Nei primi giorni di agosto a Trento, in Italia, si è svolta la scuola Foco, un congresso del Movimento dei Focolari per i e le Gen3, la generazione adolescenziale del Movimento.
Hanno partecipato in 350 – dai 14 ai 17 anni insieme agli assistenti dai 18 anni in su –, provenienti da 19 nazioni con 12 lingue diverse. Poco più di una settimana per approfondire temi adolescenziali, vivere in profondità il rapporto con Dio, scoprire come l’Ideale dell’unità e della fratellanza universale è possibile viverlo e costruirlo giorno dopo giorno nonostante la minaccia di guerre in varie parti del mondo. Inoltre si è svolto il festival dei popoli dove ogni nazione poteva rappresentarsi attraverso canti, balli, vestiti, foto, cibo locale. Un modo per conoscere la cultura dell’altro e costruire un pezzetto di mondo più unito e fraterno.
Ecco alcune testimonianze.
Sofia, Italia: “Ho deciso di partecipare alla scuola Foco per avere un rapporto più intimo con Gesù. Da questa scuola ho imparato il modo di amare sempre le persone che mi stanno accanto. Riesco ad affrontare meglio momenti di difficoltà e di dolore sentendomi più vicina a Gesù”.
Veronika, Croazia: “Ho vissuto uno spirito unito che sgorga dal desiderio di pace e di comunità, che si basa sulla preghiera e sul dialogo con Dio. Dopo aver ascoltato le testimonianze sulla violazione della pace, sulla lotta per mantenere la pace in sé stessi, in famiglia, nel proprio Paese, in me si è risvegliato il desiderio di fare di tutto per mantenerla in questi luoghi”.
Naomi, India: “Ho frequentato la Scuola Foco per migliorare la mia relazione con Dio. Al termine ciò che mi sono portata a casa è stato il modo in cui posso trarre conforto durante i momenti di difficoltà o di dolore, pensando a Gesù abbandonato in Croce. Ma ho scoperto anche il potere della riconciliazione attraverso la confessione. Cercherò di usare sempre tutta me stessa per propagare il Vangelo e rendere la mia città un luogo d’amore”.
Tomás Portogallo: “Durante il Festival dei Popoli, sono stato orgoglioso di mostrare il nostro Paese e allo stesso tempo conoscere le culture di altri Paesi. Dopo questa scuola, mi manca tutto quello che ho vissuto lì, ma voglio anche vivere ogni giorno quello che ho imparato lì”.
Emanuel, Croazia: “Alla scuola Foco mi è piaciuta la festa dei Popoli. Abbiamo potuto conoscere culture diverse e piatti tradizionali. Lì ho conosciuto tanti amici e provato varie specialità. Rivivrei volentieri questa esperienza altre 100 volte”.
Gloria, Brasile: “Ho sentito dei cambiamenti nel mio rapporto con Dio. All’inizio non riuscivo a connettermi con Lui e a sentirlo nelle persone, ma so che dopo tutte le esperienze ascoltate e le riflessioni vissute, posso facilmente sentirlo in ogni situazione. Inoltre, ho imparato ad aiutare le persone che non mi piacciono, ad aiutare le persone con problemi e a identificare Dio in ognuno”.
Sarahi, Messico: “Ho capito che, pur vivendo in Paesi diversi e persino in continenti molto lontani, l’Ideale dell’unità può essere sempre vissuto. È stata un’esperienza molto bella soprattutto conoscere la cultura di altri Paesi, il cibo, i loro vestiti, alcune parole e tradizioni. Quello che ho portato via dalla scuola è che prima di tutto ho smesso di avere paura della confessione e questo ha fatto crescere la mia fede in Dio. La messa quotidiana mi ha aiutato molto, spero di continuare ad andarci ogni domenica di mia spontanea volontà”.
Sebastian, Croazia: “Mi è piaciuto quando abbiamo rappresentato i nostri Paesi alla festa dei popoli: ognuno mostrava qualche tradizione del proprio Paese. Era molto divertente quando la sera giocavamo a calcio e ci si conosceva così. Il momento preferito è stata la festa finale in cui abbiamo cantato e ci siamo divertiti. La mia vita è cambiata dopo la scuola, ora cerco di vivere il Vangelo amando le persone intorno a me”.
Silvia, Italia: “Dopo la scuola la mia vita si è stravolta e ho iniziato a vedere il mondo con occhi diversi. È stata l’esperienza più significativa della mia vita e mi ha fatto venire voglia di riuscire ad assomigliare a quello che Chiara Lubich ha sempre voluto dai Gen”.
Anna, Italia: “Consiglio vivamente ai Gen che non hanno ancora frequentato una Scuola Foco di farlo! Vi divertirete un sacco, posso garantire”.
Jakov, Croazia: “Alla scuola Foco ho capito l’importanza dell’unità. Quando sono arrivato, tutti erano accoglienti, sembrava di essere un’unica famiglia. Raramente ho provato questa sensazione prima, forse mai. Inoltre, ho capito come amare e vuol bene tutti, indipendentemente da chi sono e dal loro background. Mi piacerebbe vivere altri incontri di questo tipo, è stata un’esperienza indimenticabile”!
Julia, Brasile: “Mi porto a casa l’amore incommensurabile di Gesù per me e per tutti, così come la speranza e la sensazione di volere che un mondo unito diventi realtà. Vedere che Gesù ama ognuno di noi e poter sentire il suo amore alla Scuola Foco è stata una delle esperienze più belle che ho fatto e la porterò sicuramente con me. Ho ritrovato la speranza e la fede. Ora la sfida sarà portare l’amore e l’unità che ho sentito a scuola nel “mondo reale”, a casa, a scuola, con i miei amici. Ma sono i ricordi e l’amore per ciò che ho imparato in quell’esperienza che mi spingono a non arrendermi e a lottare per un mondo unito”!
Maria Teresa, Italia: “Ho partecipato alla Scuola Foco poiché sentivo il desiderio di voler conoscere di più le origini del movimento dei Focolari. Da questa Scuola porto a casa la speranza di un futuro migliore per la nostra generazione. La mia vita è migliorata perché ho capito che devo guardarla in un’altra prospettiva, fare di ogni ostacolo una pedana di lancio! Essendo molto insicura, ho sempre paura a suonare il violino in pubblico. Quando infatti mi è stato proposto di suonare alla scuola ero un po’ turbata. Poi un giorno si è parlato di come ognuno di noi possa donare agli altri un suo talento o una propria qualità, che Chiara Lubich chiama “perla”. Allora ho deciso di donare la mia perla agli altri e mentre suonavo con un’altra Gen, un gruppo di ragazzi e ragazze si è avvicinato per accompagnarci con il canto, donandoci supporto. Ho vissuto il passo del Vangelo di Luca (Lc 6,38) “Date e vi sarà dato”.
Elena, Italia: “Al termine di questa scuola, mi porto a casa ciò che ho capito durante una giornata dedicata a Gesù nel suo dolore, abbandonato in Croce. Mi ha colpito profondamente anche perché, grazie alle testimonianze dei Gen, sono riuscita a capire come superare un dolore grazie all’amore”.
Tomás, Portogallo: “Ho portato a casa la scoperta di Gesù abbandonato, il potere della preghiera, oltre ad essermi confessato. Porterò l’amore di Dio ovunque io vada, ho rafforzato la mia fede, ho imparato molto da questa scuola”.
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Tutta l’esperienza del Genfest – dalla “Fase 1” fino alla “Fase 3” – è la testimonianza tangibile che voi giovani credete e anzi, state già lavorando, per costruire un mondo unito. Questi sono stati per tutti noi giorni di grazie straordinarie, abbiamo messo in pratica la “cura” in vari modi: nella Fase 1, attraverso il servizio ai poveri, agli emarginati, a chi più soffre e lo abbiamo fatto vivendo la reciprocità, quella comunione tipica del carisma del Movimento dei Focolari; nella Fase 2, nella condivisione di vita, esperienze, ricchezze culturali; e poi, nella Fase 3, abbiamo sperimentato la straordinaria generatività delle communities, che sono anche uno spazio intergenerazionale di formazione e progetti.
Qualcuno mi ha raccontato della creatività che ogni “community” ha sviluppato e degli interessanti workshops di cui avete appena raccontato.
“Dal Genfest mi porto a casa la mia community – ha detto uno di voi – è qualcosa di concreto che continua. Una possibilità per vivere l’esperienza del Genfest nel quotidiano”.
Vi siete sentiti protagonisti nella costruzione di queste “community” e volete continuare a “generare” idee e progetti. Mi ha dato gioia sapere che qualcuno di voi ha detto di aver riscoperto il senso della sua professione e che ora vuole viverla all’insegna del mondo unito.
Abbiamo questi giorni camminato insieme, con uno stile che papa Francesco definirebbe “sinodale” e non solo tra voi giovani, ma anche con gli adulti; con persone di altri movimenti e comunità; con persone di diverse Chiese e religioni e persone che non si riconoscono in un credo religioso. Questa rete ha arricchito moltissimo il Genfest!
È stata molto bella anche la presenza fra noi di alcuni vescovi che hanno vissuto il Genfest in mezzo a noi.
Ora il Genfest non finisce! Ma continua proprio nelle “United World Communities” dove resteremo connessi sia globalmente che localmente.
Sono sicura che quando arriverete nei vostri Paesi e nelle vostre città capirete in che, in cosa vorrete impegnarvi, in base ai vostri interessi e ai vostri studi o le vostre professioni: in economia, in dialogo interculturale, nella pace, nella salute, nella politica ecc…
In questi giorni avete fatto l’esperienza di vivere “community” in “unity”, in unità; una realtà che continuerà: sarà questa la vostra palestra in cui imparerete e vi allenerete a vivere la fraternità.
Quando io avevo la vostra età mi ha colpito moltissimo un invito che Chiara ha fatto a tutti noi, e lei diceva così:
“Se saremo uno, molti saranno uno e il mondo potrà un giorno vivere l’unità. E allora? Costituire dappertutto cellule di unità” (1) – forse Chiara se fosse viva oggi avrebbe forse chiamato queste cellule di unità “United world communities” – Lei ci invitava a concentrare in questo tutti i nostri sforzi.
Per questo vorrei chiedervi ora una cosa importante: per favore, per favore non perdete questa occasione, questa occasione unica che abbiamo vissuto qua: Dio ha bussato al cuore di ciascuno di noi e adesso chiama tutti ad essere protagonisti e portatori di unità nei diversi ambiti in cui vi siete impegnati.
Ieri qualcuno mi ha fermato mentre stavo uscendo e mi ha detto: devo dirti una cosa. Una di voi che è qui in sala e mi ha detto: devo dirti una cosa importante, per favore voglio dirti una cosa importante. Ha detto che era la prima volta che partecipava ad un Genfest e che lei non conosceva il Movimento dei Focolari e mi ha detto: io voglio dire a te, dovete fare di più perché questo movimento non è conosciuto tanto, bisogna fare di più ma non come avete fatto finora. Dovete fare di più perché questo Movimento, questa idea della fraternità deve essere conosciuta da molti più giovani. Allora io ho chiesto a lei se lei ci poteva aiutare e lei si è impegnata. Ma adesso spero che tutti noi ci impegniamo a fare questo.
Certo, come avete anche sentito prima, non sarà tutto facile e non possiamo davvero illuderci che le difficoltà non arrivano… ma in questo Genfest voi stessi avete annunciato: “un Dio diverso, abbandonato sulla croce” voi avete detto “abbandonato sulla croce tutto divino e tutto umano, che fa domande senza risposte” è per questo che è un Dio vicino a tutti noi. Sarà abbracciando ogni dolore, nostro o degli altri, che troveremo la forza di continuare in questo cammino.
Allora andiamo avanti insieme con una nuova speranza, convinti più che mai che ormai una strada è stata tracciata.
E come uno scrittore cinese Yutang Lin, dice una cosa molto bella: “La speranza è come una strada nei campi: non c’è stata mai una strada, ma quando molte persone vi camminano, la strada prende forma”. Io penso che questa strada in questo Genfest ha preso forma. Allora camminiamo e ci sarà questa strada difronte a noi.
Allora saluto tutti, auguro buona continuazione a chi farà il post-Genfest e buon viaggio a chi torna a casa!
Ciao a tutti!
Margaret Karram
(1) Chiara Lubich, Conversazioni in collegamento telefonico, Città Nuova, 2019, p. 64.
“Start Here and Now”, ovvero “Inizia qui e ora” è l’ultimo singolo della band internazionale Gen Verde. Un inno di unione, forza, coraggio e gioia che vede la partecipazione di due gruppi musicali giovanili: Banda Unità (Brasile) e AsOne (Italia). “Tutti, con le nostre diversità, siamo invitati ad andare oltre le frontiere per costruire un mondo dove la cura, l’amore, la giustizia e l’inclusione siano la risposta al dolore, all’orrore delle guerre e delle divisioni” spiega la band.
Cosa c’è dietro il brano?
“La nuova canzone è di per sé un’esperienza ‘oltre i confini’ per il modo in cui è stata prodotta – continua la band -. Le voci sono state incise in tre diverse parti del mondo e anche il video è stato girato in tre luoghi diversi: Loppiano e Verona (Italia) e Recife (Brasile)”.
Il progetto include la partecipazione di due gruppi musicali giovanili che condividono i valori del Gen Verde. Banda Unità è un complesso musicale brasiliano ed AsOne è una band di Verona, in Italia. Anche questi stessi gruppi vogliono condividere, attraverso la musica, i valori della pace, del dialogo e della fratellanza universale.
“Start Here and Now” ha un mix intergenerazionale e interculturale – continua il Gen Verde -. Questo singolo spicca per il ritmo molto coinvolgente e un testo potente, cantato in diverse lingue, per far emergere il processo creativo ispirato all’interculturalità e all’impegno per la fraternità universale che si sottolinea nell’evento internazionale Genfest”.
Il Gen Verde ha suonato questo brano per la prima volta ad Aparecida in Brasile insieme ai complessi musicali Banda Unità e AsOne il 20 luglio 2024 durante il Genfest, l’evento globale dei giovani del Movimento dei Focolari. Questa edizione ha avuto come titolo: “Juntos para Cuidar – Together to Care – Insieme per prenderci cura”.
La terza fase di Genfest 2024, svoltasi ad Aparecida (Brasile), ha incluso laboratori organizzati dalle cosiddette United World Communities, luoghi di incontro in cui i giovani possono condividere i loro talenti e le loro passioni. Queste communities offrono l’opportunità di scoprire persone di talento, forme concrete di impegno e di avviare azioni e progetti finalizzati alla costruzione di un mondo più unito, che mirano a rispondere alle sfide locali e globali del mondo di oggi; ad attivare processi di cambiamento personale e collettivo; a far crescere la fratellanza e la reciprocità in tutte le dimensioni della vita umana. Una caratteristica importante di queste communities è che sono il frutto del lavoro tra persone di diverse generazioni.
Proseguendo le esperienze delle precedenti fasi del Genfest, in questa terza fase i giovani hanno potuto partecipare a laboratori in diversi ambiti, la cui metodologia era basata sulla fraternità e sul dialogo, come una prova per progetti e azioni che ora possono essere sviluppati nella sfera “glocale” (progetti locali con una prospettiva globale). Le attività si sono svolte nei settori dell’economia e del lavoro, dell’interculturalità e del dialogo, della spiritualità e dei diritti umani, della salute e dell’ecologia, dell’arte e dell’impegno sociale, dell’istruzione e della ricerca, della comunicazione e dei media, della cittadinanza attiva e della politica. Le équipe responsabili della gestione dei laboratori erano composte da giovani e professionisti che hanno lavorato intensamente per mesi per organizzare queste attività.
D’ora in poi, le Comunità avranno un metodo di lavoro che consiste in tre fasi: Imparare, Agire e Condividere. La prima (Imparare) è un’esplorazione e un’analisi approfondita dei temi e delle questioni più attuali in ogni community, con l’obiettivo di identificare problemi e presentare soluzioni. La fase successiva (Agire) consiste nella realizzazione di azioni con un impatto principalmente locale, ma con una prospettiva globale. Infine, nella terza fase (Condividere), si propone alla comunità di promuovere spazi di scambio e dialogo continuo tra le iniziative, con l’obiettivo di rafforzare la rete di collaborazione globale. È stata creata un’applicazione – la WebApp United World Communities, – che è uno strumento per la condivisione di idee, esperienze e notizie, oltre che per la promozione di progetti di collaborazione.
“Dio ha visitato il cuore di tutti”
Al termine della terza fase del Genfest, le Communities hanno presentato in modo creativo le loro impressioni e alcuni dei risultati delle attività svolte nei giorni precedenti. Da questo lavoro è nato il documento “The United World Community: One Family, One Common Home”, che sarà il contributo dei partecipanti del Genfest 2024 al “Summit of the Future” delle Nazioni Unite del prossimo settembre. Secondo i giovani che hanno presentato il testo, esso non è un documento conclusivo, ma vuole essere un “programma di vita e di lavoro” per le varie United World Communities, oltre che una testimonianza da presentare al “Summit of the Future”.
“Con le nostre communities non vogliamo fare richieste, formulare slogan o lamentarci con i leader politici”, hanno detto i giovani. “Cerchiamo invece di dare un nome ai nostri sogni comuni, sogni di un mondo unito. Sogni personali e comunitari, che ci guideranno nelle attività che svolgeremo nei prossimi anni”. E hanno concluso: “Speriamo che vivendoli, ‘insieme’ e passo dopo passo, diventino segni di speranza per altri”.
Alla conclusione del Genfest 2024 sono intervenuti anche Margaret Karram e Jesús Morán, Presidente e Copresidente del Movimento dei Focolari. Jesús Morán ha affermato che, sebbene l’esperienza della cura sia stata la più vissuta nella storia dell’umanità, non quella sulla quale più si è riflettuto.
Questa situazione ha iniziato a cambiare, come ha dimostrato il Genfest, nel quale è emersa la cura come una risposta al bisogno di dignità umana. In questo senso, ha concluso, è importante che i giovani rimangano connessi a questa rete globale di comunità generative. Margaret Karram, da parte sua, ha detto di aver visto nel corso dell’esperienza del Genfest che i giovani hanno dato una testimonianza tangibile della loro fede e che sono già in azione per costruire un mondo unito. Per quanto riguarda in particolare la Fase 3, ha sottolineato la ricchezza di questa esperienza per la sua creatività, l’impronta intergenerazionale e interculturale e il fatto che, attraverso le communities, c’è la possibilità concreta di vivere la stessa esperienza del Genfest nella propria vita quotidiana. La Karram ha invitato i giovani a sentirsi protagonisti di queste comunità, il cui fondamento è l’unità. “Vi prego di non perdere questa opportunità unica che stiamo vivendo qui: Dio ha visitato il cuore di ognuno di noi e ora chiama tutti a essere protagonisti e portatori di unità nei vari ambiti in cui sono coinvolti”, ha concluso.
Luís Henrique Marques
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Abbiamo appena ascoltato storie di pace espresse nelle sfumature più varie: canzoni, preghiere, esperienze, progetti concreti.
Tutto questo rafforza in noila fiducia e la speranza che è possibile essere costruttori di pace. Papa Francesco dice che bisogna essere ogni giorno “artigiani di pace”. E per fare questo occorre costanza e pazienza per poter guardare con amore tutti i fratelli e le sorelle che incontriamo sul nostro cammino.
Da questo Genfest abbiamo imparato che la pace inizia da me con piccoli gesti di cura per le persone, per i nostri popoli e per il creato.
Da dove possiamo incominciare allora?
L’abbiamo detto varie volte in questi giorni: abbattendo tutte le barriere che ci dividono, per vivere per la fraternità. E questo possiamo farlo:
scoprendo che la nostra comune umanità è più importante di tutte le nostre differenze;
poi essendo pronti a perdonare e a fare gesti di riconciliazione. Perché perdonare significa dire all’altro: “Tu vali molto di più delle tue azioni”.
E come abbiamo fatto nella prima fase del Genfest, continuiamo, anche quando torneremo a casa, ad essere artigiani di pace nelle nostre relazioni, facendo il primo passo verso gli altri. Sarà l’amore ad ispirarci cosa fare, da chi andare.
Perdoniamo senza aspettare che sia l’altro a chiedere perdono.
Che questo Genfest sia il momento del nostro SI’ ALLA PACE.
Non dobbiamo sentirci mai più soli: in questi giorni abbiamo visto e certamente abbiamo sperimentato la forza dell’“insieme”, Juntos.
Uniamoci a tutti quelli che vivono e lavorano per la pace. Le communities che andremo a costruire nella Fase tre sono già una via possibile.
Aprite gli occhi a visioni di pace! Parlate un linguaggio di pace! Fate gesti di pace! Perché la pratica della pace porta alla pace. La pace si rivela e si offre a coloro che realizzano, giorno dopo giorno, tutte quelle forme di pace di cui sono capaci.(*)
Aprire, parlare e agire.
Allora: non diamoci pace finché non realizzeremo la pace!
Iniziata il 19 luglio 2024 la seconda fase del Genfest 2024, l’evento ei giovani del Movimento dei Focolari, ha concluso il suo programma il 21 luglio 2024 con la celebrazione della Santa Messa nella Basilica del Santuario Nazionale di Aparecida, ad Aparecida (San Paolo), in Brasile. L’evento centrale del Genfest, che per la prima volta ha avuto la sua versione internazionale nel continente latinoamericano, ha riunito circa 4.000 partecipanti provenienti da oltre 50 Paesi e, fin dall’inizio, è stato caratterizzato da una gioia contagiosa. Inoltre, migliaia di persone in tutto il mondo hanno seguito parte del programma in streaming.
Con il tema “Insieme per prendersi cura”, i giovani riuniti al “Centro eventi Padre Vítor Coelho de Almeida” hanno promosso un intenso programma che ha unito festa, arte, creatività e testimonianza, espressione della convinzione che la costruzione della fraternità universale richieda iniziative concrete per prendersi cura della vita sul pianeta, soprattutto in termini di attenzione alle persone in diverse condizioni di vulnerabilità e alla natura, come richiesto insistentemente da Papa Francesco.
Cerimonia di apertura
All’inaugurazione i giovani sono stati accolti dall’arcivescovo di Aparecida, Mons. Orlando Brandes; dal nunzio apostolico in Brasile, Mons. Giambattista Diquattro; dal rettore del Santuario di Aparecida, padre Eduardo Catalfo e dalla presidente del Movimento dei Focolari, Margaret Karram, tra le personalità presenti. Mons. Orlando Brandes ha letto un messaggio inviato dal cardinal Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, a nome di Papa Francesco. “Sappiamo reagire con un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole” si legge nel telegramma. Nelle sue parole di saluto ai giovani, Margaret Karram ha sottolineato che “insieme, i nostri sogni si realizzeranno”. In seguito, i giovani sono stati accolti da una “festa latinoamericana” con esibizioni artistiche tipiche di diversi Paesi. È stata un’esplosione di gioia che ha coinvolto tutti.
Secondo giorno
Un momento per trovare strade o, meglio, percorsi, per un mondo unito. Così è iniziata la seconda giornata della seconda fase del Genfest 2024. Da un lato, i giovani di tutto il mondo hanno raccontato come hanno cercato di costruire relazioni di fraternità nei loro ambienti. È il caso, ad esempio, di Adelina, di Rio Grande do Sul (Brasile), che ha dovuto affrontare la tragedia causata dalle piogge che hanno colpito il suo Stato nel mese di maggio 2024, e di Joseph, della Sierra Leone, che è stato separato dalla sua famiglia da bambino e reclutato dai miliziani che combattevano le truppe governative del Paese africano con atti di violenza. I momenti artistici hanno richiamato l’attenzione su alcuni grandi temi del mondo di oggi, come l’ecologia e la cittadinanza, mentre i cosiddetti spark changer, specialisti in diverse aree, hanno offerto al pubblico alcune brevi riflessioni che potrebbero portare cambiamenti nel mondo.
Il programma di sabato prevedeva anche una “anteprima” della Fase 3 del Genfest: si sono svolti laboratori su temi diversi, sempre nell’ottica della “cura” della vita nelle sue diverse espressioni. Infine, un viaggio intorno al mondo con storie di resilienza personale o di azione sociale, ma tutte che avevano come motivazione la fraternità per “abbracciare l’umanità e avviare il cambiamento”. Hanno concluso il programma del secondo giorno sul palco del Genfest alcuni giovani provenienti da Turchia, Australia, Zimbabwe, Bolivia, Italia e Colombia che hanno raccontato come hanno affrontato o aiutato altri ad affrontare il dolore, quando esso sembra togliere il senso della vita. Le presentazioni, tuttavia, non si sono limitate alle storie personali. Sul palco è stata presentata anche un’ampia varietà di iniziative sociali, come Rimarishun, un progetto di incontro tra culture diverse in Ecuador. Dal Brasile si sono presentati anche il Progetto Amazzonia, il Quilombo Rio dos Macacos di Salvador (comunità afro discendenti) e la Casa do Menor, la cui coreografia ha ricevuto una standing ovation.
Cerimonia di chiusura
Il programma della giornata conclusiva della seconda fase di Genfest 2024 è iniziata guardando al passato per pensare al futuro. Sono stati ricordati alcuni dei progetti lanciati all’ultimo Genfest del 2018 e che hanno già iniziato a dare i loro frutti, anche in senso vero e proprio, come nel caso della piantumazione di alberi in aree soggette a degrado. Sull’esempio di quanto fato nell’ultimo Genfest di Manila (Filippine), sono stati presentati alcuni progetti da portare avanti dopo questi giorni.
Il primo progetto partirà con la terza fase del Genfest. Si tratta delle “Comunità del Mondo Unito”, che riuniranno i giovani – compresi quelli che non hanno potuto partecipare all’evento ad Aparecida – in gruppi per aree di conoscenza, dall’economia al lavoro, dalla politica alla cittadinanza. I Giovani interessati ai vari ambiti, potranno iscriversi a queste comunità in base alla loro “passione”, come hanno detto gli organizzatori.
Un importante strumento per la realizzazione di queste comunità è ilProgetto Mondo Unito. Lanciato nel 2012 al Genfest di Budapest (Ungheria), è infatti un programma per diffondere la fraternità su larga scala e riunire le azioni in questa direzione, rendendo possibile la condivisione di esperienze con tanti giovani in tutto il mondo.
Un’altra azione che nasce da questo Genfest, più immediata, è il lancio di un questionario per raccogliere le proposte dei giovani per il “Patto per il Futuro”, un manifesto che sarà presentato al Summit del Futuro, un vertice internazionale che sarà organizzato dall’ONU a settembre 2024.
La costruzione di comunità internazionali richiede il dialogo. Gran parte della sessione è stata dedicata a questo tema. La rabina Silvina Chemen e una giovane leader musulmana, Israa Safieddine, hanno raccontato come cercano di costruire il dialogo.
Quattordici giovani latinoamericani di sei Chiese cristiane hanno presentato Ikuméni, un laboratorio di buone pratiche ecumeniche e interreligiose. Queste sono tutte iniziative che hanno come scopo ultimo la costruzione della pace, il tema al quale è stata dedicata tutta l’ultima parte del programma.
L’uruguaiano Carlos Palma ha presentato il progetto Living Peace. Un video di Chiara Lubich ha ricordato come si possa costruire la pace oggi: vivendo l’amore reciproco.
I giovani partecipanti al Genfest con bandiere di tutti i Paesi hanno sfilato infine chiedendo la pace in ogni nazione. Al termine, la Presidente del Movimento dei Focolari, Margaret Karram, ha invitato tutti a essere costruttori di pace, abbattendo le barriere che dividono le persone e prendendo l’iniziativa di perdonare: “Che questo Genfest sia il momento per dire sì alla pace”, ha concluso.