Dopo essere stata visitata dalla potenza dell’Altissimo, Maria, si precipita dalla cugina Elisabetta con il cuore in festa. È il primo gesto missionario che la Madre di Dio compie dopo aver detto il suo “sì”, l’andare incontro all’altro con una lieta novella. Natale è il tempo in cui anche noi possiamo portare con generosità questo annuncio al mondo. Come una pozzanghera In famiglia, in nome della libertà, i figli avevano perduto ogni misura e rispetto. Un giorno, per non reagire male e ritrovare la calma, sono uscita a fare due passi e, come spesso faccio, mi son messa a recitare il rosario. Pensavo a Maria. Era stata sposa e madre. Dentro il suo cuore aveva silenziosamente serbato tutto, anche il suo dolore. Pur sentendomi un miscuglio di negatività, pregare e riflettere mi hanno ridato pace e forza per cercare di portare a casa quella serenità. Ad un tratto, mentre camminavo, ho visto una pozzanghera dove si rifletteva il cielo. Ecco, mi sentivo un po’ così: una pozzanghera che può fare da specchio al cielo. Ciò è bastato per ricominciare con una gioia nuova. (F.A. – Albania) Insieme Avevo programmato con mio marito che al ritorno dal lavoro sarebbe rimasto a casa per far compagnia a nostro figlio John che ha la sindrome di Down, permettendomi così di partecipare a un incontro in parrocchia al quale tenevo. Ultimamente però questo passarsi di mano il dovere di genitori nei riguardi di John capitava un po’ troppo spesso, di conseguenza avevo notato nel ragazzo reazioni negative ingiustificate. Riflettendo, decisi di rinunciare all’incontro per stare con lui. Quando seppe che tutti e tre saremmo rimasti a casa insieme, il suo atteggiamento di sfida venne meno. Mentre preparavo la cena, venne a dirmi: “Mi dispiace di essere stato sgarbato, mamma. Ricominciamo”. Si riferiva a qualcosa che aveva fatto il giorno prima e intendeva dire “ricominciamo a volerci bene”. Ero contenta si fosse ricordato dell’offesa. Anche mio marito fu presente e l’armonia familiare ne fu rinsaldata. Trascorremmo una bellissima serata. Quando John andò a letto era visibilmente felice. (R.S. – Usa) In ospedale Ieri mattina, nell’ospedale dove svolgo un servizio di volontariato, sono andato a salutare un paziente piuttosto anziano. Quando gli ho chiesto se desiderava ricevere l’Eucarestia, ha sorriso scuotendo la testa: “È da tanto che non ricevo la Comunione…”. Gli ho proposto: “Vuole almeno recitare una preghiera?”. E lui: “Sì, ma mi deve aiutare, perché non ricordo come si fa”. Ho cominciato io e, parola per parola, mi ha seguito. Terminata la preghiera, ha concluso sorridendo: “Mi sono commosso”. E dire che all’apparenza l’avrei definito un duro. L’ho salutato con una carezza. (Umberto – Italia)
A cura di Maria Grazia Berretta
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VII, n.4, novembre-dicembre 2021) Foto © Joachim Schwind – CSC Audiovisivi
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