Movimento dei Focolari
“Camminando insieme” si costruisce il Sinodo 2021-2024

“Camminando insieme” si costruisce il Sinodo 2021-2024

Il Cammino sinodale è entrato nella tappa continentale. Il Movimento dei Focolari ha dato il suo contributo attraverso una riflessione ed un lavoro svolto a livello mondiale. Per conoscere di più il contenuto della sintesi presentata abbiamo intervistato Francisco Canzani, Consigliere del Centro internazionale dei Focolari per l’aspetto “sapienza e studio” e coordinatore della Commissione per il Sinodo. Che valutazione fate del lavoro svolto nel Movimento dei Focolari per il Sinodo? Una valutazione molto positiva. Hanno partecipato più di 15000 membri del Movimento alla prima tappa del percorso sinodale, distribuiti in 520 comunità di tutto il mondo. Sono arrivate 21 sintesi regionali che dimostrano la profondità della riflessione e l’interesse dimostrato dai Focolari in tutte le culture. A questo lavoro interno al Movimento -in risposta ai materiali proposti dalla Segreteria del Sinodo, che ci aveva chiesto un apposito contributo- si aggiunge la partecipazione di tantissimi appartenenti al Movimento nelle loro diocesi e parrocchie. Poi è stato particolarmente rilevante il coinvolgimento nel percorso di riflessione di persone di diverse Chiese cristiane e di fedeli di diverse religioni. Sono arrivati anche due importanti contributi da gruppi di dialogo tra cristiani e persone senza convinzioni religiose che si tengono nell’ambito del Movimento. In che modo questo approfondimento ci può aiutare ad acquisire pratiche di sinodalità all’interno del Movimento?

Equipe percorso sinodale Movimento dei Focolari

Si può partecipare al percorso sinodale proprio “camminando insieme”. L’esperienza di riflettere e mettere in comune le nostre esperienze, preoccupazioni e domande è stata già di per sé molto valida. Sono venute fuori delle importantissime tematiche: corresponsabilità, missione, giovani, opzione per i poveri, vita comunitaria, ruolo delle donne nella Chiesa che in gran parte erano state molto presenti anche nell’Assemblea Generale del Movimento, che si è tenuta tra gennaio e febbraio del 2021, ma che ancora hanno bisogno di attuazione, d’incarnazione. Il processo sinodale è stato l’ulteriore tappa di un cammino di attualizzazione della nostra vita ai tempi che Dio ci dà di vivere. Concluso questo contributo come Movimento, come possiamo essere partecipi nella tappa attuale, cioè la tappa continentale? È fondamentale che tutti “entriamo” in profondità nella Sintesi che ci è stata proposta dalla Segreteria del Sinodo per la tappa continentale. Che la leggiamo, la meditiamo, che possiamo rispondere alle sue domande ancora in comunità. Ci renderemo conto, tra l’altro, della grande sintonia che c’è con il documento sintesi che abbiamo inviato come Movimento dei Focolari alla Segreteria del Sinodo. Per essere partecipi della tappa attuale, possiamo poi continuare a partecipare a tutte le occasioni che la nostra Chiesa locale ci propone. C’è qualche sussidio che possa aiutare i membri del Movimento ad approfondire il tema della sinodalità? Credo sia importante che tutti consultino il documento sintesi che abbiamo inviato come Movimento dei Focolari alla Segreteria del Sinodo. Abbiamo anche fatto un video di presentazione, che aiuta a capirlo meglio. Poi, come ho già detto, è fondamentale leggere il documento della tappa continentale e continuare a riflettere sulle tematiche che si presentato li. Sarebbe veramente utile, inoltre, che le comunità del Movimento potessero rispondere alle domande che pone il documento, le stesse che tutta la Chiesa si pone. Importantissimo, anche, formarci alla sinodalità. Per questo l’Istituto Universitario Sophia, attraverso il suo centro di ricerca Evangelii Gaudium inizia un articolato corso on-line sulla tematica. Penso che tutti possiamo -e forse dobbiamo- farne uso.

Carlos Mana

Contributo del Movimento dei Focolari alla Segreteria del Sinodo – Scaricare PDF https://youtu.be/XaPCfyW6YQk (altro…)

Benedetto XVI: il ricordo di Maria Voce

Benedetto XVI: il ricordo di Maria Voce

Durante il suo incarico come Presidente del Movimento dei Focolari, dal 2008 al 2021, Maria Voce ha avuto la possibilità di conoscere ed incontrare più volte Papa Ratzinger. In un’intervista ci ha raccontato del suo rapporto con il Papa emerito e la sua impressione sul contributo del pontificato di Papa Benedetto alla Chiesa e al mondo. “L’impressione, quando fui ricevuta in udienza nel suo studio, fu quella di entrare come in un salotto di casa dove si poteva parlare ed essere accolti con amore, direi, con amorevole attenzione. Nello stesso tempo con signorile finezza, tatto, delicatezza”. Alla notizia della dipartita di Papa Benedetto XVI i ricordi di Maria Voce, già Presidente del Movimento dei Focolari, corrono subito a quel 13 aprile 2010, quando, insieme all’allora Copresidente dei Focolari, d. Giancarlo Faletti, fu ricevuta dal Papa. Era il secondo anno dopo la morte della nostra fondatrice, Chiara Lubich – continua Maria Voce – Insieme al Copresidente siamo andati a mettere nelle mani del Papa la vita del Movimento. E ci siamo accorti che lui aveva tante realtà molto presenti. L’abbiamo anche aggiornato del viaggio in vari Paesi asiatici dal quale eravamo appena rientrati. Ha mostrato il suo compiacimento anche per la tappa fatta in Cina, giacché questo Paese era una grande frontiera per la Chiesa. Si è rallegrato per quello che il Movimento faceva per aiutare il cammino di riconciliazione tra i Vescovi cinesi e il Papa. Ci ha dato la sua benedizione e ci ha spronati ad andare avanti nel cammino della santità. Personalmente, mi ha fatto sempre impressione la sua fine gentilezza e nello stesso tempo la calorosa e familiare accoglienza. Aveva un grande senso di armonia, forse dato dal suo amore per la musica, che si rivelava anche nell’arredamento del suo studio: un luogo accogliente come una casa, sacro come una chiesa”. In quali altre occasioni ha incontrato Papa Benedetto XVI come Presidente dei Focolari? “Nel 2008 ha ricevuto me e il Copresidente Faletti, subito dopo l’Assemblea Generale dei Focolari nella quale eravamo stati eletti, la prima dopo la morte della nostra fondatrice. Mi ha poi invitata, viaggiando nello stesso suo treno insieme a numerose personalità, alla “Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo” tenutasi ad Assisi il 27 ottobre 2011, a 25 anni dalla prima giornata realizzata da Papa Giovanni Paolo II nell’86. Infine, ho partecipato alla sua ultima udienza il 27 febbraio 2013 dopo l’annuncio delle sue dimissioni”. Quali riflessioni suscitò in lei quella sua decisione?   “Quando si è accorto di non avere più le forze per adempiere il suo compito, ha avuto il coraggio di lasciare il posto ad altri che, a suo giudizio, avevano più forze e possibilità di fare meglio. Una scelta che, come dissi anche allora, mi sembra abbia offerto un distillato della sua riflessione teologica e spirituale. Ha evidenziato il primato di Dio, il senso che la storia è guidata da Lui. E ci ha indirizzato a cogliere i segni dei tempi e a rispondervi con il coraggio di scelte sofferte, ma innovative. Con una chiara nota di speranza per “la certezza che la Chiesa è di Cristo”.  Penso di non sbagliare affermando che la Chiesa alla quale Papa Benedetto ha sempre guardato, anche nel compiere questa scelta, è una “Chiesa-comunione”, frutto del Vaticano II ma anche prospettiva, “sempre più espressione dell’essenza della Chiesa” come aveva lui stesso sottolineato.  E quel “sempre più” ci dice che ancora non l’abbiamo pienamente realizzata e invita ciascuno di noi a lavorare in quella direzione con sempre maggiore responsabilità”. All’indomani della sua elezione a Pontefice, Chiara Lubich aveva scritto: “Per la conoscenza diretta che ho di lui, avendo doti particolari per cogliere la luce dello Spirito, non mancherà di sorprendere e superare ogni previsione”. A suo avviso, qual è stato il contributo più significativo portato alla Chiesa da papa Benedetto XVI? Cosa dice alla Chiesa di oggi e a quella che il Sinodo sta preparando per il futuro? “Papa Ratzinger ha saputo cogliere la realtà dei Movimenti nella Chiesa come la “primavera dello Spirito”. Fondamentale il suo discorso, ancora da Cardinale, al Congresso dei Movimenti prima del grande incontro della Pentecoste 1998 con Papa Giovanni Paolo II. Un suo testo del 1969 contenuto in un ciclo di lezioni radiofoniche è impressionante pensando ai tempi di oggi; rivela la sua profonda spiritualità ed essenzialità ed una prospettiva che sarà stata presente al suo cuore in tutto il pontificato. Egli affermava infatti che per la Chiesa si stavano preparando tempi molto difficili, che la sua vera crisi era appena incominciata e doveva fare i conti con grandi sommovimenti. Ma, l’allora card. Ratzinger, si diceva anche certissimo di ciò che rimarrà alla fine: non la Chiesa del culto politico, ma la Chiesa della fede. Essa non sarà più la forza sociale dominante nella misura in cui lo era fino a poco tempo fa. Ma la Chiesa conoscerà, concludeva, una nuova fioritura e apparirà come la casa dell’uomo, dove trovare vita e speranza oltre la morte”.

Anna Lisa Innocenti

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Benedetto XVI: riformatore in continuità

Benedetto XVI: riformatore in continuità

Il teologo Piero Coda ricorda Papa Benedetto VI e lo straordinario contributo di sapienza da lui dato al cammino della Chiesa nel nostro tempo. Mons. Coda, nel 1998 al Congresso Mondiale dei Movimenti ecclesiali, l’allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, card. Joseph Ratzinger, fece uno storico discorso sul ruolo dei Movimenti ecclesiali. Quali, secondo lei, i punti essenziali di quell’intervento? Quanto quelle parole hanno contributo a cambiare il ruolo dei movimenti nella Chiesa? Sì, fu davvero un discorso storico! Lo ascoltai dal vivo, essendo presente al Congresso. La grande competenza teologica e la conoscenza della storia della Chiesa, così come l’esperienza del Concilio e poi – nel ruolo da lui svolto in Vaticano – della sua implementazione a livello universale permisero a Ratzinger di collocare con chiarezza il significato dei Movimenti ecclesiali nella missione della Chiesa. Il punto centrale da lui proposto consiste nel riconoscere in essi l’azione dello Spirito Santo che lungo i secoli sempre di nuovo, con ondate successive, rinnova il Popolo di Dio col dono dei carismi: da San Benedetto agli Ordini Mendicanti nel Medioevo, dalla Compagnia di Gesù agli Ordini missionari negli ultimi secoli, sino appunto all’inaspettata fioritura carismatica in concomitanza col Concilio. Di qui l’affermazione di Giovanni Paolo II, in sintonia con l’insegnamento del Vaticano II, secondo cui la Chiesa è edificata grazie alla co-essenzialità dei “doni gerarchici” – il ministero conferito dal sacramento dell’Ordine – e dei “doni carismatici” – la libera elargizione di grazie speciali di luce e di vita tra tutti i discepoli di Gesù. In occasione della morte di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, Papa Benedetto XVI scrisse un ampio messaggio di cordoglio. Quale rapporto aveva avuto la Lubich con lui? Chiara – me lo disse personalmente – fu molto colpita da quel discorso del Cardinale del 1998 di Ratzinger e gliene fu sempre grata. Del resto, visitando il Centro Mariapoli di Castel Gandolfo (Roma) e celebrandovi la Santa Messa nella Festa dell’Immacolata, l’8 dicembre del 1989 riprendendo la parabola evangelica, egli disse di vedere la crescita di un grande albero nato da un piccolo seme, in cui trovano riposo gli uccelli del cielo… I primi anni del pontificato di Benedetto XVI coincisero con gli ultimi della vita di Chiara: che non poté più incontrarlo di persona e gioire del fatto che, a un anno dalla sua morte, nell’enciclica Caritas in veritate, Papa Ratzinger faceva menzione dell’economia di comunione. Cosa dice il pensiero e la vita di papa Benedetto XVI alla Chiesa di oggi e a quella di domani, che il Sinodo attuale sta contribuendo a delineare? Suo imperdibile contributo è stato richiamare con la sua autorevolezza di uomo di Dio e di grande teologo una decisiva verità: l’opera di rinnovamento messa in moto dal Vaticano II va promossa in presa diretta col nucleo vivo del Vangelo di Gesù e nell’alveo della Tradizione ecclesiale. Come ha puntualizzato nel magistrale discorso alla Curia romana del dicembre 2005 – primo anno del suo pontificato – quando dell’evento conciliare ha tracciato la risolutiva chiave d’interpretazione: “riforma nella continuità”. Non è un caso che il libro più noto dell’ancor giovane teologo Ratzinger, apparso in prima edizione nel 1968 e tradotto nelle principali lingue, porti il titolo di Introduzione al cristianesimo. A segnalare che la pedana di lancio per un profetico salto in avanti è la fede di sempre in Gesù. Né è senza significato che, da Papa, abbia voluto riservare tre encicliche alle virtù teologali: la carità, la speranza, la fede. Sottolineando con forza il primato della prima, perché evoca il nome stesso del Dio che si rivela in Gesù. Quel Gesù cui ha dedicato un’appassionata trilogia come invito all’incontro con il principio vivo della fede, che non è appunto una bella idea, ma Lui stesso. Fedeltà, dunque, al patrimonio della fede. Ma perché da essa si sprigionino la ricchezza e la novità del Vangelo. Questo il segreto della forza e del fascino durevole del magistero di Benedetto XVI. E lei personalmente, quale è il ricordo più bello che porta con sé di papa Ratzinger? L’ho incontrato molte volte, prima da Cardinale e poi da Papa, sperimentando sempre la sua grande cordialità e la sua squisita attenzione. Ho anche avuto l’occasione di conversare a lungo con lui di teologia, nel contesto di una serie di seminari con altri studiosi, a livello internazionale, quand’era Prefetto della Dottrina della Fede, rendendomi conto (con crescente gratitudine a Dio) dello straordinario contributo di sapienza da lui dato al cammino della Chiesa nel nostro tempo. D’accordo con Chiara comunicai a Papa Benedetto l’idea di dar vita all’Istituto Universitario Sophia: “Una bella cosa… – esclamò – se ce la fate…”. Ricordo, infine, la sua gioiosa sorpresa quando, incontrandolo nel corso di un’udienza con il primo gruppo degli studenti, Caelison, uno studente non-vedente, spontaneamente gli confidò: “A Sophia abbiamo trovato la luce!”.

Stefania Tanesini

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“L’ultima parola della storia del mondo sarà la comunione”

“L’ultima parola della storia del mondo sarà la comunione”

Le parole di Margaret Karram, presidente del Movimento dei Focolari in occasione della dipartita di Sua Santità, Papa Benedetto XVI Stima, riconoscenza e grande commozione riempiono ora il mio cuore mentre esprimo la più profonda gratitudine per l’opera e la vita di Papa Benedetto XVI, a nome mio e del Movimento che egli ha seguito e accompagnato con vicinanza e amore.  Con tutta la Chiesa ci stringiamo attorno a papa Francesco nel ridonarlo a Dio, certi che sia già  stato accolto nella gloria del Cielo e lo farò di persona, il 5 gennaio prossimo, partecipando alle esequie in Piazza San Pietro. Ho avuto il dono di accogliere Papa Benedetto, nel maggio 2009, a Gerusalemme, partecipando a varie tappe del suo pellegrinaggio in Terra Santa. Due momenti mi rimangono particolarmente impressi, le sue parole al Santo Sepolcro: “La pace qui è possibile”. “la Tomba Vuota – ha continuato – ci parla di speranza, quella stessa che non delude, perché è dono dello Spirito della vita”. Molto forte per me è stata anche la partecipazione ad una messa privata nella Delegazione Apostolica di Gerusalemme, celebrata proprio da papa Benedetto XVI. Ho colto la sua tenerezza paterna e la grandezza della sua carità che si esprimeva con un gesto di riconoscenza per tutto ciò che il Movimento dei Focolari aveva fatto per preparare la sua visita. Nel 1989, poi quando era ancora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il Card. Joseph Ratzinger fu invitato da Chiara Lubich per un dialogo con le focolarine, riunite in occasione degli esercizi spirituali annuali, a cui anch’io stavo partecipando. Rispose a domande molto varie ed a un certo punto pronunciò parole che non ho dimenticato. A proposito del futuro della Chiesa e dell’umanità disse: “L’ultima parola della storia del mondo sarà la comunione, sarà il diventare comunione, non solo tra noi ma, essendo incorporati nell’amore trinitario, diventare comunione universale, dove Dio è tutto in tutti” [1]. Oggi, nel momento in cui l’amato Papa Benedetto XVI è tornato alla casa del Padre, questa sua espressione risuona in me quasi come un testamento spirituale. Sono parole di un’attualità straordinaria, che oggi gettano luce e speranza su un’umanità afflitta da conflitti di cui non vediamo la fine. Ci siamo nutriti del suo pensiero così illuminato, quello di un grande teologo che, ancora giovanissimo, partecipò al Concilio Vaticano II, trasmettendo e presentando negli anni la novità di una chiesa-comunione, fatta di conoscenza della Parola e di carità tradotta in pratica. All’indomani della sua elezione a Pontefice, Chiara Lubich così si espresse: “Per la conoscenza diretta che ho di lui, avendo egli doti particolari per cogliere la luce dello Spirito, non mancherà di sorprendere e superare ogni previsione” [2]. Non dimenticheremo poi il ruolo chiave che ebbe nel 1998, quando Papa Giovanni Paolo II in occasione della festa di Pentecoste, convocò in piazza San Pietro i Movimenti ecclesiali e Nuove Comunità. In quell’occasione, il card. Ratzinger tenne una lezione magistrale dal titolo: “I movimenti ecclesiali e la loro collocazione teologica”, in cui delineò il profilo dei movimenti e delle nuove comunità e il rapporto imprescindibile con la Chiesa. Alcuni passaggi del suo intervento continuano ad essere per me e per il Movimento, di grande luce per poter essere strumenti di comunione nella Chiesa e braccia di Cristo per l’umanità: “(…) è molto evidente che lo Spirito Santo è anche oggi all’opera nella Chiesa e le concede nuovi doni – disse allora – grazie ai quali essa rivive la gioia della sua giovinezza (cfr. Sal 42, 4). Gratitudine per quelle tante persone, giovani e anziane, che aderiscono alla chiamata dello Spirito e, senza guardarsi né attorno né indietro, si lanciano gioiosamente nel servizio del Vangelo. Gratitudine per i vescovi che si aprono ai nuovi cammini, fanno loro posto nelle proprie rispettive Chiese, dibattono pazientemente con i loro responsabili per aiutarli a superare ogni unilateralità e per condurli alla giusta conformazione[3]. Insieme alla Chiesa tutta, ringrazio Dio per il dono che Papa Benedetto XVI è stato per il nostro tempo e prego che sappiamo cogliere e tradurre in vita la profondità del suo pensiero teologico, la fedeltà al Vangelo e il coraggio di una testimonianza di vita capace di condurre la Chiesa sui sentieri della verità, della fratellanza e della pace.

Margaret Karram Presidente del Movimento dei Focolari

[1] Visita del Card. Joseph Ratzinger all’incontro delle focolarine, risposte alle domande. Castel Gandolfo, 8 dicembre 1989. Archivio Chiara Lubich in Archivio Generale Movimento dei Focolari. [2] Dichiarazione di Chiara Lubich in: Comunicato Stampa Movimento dei Focolari, 20 aprile 2005 [3] I movimenti nella Chiesa. Atti del Congresso mondiale dei movimenti ecclesiali, Roma, 27-29 maggio 1998, Coll. Laici oggi 2, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1999 (altro…)

Realtà ecclesiali: Popolo di Dio, crocevia delle diversità

Il 21 novembre 2022 presso il Centro Internazionale del Movimento dei Focolari (Rocca di Papa- Italia) si è tenuto l’incontro dal titolo “Popolo di Dio, crocevia delle diversità. Tanti nodi, una sola rete” che ha riunito insieme le diverse realtà ecclesiali legate al carisma dell’unità. “Siamo una porzione di Chiesa con colori diversi, con sfumature di colore diversi; tanti colori quanti sono i carismi, i ministeri, i territori di provenienza, i popoli. Il nostro compito è quello di creare in questa diversità l’unità, soprattutto creare comunità nelle quali si viva il Vangelo in maniera piena”. Sono le parole di Suor Tiziana Longhitano, della congregazione delle francescane dei poveri, responsabile del Centro delle consacrate aderenti al Movimento dei Focolari, una tra i tanti partecipanti presenti all’incontro “Popolo di Dio, crocevia delle diversità. Tanti nodi, una sola rete”, che si è tenuto il 21 novembre scorso e che ha riunito persone provenienti da vari Paesi e diverse vocazioni, una quarantina in presenza e circa 600 collegate via zoom. Un momento di condivisione per capire quali sono i passi da compiere, guardando insieme al bellissimo cammino di questi anni, cominciato nell’aprile del 1982, in Aula Nervi, in Vaticano, con il congresso “Il Sacerdote oggi, il religioso oggi”.  Quell’appuntamento vide la partecipazione di circa 7000 tra presbiteri e religiosi che, attraverso testimonianze da ogni parte del globo, evidenziarono i frutti dell’incontro del carisma dell’unità e il rinnovamento portato in tante comunità religiose e parrocchie. Oggi tantissime realtà continuano a raccogliere quei frutti, sintomo di un processo in atto, non solo all’interno del Movimento dei Focolari, ma in tutta la Chiesa; realtà illuminate da una “profezia”, come la definisce Margaret Karram, Presidente del Movimento dei Focolari, nel suo intervento, “una profezia che si è fatta strada e continua a maturare per divenire sempre più realtà (speriamo) condivisa e praticata in tutta la Chiesa”. Nell’arco di questi 40 anni, diocesi, parrocchie, presbiteri e varie comunità carismatiche hanno condiviso esperienze, generato comunità alla luce del carisma dell’unità, presentandosi non più come singoli pezzi di Chiesa ma come un unico corpo, un popolo che vive la cultura della comunione, si ascolta e cammina insieme. Basti pensare all’ importante sviluppo che ha avuto il Movimento Parrocchiale e il Movimento Diocesano in questi ultimi anni e l’impegno di sacerdoti, religiosi, consacrati e laici nel Cammino Sinodale. Tante le esperienze raccontate durante questo evento. Dal Brasile Desi, Focolarina sposata, e Matheus, seminarista, raccontano come l’appello alla sinodalità e la chiamata a lavorare in sinergia con tutte le realtà del Movimento dei Focolari hanno portato alla nascita di vari Congressi pastorali che hanno messo al centro l’ascolto, la conoscenza e la formazione: “i nostri cuori si stanno allargando verso ciò a cui siamo chiamati: ‘Perché tutti siano UNO’- dice Desi. Dall’Equador giunge invece la testimonanza del Nunzio Apostolico, Mons. Andrés Carrascosa, e di alcuni sacerdoti dell’Arcidiocesi di Quito i quali, a seguito di alcuni esercizi spirituali hanno maturato il desiderio di dare vita a un gruppo per poter meditare la Parola di Vita: “ho fatto una  esperienza più profonda della  Parola- dice Padre Ramiro Ramirez- l’ho fatta più viva in me, ho imparato a capire meglio il Vangelo (…) e ciò anche con i miei confratelli sacerdoti (…). Padre Charles Serrano aggiunge: “Sapevo che ci sarebbe stato un incontro di circa 15 sacerdoti e che ci sarebbe stato anche il Nunzio, ma quando sono arrivato ho trovato sacerdoti bisognosi di guarigione, con fragilità, con dolori e con il cuore spezzato. Sono arrivato anche io così (…). Anche se la prima volta che ho partecipato ho detto che non sarei tornato nemmeno se fossi stato pazzo, ora penso di essere pazzo, perché il secondo martedì di ogni mese non vedo l’ora di tornare (…). Una Chiesa, quella di oggi, che ha bisogno di vivere la fraternità per rafforzarsi “formando, di fatto, un popolo al servizio del Regno di Dio, a favore della vita, là dove essa grida di più”, come racconta Suor Maria Inês Vieira Ribeiro, collegata da Aparecida (Brasile). Ecco, dunque, che la diversità di ciascuna realtà diventa la vera ricchezza della Chiesa che, nonostante le fatiche di questo tempo, guarda ai suoi figli come i possibili santi di domani. È l’esperienza dei giovani del Movimento Carismi per l’unità che, che dopo aver conosciuto l’ideale di Chiara Lubich, vogliono porre il carisma di ciascuno a contatto con quello dell’altro. Da questo, durante la pandemia, nasce “Santi insieme, come in Cielo così in Terra”, una serie di incontri via zoom, un laboratorio, per condividere esperienze, mettere in pratica il Vangelo e incoraggiarsi vicendevolmente a vivere con entusiasmo ciascuno la propria consacrazione.

Maria Grazia Berretta

Per vedere l’incontro completo clicca su: (3) POPOLO DI DIO, CROCEVIA DELLE DIVERSITA’ – YouTube (altro…)

“La lettera”: un film che invita all’azione

“La lettera”: un film che invita all’azione

Il 4 ottobre 2022 è stato presentato in Vaticano il docufilm “La Lettera”, uno sguardo su come agire per il bene della nostra “casa comune”, ideato dal Movimento Laudato Si’, oggi disponibile in forma gratuita su Youtube Originals in 12 lingue. Arouna Kandé è un giovane studente senegalese nato in un piccolo villaggio che lavorava in fattoria, tra capre e polli, ma la progressiva distruzione dell’ambiente ha spinto il giovane musulmano a lasciare il villaggio. Il giovane racconta, a proposito della città costiera di Saint-Louis, che l’innalzamento delle acque ha già costretto migliaia di persone a lasciare le loro case. “La mia famiglia, in Senegal – dice–, non ha fatto nulla per causare la siccità del nostro villaggio e le inondazioni in città. Ci investono le scelte fatte da altre persone. Il futuro però sta arrivando, è mio e io ne farò buon uso”. Nel docufilm “La lettera”, presentato dal Movimento Laudato Si’, del quale il Movimento dei Focoalri è partner, la storia di Arouna Kandé si intreccia con le vicende del capo indigeno brasiliano Cacique Odair Dadá Borari, dell’attivista indiana quattordicenne Ridhima Pandey, deiconiugi americani Asner,, biologi marini, e della irlandese Lorna Gold, tutti molto attivi per la salvaguarda dell’ambiente. Con una lettera che parte dal Vaticano e raggiunge ognuno di loro comincia un viaggio nel proprio vissuto fino a ritornare in Vaticano dove Papa Francesco intavola con loro un dialogo in un clima d’intima confidenza e profondo ascolto. Infine, l’azione si sposta ad Assisi, nei luoghi di San Francesco. Lì, il Cardinale Raniero Cantalamessa, offre una prospettiva unica per capire le radici francescane del messaggio della Lettera Enciclica Laudato Si’, dedicata da Papa Francecso alla cura della casa comune. Il film è stato presentato in Vaticano il 4 ottobre, festa del santo di Assisi, alla presenza dei protagonisti, del regista Nicolas Brown e della sua équipe insieme ai produttori. Nella Sala del Sinodo, Arouna Kandé ha spiegato l’importanza di sensibilizzare l’opinione pubblica su questi temi. Ha raccontato di scuole che sono spazzate via dall’acqua e di centinaia di ragazzi che non avevano un posto asciutto dove riposare, costretti a dormire per giorni in piedi. Il ragazzo ha raccontato di essersi trasferito in una città costiera, dove il livello del mare si sta innalzando. Non si è arreso: ora è uno studente universitario e sta ideando una nuova Ong per guidare la prossima era dello sviluppo sostenibile nel suo Paese. Arouna è quindi testimone delle migliaia di persone che hanno esperienza diretta della crisi climatica e che possiedono le conoscenze necessarie per risolverla. Anche Ridhima Pandey, liceale indiana di 14 anni, che ha partecipato a manifestazioni per chiedere conto ai governi della loro azione in materia di clima. Ha fondato una Ong per aiutare le giovani donne a diventare attiviste per il clima. Ridhima ha affermato che saranno le giovani future generazioni quelle che soffriranno per l’abuso della terra e l’incuria a livello mondiale. “La nostra generazione – i giovani – è e sarà la più vulnerabile”. “La lettera” è un film da vedere in famiglia, nelle comunità, nelle scuole perché il messaggio che riceve ciascuno dei protagonisti è diretto ad  ogni abitante del pianeta e ci permette di prendere coscienza che tutti possiamo fare la nostra piccola o grande parte per curare, come dice papa Francesco nella Laudato Si’, “la nostra casa comune”. Il film sará disponibile in forma gratuita su Youtube Originals doppiato in 12 lingue a partire del 2 novembre 2022. https://theletterfilm.org/

Carlos Mana

Attiva i sottotili in italiano https://www.youtube.com/watch?v=Rps9bs85BII (altro…)

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