Movimento dei Focolari
«Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori illudendo voi stessi» (Gc 1,22)

«Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori illudendo voi stessi» (Gc 1,22)

Il tema dell’ascolto e della pratica è un tema fondamentale sul quale insiste l’autore del versetto di questo mese. La lettera, infatti, continua: «Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla» (Gc 1,25). Ed è proprio questo impegno di conoscere le Sue parole e di viverle che ci rende liberi e ci dà gioia.

Si potrebbe dire che il versetto biblico di questo mese è di per sé il motivo stesso della pratica della Parola di Vita che si è diffusa in tutto il mondo. Una volta a settimana, e poi una volta al mese, Chiara Lubich sceglieva una frase compiuta della Scrittura e la commentava. Ci si incontrava, si condividevano i frutti di quanto essa aveva operato attraverso le esperienze di vita, si andava creando una comunità unita che mostrava in germe i risvolti sociali di cui era capace.

«Pur nella sua semplicità, l’iniziativa ha offerto un notevole contributo alla riscoperta della Parola di Dio nel mondo cristiano del Novecento»[1], trasmettendo un “metodo” per vivere il Vangelo e metterne in comune gli effetti. 

«Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori  illudendo voi stessi».

La lettera di Giacomo riprende quanto Gesù ha annunciato per far vivere e sperimentare la realtà del Regno dei cieli fra di noi: dichiara beato chi ascolta la sua parola e l’osserva; riconosce come madre e fratelli suoi coloro che la ascoltano e la mettono in pratica; la paragona al seme che, se cade sul terreno buono, cioè su coloro che la ascoltano con cuore integro e buono e la custodiscono, questi producono frutto con la loro perseveranza.

«In ogni sua Parola Gesù esprime tutto il suo amore per noi — scrive Chiara Lubich. Incarniamola, facciamola nostra, sperimentiamo quale potenza di vita sprigiona, se vissuta, in noi e attorno a noi. Innamoriamoci del Vangelo fino al punto da lasciarci trasformare in esso e traboccarlo sugli altri. […] Toccheremo con mano la libertà da noi stessi, dai nostri limiti, dalle nostre schiavitù,

non solo, ma vedremo esplodere la rivoluzione d’amore che Gesù, libero di vivere in noi, provocherà nel tessuto sociale in cui siamo immersi»[2].

 «Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori  illudendo voi stessi».

Come mettere in pratica la parola? Guardiamoci intorno e facciamo di tutto per metterci al servizio di quanti sono in necessità con piccoli o grandi gesti di cura vicendevole, trasformando le strutture ingiuste della società, contrastando la violenza, favorendo gesti di pace e di riconciliazione, crescendo nella sensibilità e nelle azioni a favore del nostro pianeta.   

Un’autentica rivoluzione irrompe così nella nostra vita e in quella della comunità in cui viviamo, nell’ambiente di lavoro in cui operiamo. 

L’amore si manifesta nelle azioni sociali e politiche che cercano di costruire un mondo migliore. Dall’impegno di una piccola comunità dei Focolari verso le persone più fragili, nasce in Perù un Centro per gli anziani intitolato alla fondatrice del Movimento, aperto a Lámud, una città nell’Amazzonia peruviana, a 2.330 metri sopra il livello del mare. 

«Il Centro è stato inaugurato in piena crisi pandemica e ospita 50 persone anziane e sole. La casa, l’arredamento, le stoviglie e anche il cibo sono arrivati in dono dalla comunità vicina. È stata una scommessa, non esente da difficoltà e ostacoli, ma a marzo 2022 il Centro ha celebrato il suo primo anniversario, aprendo le porte alla città, con una festa, dove anche le autorità politiche hanno partecipato. I due giorni di celebrazioni hanno arruolato nuovi volontari, adulti e bambini, che vogliono prendersi cura dei nonni soli, allargando la loro famiglia»[3].

A cura di Patrizia Mazzola e del team della Parola di vita


[1] C. Lubich, Parole di Vita, Introduzione, a cura di Fabio Ciardi, (Opere di Chiara Lubich 5), Città Nuova, Roma 2017, p. 9

[2] Lubich, Parole di Vita, Introduzione, a cura di Fabio Ciardi, (Opere di Chiara Lubich 5), Città Nuova, Roma 2017, p. 790

[3] Bilancio di Comunione 2022. Movimento dei Focolari, in https://dev.focolare.org/wpcontent/uploads/2024/01/BdC-2022-2.pdf, p.67


L’IDEA DEL MESE, sulla base di testi della Parola di Vita, è nata in Uruguay nell’ambito del dialogo fra persone di diverse convinzioni religiose e non religiose, il cui motto è “costruire il dialogo”. Lo scopo di questa pubblicazione è contribuire a promuovere l’ideale della fraternità universale.  Attualmente L’IDEA DEL MESE viene tradotta in 12 lingue e distribuita in più di 25 Paesi.

«Signore, è bello per noi stare qui» (Mt 17, 4).

«Signore, è bello per noi stare qui» (Mt 17, 4).

«Signore, è bello per noi stare qui» (Mt 17, 4).

Gesù è in cammino con i suoi discepoli verso Gerusalemme. All’annuncio che là dovrà soffrire, morire e resuscitare, Pietro si ribella, facendosi eco dello sgomento e dell’incomprensione generale. Il maestro allora lo prende con sé, insieme a Giacomo e Giovanni, sale su “un alto monte”, e lì appare ai tre in una luce nuova e straordinaria: il suo volto “brilla come il sole” e con lui conversano Mosè ed il profeta Elia. Il Padre stesso fa sentire la sua voce da una nube luminosa e li invita ad ascoltare Gesù, il suo Figlio prediletto. Di fronte a questa sorprendente esperienza, Pietro non vorrebbe più andare via, ed esclama:

«Signore, è bello per noi stare qui».

Gesù ha invitato i suoi amici più stretti a vivere un’esperienza indimenticabile, affinché la custodiscano sempre dentro di loro. 

Anche noi abbiamo forse sperimentato con stupore ed emozione la presenza e l’azione di Dio nella nostra vita, in momenti di gioia, pace e luce che avremmo desiderato non finissero mai. Sono momenti che sperimentiamo spesso con o grazie ad altri. L’amore reciproco, infatti, attira la presenza di Dio, perché, come ha promesso Gesù: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro»(Mt 18, 20). Talvolta, in questi momenti di intimità, Lui ci fa vedere noi stessi e leggere gli avvenimenti attraverso il suo sguardo.

Queste esperienze ci sono date per avere la forza di affrontare le difficoltà, le prove e le fatiche che incontriamo nel cammino avendo nel cuore la certezza di essere stati guardati da Dio, che ci ha chiamati a far parte della storia della salvezza.

Una volta discesi dal monte, infatti, i discepoli andranno insieme a Gerusalemme, dove li aspetta una folla piena di speranza ma anche insidie, contrasti, avversione e sofferenze. Là «saranno dispersi e inviati ai confini della terra per essere testimoni della nostra dimora definitiva, il Regno» di Dio (1). 

Potranno cominciare a costruire già quaggiù la Sua casa tra gli uomini perché sono stati “a casa” con Gesù sulla montagna.

«Signore, è bello per noi stare qui».

«Alzatevi e non temete» (Mt 17,7), è l’invito di Gesù al termine di questa straordinaria esperienza. Lo rivolge anche a noi. Come i suoi discepoli e amici, possiamo affrontare con coraggio ciò che ci aspetta. 

Fu così anche per Chiara Lubich. Dopo un periodo di vacanze talmente ricco di luce da essere definito “il paradiso del 1949” per la percezione della presenza di Dio nella piccola comunità con la quale stava trascorrendo un tempo di riposo e per una straordinaria contemplazione dei misteri della fede, anche lei non avrebbe desiderato tornare alla vita di tutti i giorni. Lo fece con nuovo slancio perché comprese che proprio per quell’esperienza di illuminazione doveva “scendere dal monte” e mettersi all’opera come strumento di Gesù nella realizzazione del suo Regno, immettendo il suo amore e la sua luce proprio dove mancavano, anche affrontando fatiche e sofferenze.

«Signore, è bello per noi stare qui».

Quando invece la luce ci viene a mancare, riportiamo al cuore e alla mente i momenti in cui il Signore ci ha illuminato. E se non abbiamo fatto l’esperienza della sua vicinanza, cerchiamola. Occorrerà fare lo sforzo di “salire sul monte” per andarGli incontro nei prossimi, per adorarlo nelle nostre chiese, e anche per contemplarlo nella bellezza della natura. 

Perché per noi, Lui c’è sempre: basta che camminiamo con Lui e, facendo silenzio, ci mettiamo umilmente in ascolto, come Pietro, Giovanni e Giacomo (2).

A cura di Silvano Malini e del team della Parola di vita

1 T. Radcliffe, OP, seconda meditazione ai partecipanti all’assemblea generale del Sinodo dei Vescovi, Sacrofano, 1° ottobre 2023: https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2023-10/testi-meditazioni-padre-radclifferitiro-sacrofano-sinodo.html.
2 Cf. Mt 17, 6.
Foto: © Steven Weirather – Pixabay

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L’IDEA DEL MESE è attualmente prodotta dal “Centro del Dialogo con persone di convinzioni non religiose” del Movimento dei Focolari. Si tratta di un’iniziativa nata nel 2014 in Uruguay per condividere con gli amici non credenti i valori della Parola di Vita, cioè la frase della Scrittura che i membri del Movimento si impegnano a mettere in atto nella vita quotidiana. Attualmente L’IDEA DEL MESE viene tradotta in 12 lingue e distribuita in più di 25 paesi, con adattamenti del testo alle diverse sensibilità culturali.

«Il Signore è il mio pastore non manco di nulla» (Sal 23[22],1).

«Il Signore è il mio pastore non manco di nulla» (Sal 23[22],1).

Il Salmo 23 è uno dei salmi più conosciuti e amati. Si tratta di un cantico di fiducia e al contempo ha un carattere di gioiosa professione di fede. Colui che prega lo fa come appartenente al popolo d’Israele, al quale il Signore ha promesso per mezzo dei profeti di essere il loro Pastore. L’autore proclama la propria personale felicità di sapersi protetto nel Tempio[1], luogo di asilo e di grazia ma vuole, in egual modo, con la sua esperienza, incoraggiare altri alla fiducia nella presenza del Signore.

«Il Signore è il mio pastore non manco di nulla».

L’immagine del pastore e del gregge è molto cara a tutta la letteratura biblica. Per comprenderla bene dobbiamo andare col pensiero nei deserti aridi e rocciosi del Medio Oriente. Il pastore guida il suo gregge che si lascia condurre docilmente, perché senza di lui si smarrirebbe e morirebbe. Le pecore devono imparare ad affidarsi a lui, ascoltando la sua voce. Egli è soprattutto il loro costante compagno di viaggio.

«Il Signore è il mio pastore non manco di nulla».

Questo salmo ci invita a rinforzare il nostro rapporto intimo con Dio facendo l’esperienza del suo amore. Qualcuno potrà domandarsi come mai l’autore arriva a dire che “non manca di nulla”? La nostra esperienza quotidiana non è mai esente da problemi e da sfide, di salute, familiari, di lavoro, ecc. senza dimenticare le immani sofferenze che vivono oggi tantissimi fratelli e sorelle nostri a causa della guerra, delle conseguenze del cambiamento climatico, delle migrazioni, della violenza… 

«Il Signore è il mio pastore non manco di nulla».

Forse la chiave di lettura sta nel versetto in cui si legge “perché tu sei con me” (Sal 23,4). Si tratta della certezza nell’amore di un Dio che ci accompagna sempre e ci fa vivere l’esistenza in modo diverso. Scriveva Chiara Lubich: «Una cosa è sapere che possiamo ricorrere ad un Essere che esiste, che ha pietà di noi, che ha pagato per i nostri peccati, e un’altra è vivere e sentirci al centro delle predilezioni di Dio, col conseguente bando d’ogni paura che frena, d’ogni solitudine, d’ogni senso di orfanezza, d’ogni incertezza. […] La persona sa di essere amata e crede con tutto il suo essere a questo amore. Ad esso si abbandona fiduciosa ed esso vuol seguire. Le circostanze della vita, tristi o gioiose, risultano illuminate da un perché di amore che tutte le ha volute o permesse»[2].

«Il Signore è il mio pastore non manco di nulla».

Ma colui che ha portato a compimento questa bellissima profezia è Gesù che, nel Vangelo di Giovanni, non esita ad autodefinirsi il “buon Pastore”. Il rapporto con questo pastore è caratterizzato da una relazione personale ed intima “Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me” (Gv 10,14-15). Egli le conduce ai pascoli della sua Parola che è vita, in particolare la Parola che contiene il messaggio racchiuso nel “Comandamento nuovo”, che, se vissuto, rende “visibile” la presenza del Risorto nella comunità riunita nel suo nome, nel suo amore[3].

A cura di Augusto Parody Reyes e del team della Parola di Vita


Foto: © Sergio Cerrato – Italia en Pixabay

[1]Cf. Sal 23,6.
[2] C. Lubich, L’essenziale di oggi, ScrSp/2, Città Nuova, Roma 19972, p. 148.
[3] Cf. Mt, 18, 20.

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L’IDEA DEL MESE è attualmente prodotta dal “Centro del Dialogo con persone di convinzioni non religiose” del Movimento dei Focolari. Si tratta di un’iniziativa nata nel 2014 in Uruguay per condividere con gli amici non credenti i valori della Parola di Vita, cioè la frase della Scrittura che i membri del Movimento si impegnano a mettere in atto nella vita quotidiana. Attualmente L’IDEA DEL MESE viene tradotta in 12 lingue e distribuita in più di 25 paesi, con adattamenti del testo alle diverse sensibilità culturali.

Vangelo Vissuto: “Rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra” (Col 3, 2)

Per un cristiano la Risurrezione è un fatto concreto, qualcosa che accade, un incontro che cambia ogni umana prospettiva; è l’evento che ci ricorda che la nostra cittadinanza è in cielo ed è lì che la nostra vita deve puntare, in alto, testimoniando li dove ci troviamo quei valori che Gesù per primo portò sulla terra. L’altro come qualcuno da amare Studio medicina e frequento il quarto anno. Nell’ambiente dell’ospedale il malato quasi sempre viene utilizzato come oggetto di studio. Ognuno è un “caso”, rappresenta una malattia. Di solito durante le lezioni pratiche ogni paziente viene esaminato da trenta studenti. Quanto a me, ho fatto presto a rendermi conto che per il paziente una simile norma può risultare scomoda e molte volte dolorosa, per cui quando toccava a me prendere parte alla lezione replicavo: “No, non vado, il malato ha già sofferto molto. Non mi piacerebbe essere trattata così. Quando arriverà il prossimo paziente, sarò la prima ad esaminarlo”. I miei compagni controbattevano che facendo così non avrei mai imparato e non sarei mai diventata un buon medico, ma dopo, senza che io lo sapessi, hanno proposto loro stessi al professore titolare che ogni paziente venisse esaminato soltanto da cinque studenti al massimo. Tutta la classe ha voluto firmare la richiesta e il professore è stato d’accordo. La conclusione è che con questo metodo s’impara meglio e i malati si sentono rispettati. (Regina – Brasile) Aprire una finestra A volte una caduta con frattura alla spalla ti cambia improvvisamente la vita: vacanze, occuparmi dei nipoti, fare le spese… Tutto ora ricade su mia moglie che da quando è in pensione ha anche smesso di usare l’auto. Un giorno la nipotina, con la quale tante volte abbiamo fatto un gioco che consiste nel cercare il positivo nel negativo, mi chiede dov’è il positivo in questa immobilità non voluta. Rispondo che la mia nuova condizione mi sta facendo scoprire che prima facevo tante cose trascinato come un pezzo di legno in un fiume. Esiste sempre un’altra possibilità oltre a quella programmata, come una finestra nuova che si apre nella tua camera e ti mostra un paesaggio che prima non vedevi. La nipotina tace pensierosa. Poi, come svegliata da una scoperta, riprende: “Nonno, ho una compagna di classe con un brutto carattere. Oltre a dire parolacce è sempre arrabbiata con tutti. Tutti evitiamo di parlare con lei e si è creato una specie di muro che la isola. Forse anche io devo aprire una finestra verso di lei”. Non potevo sentire parole più belle. (H.N. – Slovacchia)

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno IX – n.1- marzo-aprile 2023) (altro…)

Parola di vita – Settembre 2018

La Parola di questo mese proviene da un testo attribuito a Giacomo, figura di rilievo nella Chiesa di Gerusalemme. Egli raccomanda al cristiano la coerenza tra il credere e l’agire. Nel brano iniziale della lettera viene sottolineata una condizione essenziale: liberarsi da ogni malizia per accogliere la Parola di Dio e lasciarsi guidare da essa per camminare verso la piena realizzazione della vocazione cristiana. La Parola di Dio ha una forza tutta sua: è creatrice, produce frutti di bene nella singola persona e nella comunità, costruisce rapporti di amore tra ognuno di noi con Dio e tra gli uomini. Essa, dice Giacomo, è stata già “piantata” in noi. «Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza».  Come? Certamente perché Dio, fin dalla creazione, ha pronunciato una Parola definitiva: l’uomo è Sua “immagine”. Ogni creatura umana infatti è il “tu” di Dio, chiamato all’esistenza per condividere la Sua vita di amore e comunione. Ma, per i cristiani, è il sacramento del battesimo che ci inserisce in Cristo, Parola di Dio entrata nella storia umana. In ogni persona dunque Egli ha deposto il seme della sua Parola, che lo chiama al bene, alla giustizia, al dono di sé e alla comunione. Accolto e coltivato con amore nella propria “terra”, è capace di produrre vita e frutti. «Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza».  Luogo chiaro dove Dio ci parla è la Bibbia, che per i cristiani ha il suo vertice nei Vangeli. Occorre accogliere la Sua Parola nella lettura amorosa della Scrittura e, vivendola, possiamo vederne i frutti. Possiamo ascoltare Dio anche nel profondo del nostro cuore, dove avvertiamo spesso l’invadenza di tante “voci”, di tante “parole”: slogan e proposte di scelte, modelli di vita, come anche preoccupazioni e paure … Ma come riconoscere la Parola di Dio e darle spazio perché viva in noi? Occorre disarmare il cuore ed “arrenderci” all’invito di Dio, per metterci in un libero e coraggioso ascolto della Sua voce, spesso la più sottile e discreta. Essa ci chiede di uscire da noi stessi e di avventurarci per le strade del dialogo e dell’incontro, con Lui e con gli altri, e ci invita a collaborare per rendere l’umanità più bella, in cui tutti ci riconosciamo sempre più fratelli. «Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza».  La Parola di Dio infatti ha la possibilità di trasformare il nostro quotidiano in una storia di liberazione dall’oscurità del male personale e sociale, ma attende la nostra adesione personale e consapevole, anche se imperfetta, fragile e sempre in cammino. I nostri sentimenti e i nostri pensieri assomiglieranno sempre più a quelli di Gesù stesso, si rafforzeranno in noi la fede e la speranza nell’Amore di Dio, mentre i nostri occhi e le nostre braccia si apriranno alle necessità dei fratelli. Così suggeriva Chiara Lubich nel 1992: «In Gesù si vedeva una profonda unità tra l’amore che Egli aveva per il Padre celeste e l’amore verso gli uomini suoi fratelli. C’era un’estrema coerenza tra le sue parole e la sua vita. E questo affascinava e attirava tutti. Così dobbiamo essere anche noi. Dobbiamo accogliere con la semplicità dei bambini le parole di Gesù e metterle in pratica nella loro purezza e luminosità, nella loro forza e radicalità, per essere dei discepoli come li vuole Lui, cioè dei discepoli uguali al maestro: altrettanti Gesù diffusi nel mondo. E ci potrebbe essere per noi una avventura più grande e più bella?»1. Letizia Magri   1 C. Lubich, ‘Come il Maestro’, in «Città Nuova» 36 (1992/4), p. 33. (altro…)

Parola di vita – Agosto 2018

Il profeta Geremia è inviato da Dio al popolo di Israele che sta vivendo la dolorosa esperienza di esilio in terra babilonese ed ha perso tutto quello che aveva rappresentato la sua identità e la sua elezione: la terra, il tempio, la legge … La parola del profeta però squarcia questo velo di dolore e di smarrimento. È vero: Israele si è dimostrato infedele al patto d’amore con Dio, consegnandosi alla distruzione, ma ecco l’annuncio di una nuova promessa di libertà, di salvezza, di rinnovata alleanza che Dio, nel suo amore eterno e mai revocato, prepara per il Suo popolo. “Ti ho amato di amore eterno, per questo continuo a esserti fedele”. La dimensione eterna e irrevocabile della fedeltà di Dio è una qualità del Suo amore: Egli è il Padre di ogni creatura umana, un Padre che ama per primo e impegna se stesso per sempre. La Sua fedeltà tocca ciascuno di noi e ci permette di gettare in Lui ogni preoccupazione che può frenarci. È per questo Amore eterno e paziente che anche noi possiamo crescere e migliorare nel rapporto con Lui e con gli altri. Siamo ben coscienti di non essere già così stabili nel nostro impegno, pur sincero, di amare Dio e i fratelli, ma la Sua fedeltà per noi è gratuita, ci previene sempre, a prescindere dalle nostre “prestazioni”. Con questa gioiosa certezza possiamo sollevarci dal nostro orizzonte limitato, rimetterci ogni giorno in cammino e diventare anche noi testimoni di questa tenerezza “materna”. “Ti ho amato di amore eterno, per questo continuo a esserti fedele”. Questo sguardo di Dio sull’umanità fa emergere anche un grandioso disegno di fraternità, che troverà in Gesù il suo pieno compimento. Egli, infatti, ha testimoniato la Sua fiducia nell’amore di Dio con la parola e soprattutto con l’esempio di tutta la sua vita. Ci ha aperto la strada per imitare il Padre nell’amore verso tutti (Mt 5,43 ss.) e ci ha svelato che la vocazione di ogni uomo e donna è contribuire all’edificazione di rapporti di accoglienza e di dialogo intorno a sé. Come vivremo la Parola di vita di questo mese? Chiara Lubich invita ad avere un cuore di madre: «[…] Una madre accoglie sempre, aiuta sempre, spera sempre, copre tutto. […] L’amore di una madre infatti è molto simile alla carità di Cristo di cui parla l’apostolo Paolo. Se noi avremo il cuore di una madre o, più precisamente, se ci proporremo di avere il cuore della Madre per eccellenza: Maria, saremo sempre pronti ad amare gli altri in tutte le circostanze e a tener vivo perciò il Risorto in noi. […] Se avremo il cuore di questa Madre, ameremo tutti e non solo i membri della nostra Chiesa, ma anche quelli delle altre. Non solo i cristiani, ma anche i musulmani, i buddisti, gli induisti, ecc. Anche gli uomini di buona volontà. Anche ogni uomo che abita sulla terra […]».1 “Ti ho amato di amore eterno, per questo continuo a esserti fedele”. Una giovane sposa che ha iniziato a vivere il Vangelo in famiglia racconta: «Ho sperimentato una gioia mai prima provata e il desiderio di far traboccare questo amore al di fuori delle quattro mura di casa. Ricordo ad esempio come sono corsa all’ospedale dalla moglie di un collega che aveva tentato il suicidio. Da tempo ero a conoscenza delle loro difficoltà, ma tutta presa dai miei problemi, non mi ero preoccupata di aiutarla. Ora però sentivo mio il suo dolore e non mi sono data pace finché non si è risolta la situazione che l’aveva spinta a quel gesto. Questo episodio ha segnato per me l’inizio di un cambiamento di mentalità. Mi ha fatto comprendere che, se amo, posso essere per ognuno che mi passa accanto un riflesso, anche se piccolissimo, dell’amore stesso di Dio». E se anche noi, sostenuti dall’amore fedele di Dio, ci mettessimo liberamente in questo atteggiamento interiore, di fronte a tutti quelli che incontriamo durante la giornata? Letizia Magri _________________________________ 1 Cfr. C. LUBICH, Cercando le cose di lassù, Roma 19925, p. 41-42. (altro…)

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