Movimento dei Focolari

Vangelo Vissuto: un seme che germoglia e cresce

Giu 25, 2024

Ciò che Dio immette nel nostro cuore, senza chiederci molto in cambio, è il segno prezioso di una fiducia immensa che Lui ha nell’umanità e genera un miracolo di cui spesso non ci stupiamo più: la nascita di un frutto. È quanto l’evangelista Marco racconta nella parabola: “Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce” (Mc 4, 26-27). Da buon terreno, dopo aver accolto il seme, ciò che ci resta da fare è solo attendere con pazienza per poi stupirci.

Al semaforo
Una volta alla settimana faccio un viaggio dalla mia città a una città più grande per trovarmi con degli amici con i quali condivido gli stessi ideali. Cerco di portare con me del denaro extra per aiutare le persone che chiedono l’elemosina ai semafori.  La settimana scorsa, sulla via del ritorno, mi sono fermato a un semaforo rosso e mi si avvicina un giovane uomo pronto a  pulire il parabrezza. Ho abbassato il finestrino e mentre cercavo i soldi da dargli gli ho detto di non pulirlo perché non ce l’avrebbe fatta prima che il semaforo diventasse verde.

Lui mi ha guardato e ha detto: “Mi può dare un po’ di più? Devo comprare del pollo per i miei figli”. Ho risposto di sì. In effetti quello che gli stavo dando non gli sarebbe servito a molto. Lui ha preso i soldi e ha detto: “Me li lasci guadagnare? Le prometto che lo farò in fretta”.

Quasi senza aspettare la mia risposta, ha iniziato a pulire il vetro terminando poco prima che il semaforo diventasse verde. Subito dopo si è avvicinato al finestrino dell’auto e, con una faccia felice, stringendomi la mano, mi ha ringraziato augurandomi ogni bene. Mentre tornavo a casa, ho pensato a quello che era successo e ho capito che i piccoli gesti a volte ci edificano e insegnano qualcosa più a noi stessi che alle persone per cui li facciamo. So che Dio è ovunque, ma non mi è mai venuto in mente che mi aspettasse a un semaforo.
(S. Z. – Argentina)

In carcere
Per spaccio di droga ero finito nel carcere minorile, dove però continuavo a ricevere le visite di Valerio, il mio insegnante di quando andavo a scuola. E questo non poteva lasciarmi indifferente. Se nella vita avevo avuto a che fare con gente cattiva che credevo essermi amica, con Valerio no: mi voleva bene senza nessun interesse. Inoltre mi raccontava storie di altri ragazzi, che avevano fatto una scelta diversa dalla mia, fatti di Vangelo. Un giorno nella mia cella arrivò un nuovo “ospite”: un ragazzo così sporco da puzzare. I compagni cominciarono a insultarlo, a sputargli addosso, intimandogli di andare a lavarsi. Poiché non aveva né sapone, né asciugamano, né vestiti di ricambio, sono intervenuto in sua difesa e gli ho dato i miei vestiti, sapone e asciugamano. Lui è andato a farsi una doccia e la calma è tornata. Questa esperienza è stata l’inizio di una svolta. Pensavo che per tutto quello che avevo combinato l’amore fosse scomparso dentro di me. Invece era come un seme che, più vivo che mai, cominciava a sbocciare.
(T. – Italia)

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno X– n.1° maggio-giugno 2024)

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