Movimento dei Focolari

Medio Oriente: la forza dell’amore contro il terrorismo

Mar 18, 2015

Il racconto di due giovani libanesi che portano in presa diretta le storie dei loro amici in Siria, Giordania, Iraq. Dalla condivisione della sofferenza a una nuova speranza.

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Lara Abou Moussa e George Zahm

«Siamo due giovani libanesi e siamo grati per l’opportunità che ci è stata data oggi di poter parlare davanti a quest’assemblea così speciale, chiamata ad accogliere le attese e i problemi del popolo per trasformarli in leggi a servizio dell’uomo». Comincia così il racconto di Lara Abou Moussa e George Zahm, tra i 400 giovani presenti il 12 marzo alla Camera dei deputati, per ricordare Chiara Lubich. 25 anni lei, laureata in biochimica e impiegata in uno studio per il controllo nella qualità del cibo, 22 anni lui, studente di marketing e pubblicità. «Come sapete, il Medio Oriente vive una delle pagine più sanguinose della storia dell’umanità. Davanti a tanto orrore, l’esempio straordinario di persone condannate a morte che rifiutano di rinnegare la loro religione, che pregano per i loro persecutori e che perdonano prima della loro morte questi massacri, come è stato per i ventuno copti morti in Libia durante gli eventi di febbraio scorso ci interpella profondamente, sia cristiani che musulmani che vivono in questi Paesi, e ci richiama alla grandezza dell’amore, del perdono, che un giorno cambieranno la faccia del mondo. Tanti esempi dalla Siria, ci hanno riconfermato che l’amore vince tutto anche là dove sembra impossibile. È il caso di una famiglia siriana che ha perso due dei suoi figli, di 3 e 9 anni. Mentre giocavano sul balcone un missile ha colpito i loro poveri corpi proprio nel momento in cui erano contenti di poter finalmente giocare all’aria aperta approfittando di un cosiddetto cessate il fuoco. Davanti al dramma e al dolore dei loro genitori, l’amore presente nella comunità dei Focolari, e la condivisione nel quotidiano di questa sofferenza, tentano di sanare questa profonda ferita e di ridare senso alla loro esistenza. Un altro fatto drammatico è accaduto a una famiglia in attesa di un bambino. Il papà, con il suo fratello si erano proposti come volontari per assicurare la sicurezza dei loro quartieri. I gruppi armati scontenti della loro presenza, li hanno rapito per due mesi prima di renderli alle loro famiglie, morti, tagliati a pezzi. Ancora una volta l’amore della comunità cristiana attorno a queste famiglie ha potuto offrire un po’ di consolazione. Queste stesse persone dicono che la forza dell’amore li aiuta ad accettare questo tragico dolore e a superare, poco a poco, i loro drammi. Uno dei nostri amici che ci voleva raggiungere, è stato fermato al confine e si è trovato per errore nell’oscurità della prigione. Avendo come unica arma la preghiera e la fiducia in Dio, ha deciso di mettere da parte la sua pena, per offrire agli altri prigionieri un sorriso, un ascolto, un consiglio, e anche i pochi alimenti che aveva. Voleva testimoniare l’amore di Dio in questo luogo così oscuro. Davanti al suo atteggiamento sorprendente gli altri prigionieri si sono messi a loro volta in questa disposizione di aiuto reciproco. Alcuni giorni dopo è stato fatto uscire di prigione. In luoghi diversi, specialmente in Giordania, non si esita ad accogliere anche nelle proprie case e con i pochi mezzi che ci sono, le famiglie irachene rifugiate, che scopriamo nostri fratelli e sorelle. Condividiamo con loro la fame, la vergogna, l’umiliazione, la perdita di persone care e ci arricchiamo dei tesori nascosti dietro le sofferenze. Ci interpellano le parole di Gesù riportate nel Vangelo: “…Avevo fame e voi mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato dell’acqua, ero straniero e mi avete ospitato nella vostra casa, ero nudo e mi avete dato dei vestiti, ero malato e in prigione e siete venuti a trovarmi!”. Con tanti amici, abbiamo sperimentato e crediamo fermamente che la violenza non avrà l’ultima parola. Se è capace di distruggere, non potrà mai mettere fine all’uomo e alla forza dell’amore che abita in Lui. Davanti all’odio, come dice Chiara Lubich, un atto d’amore è capace di fermare la mano di un terrorista».

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