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Carlos Mana | Movimento dei Focolari
Movimento dei Focolari

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La sfida dell’ascolto e del reciproco apprendimento

La sfida dell’ascolto e del reciproco apprendimento

Mons. Piero Coda, teologo, Segretario della Commissione teologica internazionale, già Preside dell’Istituto Universitario Sophia, ha ricevuto la laurea honoris causa dall’Università Cattolica di Córdoba in Argentina.

Una settimana di eventi ha caratterizzato l’inizio del mese di marzo 2024 presso l’Università Cattolica di Córdoba (UCC) in Argentina.  Tra questi: il Seminario Itinerario Córdoba 2024, Università dei Gesuiti e antropologia trinitaria e il conferimento del Dottorato honoris causa a Mons. Piero Coda teologo, Segretario della Commissione teologica internazionale, già Preside dell’Istituto Universitario Sophia. Altri eventi correlati hanno permesso di far conoscere il pensiero e il contributo di Mons. Coda, che non si limita all’antropologia e alla teologia, ma raggiunge la Chiesa nel suo cammino sinodale e in quello del dialogo ecumenico e interreligioso.

Il Seminario di Antropologia Trinitaria si è svolto dal 4 al 6 marzo. Il gruppo di studio, attivo da 11 anni, è composto da 14 persone, donne e uomini, francescani, gesuiti, sacerdoti, religiosi, focolarini e laici di diversi movimenti ecclesiali.  Sonia Vargas Andrade, della Facoltà di Teologia San Pablo dell’Università Cattolica Boliviana, ha affermato: “Ci siamo incontrati per riflettere sul percorso che un teologo latinoamericano deve seguire nel dialogo con la teologia europea, in particolare con l’Antropologia Trinitaria, tenendo conto di ciò che è tipico nostro, cioè la pluralità”. Il Seminario si è concluso evidenziando che l’elemento distintivo della Teologia Trinitaria – oggetto di studio del gruppo – è proprio l’unità nella pluralità: “il pensiero dell’altro vale quanto il mio, devo pensare dall’altro e nell’altro”, ha aggiunto Vargas Andrade.

Mons. Piero Coda ha raccontato la sua esperienza diretta e la sua lettura della prima sessione dell’Assemblea sinodale, alla quale ha partecipato come membro della Commissione teologica della Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi. Coda ha definito la prima sessione come una pausa per imparare a incontrarsi, ascoltarsi e dialogare nello Spirito. E ha aggiunto: “Il viaggio è appena iniziato. La pazienza e la perseveranza devono andare di pari passo con la saggezza e la prudenza, ma anche con l’entusiasmo e il coraggio di rischiare”.

Il dott. Tommaso Bertolasi, docente presso l’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), ha chiuso la discussione affrontando il tema “giovani e sinodalità”, sottolineando che i giovani sperimentano il Dio assente: “Dio è sperimentato come l’assente, colui che non c’è”. Di conseguenza, è necessario considerare l’esperienza dell’abbandono di Gesù sulla croce. “È proprio lì, nella morte e nella risurrezione, che Dio entra in ogni esperienza umana: da quel momento in poi non c’è più distanza da Dio, perché Dio è nell’assenza di Dio”. Da questa tesi ha dedotto diverse implicazioni per la Chiesa in generale, soprattutto per la pastorale giovanile.

Il 6 marzo è stato il giorno del conferimento del dottorato honoris causa a Mons. Piero Coda. In questa occasione il Cardinale Ángel Rossi S.J., Arcivescovo di Córdoba, ha definito Piero Coda un “pellegrino della verità, che ha vissuto la sua vita in chiave di esodo e lo ha portato a lasciare la propria ‘terra’ per mettere il suo pensiero e le sue intuizioni teologiche in dialogo permanente con culture diverse, con coloro che non professano una fede esplicita o con altre discipline”.

Padre Gonzalo Zarazaga S.J., Direttore del Dottorato in Teologia dell’UCC, presentando il contributo di Coda, ha affermato che “l’Ontologia Trinitaria di Piero Coda ci apre all’intimità del Dio Trino e ci invita a partecipare al suo amore in pienezza”.

La rabbina Silvina Chemen, attraverso un videomessaggio, ha espresso il suo affetto, la sua ammirazione e la sua gratitudine a Piero Coda per il suo lavoro di rafforzamento dei legami interreligiosi con il Movimento dei Focolari

Nelle sue parole di ringraziamento, Mons. Piero Coda ha dichiarato di considerare il riconoscimento ricevuto come un apprezzamento dello stile di comprensione e di realizzazione del lavoro filosofico e teologico, che si sta rivelando di grande attualità nel processo di riforma sinodale e missionaria in cui è impegnata la Chiesa, sotto la guida di Papa Francesco. E ha aggiunto: “Si tratta di imparare gli uni dagli altri, ascoltando insieme ciò che lo Spirito dice alle Chiese: nello scambio dei doni delle rispettive esperienze di inculturazione della fede e della missione, di cui le nostre comunità e culture sono portatrici”. La sua lectio magistralis aveva come titolo “Abitare la reciprocità del Padre e del Figlio nello Spirito Santo per ravvivare il senso e il destino della storia”.

María Laura Hernández
Foto: per gentile concessione dell’UCC e di Guillermo Blanco


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La sfida dell’ascolto e del reciproco apprendimento

Un sollievo nelle emergenze umanitarie

Grazie alle donazioni di tanti si è riusciti a realizzare interventi per sollevare la sofferenza di popolazioni colpite da disastri naturali o guerre. Ill Coordinamento Emergenze dei Focolari fa il punto della situazione sulla raccolta fondi a favore di Siria, Turchia, Ucraina, Italia, Pakistan e Filippine.

Conflitti armati, epidemie e catastrofi ambientali come alluvioni o terremoti possono mettere in gravi difficoltà intere popolazioni con effetti immediati e a lungo termine. Per andare incontro a queste gravi situazioni, in seno al Movimento dei Focolari, è nato il Coordinamento Emergenze che, in seguito a situazioni di emergenza umanitaria, lancia raccolte fondi per assistere le popolazioni colpite attraverso programmi sostenuti da membri dei Focolari o da organismi dei Focolari nel mondo, che operano in proprio o in partenariato con altri.

Di recente, il Coordinamento delle Emergenze, ha presentato il Report 2023 dove si apprende che, dal 2016 fino alla fine del 2023, si sono raccolti in totale 5.361.505 di euro per le emergenze in Siria, Turchia, Ucraina, Italia, Pakistan e Filippine.

In Siria, il progetto “Semi di Speranza”, iniziato a settembre del 2018, ha permesso di offrire assistenza sociosanitaria alle famiglie, accesso a medicinali essenziali, servizi sanitari e chirurgia di base per i pazienti di malattie croniche, sostegno educativo a bambini e adolescenti. Finora a beneficiare del programma sono stati 23.170 persone.

Per il terremoto in Siria e Turchia, che ha avuto luogo nel febbraio del 2023, sono state soccorse 6.273 persone in varie forme: assistenza finanziaria a 405 famiglie, distribuzione di detersivi a 490 famiglie e di cibo e vestiario a 712 famiglie, oltre al supporto psicologico per anziani, adulti e giovani e assistenza medica. Inoltre, Work Empowerment (dare valore alle abilità lavorative che ognuno ha con l’incentivo di microcrediti) per 16 famiglie e 32 persone e interventi abitativi per 138 famiglie. È stato anche avviato un allevamento comunitario per la fornitura di latte e la generazione di reddito per le famiglie di un villaggio turco abitato da profughi afghani.

In Ucraina invece la situazione di emergenza è in continua evoluzione: il conflitto si prolunga e le necessità della popolazione sono tante e crescenti. In questi anni si è provveduto ad assistenza sanitaria di base per circa 12.000 persone e supporto economico straordinario a più di 2000 famiglie. Diverse sono state le attività di accoglienza in Italia di famiglie e bambini sfollati da questo Paese.  Si è realizzato anche un campo scuola in Austria con 30 bambini di una scuola primaria di Kiev. È stato inaugurato un centro protetto diurno per bambini e mamme.

Un’altra emergenza quest’anno sono state le alluvioni che hanno colpito varie regioni del pianeta. In particolare, durante quella che ha colpito il Pakistan, è stato possibile contribuire con materiale di costruzione per il ripristino di 20 abitazioni distrutte e sostegno a 1.150 persone. Per l’alluvione in Emilia-Romagna (Italia) nel 2023 invece si sono potute aiutare 16 famiglie per l’acquisto o la riparazione di beni materiali danneggiati dall’acqua e sono stati effettuati interventi di ristrutturazione nelle case di 7 famiglie. Inoltre, è stato realizzato un Campo di lavoro e la ristrutturazione di una fattoria didattica.

Il Coordinamento delle Emergenze del Movimento dei Focolari gestisce questi progetti attraverso Amu (Azione per un Mondo Unito) e AFN (Azione per Famiglie Nuove) , due ONG nate dal Movimento dei Focolari che operano nel sociale.

Ad oggi continuano ad essere attive le raccolte fondi per le emergenze in Ucraina e dopo il terremoto in Siria e Turchia.

Carlos Mana

Chiara Lubich: la fraternità si realizza soltanto con un amore speciale

Oggi, 14 marzo, giorno in cui ricordiamo la partenza per il Cielo di Chiara Lubich, pubblichiamo alcune sue parole, pronunciate durante l’incontro del Movimento Politico per l’Unità a Berna (Svizzera), il 4 settembre del 2004. Una riflessione sul tipo di “amore” necessario affinché la fraternità universale sia possibile.

[…] La fraternità si realizza soltanto con un amore speciale. E’ un amore che va diretto a tutti, come Dio Padre che manda la pioggia e il sole sui cattivi e sui buoni. Non è un amore che va diretto unicamente, solamente ai parenti, agli amici, a qualche persona, ma va diretto a tutti, e questa è già una ginnastica. Se noi portassimo via da questa sala soltanto il proposito di amare tutte le persone che incontrerò, possibilmente, se cristiani, vedendo Cristo in esse – perché Lui dirà: “L’hai fatto a me”, “L’hai fatto a me”, “L’hai fatto a me”-, secondo me avremmo già fatto un grande guadagno, perché da qui partirebbe la rivoluzione cristiana.

Ma poi questo amore, che è necessario per la fraternità, che non è tolleranza ma è anche tollerante, che non è solidarietà ma è anche solidarietà, è qualcosa di diverso perché è l’amore stesso di Dio – noi cristiani diciamo: diffuso nel nostro cuore dallo Spirito Santo -, è un amore che ama per primo, non aspetta di essere amato, si lancia per primo, si interessa delle persone, quando…, naturalmente bisogna non turbarle; è lui che parte per primo, non aspetta di essere amato. In genere nell’amare si aspetta sempre di essere amati per poter amare; invece, è un amore che va per primo, che deve partire per… Da questo la rivoluzione. E come il nostro Movimento è arrivato per opera di un carisma di Dio, non tanto nostra, agli ultimi confini della terra; perché, se si parte da qua pensando di amare tutti e di partire sempre per primi, senza aspettare…, eh! Qui è già un Vangelo. Capite cos’è il Vangelo? Questo è Vangelo.

Poi è un amore che non è sentimentale, che non è un amore platonico, non è un amore, così, evanescente, ma un amore concreto, che si fa uno con la persona amata: se è ammalato, si sente ammalato con essa; se gode, gode con essa; se conquista qualcosa, è la conquista anche sua quella cosa. E’ un amore che… Come dice san Paolo: “Farsi tutto a tutti”, “Farsi tutto a tutti”, farsi povero, ammalato con gli altri. Condividere: questo è questo amore, è un amore concreto.

Quindi: un amore che va diretto a tutti, un amore che parte per primo, è un amore che deve essere concreto.

E poi bisogna amare gli altri come sé, così dice il Vangelo. Quindi la mia compagna, la Eli, che vedo in sala, sono io, perché devo amarla come me, come Chiara, come amo me stessa. E così la Clara: devo amarla come me; la signora devo amarla come me; l’altra signora devo amarla come me, come me, perché questo è Vangelo. Anche questo è grosso: quando mai si ama gli altri come sé? E si trasferisce, quasi, in certo modo, se stessi negli altri per amarci come sé. E’ un amore, poi, che se vissuto da più persone diventa reciproco, perché io amo Marius, Marius ama me; io amo la Clara, la Clara ama me. Questo amore reciproco che è la perla del Vangelo – Gesù ha detto: “Io vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi” e ha detto che è il comandamento suo e nuovo, suo, per cui sintetizza il Vangelo -, è la base della fraternità. Cosa vogliamo…? Cosa possiamo fare noi per essere fratelli gli uni gli altri se non amarci e amarci come Lui ci ha amato, pronto addirittura a dare la vita per noi?

Bisogna tener presente queste cose qua.

Tenendo presente com’è questo amore, ecco, per rispondere al signore che mi ha fatto la domanda, come va pensato il rapporto con gli altri? Va pensato a mo’ di dialogo. Io devo veder nell’altro qualcuno col quale io devo dialogare, ma per poter dialogare io devo conoscerlo, allora io devo entrare nell’altro, non tanto essere io a farmi avanti, ma cercare di capire l’altro, lasciare che l’altro si esprima. […] Bisogna entrare nell’altro, lasciare che l’altro si apra, lasciare che l’altro parli e che senta il vuoto in noi, la capacità di comprenderlo, di capirlo. E allora succede – è nostra esperienza – che anche l’altro capisce di essere amato, allora ben volentieri attende anche il nostro discorso.

E qui il Papa dice una frase bellissima per il dialogo. E allora occorre dare la nostra verità, quella a cui noi pensiamo, ma che sia “un rispettoso annuncio”, cioè un annuncio che rispetta il pensiero dell’altro, che non vuole fare dei proseliti, che non vuole, insomma, infierire sull’altro.

Questo è il dialogo che va fatto, signore, è a base della nostra vita, della fraternità universale.

Chiara Lubich


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La sfida dell’ascolto e del reciproco apprendimento

IA: una via per la pace globale e lo sviluppo umano integrale

NetOne, associazione internazionale di professionisti dei media e del cinema e operatori della comunicazione e dell’informacion technology, insieme a New Humanity, Organizzazione Non Governativa (ONG), realtà fondate sullo spirito e sui valori che animano il Movimento dei Focolari, in collaborazione con la Missione della Santa Sede presso le Nazioni Unite, hanno dato il via all’iniziativa “IA: una via per la pace globale e lo sviluppo umano integrale”, riflessione su un’etica dell’intelligenza artificiale e le sue implicazioni.

Mercoledì 21 febbraio 2024, NetOne insieme all’ ONG New Humanity in collaborazione con la Missione della Santa Sede presso le Nazioni Unite, ha co-organizzato l’iniziativa “AI: A Pathway to Global Peace and Integral Human Development”, che si è svolta a New York, UNHQ, Conference Room 6, dalle 13.15 alle 14.45 ed è stata seguita online da diverse parti del mondo.

Il Saluto di apertura di Sua Eccellenza l’Arcivescovo Gabriele Caccia, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, ha dato il tono delle riflessioni: “Siamo sull’orlo di una rivoluzione tecnologica senza precedenti nella storia dell’umanità. L’emergere dell’IA sta rimodellando il nostro mondo in modi profondi e senza precedenti. Dalla rivoluzione delle industrie alla trasformazione del nostro modo di vivere, lavorare e interagire, l’IA è diventata una forza trainante del cambiamento nel XXI secolo”.

Negli ultimi anni, il progresso digitale ha portato opportunità e sfide significative, con gravi implicazioni in tutti gli ambiti della società. In quest’epoca di rapidi cambiamenti tecnologici, l’Intelligenza Artificiale (IA) è emersa come uno degli strumenti più potenti con il potenziale di trasformare le società, far progredire la pace e raggiungere uno sviluppo sostenibile. Tuttavia, le sue implicazioni etiche rimangono oggetto di un intenso dibattito.

Maddalena Maltese, giornalista e rappresentante dell’ONG New Humanity, moderatrice della tavola rotonda dell’evento, ha ricordato che “il 1° gennaio scorso Papa Francesco, nel suo messaggio per la Giornata internazionale della Pace, ha sollevato domande urgenti sull’IA: “Quali saranno le conseguenze, a medio e lungo termine, di queste nuove tecnologie digitali? E quale impatto avranno sulle vite individuali e sulle società, nonché sulla stabilità e sulla pace internazionale?”. Ha anche messo in evidenza che il Segretario generale Antonio Guterres, discutendo le priorità per il 2024, ha sottolineato che l’IA interesserà tutta l’umanità, ribadendo la necessità di un approccio universale per affrontarla.

La tavola rotonda con dialogo tra più parti interessate sulle sfide etiche poste dall’IA e dalle strategie ha discusso l’interazione tra considerazioni tecniche, etiche, politiche, legali ed economiche.

Padre Philip Larrey, professore di filosofia al Boston College, già decano di filosofia alla Pontificia Università Lateranense, presidente di Humanity 2.0, ha esposto una serie di questioni urgenti a partire dal tema della pace. “ChatGPT o Gemini potrebbero scrivere un perfetto piano di pace, guardando alle situazioni che stiamo vivendo, ma saremmo disposti a seguirne le indicazioni?” ha detto Larrey, enfatizzando il fattore umano come decisivo nelle decisioni da prendere, anche quando si tratta di armi letali. Altro tema centrale del suo discorso è stato quello dell’empatia che le macchina possono dimostrare e che talvolta vengono preferite all’elemento umano. “Gli esseri umani comprendono i significati. Le macchine no, per quanto le macchine stanno diventando molto, molto brave a simulare ciò che consideriamo significativo”, ha insistito il professore del Boston College, menttendo in guardia dalla sfida, sempre più difficile, di discernere ciò che appartiene all’uomo e ciò che appartiene alla tecnologia, con macchine che in futuro potrebbero essere anche programmate per provare sentimenti.

Laura Gherlone, ricercatrice in semiotica del Consiglio Nazionale delle Ricerche Scientifiche e Tecniche in Argentina e docente presso l’Università Cattolica dell’Argentina, membro della Commissione Internazionale di NetOne, ha parlato dell’Intelligenza Artificiale e, più in generale, delle tecnologie digitali alla luce del pensiero della decolonizzazione digitale. Sostiene che: “oggi i contesti post-coloniali si trovano a un bivio: restare indietro o recuperare. Sono costretti ad accelerare drasticamente alcuni processi che oggi incarnano un modello di conoscenza tecno-centrico, presumibilmente universale: la digitalizzazione e l’implementazione di sistemi di intelligenza artificiale sono tra questi processi”. Afferma che questo processo “ha sempre un costo molto alto, su almeno tre livelli: a livello economico e tecnico-strutturale, a livello sociale e, infine, l’adozione accelerata e forzata del progresso tecnologico come percorso verso un modello universale di conoscenza”. Suggerisce che “il dibattito etico sull’IA potrebbe essere notevolmente arricchito da una riflessione decoloniale, integrando, ad esempio, il lavoro di quei movimenti collettivi impegnati a ripensare e ridisegnare le architetture tecniche “dal Sud”, ovvero soluzioni teorico-metodologiche e pratiche che spesso vengono messe da parte perché lontane dalle logiche del profitto”.

In chiusura dell’evento, due buone pratiche della società civile. Marianne Najm, ingegnere delle comunicazioni con sede a Beirut, si è soffermata sull’etica dell’IA e sul concetto di giuramento digitale per gli ingegneri e per chiunque sia attivo nel mondo digitale. Il progetto è iniziato nel 2019 ispirandosi al giuramento di Ippocrate, il giuramento che la maggior parte dei medici e delle dottoresse fanno alla fine del loro percorso accademico. Proprio come il giuramento di Ippocrate mira a risvegliare l’obbligo umano dei medici, allo stesso modo il giuramento digitale mira a risvegliare l’obbligo umano degli attori digitali, indirizzando il loro lavoro verso una progettazione eticamente centrata sull’uomo.

Marcelle Momha, camerunense che vive negli Stati Uniti, analista di politiche e ricerche tecnologiche specializzata in intelligenza artificiale, tecnologie emergenti e cybersicurezza aveva preparato un intervento sulla community AI 2030, che per la tempistica non è stato possibile illustrare ma che è disponibile su questo link. “AI 2030 è una vivace comunità di leader aziendali, data scientist, costruttori tecnici e ricercatori pionieristici dedicati a sfruttare il potere di trasformazione dell’intelligenza artificiale a beneficio dell’umanità riducendone al minimo il potenziale impatto negativo”, spiega Marcelle nel suo tema.

Nel suo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, il Santo Padre ricordava che “gli sviluppi tecnologici che non portano a un miglioramento della qualità della vita di tutta l’umanità, ma al contrario aggravano le disuguaglianze e i conflitti, non possono mai essere considerati un vero progresso”. Come organizzazioni della società civile, vogliamo accompagnare gli sforzi delle Nazioni Unite e di tutte quelle istituzioni che stanno lavorando per un impegno etico nel campo della tecnologia che sostenga gli sviluppi digitali come contributo alla promozione dei principi umani di pace e fraternità.

Per rivedere la diretta è possibile accedere a questo link: https://webtv.un.org/en/asset/k1h/

Per rileggere gli interventi e avere maggiori informazioni consultare la pagina: https://www.net-one.org/ia-una-via-per-la-pace-globale-e-lo-sviluppo-umano-integrale/

Fonte https://www.net-one.org


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La sfida dell’ascolto e del reciproco apprendimento

I giovani e la tratta di esseri umani

Dal 2 all’8 febbraio 2024 una settimana di mobilitazione e preghiera contro la tratta di esseri umani. A Roma (Italia) l’incontro di 50 giovani di tutti i continenti fra cui alcuni ragazzi e ragazze del Movimento dei Focolari.

La tratta di esseri umani è il processo attraverso il quale le persone vengono costrette o attirate da false prospettive, reclutate, trasferite e obbligate a lavorare e vivere in condizioni di sfruttamento o di abuso. È un fenomeno, come avvertono i recenti rapporti delle Nazioni Unite, in continua e drammatica evoluzione.

Dal 2 all’8 febbraio 2024 si è svolta la settimana di preghiera contra la tratta di persone. Istituita da Papa Francesco nel 2015 la settimana include sempre l’8 febbraio, festa di Santa Bakhita, una suora sudanese che da giovane fu schiava, venne venduta e maltrattata, fu vittima di tratta e simbolo universale di lotta contro questa piaga dell’umanità. Il tema di questo anno era Camminare per la dignità. Ascoltare, sognare e agire.

Migliaia di persone in tutto il mondo si sono radunate per riflettere, pregare e condividere la propria esperienza di impegno contro questo fenomeno globale.

A Roma (Italia) tanti giovani provenienti da diversi Paesi – Kenya, Giappone, Stati Uniti, Thailandia, Albania, Canada, Messico, Francia, Italia – hanno partecipato a conferenze, flash mob, momenti di preghiera sul tema, all’Angelus e all’udienza con Papa Francesco tenutesi durante la settimana. Fra di loro anche alcuni Gen2, giovani del Movimento dei Focolari.

Prisque Dipinda, della Repubblica democratica del Congo racconta: “L’evento più significativo per me è stata la preghiera vigil of prayer nella Chiesa di Santa Maria in Trastevere, nel cuore di Roma. È stato un momento importante davanti a Dio, l’emozione nel condividerlo insieme ad altri giovani che portano nel cuore la sfida sulla tratta umana. Ma anche una responsabilità di far parte dei protagonisti contro questo fenomeno. Penso che per i giovani che hanno partecipato sia servito anche per prendere coscienza che tanti nel mondo soffrono, per vari motivi: economici, politici, religiosi. È stata l’opportunità per riflettere e iniziare insieme a progettare qualcosa contro la sofferenza”.

Fra i Gen2 presenti c’erano anche Michel Haroun, franco libanese e Miriana Dante, italiana.

“Non ho mai avuto un impegno particolare contro la tratta umana – afferma Michel -. Ho qualche esperienza nel servizio ai migranti che arrivano nella mia città o ai confini fra Stati. Ad esempio qualche anno fa sono stato a Trieste (Italia), punto di arrivo della rotta balcanica attraverso la quale giungono in Italia migranti da tante parti del mondo devastate dai conflitti. Ma non ero abbastanza consapevole del fatto che i profughi, prima di arrivare in Europa – ma è valido anche per l’America Latina, gli Stati Uniti o altre parti del mondo – subiscono violenze e abusi in maniera organizzata.

Questi giorni vissuti a Roma insieme ad altri giovani provenienti da diversi continenti, con lingua, culture, appartenenti a varie Chiese cristiane, sono stati un’esperienza ricca di rapporti personali che spero dureranno, perché alla fine affronteremo (ma affrontiamo già) il mondo insieme, in quanto parte della stessa generazione”.

“Mi ha emozionato scoprire la storia di Santa Bakhita – gli fa eco Miriana -. Era stata schiava, fu venduta. Successivamente affrontò con coraggio tutto quello che aveva vissuto in passato, lanciando messaggi contro il traffico di esseri umani. Mi son chiesta da dove abbia preso tutta quella forza. Mi ha fatto molto bene aver incontrato tanti miei coetanei che si impegnano su queste tematiche. Non persone adulte con una lunga esperienza alle spalle, ma giovani della mia stessa età, provenienti da tutto il mondo che hanno sogni e speranze in un futuro migliore. La differenza culturale non l’abbiamo sentita, perché ci legava l’unità fra di noi grazie all’obiettivo comune: lottare contro il traffico di esseri umani”.

Lorenzo Russo