«Siete già mondi…». Di che purezza si tratta? Di quella disposizione d’animo necessaria per star dinanzi a Dio, di quell’assenza di ostacoli (come il peccato, ad esempio) che si oppongono al contatto col sacro, all’incontro col divino. Per avere questa purezza, è necessario un aiuto dall’Alto. Già nell’Antico Testamento, l’uomo aveva preso coscienza della sua incapacità di avvicinarsi a Dio con le sue sole forze. Occorreva che Dio gli purificasse il cuore; gli desse un cuore nuovo. Un bellissimo Salmo dice: «… crea in me, o Dio, un cuore puro»[2]. «Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato». Secondo Gesù vi è un mezzo per essere puri, ed è la sua Parola. Quella Parola che i discepoli hanno udito, cui hanno aderito, li ha purificati. La Parola di Gesù, infatti, non è come le parole umane. In essa è presente Cristo come, in altro modo, è presente nell’Eucaristia. Per essa Cristo entra in noi. Accettandola, praticandola si fa in modo che Cristo nasca e cresca nel nostro cuore. Paolo VI diceva: «Come si fa presente Gesù nelle anime? Attraverso la comunicazione della Parola passa il pensiero divino, passa il Verbo, il Figlio di Dio fatto uomo. Si potrebbe asserire che il Signore s’incarna dentro di noi quando noi accettiamo che la Parola venga a vivere dentro di noi» [3]. «Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato». La Parola di Gesù viene paragonata anche ad un seme gettato nell’intimo del credente. Accolta, penetra nell’uomo e, come un seme, si sviluppa, cresce, porta frutto, “cristifica”, rendendoci conformi a Cristo. Essa, così interiorizzata dallo Spirito, ha realmente la capacità e la forza di tenere il cristiano lontano dal male: finché lascia agire in sé la Parola, egli sarà libero dal peccato, quindi puro. Peccherà soltanto se smetterà di obbedire alla verità. «Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato». Come vivere, allora, onde meritare anche noi l’elogio di Gesù? Mettendo in pratica ogni Parola di Dio, nutrendocene attimo per attimo, facendo della nostra esistenza un’opera di continua rievangelizzazione. Questo per arrivare ad avere gli stessi pensieri e sentimenti di Gesù, per riviverlo nel mondo, per mostrare ad una società, spesso invischiata nel male e nel peccato, la divina purezza, la trasparenza che dona il Vangelo. Durante questo mese, poi, se è possibile (e cioè se anche altri condividono le nostre intenzioni), vediamo di mettere in pratica in modo particolare quella Parola che esprime il comandamento dell’amore reciproco. Per l’evangelista Giovanni, che riporta la frase di Gesù da noi oggi considerata, infatti c’è un legame tra la Parola di Cristo e il comandamento nuovo. Secondo lui, è nell’amore reciproco che si vive la Parola con i suoi effetti di purificazione, di santità, di impeccabilità, di frutto, di vicinanza con Dio. L’individuo isolato è incapace di resistere a lungo alle sollecitazioni del mondo, mentre nell’amore vicendevole trova l’ambiente sano, capace di proteggere la sua esistenza cristiana autentica.
Chiara Lubich
[1] Pubblicata in Città Nuova, 1982/8, pp.42-43. [2] Sal 51,12. [3] Insegnamenti di Paolo VI, V, Città del Vaticano 1967, p. 936.
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