociali. In particolare, nel mese di maggio 2021, la tensione è aumentata a causa del disegno di legge per la riforma fiscale che andava a colpire la fragile classe media e gli strati sociali più deboli e che maggiormente hanno sofferto l’impatto economico della pandemia. Le proteste sono sfociate in uno sciopero nazionale che ha coinvolto oltre 5 milioni di persone. E se gran parte delle proteste sono state pacifiche e culturali, ci sono stati anche alcuni atti vandalici e una repressione violenta da parte dello Stato che ha provocato vittime e feriti. Che ruolo hanno i social nel rendere il mondo consapevole di ciò che stai vivendo? Grazie all’influenza dei social, alla facilità nella generazione di contenuti audiovisivi e alla grande quantità di informazioni che circolano, le persone possono essere consapevoli di ciò che sta accadendo nel nostro Paese. A volte però è difficile essere certi dell’affidabilità e della veridicità dei contenuti replicati negli spazi digitali. D’altra parte la grande diffusione delle reti sociali facilita la diffusione di contenuti che avvisano tutti sulle richieste dei manifestanti, ma anche sulle segnalazioni di violazione dei diritti umani, aiutando ad avere un quadro sempre più completo e reale di ciò che sta accadendo. Cosa fanno in questa situazione la comunità dei Focolari e i Giovani per un Mondo Unito? Una volta iniziate le proteste come Giovani per un Mondo Unito abbiamo provato due sentimenti molto forti: una grande impotenza di fronte agli episodi concreti di violenza e un forte desiderio di poter fare qualcosa di concreto. Abbiamo iniziato subito con tre azioni:
- a livello locale, abbiamo creato uno spazio virtuale dove ognuno poteva esprimere ciò che sentiva, inteso come un mezzo per condividere e per ricevere nuove proposte e idee.
- Abbiamo lanciato un video sui nostri social network per rendere visibili ed incoraggiare le proteste pacifiche e culturali, certi che per cambiare la situazione del Paese sia questa la strada e non quella della violenza.
- Stiamo creando delle infografiche – che diffondiamo attraverso i social – per raggiungere il maggior numero possibile di persone in Colombia e nel mondo, spiegando le cause delle proteste, la situazione attuale nel nostro Paese, ma anche inviando un messaggio di speranza, comunicando l’importanza di essere uniti come Paese, come popolo, come società e come mondo.
Come vedi il tuo futuro e quello della Colombia? Nonostante la difficile situazione sento che c’è speranza, perché la ragione per la quale stiamo protestando e parlando è proprio questa: crediamo che la Colombia e il mondo possano essere luoghi migliori in cui vivere, con più giustizia, equità e unità.
Lorenzo Russo
(altro…)
Mag 27, 2021 | Cultura, Sociale
“Non dimentichiamoci dei poveri” (Chiara Lubich). In un tempo che sta affannosamente cercando una via che coniughi l’economia con la giustizia sociale e la sostenibilità, Economia di Comunione da trent’anni vive e annuncia una nuova economia, portatrice di un messaggio quanto mai attuale. Nel maggio 1991 Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, atterrando su San Paolo del Brasile fu colpita dal contrasto fra i grattacieli e la miriade di favelas, case poverissime, che li circondavano. Sentì di fare qualcosa, immediatamente: il 29 maggio 1991 fece nascere l’Economia di Comunione. Guardando oggi il nostro mondo, i contrasti sono ancora più forti e aggravati dalla pandemia: adesso, più che mai, c’è bisogno di una Economia di Comunione. Il 29 maggio 2021, dalle ore 13 alle ore 17 si svolgerà online l’evento internazionale “30 ANNI DI ECONOMIA DI COMUNIONE”, in diretta dall’Auditorium della Cittadella Internazionale di Loppiano (Firenze, ITALIA), in italiano, inglese, francese, portoghese, spagnolo e coreano. Interverranno tra gli altri: l’economista Stefano Zamagni che da sempre ha accompagnato Economia di Comunione; Vera Araujo, sociologa brasiliana; Jean Tonglet, ATD Quarto Mondo; Luca Crivelli, Università SUPSI (Lugano-Svizzera); Alberto Ferrucci, imprenditore e “pioniere” dell’Edc; Isaias Hernando, presidente Associazione Internazionale per una Economia di Comunione (AIEC); Geneviéve Sanze, Consiglio Generale del Movimento dei Focolari; Benedetto Gui, Istituto Universitario Sophia; Margaret Karram, e Jesús Morán, Presidente e co-Presidente del Movimento dei Focolari; Luigino Bruni, economista, Coordinatore progetto Economia di Comunione. Economia di Comunione è oltre 1000 aziende che in tutto il mondo aderiscono al progetto o ad esso si ispirano, 15 incubatori aziendali EoC-IIN per lo sviluppo di nuove imprese in altrettanti Paesi, 6 progetti di sviluppo integrale attualmente in corso, oltre 400 tesi di laurea. Il programma si aprirà con il racconto delle origini storiche e spirituali dell’Economia di Comunione. Seguiranno alcune performances artistiche. Numerose le testimonianze e la vita dell’Economia di Comunione da Brasile, Argentina, Filippine, Emirati Arabi, Portogallo, Usa, Belgio e video-messaggi arrivati da tutto il mondo: dalla Nuova Zelanda al Benin al Messico. L’evento prevede la partecipazione artistica del gruppo internazionale Gen Verde e sarà curato dalla regista Maria Amata Calò. Sono previsti HUB di ascolto e partecipazione locali, nel rispetto delle normative anti-Covid. Luigino Bruni, Coordinatore Economia di Comunione: “Vi aspettiamo in tanti per festeggiare trent’anni di comunione, di condivisione con i poveri, di una economia dei cinque pani donati che diventano mille e sfamano la folla. Una festa di gratitudine, giovani e futuro. Perché l’Economia di Comunione è un bene globale, un dono per tutti”. Come si partecipa: L’evento è aperto a tutti senza necessità di registrazione. La playlist YouTube con la raccolta di tutte le lingue disponibili: https://youtube.com/playlist?list=PLseXirhCvXpFZxIHlHX721qP1QvE3ranQ Il canale INTERNAZIONALE: https://youtu.be/FdBZIz3mBkY PORTOGHESE: https://youtu.be/3joXe3qID1g INGLESE: https://youtu.be/UEcaW9EN3k4 SPAGNOLO: https://youtu.be/46KXJGo9aLc ITALIANO: https://youtu.be/BEIKv64Adl8 FRANCESE: https://youtu.be/QzwQnIkaW3c Più info alla pagina dedicate all’evento: https://www.edc-online.org/it/italiano/news/30-anni-di-edc.html Tutti i materiali divulgativi sono disponibili qui: https://www.edc-online.org/it/header-pubblicazioni/archivio-documenti/events-international/eventi-2021/30-anni-di-edc.html Fotogallery Economia di Comunione: https://www.flickr.com/photos/133391424@N02/albums Ufficio Stampa Economia di Comunione: Antonella Ferrucci – (+39) 349 5620268 (altro…)
Mag 22, 2021 | Nuove Generazioni, Sociale
Il 23 maggio 2021 il Gen Rosso lancerà un concerto di solidarietà per un tour in un Campo profughi in Bosnia-Herzegovina insieme ai migranti sulla Rotta dei Balcani. In Bosnia- Erzegovina, nel sud-est europeo alcuni immigrati stanno vivendo una situazione drammatica. Sulla cosiddetta rotta balcanica, battuta dal freddo e con il rischio Covid questi profughi vivono in estreme condizioni sanitarie. Varie organizzazioni presenti sul posto aiutano in vari modi, soprattutto contro freddo e fame. Fra le tante iniziative è nato un progetto del gruppo internazionale Gen Rosso, per portare prossimità, sollievo, sostegno umanitario nonché formazione di base, attraverso le arti dello spettacolo ai migranti bloccati in Bosnia. L’idea è di realizzare un “progetto-concerto” proprio lì nel campo profughi nella cittadina di Bihać. L’evento sarà organizzato in collaborazione con il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (JRS) che è un’organizzazione internazionale con la missione di accompagnare, servire e sostenere i rifugiati e altri sfollati, affinché possano determinare il proprio futuro. Proprio per questo nasce l’idea del concerto HIGHER che il Gen Rosso presenterà domenica 23 maggio 2021 alle ore 9:00 p.m. (ora italiana), in live streaming direttamente dai Gen Rosso Studios di Loppiano. A questo link ci si può registrare per seguire l’evento. Il ricavato dei ticket – secondo la formula di donazione libera e spontanea – servirà per le spese organizzative per il concerto Life a Bihać e per coinvolgere il più possibile – nel rispetto delle regole Covid – i migranti sul posto, attraverso tre giorni di workshop e al concerto sul palco a fianco del Gen Rosso. Saranno quindi proprio i profughi i veri protagonisti dell’evento, che potranno veicolare il messaggio per dire ‘No’ alla cultura della violenza e dello sfruttamento umano, e per veicolare un messaggio di integrazione e dialogo per una cultura della fraternità universale. Il concerto HIGHER si snoderà in un percorso fatto di quattro passaggi narrativi attraverso i quali si vuole portare lo spettatore verso la riflessione e la ricerca della verità. Quindi un evento artistico formato da vari momenti dove ognuno tratta un tema particolare: Dio Amore, siamo amati e quindi amiamo; importante cambiamento che passa attraverso il dolore; morire per la propria gente – amore reciproco – essere l’uno per l’altro; luce e gioia – Pasqua. Al concerto parteciperanno alcuni artisti – Emanuele Conte, cantautore italiano, Karine Aguiar, cantante dell’Amazzonia, Albert Illa, cantautore e musicista spagnolo – per condividere la loro musica con il Gen Rosso.
Lorenzo Russo
(altro…)
Mag 20, 2021 | Sociale
Ha preso il via oggi alle 13.00 ora italiana “A Vaccine for all – Vaccino per tutti” la campagna mondiale per l’accesso globale ai vaccini contro il Covid-19, insieme a un’azione-simbolo per portare cure e la possibilità della vaccinazione alle popolazioni che vivono lungo il Rio delle Amazzoni in Brasile. A promuoverla è una rete internazionale di oltre 40 organizzazioni di diversi Paesi, appartenenti a svariate culture e religioni. “La possibilità di essere vaccinati non dovrebbe essere un’esperienza per pochi privilegiati, ma il diritto di ogni persona. Per questo lavoriamo sia a livello politico che comunitario per garantire ad ogni persona il proprio diritto al vaccino”. È di Conleth Burns, giovane nordirlandese di 23 anni, laureato in Legge, l’intervento di apertura della conferenza stampa che ha dato il via alla campagna. La data non è stata scelta a caso: è la vigilia del Vertice mondiale del G-20. Mario Bruno, italiano, presidente internazionale del Movimento Politico per l’Unità, promotore della campagna insieme ai Giovani per un Mondo Unito dei Focolari, chiarisce che è stata scelta perché proprio domani si conoscerà verso quale soluzione si orienterà la comunità internazionale: la sospensione o la condivisione dei brevetti, con una sorta di ‘patent pool’ con cui le case farmaceutiche decidono di condividere le licenze per la produzione dei propri prodotti nei Paesi più poveri. “Chiediamo che si realizzino accordi con le imprese farmaceutiche produttrici per stabilire prezzi calmierati alla portata anche dei Paesi più poveri e che i Governi, spinti dal desiderio di attuare la fraternità universale e non da nuove forme di colonialismo, finanzino i vaccini anche per gli altri Stati più poveri.”. Accanto a questa mobilitazione globale parte in contemporanea una campagna sanitaria nella regione amazzonica del Pará (Brasile) in sostegno al progetto “Barco Hospital Papa Francisco” che opera dal 2019 per le popolazioni dei “ribeirinhos” che vivono lungo il Rio delle Amazzoni e non possono raggiungere i luoghi di cura. A spiegarlo è Klara Piedade, giovane laureata in Giurisprudenza dello Stato del Parà in Brasile. Rappresenta i Giovani per un Mondo Unito dei Focolari che hanno promosso la campagna all’interno dell’ultima edizione della Settimana Mondo Unito che quest’anno aveva il proprio focus nel concetto e nella pratica della “cura” in ogni ambito: politico, ambientale, sociale, economico. “Come brasiliana posso dire che la realtà della pandemia per le popolazioni indigene e fluviali è molto peggiore dei dati ufficiali. Si tratta di persone per lo più dimenticate dalla società, lontane dai centri urbani e dai luoghi di cura e che oggi vivono non solo una crisi sanitaria, ma anche una crisi sociale, economica e ambientale. Con questa campagna proponiamo una donazione online per curare e sostenere gli abitanti di questa regione che vivono sulle rive del Rio delle Amazzoni e che non hanno accesso all’assistenza sociale e sanitaria”. Edson Galego, infiermiere brasiliano che vive a Obidos nella bassa Amazzonia lavora direttamente al progetto: “Dal settembre 2019 la nave-ospedale Papa Francesco ha già raggiunto oltre 700 mila abitanti lungo il Rio delle Amazzoni, grazie all’ impegno di tanti volontari e aiuti economici, che comunque non bastano. Ciò che serve in questo momento sono i vaccini e lo Stato assiste soprattutto coloro che vivono nei centri urbani. Ora la situazione si è aggravata: siamo nel periodo delle grandi piogge, il livello del fiume è salito, inondando le comunità lungo il fiume, impedendo la pesca e la navigazione verso le città per comprare cibo, farmaci e materiale sanitario e altri generi di prima necessità. Crediamo che soltanto con una rete mondiale possiamo veramente puntare alla fraternità universale, e insieme abbracciare concretamente questo pezzo di umanità, sofferente ed esclusa”. Sr. Alessandra Smerilli (Sottosegretario del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, coordina la task-force Economia della Commissione vaticana COVID) evidenzia l’aspetto legato alla giustizia: “Qui non si tratta di fare la carità: – spiega – a chi sta peggio di noi, non si danno le briciole. E’ una questione di debito di giustizia nei confronti di chi è più povero. Non ci salveremo se non tutti insieme, come ci ha ricordato papa Franceso. Cioè: non saremo salvi finchè non saremo tutti curati, soprattutto i più vulnerabili, poveri e dimenticati. Credo che questo progetto vada nella direzione giusta: la sospensione almeno temporanea dei brevetti, ma anche la calmierazione dei prezzi. Sappiamo anche che è una questione di distribuzione delle tecnologie: dovremmo anche essere in grado di studiare vaccini che non vengono solo progettati nella parte occidentale del mondo. Tutto questo è molto difficoltoso per alcune popolazioni. Impegniamoci a realizzare vaccini facilmente producibili e trasportabili ovunque”. Yassine Lafram, Presidente Unione Comunità islamiche d’Italia (UCOII) sottolinea l’elemento imprescindibile della corresponsabilità personale e degli Stati rispetto all’attuale pandemia e alle sue conseguenze a livello mondiale: “Siamo convinti che riusciremo a rialzarci tutti se la responsabilità sarà condivisa. Siamo tutti collegati e rischiamo che, quando avremo vaccinato intere popolazioni, ce ne saranno altre che, perché indigenti, non riusciranno a vaccinare neppure l’un per cento. Speriamo che da qui possano partire altre campagne di vaccinazione soprattutto per le popolazioni disagiate”. Gianfranco Cattai, coordinatore di Retinopera ha allargato l’orizzonte sulla necessità di offrire risposte di giustizia sanitaria più ampie alle popolazioni disagiate. “Questa è una campagna molto concreta e spero che possa innescare sviluppi futuri: mi riferisco alla produzione dei farmaci essenziali nei Paesi impoveriti, affinché possano essere prodotti localmente”. Importante l’intervento di Vinu Aram direttrice dello Shanti Ashram (India) che sostiene che nell’idea del vaccino per tutti ci sia un elemento etico importante. “Curare se stessi non è sufficiente. Sia papa Francesco che il Mahatma Gandhi ci invitano alla pratica della solidarietà. Per la prima volta nel mondo gli scienziati hanno collaborato per realizzare vaccini. Sostengo questa campagna del vaccino per tutti e facciamo questo appello non solo per gli indiani, gli americani o gli italiani, ma proprio per tutti, perché la famiglia globale possa sognare e vivere la vera solidarietà”. Stefano Comazzi presidente della ONG Azione per un Mondo Unito (AMU), che in collaborazione con l’Associação Lar São Francisco de Assis na Providencia de Deus gestirà il progetto “Prevenzione, vaccino e cura per i “ribeirinhos” – Barco Hospital Papa Francisco”, ha spiegato in dettaglio il tipo di sostegno sanitario, sociale ed economico: “Le cure mediche avverranno nell’alveo dell’esistente programma sanitario delle barche-ospedale con triage, diagnostica e cure specializzate quando necessario. Per la prevenzione e profilassi, in collaborazione con i capi locali, si faranno azioni di orientamento e sensibilizzazione sull’igiene, il distanziamento sociale e la consegna di confezioni di protezione ed igiene. Il costo stimato delle confezioni è di € 15. Il programma di aiuti per le famiglie più vulnerabili prevede la distribuzione di pacchi viveri e beni per l’igiene personale e la disinfezione. Il costo medio di ogni unità è stimato in € 17”. Infine ha evidenziato un elemento che dice l’unicità di questo progetto: si tratta della reciprocità “alla quale come AMU attribuiamo grande importanza, perché nessuno si senta un beneficiario passivo, ma si creino legami di fraternità tra le comunità di coloro che donano i loro contributi con quelle che li ricevono. Le comunità visitate dal “Barco Hospital Papa Francisco” infatti sono solite mettere a disposizione servizi volontari per sostenere e contribuire a queste missioni”.
Stefania Tanesini
Rivedi la conferenza stampa su www.avaccineforall.org (altro…)
Mag 19, 2021 | Focolari nel Mondo, Sociale
Il racconto di Alex, addetto alla sicurezza, salute ed ecologia in un’azienda che opera nel lavaggio delle strade: con il suo lavoro cerca di avere cura del pianeta e di ogni specie vivente. Alex lavora presso un’azienda che svolge operazioni di lavaggio delle strade con delle cisterne di 5000 galloni (circa 19.000 litri) di capienza. Raccolgono l’acqua dalle piscine di salamoia e bagnano i diversi territori di una grande miniera nel nord del Perù. L’azienda si muove spinta da alcuni valori come: la vita prima di ogni cosa, agire nel modo giusto, crescere ed evolvere insieme, valorizzare chi fa parte dell’azienda, avere cura del pianeta ed ogni specie vivente. “Faccio il supervisore della sicurezza, salute ed ecologia e sono sempre attento alla salute del personale, avendo come obiettivo: ‘zero incidenti’. – racconta – Stiamo anche attenti all’impatto del nostro lavoro sull’ambiente, affinché la nostra flora e la fauna siano protette, giacché noi siamo degli intrusi e dobbiamo rispettare il loro habitat senza deteriorarlo. Succede spesso che nelle piscine muoiano degli animali che credono di trovare acqua dolce. Scendono dal ripido pendio e scivolano, cadendo in acqua: capre, mucche e volpi… Oggi abbiamo trovato una piccola volpe che lottava per non affogare e non aveva alcuna speranza di farcela da sola. Nell’impresa che ci subappalta c’è un numero di “Emergenze Salvataggio”. Ma, siccome non rispondeva nessuno, ho deciso di agire per salvarla. Con un tubo di aspirazione, sorretto da una corda, mi sono messo all’opera. Ho lanciato la corda dentro la piscina perché la piccola volpe si potesse aggrappare, ma …le mancavano le forze per salire. Allora sono sceso nella piscina con l’aiuto di due colleghi che reggevano la corda, riuscendo così a prenderla. Era infreddolita, l’ho subito coperta con il mio maglione e l’abbiamo portata all’Ufficio Salvataggio”. Queste parole di Alex fanno pensare alla Laudato Sì di Papa Francesco quando parla di San Francesco che entrava in comunicazione con tutto il creato e predicava perfino ai fiori invitandoli a lodare il Signore, perché per lui qualsiasi creatura era una sua sorella, unita a lui da lacci di affetto. Per cui si sentiva chiamato alla cura di tutto ciò che esiste. Alex continua: “quando gli addetti sono rientrati e hanno visto la volpe, in malo modo mi hanno detto di toglierla perché bagnava il mobile sul quale l’avevo appoggiata. Ho risposto che anche i miei vestiti si erano bagnati e che avevo usato il maglione per riscaldarla. Allora hanno cambiato atteggiamento e uno di loro si è messo a riscaldare la volpe con il tubo di scarico del camion. Ho saputo, in seguito, che uno dei responsabili aveva fatto un richiamo negativo su di me per essermi esposto troppo. Ma non mi sono scoraggiato. La piccola volpe non ha mai tentato di attaccarmi, anzi, si fidava di me. È riuscita a riprendersi e poco dopo l’abbiamo potuta liberare”.
Gustavo E. Clariá
(altro…)