Movimento dei Focolari

Lettera a Dio

Lug 25, 2018

Se la sofferenza è parte integrante dell’esistenza, quasi intrecciata nel tessuto dell’umanità, possiamo ancora credere e sognare? È la domanda che Sara, delle Filippine, ha rivolto a Dio. La sua toccante riflessione davanti alla platea dei giovani radunati al Genfest di Manila.

«Mio Dio, ricordo quei momenti, quando ero più giovane, in cui ti scrivevo delle lettere. Erano lettere piene di domande, per le quali volevo risposte immediate. Avevo 12 anni quando ho iniziato a vedere il mondo in un modo diverso. Ero nata in una bella famiglia, come quelle che si vedono nei film. Avevo una mamma premurosa che si svegliava presto per preparare la colazione, un papà amorevole e due adorabili sorelline più giovani, sempre felici delle piccole gioie della vita. Ma proprio come nei film, un giorno tutto questo è crollato. Appena sveglia, vidi che mia madre non c’era. Ricordo chiaramente, la domenica era il giorno del pancake, mio padre avrebbe preparato i pancake e mia mamma avrebbe cucinato uova e pancetta. Ma quel giorno vidi che mio padre beveva il caffè, da solo. Nessun pancake. Niente uova e pancetta. E mamma non c’era. Papà mi spiegò che lei ci aveva lasciato. Le mie sorelle avevano 8 e 6 anni. Me le sono abbracciate, promettendo al cielo che avrei fatto del mio meglio per prendermi cura di loro. In città, eravamo sulla bocca di tutti. I genitori, gli insegnanti, i bambini, tutti spettegolavano di noi. In tanti momenti avrei voluto solo andare al contrattacco, per proteggere le mie sorelle, o semplicemente piangere e lamentarmi con te. “Perché? Perché è capitato proprio a noi? Sono troppo giovane per affrontare tutto questo. Dio, dove sei?” Mio padre, la persona migliore del mondo, non se lo meritava. Ci trasferimmo dai nonni. Un giorno, mentre ero a scuola, in procinto di mangiare con i compagni, le mie sorelle si precipitarono da me per dirmi che la mamma era lì. Impossibile, pensai. La vidi venire verso di noi. Aveva una borsa piena di regali per me e le mie sorelle. Non sapevo cosa provare. La ignorai. “Perché ora? Perché sei tornata? Dopo aver lasciato la tua famiglia? Pensi di poter tornare indietro così? E che ti perdoniamo e accogliamo a braccia aperte? Pensando che i regali possano sostituire tutti i momenti in cui non c’eri? No”. Così ti chiesi, o Dio, di mandarmi i tuoi angeli come messaggeri. Non so come e quando, ma sentivo nel mio cuore che mi stavi ascoltando. Ricordo di aver scritto anche a Maria. Le dissi che avevo bisogno di una madre. E tu mi hai risposto davvero. Avvenne quel giorno, quando parlai con la nonna. Lei mi aiutò a capire che dovevo andare oltre il dolore che la mamma ci aveva causato. C’era Gesù dentro di lei. E nonostante tutte le cose brutte che possiamo fare nella vita, il Suo amore per noi non cambierà mai. Anche se cadiamo e facciamo degli errori, Lui ci amerà sempre, immensamente. Non è stato facile, ho dovuto liberare il mio cuore, e lasciarla entrare, poco a poco. Abbiamo iniziato a ricostruire un rapporto, e ora mia madre è di nuovo parte della mia vita. L’amore che ho per la mia famiglia è così grande che ci sarà sempre spazio per gli errori e l’accettazione. Posso non avere una famiglia come quella dei film, ma ho una storia che è reale, ed è migliore grazie a te, mio Dio, che l’hai guidata. E l’hai scritta. La vita non si ferma qui, ho ancora molte battaglie da superare, ci sono ancora tante sfide, ma una cosa è certa, ho fiducia nei tuoi piani per me. Potrei non capire subito, ma ho questa fede nel mio cuore: ci sarai sempre per me, non importa come».

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