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Centro internazionale | Movimento dei Focolari
Movimento dei Focolari

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Un sollievo nelle emergenze umanitarie

Un sollievo nelle emergenze umanitarie

Grazie alle donazioni di tanti si è riusciti a realizzare interventi per sollevare la sofferenza di popolazioni colpite da disastri naturali o guerre. Ill Coordinamento Emergenze dei Focolari fa il punto della situazione sulla raccolta fondi a favore di Siria, Turchia, Ucraina, Italia, Pakistan e Filippine.

Conflitti armati, epidemie e catastrofi ambientali come alluvioni o terremoti possono mettere in gravi difficoltà intere popolazioni con effetti immediati e a lungo termine. Per andare incontro a queste gravi situazioni, in seno al Movimento dei Focolari, è nato il Coordinamento Emergenze che, in seguito a situazioni di emergenza umanitaria, lancia raccolte fondi per assistere le popolazioni colpite attraverso programmi sostenuti da membri dei Focolari o da organismi dei Focolari nel mondo, che operano in proprio o in partenariato con altri.

Di recente, il Coordinamento delle Emergenze, ha presentato il Report 2023 dove si apprende che, dal 2016 fino alla fine del 2023, si sono raccolti in totale 5.361.505 di euro per le emergenze in Siria, Turchia, Ucraina, Italia, Pakistan e Filippine.

In Siria, il progetto “Semi di Speranza”, iniziato a settembre del 2018, ha permesso di offrire assistenza sociosanitaria alle famiglie, accesso a medicinali essenziali, servizi sanitari e chirurgia di base per i pazienti di malattie croniche, sostegno educativo a bambini e adolescenti. Finora a beneficiare del programma sono stati 23.170 persone.

Per il terremoto in Siria e Turchia, che ha avuto luogo nel febbraio del 2023, sono state soccorse 6.273 persone in varie forme: assistenza finanziaria a 405 famiglie, distribuzione di detersivi a 490 famiglie e di cibo e vestiario a 712 famiglie, oltre al supporto psicologico per anziani, adulti e giovani e assistenza medica. Inoltre, Work Empowerment (dare valore alle abilità lavorative che ognuno ha con l’incentivo di microcrediti) per 16 famiglie e 32 persone e interventi abitativi per 138 famiglie. È stato anche avviato un allevamento comunitario per la fornitura di latte e la generazione di reddito per le famiglie di un villaggio turco abitato da profughi afghani.

In Ucraina invece la situazione di emergenza è in continua evoluzione: il conflitto si prolunga e le necessità della popolazione sono tante e crescenti. In questi anni si è provveduto ad assistenza sanitaria di base per circa 12.000 persone e supporto economico straordinario a più di 2000 famiglie. Diverse sono state le attività di accoglienza in Italia di famiglie e bambini sfollati da questo Paese.  Si è realizzato anche un campo scuola in Austria con 30 bambini di una scuola primaria di Kiev. È stato inaugurato un centro protetto diurno per bambini e mamme.

Un’altra emergenza quest’anno sono state le alluvioni che hanno colpito varie regioni del pianeta. In particolare, durante quella che ha colpito il Pakistan, è stato possibile contribuire con materiale di costruzione per il ripristino di 20 abitazioni distrutte e sostegno a 1.150 persone. Per l’alluvione in Emilia-Romagna (Italia) nel 2023 invece si sono potute aiutare 16 famiglie per l’acquisto o la riparazione di beni materiali danneggiati dall’acqua e sono stati effettuati interventi di ristrutturazione nelle case di 7 famiglie. Inoltre, è stato realizzato un Campo di lavoro e la ristrutturazione di una fattoria didattica.

Il Coordinamento delle Emergenze del Movimento dei Focolari gestisce questi progetti attraverso Amu (Azione per un Mondo Unito) e AFN (Azione per Famiglie Nuove) , due ONG nate dal Movimento dei Focolari che operano nel sociale.

Ad oggi continuano ad essere attive le raccolte fondi per le emergenze in Ucraina e dopo il terremoto in Siria e Turchia.

Carlos Mana


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Un sollievo nelle emergenze umanitarie

Resoconto abusi 2023: consapevolezza, riparazione, prevenzione

Il Movimento dei Focolari pubblica il resoconto riguardante le attività messe in atto a tutela della persona e i dati relativi ai casi di abuso nel 2023. Intervista a Catherine Belzung,  docente di Neuroscienze e coordinatrice della Cattedra UNESCO sul maltrattamento infantile.

Esce il 1 marzo il secondo resoconto annuale del Movimento dei Focolari sulle attività e i dati relativi ai casi di abuso sessuale su minori, persone in condizione di vulnerabilità, abusi di coscienza, spirituali e di autorità. Abbiamo chiesto una lettura e una valutazione del documento a Catherine Belzung. Professore universitario ordinario di Neuroscienze in Francia, membro senior dell’Institut Universitaire de France (2014) e presidente del centro di ricerca multidisciplinare iBrain, dal 2022 coordina la Cattedra Unesco sul maltrattamento infantile, costituita da un partenariato di Università e istituzioni di 16 Paesi. È anche co- responsabile del Centro Internazionale per il Dialogo con la Cultura Contemporanea del Movimento dei Focolari.

Dal 2023 il Movimento dei Focolari ha fatto la scelta di pubblicare un resoconto annuale in materia di abusi sessuali su minori e anche su abusi di coscienza, spirituali e di autorità. Dal suo punto d’osservazione internazionale, cosa pensa di questa scelta? Quale valutazione dà di questo secondo resoconto?

Credo che questo resoconto rappresenti un vero passo avanti. Infatti, il resoconto del 2022 era stato criticato, soprattutto perché  i luoghi e le date degli abusi sessuali non erano menzionati. Il nuovo resoconto riguarda i casi segnalati negli ultimi 10 anni e aggiunge queste precisazioni. Osserviamo che gli abusi sessuali sono stati perpetrati nei 5 continenti (in una ventina di Paesi), con un picco dei casi negli anni ’90-’99, così come nel decennio precedente e quello successivo. I fatti a volte si ripetono per diversi decenni, suggerendo che si tratta di autori plurirecidivi, il cui susseguirsi di abusi non è stato interrotto. Alcuni fatti sono accaduti e sono stati trattati verso il 2020, il che indica che le vittime hanno potuto segnalare gli abusi quasi in tempo reale e questo è un progresso. Tutti gli abusi sessuali indicati sono stati perpetrati da uomini. È il contrario per gli abusi di autorità, che nel 77% dei casi sono commessi da donne, il che è legato alla maggiore percentuale di donne tra i membri di questo Movimento. Il resoconto contiene anche una sezione dettagliata e chiara sulle misure attuate nel corso dell’anno, in particolare per quanto riguarda la formazione. Resta da capire quali siano le cause profonde di questi abusi: al di là delle misure di prevenzione e delle sanzioni bisognerebbe lavorare ulteriormente per individuare le cause sistemiche che potrebbero spiegare tali cifre, al fine di mettere in atto una strategia che consenta di porvi fine.

In questo secondo resoconto gli autori vengono identificati in base a criteri precisi, stabiliti dalla Information Policy pubblicata recentemente dai Focolari. Cosa pensa di questa scelta?

Si tratta di un conflitto etico. Da un lato, infatti, bisogna fidarsi dell’esperienza delle vittime e prendere sul serio le denunce che fanno e mettere rapidamente in atto misure che consentano di proteggerle. D’altra parte, si tratta di rispettare la presunzione di innocenza nei confronti dei presunti autori, di evitare la diffamazione, quando non sia stata pronunciata alcuna condanna penale definitiva. La questione è complessa e trovare una soluzione soddisfacente richiederà senza dubbio molto ascolto e dialogo.

La cattedra UNESCO sull’abuso nei confronti di minori che lei coordina è nata perché lei stessa è venuta in contatto con un caso di abuso su minori di cui conosceva sia una delle vittime, che l’autore. Si tratta di un caso accaduto nella Chiesa cattolica in Francia. La comunità sociale o religiosa viene definita come “vittima secondaria”. Cosa significa? Quali sono le ferite che le persone riportano, come aiutare a rimarginarle a livello sociale e comunitario?

Sì, infatti, questa cattedra è nata in seguito al contatto con una vittima, contatto che mi ha segnata molto profondamente: sono stata toccata nel profondo da questa sofferenza, e da questo è nato il desiderio di agire. Gli abusi colpiscono innanzitutto la vittima, che spesso continua a soffrire di conseguenze psicologiche durature. A volte rivelare dei fatti può aprire una finestra di grande vulnerabilità nella persona, che richiede un accompagnamento specifico.

Di riflesso, ciò colpisce le persone vicine alla vittima, come il coniuge, i figli, ma anche i genitori che si sentono responsabili di aver affidato il figlio a un’istituzione che non lo ha protetto. Gli effetti devastanti colpiscono anche tutta la comunità, in quanto i membri spesso non sono a conoscenza che al suo interno si nascondeva un predatore plurirecidivo, con il quale potevano avere un legame di vicinanza, di amicizia. Sorge spontanea la domanda: perché non ho visto nulla?

Un altro aspetto riguarda il legame con l’istituzione che può aver protetto l’aggressore, a volte in buona fede, suscitando un senso di tradimento e diffidenza. E infine, la comunità può anche dividersi, a seconda delle analisi divergenti degli uni e degli altri, tra coloro che si rifugiano nella negazione, e coloro che vogliono lottare per evitare che ciò accada di nuovo.

Riparare a tutto questo richiede un vasto “arsenale” di misure: è fondamentale farsi carico dell’accompagnamento delle vittime e delle loro famiglie, ma è anche necessario ripristinare la fiducia nell’istituzione che si è rivelata carente, quando essa mostra una sincera volontà di imparare dai suoi errori passati.

Per fare questo, contano solo gli atti: l’istituzione deve promuovere la trasparenza comunicando informazioni molto precise, mettere in atto procedure chiare, creare luoghi di ascolto, istituire procedure di riparazione e, per le comunità, spazi di dialogo dove scambiarsi opinioni anche contrapposte.

Il Movimento dei Focolari è un’organizzazione mondiale, i cui appartenenti sono di diverse culture, religioni, sottostanno a vari ordinamenti giuridici e adottano stili di vita diversi. Come è possibile mettere in atto pratiche contro l’abuso in un ambiente caratterizzato da una multiculturalità e diversità così vaste?

Innanzitutto, le conseguenze degli abusi sessuali sui minori esistono in tutte le culture, sono universali. Oltre alle conseguenze psicologiche e sociali, le vittime possono presentare conseguenze biologiche, come un aumento degli ormoni dello stress, un’alterazione dell’espressione di certi geni, nonché nella morfologia e nel funzionamento cerebrale: queste disfunzioni persistono per tutta l’esistenza del sopravvissuto e possono essere trasmesse alla generazione successiva. Quindi non si può dire che ci sono variazioni di tipo culturale per quanto riguarda la gravità delle conseguenze sulle vittime; che ci sono culture in cui le vittime soffrono meno: è devastante sempre e ovunque. È quindi necessario mettere in atto misure di prevenzione, ma anche di riparazione in tutto il mondo. Si può notare che la consapevolezza della gravità di queste situazioni sta crescendo: ad esempio nella Chiesa cattolica sono state istituite commissioni nazionali d’inchiesta in molti Paesi dell’Europa, del Nord America, dell’America Latina ma anche in Australia, India e Sudafrica.

Se la sofferenza non cambia, ciò che può variare è la resistenza a denunciare i fatti e la capacità di mettere in atto misure di protezione e riparazione. Ciò può essere correlato al fatto che in alcune culture parlare di sessualità è tabù. Il primo passo è quello di sensibilizzare le popolazioni sulle conseguenze degli abusi: esistono già programmi promossi da diverse associazioni che tengono conto della rappresentazione della sessualità nelle varie culture. Ad esempio, proporre di ascoltare la sofferenza delle vittime che appartengono alla stessa cultura può suscitare empatia e incoraggiare ad agire.

La prevenzione può anche essere indirizzata direttamente ai bambini attraverso un’educazione ai loro diritti: anche in questo caso esistono programmi basati, ad esempio, sulle canzoni. Un’altra cosa che varia è la capacità degli Stati e delle istituzioni di adottare misure di protezione e riparazione.

Un dialogo rispettoso e non stigmatizzante con i protagonisti è la strada da seguire: ciò permetterà a ciascuno di comprendere la gravità degli abusi, ma anche di trovare le modalità specifiche di ogni cultura per liberare la parola, per concretizzare le riparazioni e formare i membri della comunità.

Sia all’interno del Movimento dei Focolari ma anche in altri contesti c’è chi esprime la convinzione che sia arrivato il momento di andare avanti; che non occorra, cioè, continuare a parlare solo di abusi, ma concentrarsi sulla “mission” del Movimento e su quanto di bello e positivo genera nel mondo l’attuazione di questo carisma. Qual è la sua opinione in merito?

Qual è la “mission” dei Focolari? Non è forse avanzare verso la fraternità universale, verso una cultura che metta al primo posto la sofferenza dei più deboli, una cultura del dialogo, dell’apertura, dell’umiltà? Mi sembra che la lotta contro gli abusi di ogni tipo sia proprio un modo per attuare questo desiderio di porre al primo posto chi ne soffre. Aiutare a risanare le ferite delle vittime è proprio un modo per avanzare verso la fraternità universale.

Ciò implica anche accompagnare gli autori di abusi, al fine di evitare la recidiva. Riconoscere i propri errori, la propria vulnerabilità, per costruire soluzioni, tenendo conto delle opinioni degli esperti del settore è proprio un modo per costruire una cultura del dialogo. Lottare con determinazione contro gli abusi, accompagnare le vittime sono proprio al centro di questa “mission”. Non c’è quindi da scegliere tra la lotta contro gli abusi e la “mission”, perché questa lotta è un elemento centrale della “mission”. Si tratta di una priorità dolorosa ma necessaria nel contesto odierno.

A cura di Stefania Tanesini

Resoconto 2023: “La tutela della persona nel Movimento dei Focolari” (Scaricare PDF)


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Un sollievo nelle emergenze umanitarie

Bilancio di Comunione: rendicontare le opere per far circolare il bene

Il 20 febbraio 2024, si è svolta a Roma la presentazione del “Bilancio di Comunione” del Movimento dei Focolari, una panoramica delle attività e delle iniziative promosse nel mondo nell’anno 2022. Tema centrale: il dialogo.

“Con un continuo vivere la ‘spiritualità dell’unità’ o ‘di comunione’, posso concorrere efficacemente a fare della mia Chiesa ‘una casa ed una scuola di comunione’; a far progredire, con i fedeli delle altre Chiese o Comunità ecclesiali, l’unità della Chiesa; col realizzare, con persone d’altre religioni e culture, spazi sempre più vasti di fraternità universale”.[1]

Con queste parole, Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, rifletteva sull’importanza di agire quotidianamente come “apostoli del dialogo”, generando così forme nuove per rapportarsi all’altro, mettendosi in ascolto e accogliendo la realtà altrui nella sua specificità. Una dimensione a cui ciascuno di noi sembra essere chiamato e che è capace di farsi esperienza concreta e viva, non solo da poter “quantificare” in termini numerici, ma che, per portare frutto, deve essere messa in comune. È questo il focus del secondo “Bilancio di Comunione” del Movimento dei Focolari, il bilancio di missione presentato il 20 febbraio 2024 presso la Curia Generalizia della Compagnia di Gesù di Roma. Il documento, tradotto in cinque lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo e portoghese), è una panoramica delle attività e delle iniziative promosse dai Focolari nell’anno 2022, narrazione non solo della condivisione spontanea di beni, ma di esperienze e iniziative vissute a livello mondiale ispirate, nello specifico per questa pubblicazione, dai e ai dialoghi: quello tra Movimenti ecclesiali e nuove Comunità nella Chiesa cattolica; quello tra le varie Chiese cristiane; quello tra le diverse  religioni, con le diverse culture, con le Istituzioni e nell’impegno a fronte delle tante sfide globali.

Tra i relatori intervenuti in occasione della Conferenza stampa di presentazione, alla presenza di Margaret Karram e Jesús Morán, Presidente e Copresidente dei Focolari, Monsignor Juan Fernando Usma Gómez, Capo ufficio della sezione occidentale del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani, il dott. Giuseppe Notarstefano, Presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, la dott.ssa Rita Moussallem, responsabile del Centro per il Dialogo interreligioso dei Focolari, e Giancarlo Crisanti, amministratore generale dei Focolari. In collegamento web sono intervenuti Monsignor Athenagoras Fasiolo, Vescovo di Terme e ausiliare della Sacra arcidiocesi ortodossa d’Italia, e il prof. Stefano Zamagni, economista e docente di Economia Politica all’Università di Bologna.

La sessione, moderata dal giornalista Alessandro de Carolis, è stata un vero e proprio scambio di riflessioni e ha sottolineato in che modo, termini così apparentemente agli antipodi come “bilancio” e “comunione”, possano completarsi, dando conto non solo dei numeri, ma anche della vita.

“Il bilancio sociale è stato per noi una grande occasione – ha dichiarato il dott. Notarstefano, Presidente nazionale di Azione Cattolica, tra le prime realtà ecclesiali a redigere un bilancio di missione – e ci ha incoraggiato a questa improrogabile conversione pastorale a cui siamo chiamati dal Papa. È stato un modo anche per cominciare a riflettere su come comunicarla meglio questa vita associativa, (…) guardarci, con trasparenza, rendere conto all’esterno, ma comunicarlo meglio, per metterlo in comune”.

Secondo Mons. Usma Gómez, alla luce dello scenario attuale che sembra sempre più frammentato, nel parlare del cammino di unità tra le Chiese, redigere un bilancio come cristiani “vuol dire guardare ai piani di Dio, ai piani nostri, ai piani del mondo. (…) I piani di Dio sarebbero quelli di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace – ha continuato – ma noi vediamo che nel mondo la guerra è il piano che sta prendendo piede. È possibile sviluppare la comunione nelle differenze, (…) ma questa diversità riconciliata ci chiama a fare della pace, il cuore dell’Ecumenismo e dell’Ecumenismo, il cuore della pace”.

Un incoraggiamento, dunque, a promuovere in rete percorsi di fraternità in stile sinodale e nello specifico, alla luce del tema scelto, farlo attraverso un “metodo” che può avvicinare soprattutto chi è più incredulo. “Fare un bilancio di comunione di un Movimento che è così aperto, così capace di portare gli altri a comprendere che il dialogo non toglie, ma aggiunge, arricchisce, è molto importante” , ha affermato monsignor Athenagoras Fasiolo vescovo di Terme e ausiliare della Sacra arcidiocesi ortodossa d’Italia, che, oltre a sottolineare il grande impegno dei Focolari nel cammino di unità tra le varie Chiese, ha riflettuto sul ruolo profetico che nel mondo possono avere le diverse fedi, senza cadere nella trappola delle ideologie: “se come fedi riusciamo a essere profezia allora riusciamo a risvegliare quello che c’è di meglio nel cuore dell’uomo”.

E sono proprio “vita e profezia” i due binari su cui il Movimento dei Focolari ha visto procedere in questi 80 anni di storia anche il cammino del dialogo interreligioso, come ha dichiarato in sala la dott.ssa  Rita Mussallem; un cammino che ha portato la realtà fondata dalla Lubich, ad entrare in contatto, in tanti Paesi, con persone delle varie religioni creando, nella valorizzazione della diversità e della reciprocità, un terreno comune dove rapportarsi con la spiritualità dell’unità, conoscersi e “dare – ha affermato la Moussalem – la disponibilità ad imparare gli uni dagli altri, la condivisione di dolori, di sfide, speranze e anche l’impegno condiviso a lavorare per la pace, per il bene, per la fraternità”. In un mondo lacerato dalle polarizzazioni in cui le religioni vengono troppo spesso strumentalizzate, nel parlare del concetto di pace, “il dialogo autentico – ha continuato- è un rimedio di grande aiuto (…) perché ti fa scoprire e vedere l’umanità dell’altro, ti disarma”.

La “persona” è dunque il cuore pulsante di un percorso circolare che ha dato vita, nel tempo, alle numerose opere di cui questo testo dà testimonianza: “Quando si parla di “bilancio” – ha affermato ha Giancarlo Crisanti – ci si aspetta tanti numeri, ma nel “Bilancio di Comunione” c’è molta più narrativa e nei numeri mancano quelli delle persone che permettono il realizzarsi delle opere”. “Il Bilancio – ha detto Crisanti – evidenzia come questa comunione dei beni sia in grado di realizzare iniziative, progetti, opere che vanno nel verso del dialogo (…), che aiutano il mondo a dialogare un po’ di più”.

Facendo riferimento all’intuizione dell’Economia di Comunione, il Prof. Stefano Zamagni ha dichiarato che essa è anche “metodo per aggredire le cause generatrici delle situazioni di guerra” e,  insistendo sull’ applicazione, al concetto di giustizia, del concetto di equità, ha affermato come risulti evidente che la pubblicazione di questo “Bilancio di Comunione” oggi, non può essere solo un modo per rendicontare, ma l’occasione da cogliere per poter essere davvero “apostoli”, messaggeri di una buona novella. In questo tempo “il male attrae più del bene, mentre il bello attrae più del brutto e il sapere attrae più della ignoranza”, ha asserito Zamagni, invitando ciascuno a “dire il bene”, a “bene-dire” per l’appunto: “dobbiamo fare in modo di far conoscere, ovviamente con umiltà, la gratuità con la quale si fa il bene. (…) questa nozione di ‘Bilancio di Comunione’, vuol dire che si narra quello che è stato fatto, ma in vista del futuro”.

Maria Grazia Berretta

Scaricare Bilancio di Comunione in pdf

Presentazione Bilancio di Comunione 2022- Video in italiano

[1] Chiara Lubich, ‘Apostoli del dialogo’, Castel Gandolfo (Italia), 22.1.2004 in Conferenza telefonica mondiale.


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Un sollievo nelle emergenze umanitarie

Verso il Genfest: un cammino di sinodalità

Il 18 gennaio 2024 alcuni giovani di vari Paesi, del Centro Internazionale del Movimento dei Focolari, accompagnati dai loro responsabili, hanno fatto visita all’Ufficio Giovani del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, per presentare il prossimo Genfest.

Un incontro di grande arricchimento quello che il 18 gennaio ha visto partecipi alcuni giovani di varie nazionalità del Centro Internazionale del Movimento dei Focolari presso l’Ufficio Giovani del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. Ad accoglierli padre João Chagas, responsabile dell’Ufficio, Gleison De Paula Souza, segretario del Dicastero, e tutto il team.

Obiettivo di questo incontro presentare il prossimo Genfest, l’evento mondiale promosso dai giovani del Movimento dei Focolari, che si terrà nel luglio 2024 in Brasile e coinvolgerà, nella prima fase, anche altri Paesi dell’America Latina.

“Durante questo incontro abbiamo avuto l’opportunità di condividere le nostre esperienze personali più importanti in vista del Genfest 2024 – ci racconta Mariane (Brasile). Inoltre – continua – ho percepito che ci trovavamo in un ambiente accogliente che rifletteva la diversità e l’interculturalità che caratterizzano anche noi del Centro internazionale dei Focolari”.

“Era la prima volta che partecipavo ad un incontro in Vaticano” dice Sole, in rappresentanza di tutti i giovani dell’Asia. “Prima pensavo che la Chiesa fosse seria e autorevole. Mi ha colpito invece questo desiderio di ascoltare le voci dei giovani”.

I ragazzi, dopo le presentazioni e i primi momenti di scambio, hanno avuto modo di confrontarsi su vari temi insieme ai presenti.

“I membri dell’Ufficio, insieme a P. Chagas, ci hanno parlato del lavoro svolto in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) tenutasi nel 2023 a Lisbona (Portogallo) – racconta Maria José (Venezuela) – e ci hanno invitato a raccontare come è stata questa esperienza per quelli di noi che sono riusciti a partecipare. Infine, abbiamo raccontato del nostro lavoro per il Genfest nelle sue diverse fasi. Quello che mi ha colpito di più è stato sentire l’atmosfera di famiglia. Hanno manifestato la loro grande fiducia nel progetto che stiamo portando avanti. Siamo consapevoli che ci sono delle sfide, ma anche questa è una ricchezza che ci invita ad andare avanti”.

“Juntos para cuidar” (Insieme per prendersi cura) è il tema scelto per il prossimo Genfest, e proprio il concetto di “insieme”, di “sinodalità”, è divenuto spunto di grande riflessione durante questo incontro. “Nel corso di questo dialogo – racconta David (Venezuela) – il segretario Gleison De Paula Souza ha menzionato il Vangelo di Marco (cfr. Mc 10,46-52), in cui si parla del cieco Bartimeo. Ha utilizzato questo passo biblico per parlare della sinodalità, dell’andare verso coloro che sono rifiutati per accoglierli e farli sentire amati. Avevo la sensazione che Dio mi stesse dicendo: ‘Questo è il cammino che dobbiamo seguire. Inoltre, penso che, ogni giorno, possiamo incontrare persone ispirate dallo Spirito Santo e, come Chiesa, dobbiamo essere aperti ad ascoltare tutto ciò che viene anche da fuori. Questa è per me la sinodalità”.

Per la sua esperienza, invece, Masha (Russia) che appartiene alla Chiesa ortodossa russa, la sinodalità è camminare insieme nella diversità senza paura: “E’ andare incontro all’altro, trovare un linguaggio comune, quello che viene direttamente dal cuore di ogni persona; è andare incontro a un fratello o una sorella di una diversa confessione, un non credente, ma senza sforzi. Solo con il desiderio di testimoniare e andare. Non ci sarà futuro se non facciamo questo cammino insieme”.

A conclusione di questo momento, padre João Chagas, responsabile dell’Ufficio ha espresso la sua gioia per questo momento di scambio così partecipato e vivo, un momento che lo ha personalmente arricchito. Condividiamo nel seguente video alcune impressioni in merito e il suo augurio per il prossimo Genfest.

Maria Grazia Berretta

Vedere il video (attivare i sottotitoli in italiano)