I discepoli vedevano come Gesù pregava. Erano colpiti soprattutto dal modo caratteristico con cui si rivolgeva a Dio: lo chiamava “Padre”. Altri prima di lui avevano chiamato Dio con questo stesso nome, ma quella parola, sulla bocca di Gesù, parlava di una intima reciproca conoscenza tra lui e il Padre, nuova e unica, di un amore e di una vita che li legava entrambi in una incomparabile unità.
I discepoli avrebbero voluto sperimentare quello stesso rapporto con Dio, così vivo e profondo che vedevano nel loro Maestro. Volevano pregare come lui pregava; per questo gli chiesero:
«Signore, insegnaci a pregare»
Gesù più volte aveva parlato ai suoi discepoli del Padre, ma ora, rispondendo alla loro domanda, ci rivela che il Padre suo è anche Padre nostro: anche noi, come lui, tramite lo Spirito Santo, possiamo chiamarlo “Padre”.
Egli, insegnandoci a dire “Padre”, rivela a noi stessi che siamo figli di Dio e ci fa prendere coscienza che siamo fratelli e sorelle tra di noi. Fratello accanto a noi, ci introduce nel suo stesso rapporto con Dio, orienta la nostra vita verso Lui, ci introduce nel seno della Trinità, ci fa diventare sempre più uno tra di noi.
«Signore, insegnaci a pregare»
Gesù insegna non soltanto a rivolgersi al Padre, ma anche cosa domandargli.
Che sia santificato il suo nome e venga il suo regno: che Dio si lasci conoscere e amare da noi e da tutti; che entri in modo definitivo nella nostra storia e prenda possesso di ciò che già gli appartiene; che si realizzi pienamente il suo disegno d’amore sull’umanità. Gesù ci insegna così ad avere i suoi stessi sentimenti, uniformando la nostra volontà su quella di Dio.
Ci insegna ancora ad aver fiducia nel Padre. A Lui, che nutre gli uccelli del cielo, possiamo chiedere il pane quotidiano; a Lui, che accoglie a braccia aperte il figlio smarrito, possiamo domandare il perdono dei peccati; a Lui, che conta anche i capelli del nostro capo, possiamo chiedere che ci difenda da ogni tentazione.
Ecco le domande a cui Dio certamente risponde. Possiamo rivolgerle con parole diverse – scrive Agostino di Ippona – ma non possiamo domandare cose diverse.
«Signore, insegnaci a pregare»
Ricordo quando anche a me il Signore ha fatto capire, in modo nuovissimo, che avevo un Padre. Avevo 23 anni. Facevo ancora scuola. Un sacerdote di passaggio chiede di dirmi una parola: mi domanda di offrire un’ora della mia giornata per le sue intenzioni. Rispondo: “Perché non tutta la giornata?” Colpito da questa generosità giovanile, mi dice: “Si ricordi che Dio la ama immensamente”. È la folgore. “Dio mi ama immensamente”. “Dio mi ama immensamente”. Lo dico, lo ripeto alle mie compagne: “Dio ti ama immensamente. Dio ci ama immensamente.”
Da quel momento scorgo Dio presente dappertutto col suo amore. C’è sempre. E mi spiega. Che cosa mi spiega? Che tutto è amore: ciò che sono e ciò che mi succede; ciò che siamo e ciò che ci riguarda; che sono figlia sua ed Egli mi è Padre.
Da quel momento anche la mia preghiera cambia; non è più un essere rivolta a Gesù, quanto un mettermi a fianco a Lui, Fratello nostro, rivolta verso il Padre. Quando lo prego con le parole che Gesù ci ha insegnato, sento di non essere sola a lavorare per il suo Regno: siamo in due, l’Onnipotente ed io. Lo riconosco Padre anche a nome di quanti non lo sanno tale, chiedo che la sua santità avvolga e penetri la terra intera, domando il pane per tutti, il perdono e la liberazione dal male per tutti quelli che sono nella prova.
Quando avvenimenti mi allarmano o mi turbano, getto ogni mia ansietà nel Padre, sicura che Lui ci pensa. E posso testimoniare che non ricordo alcuna preoccupazione messa nel suo cuore della quale Egli non si sia preso cura. Il Padre, se noi crediamo al suo amore, interviene sempre, nelle piccole e nelle grandi cose.
In questo mese cerchiamo di recitare il “Padre Nostro”, la preghiera che Gesù ci ha insegnato, con una nuova consapevolezza: Dio ci è Padre e ha cura di noi. Recitiamola a nome di tutta l’umanità, rinsaldando la fratellanza universale. Che sia la nostra preghiera per eccellenza, sapendo che con essa chiediamo a Dio quello che più gli sta a cuore. Egli esaudirà ogni nostra richiesta e ci colmerà dei suoi doni. Fatti così liberi da ogni preoccupazione, potremo correre nella via dell’amore.
Chiara Lubich
0 commenti