Movimento dei Focolari

TVLUX Slovacchia intervista Jesús Morán

Ott 31, 2023

Dalla spiritualità dell’unità alla pastorale generativa della Chiesa; dall’incontro tra i giovani e Gesù al ruolo da protagonista dello Spirito Santo nel Sinodo sulla Sinodalità. Sono queste alcune delle tematiche che Jesús Morán, Copresidente del Movimento dei Focolari, ha affrontato durante un’intervista alla televisione slovacca TVLUX il 6 ottobre 2023. Le immagini ci sono state gentilmente concesse da TVLUX.

Dalla spiritualità dell’unità alla pastorale generativa della Chiesa; dall’incontro tra i giovani e Gesù al ruolo da protagonista dello Spirito Santo nel Sinodo sulla Sinodalità. Sono queste alcune delle tematiche che Jesús Morán, Copresidente del Movimento dei Focolari, ha affrontato durante un’intervista alla televisione slovacca TVLUX il 6 ottobre 2023. Le immagini ci sono state gentilmente concesse da TVLUX. In questi giorni il sacerdote spagnolo e copresidente del Movimento dei Focolari, Jesús Morán, ha visitato la Slovacchia. A Nitra ha incontrato diversi vescovi formatori e più di 80 seminaristi. Ed ora è nel nostro programma, benvenuto. Quando diciamo Movimento dei Focolari che cosa possiamo immaginarci? Che cosa significa? Il movimento dei Focolari è un movimento della Chiesa cattolica il cui centro è il carisma dell’unità. Il grande teologo, Von Balthasar diceva che ogni carisma nella Chiesa è come guardare tutto il Vangelo da un unico punto di vista. Ebbene, il carisma dell’unità è tutto il Vangelo visto dal testamento di Gesù: «che tutti siano uno». Quindi il centro, tutto ciò che il Movimento fa nel campo ecclesiale e anche nel campo civile, nel campo sociale, ha a che fare con l’unità. Cerchiamo l’unità – unità di tipo evangelico, come nasce dal Vangelo – Unità, che è un modo di vivere comunitario. Infatti la spiritualità dell’unità può dirsi che è spiritualità di comunione, per questo diamo molta importanza all’amore reciproco, all’incontro con il fratello. Superare le divisioni a un livello sociale più ampio. Promuovere la fratellanza universale, cose così, ma il centro è questa preghiera. Per questo diciamo sempre che vogliamo vivere sulla terra, per quanto possibile, come si vive nella Trinità, cioè che la Trinità è comunione d’amore. La fondatrice del vostro movimento è stata Chiara Lubich, che è molto conosciuta qui in Slovacchia, da allora è stato disposto che il capo, diciamo, del movimento sia sempre una donna, il Presidente è sempre una donna, per questo lei è co-presidente. Perché è così? E’ a motivo del nome ufficiale del Movimento nella Chiesa, perché noi siamo Movimento dei Focolari o Opera di Maria. Negli Statuti approvati dalla Chiesa, è detto, si parla dell’Opera di Maria, quindi noi sottolineiamo molto questo principio mariano della Chiesa, che è un principio materno, è un principio generativo. Che mostra una Chiesa accogliente e, ovviamente, il principio mariano è espresso al meglio dalle donne. Questa è l’idea. Dobbiamo pensare che è la Chiesa ad essere mariana, è Maria la forma della Chiesa. Il Vaticano II lo ha detto molto chiaramente: Maria è madre della Chiesa. Quindi, in questo senso, noi vogliamo esserne un riflesso. La Presidenza femminile, oltre a valorizzare la donna, che è un segno dei tempi, vuole soprattutto sottolineare questo principio mariano. Questo principio mariano che oggi è tanto necessario. Si evidenzia necessario per le cose che Papa Francesco sta sottolineando: una Chiesa più vicina alla gente, una Chiesa in uscita, una Chiesa meno clericale, meno maschile. Ebbene, tutto questo ha a che fare con la presidenza femminile del Movimento dei Focolari. Soprattutto ha a che fare con Maria. E’ venuto in Slovacchia non solo per incontrare i membri dei Focolari, ma anche i nostri vescovi, sacerdoti, seminaristi. Quest’incontro è stato a Nitra, che emozione le ha lasciato incontrare i nostri sacerdoti? In realtà io ero con il vescovo di Nitra assieme a un altro vescovo di un’altra diocesi che avevano partecipato all’incontro con i seminaristi di 5 diocesi. Innanzitutto mi sono sentito molto accolto, molto accolto. Poi nella sala ho visto persone che seguivano Gesù, ho visto veramente tanta purezza, tanta purezza nei seminaristi, tanta serietà.  Inoltre alcuni, dopo l’incontro e dopo la cena, hanno voluto approfondire quanto avevo detto. Si sono fermati a parlare con me e ho visto nelle loro domande una necessità, un’urgenza di voler essere preti all’altezza dei tempi. Essere un sacerdote oggi che prima di tutta viva autenticamente il Vangelo. Sono rimasto molto, molto edificato. Ha parlato più che altro di pastorale generativa, di cosa si tratta? La pastorale generativa è un concetto che sta venendo alla luce, con evidenza, negli ultimi tempi. Soprattutto in Occidente perché assistiamo ad un, potremmo dire, declino numerico della Chiesa. Prima le chiese erano piene, la gente si accostava ai sacramenti. C’erano tanti battezzati, le prime comunioni. Ora tutto ciò è diminuito drasticamente. Quindi la domanda è: cosa sta succedendo? Sembra che i metodi che abbiamo usato con successo per tanti anni o secoli, non funzionino più. Dobbiamo allora ripensare la pastorale? La pastorale della generatività non è una pastorale nuova, è andare all’origine della pastorale e l’origine della pastorale è  Gesù, cioè come evangelizzava Gesù? Per semplificarlo, perché Lui è il Vangelo vivo, attraverso incontri personali molto profondi. In altre parole, se guardiamo i Vangeli, ogni volta che Gesù incontra qualcuno accade qualcosa di significativo per quella persona, lo vediamo con Nicodemo, con Zaccheo, con Matteo, con il centurione, con la Samaritana, con l’emorroissa, con la  cananea. Succede sempre qualcosa, Gesù genera qualcosa nell’altro. Dobbiamo passare da quella che si chiama una pastorale regolamentata, che è quella che abbiamo avuto, di tipo quantitativo: quanti battesimi, quanti battezzati, quanti si sono sposati quest’anno in questa parrocchia? Ad una pastorale che cerca la qualità, qualità, non tanto la quantità, quindi cosa succede? C’è vita cristiana nelle nostre parrocchie? Cerchiamo la fecondità più che i risultati, questa è pastorale generativa. Quindi, si evidenzia moltissimo l’incontro con l’altro, per trovare l’altro non devi aspettare che venga a chiederti un sacramento, devi andare tu all’incontro dell’altro. Quindi la pastorale generativa cambia l’idea del Pastore, ma cambia l’idea dei cristiani, perché in fondo, non si tratta, … Sono necessari, senza dubbio apostoli generativi, ma soprattutto ciò di cui c’è bisogno è di una comunità, accogliente, cioè, deve accadere quello che succedeva con Gesù, la gente va in una comunità e succede qualcosa. Rimane impressionata da qualcosa. Questo, in sintesi, è ciò di cui abbiamo parlato con i seminaristi. Potrebbe essere che i giovani oggi cerchino la vita e ciò di cui hanno bisogno sia che noi portiamo loro questa vita, che è la vita con Gesù? Assolutamente. Penso che… ho sempre pensato che Gesù non  avvicinava mai le persone con la dottrina. Cercava sempre prima un incontro personale e dopo insegnava. Anche se vediamo Gesù che insegnava, però Gesù  dedicava molto tempo a questi incontri personali. Credo che i giovani oggi siano alla ricerca della vita. La dottrina deve basarsi sulla vita e su questo incontro con Lui, così possono accettarla. Altrimenti rimangono con un cristianesimo che è come una morale, è come un insegnamento, ma il cristianesimo non è questo. Il cristianesimo è un incontro con Cristo. Questi giovani che ha incontrato a Nitra sono i futuri pastori della nostra Chiesa. Come possono essere i pastori di cui abbiamo bisogno in questo tempo, che non cadano nel clericalismo di cui parla tanto Papa Francesco?  Credo che un Pastore in qualche modo debba, più che pastoreare – che è una parola che Papa Francesco usa anche quando parla in italiano, la usa così in spagnolo – deve amare. Prima amare, poi pastoreare, perché se ti metti nella posizione di pastore, ti metti in una situazione di superiorità, nel dovere di insegnare. Invece il pastore oggi deve amare prima i parrocchiani, deve amare tutti i fedeli. Facendo cosiì è pastore.  In questo modo è veramente un pastore, e può avere  autorità sugli altri. Questo è fondamentale. Poi quello che ho detto prima, non cercare tanto i risultati ma cercare la fecondità. E un’altra cosa: oggi il pastore deve essere ben consapevole che non  annuncia se stesso, ma annuncia Cristo, quindi deve essere profondamente radicato in Cristo, profondamente in Cristo. Un pastore da solo, che non vive all’interno di una comunità cristiana, che non vive l’amore reciproco con altri, difficilmente può comunicare un amore come quello che Gesù ha annunciato nella vita. Prima ha detto una parola e mi è venuto in mente che questo non accade solo ai preti, ma anche ai cristiani che vivono profondamente la loro fede, ma che a volte dimenticano che non sono loro a salvare le persone, ma è Gesù. Esatto. Questo è importante. Ecco perché dò molta importanza alla comunità. San Paolo, nella prima lettera ai Corinzi, mette in guardia dal personalismo e dice quando alcuni di voi dicono di essere di Apollo, altri dicono che sono di Paolo, altri che sono di Pietro… No, siamo tutti di Cristo, ma Cristo vive nella comunità, nella comunità parrocchiale, nella comunità è presente nell’Eucaristia, che è un mistero di comunione. Quindi questo è fondamentale. Molte volte abbiamo commesso l’errore di annunciare noi stessi, le nostre idee, anziché lasciare parlare Cristo. La Slovacchia si considera un Paese conservatore, ora che c’è il Sinodo che si svolge a Roma, in Vaticano. Ci sono diversi movimenti che vogliono andare avanti e altri che vanno indietro. Come fare per mantenere tutto ciò che è buono, ma anche andare avanti con il nuovo e il buono? Mi ha molto colpito ciò che ha detto papa Francesco l’altro ieri nella prima sessione del Sinodo. Ha insistito molto sul fatto che il protagonista del Sinodo è lo Spirito Santo. E lo Spirito Santo va al di là di questi schemi che sono umani. Un cristiano in quanto cristiano non è né conservatore né progressista, è una persona nuova, è una creatura nuova. Lo abbiamo letto in questi giorni nella Lettera di san Paolo ai Galati.  E’ lo Spirito Santo che ci fa creature nuove con la nostra mentalità. Con la nostra mentalità, con ciò che siamo; quindi credo che dobbiamo superare questi dualismi che non fanno bene alla Chiesa. Lo Spirito Santo è sempre generatore di novità. Perché è lui, è lui all’origine di tutti i carismi, di tutte le novità nella storia della Chiesa. Allo stesso tempo, tutto ciò che lo Spirito Santo promuove nella Chiesa viene dal Padre. Pertanto, anche lui è ancorato all’origine. Questo ti dice che nella Chiesa ci vuole un di più di Spirito Santo, è l’unica maniera per  superare questi dualismi che non ci fanno bene. Grazie mille. E molte grazie a don Jesús per aver partecipato al nostro programma.  Grazie per avermi accolto. Grazie mille anche a voi e ci vediamo prossimamente, arrivederci.   Guarda il video (Attivare i sottotitoli in italiano) https://youtu.be/Y_t77_gM76E?si=urxlZvFkloXOBPfP    

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