Gesù parlava sovente per immagini e con parabole. Un modo semplice ed efficace per insegnare le verità più profonde, di cui era portatore. La similitudine del pastore con il suo gregge, in cui è incastonata questa Parola di vita, richiamava ai suoi ascoltatori scene familiari di vita quotidiana. Gesù rammenta loro i ladri e i briganti che, come lupi rapaci, fanno razzia del gregge. Lui invece si paragona a un pastore buono, a cui stanno veramente a cuore le proprie pecore, le guida e le difende, al punto da affrontare se necessario la morte!
Ma in Gesù, al di là della parabola, questo diventa realtà: Lui è veramente morto sulla croce “perché noi avessimo la vita” .
«Io sono venuto perché abbiano la vita…»
È venuto perché il Padre l’ha inviato a portarci la sua vita divina. Dio infatti ha amato così tanto il mondo da dare il Figlio suo affinché chi crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna .
La vita che Gesù è venuto a portarci non è la semplice vita terrena che abbiamo ricevuto dai nostri genitori. La vita che Egli ci dona è infatti “vita eterna”, ossia partecipazione alla sua vita di Figlio di Dio, ingresso nella comunione intima con Dio: è la vita stessa di Dio, Gesù può comunicarcela perché lui stesso è la Vita. L’ha detto: “Io sono la Vita” , e “dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto” .
Ma la vita di Dio, lo sappiamo, è l’amore.
Gesù, Figlio di Dio che è Amore, venendo su questa terra, è vissuto per amore, e ci ha portato lo stesso amore che arde in Lui. Dona a noi la stessa fiamma di quell’infinito incendio e ci vuole “vivi” della sua vita.
«… e l’abbiano in abbondanza»
Poiché Gesù non soltanto possiede la vita, ma “è” la Vita, egli può donarla con abbondanza, così come dona la pienezza della gioia .
Il dono di Dio è sempre senza misura, infinito e generoso com’è Dio. Così Egli viene incontro alle aspirazioni più profonde del cuore umano, alla sua fame di una vita piena e senza fine. Solo Lui può appagare l’anelito all’infinito. La sua infatti è “vita eterna”, un dono non soltanto per il futuro, ma per il presente. La vita di Dio in noi comincia già da ora e non muore mai più.
Come non pensare a quei cristiani realizzati che sono i santi? Ci appaiono talmente pieni di vita da traboccarla attorno a loro.
Da dove veniva l’abbraccio universale di Francesco d’Assisi, capace di accogliere i poveri, di andare verso il Sultano, di riconoscere dei fratelli e delle sorelle in ogni creatura? Da dove l’amore fattivo di Madre Teresa di Calcutta, che si è fatta madre per ogni bambino abbandonato e sorella di ogni persona sola? Essi possedevano una vita straordinaria, quella che Gesù aveva donato loro.
«Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza»
Come vivere questa Parola?
Accogliamo la Vita che Gesù ci dona e che vive già in noi per il battesimo che abbiamo ricevuto e per la nostra fede, Vita che può sempre crescere nella misura in cui amiamo. È l’amore che fa vivere. Chi ama, scrive san Giovanni, dimora in Dio , partecipa della sua stessa vita. Sì, perché se l’amore è la vita e l’essere di Dio, l’amore è anche la vita e l’essere dell’uomo. Così com’è vero che tutte le volte che non amiamo noi non viviamo.
Ne è una testimonianza eloquente la partenza per il Cielo di Renata Borlone, una focolarina di cui in questi mesi si è aperto il processo di beatificazione. Accettata con tutto il cuore, come volontà di Dio, la notizia della morte imminente, diceva di voler testimoniare che “la morte è vita”, è risurrezione, e s’è proposta, con l’aiuto di Dio, di dare questa dimostrazione fino alla fine. E c’è riuscita, trasformando così un evento di lutto in un tempo di Pasqua.
Chiara Lubich
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