Lug 20, 2018 | Centro internazionale, Spiritualità
«Per seguire Gesù bisogna essere giovani, o farsi giovani. Egli chiede addirittura di rifarsi bambini: ogni giorno, ogni momento, liberandosi dalla malattia della senilità spirituale. Che se lo spirito invecchia, esso in certo senso si anchilosa, e come tale non si presta più al volo. Perciò bisogna sempre rinascere, ricominciare, farsi uomo nuovo: Gesù. Si dice spesso, come un luogo comune, che la gioventù del tempo nostro sia scettica, magari cinica… se è vero, si tratta forse di pose, o più verosimilmente di moda, sotto le quali, se mai, grava lo sbigottimento, misto a stupore, di una generazione che è nata alla vita in mezzo a una dissipazione inumana e immane di energie per fabbricare la morte. Uno sbigottimento che aumenta al vedere l’insipienza con cui si insiste nell’errore, seguitando a immettere nella convivenza gli esplosivi d’un machiavellismo affaristico, e pregno di rovina. È il materialismo che spaventa o delude o arresta questa gioventù, la quale, per natura, reagisce a un tenore di vita, fatto di soli calcoli economici, di soli divertimenti sensori, di sola rissa per lo stomaco… Questa è la lezione divina di questa crisi umana, su cui versiamo fiumi di lacrime, d’inchiostro e di coca-cola: non si vive senza un assoluto. Gesù passa, e i giovani lo seguono se lo vedono: se la vista di lui non è impedita dall’insorgenza di creature umane, superbe, cioè che si sentono più su degli altri per denaro o potere politico… I giovani se appena scorgono il viso giovanile, puro e divino di Gesù, lasciano padre e madre, fidanzamenti e lucri, agi e lusinghe, e lo seguono, prima sulle vie dell’apostolato e poi su quella del calvario. Essi vogliono Cristo, e Cristo crocifisso. Cristo intero, tutto in tutti: un unico ideale. E vogliono il suo spirito, che è la carità: questo sangue divino, che vince la morte; che è intelligenza e sapienza e vincolo di unità». Igino Giordani (altro…)
Lug 18, 2018 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Chiara Lubich è tra le donne italiane più stimate e per questo da ricordare, secondo il Comitato organizzatore dell’ “Italian week”. Nella kermesse lunga dieci giorni, che si è svolta a Ottawa, capitale del Canada, dal 6 al 25 giugno scorso, figurano nomi illustri, simbolo della cultura italiana, da Giacomo Puccini a Sophia Loren, da Vittorio De Sica a Alda Merini. Più inaspettata la proposta del Comitato di inserire anche Chiara Lubich tra le donne italiane da celebrare. Alla proposta, la comunità dei Focolari si è chiesta: come presentare il carisma dell’unità in una società multiculturale e multireligiosa, costantemente alla ricerca di soluzioni di convivenza pacifiche e rispettose di tutte le diversità? In una società, in cui il rapporto con gli aborigeni rimane una sfida sempre aperta, con tutte le contraddizioni e le conseguenze sul piano relazionale e sociale? «Durante il periodo di preparazione dell’evento – spiegano tra gli altri Fernando e Lucie – abbiamo saputo che alcuni musulmani di Montréal, discepoli del Dott. Shomali, avevano partecipato ad un recente Congresso da noi promosso a Castelgandolfo, nei pressi di Roma. Nel desiderio di lavorare insieme, ci hanno dato la loro disponibilità a offrire una testimonianza». Il 16 giugno, scrivono, «la sala San Marco, nel cuore della “Little Italy” a Ottawa, ha cominciato a popolarsi di persone originarie dall’Africa, dall’Asia, dal Medio Oriente e, naturalmente, dall’Italia e dal Canada, presente anche il nunzio apostolico, Mons. Luigi Bonazzi, e il Ministro Fabrizio Nava, in rappresentanza dell’Ambasciata italiana». Diverse le esperienze che in quel contesto testimoniano l’attualità del carisma di Chiara Lubich. A cominciare da quella di Jacques, focolarino a Toronto e “pioniere” della diffusione dell’ideale dell’unità in Canada, dopo un incontro casuale con due italiani a Vancouver. Poi è la volta di Anne, manager di un tour operator dal nome emblematico, “Spiritours”, che racconta la scoperta dell’Economia di Comunione come occasione per vivere concretamente il Vangelo, anche in azienda. Poi prende la parola Maria, focolarina brasiliana a Montréal, testimone di un’esperienza di incontro con gli aborigeni di Wati, nel Gran Nord. Insieme ad altre quattro persone, ha trascorso un mese con loro, lo scorso anno, su richiesta della Chiesa locale. E ancora: Edwige, originaria del Togo, attualmente a Rimouski, provincia di Québec. Dopo essere stata tra le prime studentesse all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano, in Italia, ha cominciato a mettere “la persona al centro”: per questo suo stile di vita, di recente ha ottenuto una menzione d’onore, di solito riservata ai docenti, dall’Università che ora frequenta. Poi è la volta di Fatima, che insieme a Mostapha offre una esperienza di dialogo tra musulmani e cristiani, a contatto con il carisma di Chiara. «Una delle lezioni più importanti che ho imparato – dice – è che l’unità è un dono di Dio e che una manifestazione dell’unità è l’armonia nella diversità». Infine il Nunzio in Canada, Mons. Luigi Bonazzi, che più volte ha incontrato la fondatrice dei Focolari, confida ai presenti di aver fatto con lei, nel lontano 1975, il patto di “stare sempre su” nonostante le difficoltà, patto che lo ha sempre sostenuto nella sua intensa attività diplomatica. Al termine del programma viene proposto un discorso pronunciato a Washington, nel 2000, da Chiara Lubich, sul tema “l’arte di amare”. «Grazie a questo evento – concludono – pubblicizzato attraverso i social e diversi siti web, il seme della spiritualità dell’unità è stato lanciato lontano anche in Canada, e promette nuovi frutti». Chiara Favotti (altro…)
Lug 17, 2018 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«La nostra delegazione indù-cristiana arriva all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano per approfondire la conoscenza della sua originale esperienza, ma anche per commemorare il quindicesimo anniversario del dono del quadro della Vergine Maria, dipinta da un artista indù, che campeggia su uno dei muri laterali della Theotokos, il Santuario della cittadella. I momenti di scambio con professori e alcuni studenti di Sophia sono molto ricchi. Gli accademici indiani mostrano un grande interesse verso studi che riguardano la formazione al dialogo, in una dimensione interdisciplinare. Momenti di dialogo e confronto profondi permettono la conoscenza reciproca e rivelano consonanze fra alcune istituzioni che si ispirano al Mahatma Gandhi e Sophia stessa. Si spera presto di poter introdurre, anche nell’istituto universitario con sede a Loppiano, studi ed approfondimenti sulla figura di questo apostolo del dialogo. Un seminario molto interessante, su Teologia e prassi del dialogo, si svolge alla presenza, oltre che degli studenti e della delegazione indù, anche di altri giovani ed adulti della cittadella. L’argomento è vitale, ma anche sconosciuto a molti. La sera, presso il Santuario Theotokos, gli indù, in processione, portano mazzi di fiori e ghirlande all’immagine di Maria, mentre il complesso Gen Verde canta un inno. Inchini e solennità creano un clima spirituale profondo. Seguono alcune preghiere spontanee in sanskrito, tamil ed inglese. Poi, il momento sacro del silenzio. Il silenzio è parte dell’essere orientale. Quanto è scomodo, invece, per l’occidente! Quasi che non ci si fosse abituati, o per la paura di doversi confrontare con il proprio essere. Quando le culture e le religioni si incontrano con uomini e donne di fede genuina non è necessario ricorrere a compromessi, sincretismi o anomalie di questo ed altro tipo. Ogni gesto, ogni parola, ogni silenzio parla dell’Assoluto, ognuno lo ascolta sulla sua lunghezza d’onda, ma le vibrazioni – come sono chiamate dagli indiani – sono le stesse ed arrivano in fondo al cuore». Ultima tappa, Assisi. «Arriviamo verso le 10.30 del mattino. Saliamo a piedi verso la basilica di San Francesco e da lì continuiamo verso il cimitero. Non posso non pensare all’autunno del 1997, poche settimane dopo il terremoto che aveva colpito la città e causato molte vittime. In quei giorni eravamo saliti su queste colline con Vinu e Ashok, figli del Dr. Aram, educatore gandhiano, scomparso qualche mese prima. Aveva voluto che parte delle sue ceneri fossero portate nella patria di San Francesco, che ammirava a tal punto da recitare la sua preghiera di pace ogni sera: Signore, fammi strumento della tua pace. Il pellegrinaggio continua poi verso la cripta della Basilica, dove partecipiamo alla preghiera dell’”ora sesta” dei frati, davanti alla tomba di Francesco. Grande raccoglimento, in un’atmosfera di fraternità e spiritualità. I nostri amici seguono in un silenzio profondo la nostra preghiera: un segno di rispetto e valorizzazione della preghiera altrui come fosse la propria. La storia di Francesco, uomo di pace e di dialogo, continua ad attirare uomini e donne di ogni parte del mondo e di ogni credo religioso. Assisi è davvero il luogo ideale per il dialogo». Fonte: blog di Roberto Catalano (altro…)
Lug 16, 2018 | Chiara Lubich, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Dopo tre anni eccomi nuovamente a Tonadico, nella valle di Primiero (nord Italia). Con noi ci sono gli amici Indù, venuti dall’India per un “pellegrinaggio” alle fonti del carisma dell’unità. Si tratta di vecchie conoscenze, soprattutto del mondo accademico, con le quali da anni abbiamo condiviso momenti di studio e di vita, l’ultimo dei a gennaio scorso, quando sono stato a Mumbai. È una gioia ritrovarsi insieme. Sono persone affascinate da Chiara Lubich, che vogliono andare in profondità nella conoscenza della sua esperienza mistica. E quale ambiente più adatto se non Tonadico, dove Chiara nel 1949 ha avuto una straordinaria esperienza di luce? L’incontro inizia con una profonda comunione, in un grande spirito di famiglia. La mistica unisce le religioni nel profondo. Le vie che ogni religione percorre, con i mezzi che mette a disposizione, conducono nel cuore del Mistero, unico per tutte. Le vie e gli strumenti sono diversi, ma il punto d’arrivo è lo stesso, per questo nella mistica vi è convergenza e ci si ritrova uniti. Anche i linguaggi e i modi di esprimere le fedi sono molto diversi, ma i simboli sono comuni: il sole, la fiamma, l’oro, il nulla, il tutto… e attraverso essi ci si comprende. Noi sappiamo che “la Via” è Gesù, ma egli, nei modi che lui solo conosce, sa farsi “Viatore” con tutti e condurre tutti al Padre. Allora ci auguriamo un buon viaggio!» P. Fabio Ciardi è professore presso l’Istituto di Teologia della vita consacrata “Claretianum” (Roma) e direttore del Centro di studi dei Missionari Oblati di Maria Immacolata. Attualmente è responsabile della Scuola Abba, Centro di studi interdisciplinare fondato da Chiara Lubich nel 1990, con il contributo del vescovo Klaus Hemmerle (3 aprile 1929 – 23 Gennaio 1994), noto teologo e filosofo. Il suo scopo è quello di approfondire il carisma dell’unità da diversi punti di vista. Fonte: Blog P.Ciardi
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Lug 15, 2018 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Spiritualità
L’inizio del periodo di maggiori illuminazioni [di Chiara Lubich] può essere datato: il 16 luglio, infatti, arrivò a Tonadico (sulle montagne del Trentino, nel Nord Italia, ndr) Igino Giordani. Alloggiava all’Albergo Orsinger, e doveva tenere una conferenza nella sala dei cappuccini. Giordani, «innamorato di santa Caterina», aveva sempre cercato una vergine da poter seguire. Sicuro di averla trovata in Chiara, le propose di farle voto di obbedienza, pensando così di obbedire a Dio. Aggiunse che avrebbero potuto farsi santi in due, come Francesco di Sales e Giovanna di Chantal. Chiara non capiva: il Movimento non esisteva, di voti non si parlava; e poi, sentiva di essere nata per il «tutti siano uno». Era tentata di lasciar cadere questo desiderio, ma ebbe l’impressione che quelle parole avessero origine da una grazia che non doveva essere persa. Gli disse quindi: «Tu conosci la mia vita: sono niente. Voglio vivere, infatti, come Gesù Abbandonato che si è completamente annullato. Anche tu sei niente perché vivi nella stessa maniera. Ebbene, domani andremo in chiesa e a Gesù Eucaristia che verrà nel mio cuore, come in un calice vuoto, io dirò: “Sul nulla di me patteggia tu unità con Gesù Eucaristia nel cuore di Foco. E fa’ in modo, Gesù, che venga fuori quel legame fra noi che tu sai”. E tu, Foco, fa’ altrettanto». Così fecero. Giordani si avviò verso la sala dove doveva parlare, mentre Chiara si sentì spinta a rientrare in chiesa. Davanti al tabernacolo, si dispose a pregare Gesù, ma in quell’istante sentì di non poterlo fare, sentì di essere totalmente immedesimata nel figlio. Sentì pronunciare dalle sue labbra: «Padre». Comprese che la sua vita religiosa avrebbe dovuto essere diversa da quella vissuta fino a quel momento: non rivolta a Gesù, ma di fianco a Lui, Fratello, rivolta verso il Padre. Armando Torno, “PortarTi il mondo fra le braccia. Vita di Chiara Lubich”, Città Nuova, Roma, 2011. Cit. pp. 45-46. (altro…)
Lug 13, 2018 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Spiritualità
Nel seguente testo, pubblicato integralmente sulla rivista Nuova Umanità XXXIV (2012/6) 204, Chiara Lubich narra il “patto di unità” stretto con Igino Giordani (che lei chiamava Foco) il 16 luglio 1949, preludio all’esperienza spirituale e mistica di quell’estate. «[…] Vivevamo queste esperienze quando venne in montagna Foco. Foco, innamorato di santa Caterina, aveva cercato sempre nella sua vita una vergine da poter seguire. Ed ora aveva l’impressione d’averla trovata fra noi. Per cui un giorno mi fece una proposta: farmi il voto d’obbedienza, pensando che, così facendo, avrebbe obbedito a Dio. Aggiunse anche che, in tal modo, potevamo farci santi come san Francesco di Sales e santa Giovanna di Chantal. Io non capii in quel momento né il perché dell’obbedienza, né questa unità a due. Allora non c’era l’Opera e fra noi non si parlava molto di voti. L’unità a due poi non la condividevo perché mi sentivo chiamata a vivere il “che tutti siano uno”. Nello stesso tempo però mi sembrava che Foco fosse sotto l’azione d’una grazia, che non doveva andar perduta. Allora gli dissi pressappoco così: “Può essere veramente che quanto tu senti sia da Dio. Perciò dobbiamo prenderlo in considerazione. Io però non sento quest’unità a due perché tutti devono essere uno”. E aggiunsi: “Tu conosci la mia vita: io sono niente. Voglio vivere, infatti, come Gesù Abbandonato che si è completamente annullato. Anche tu sei niente perché vivi nella stessa maniera. Ebbene, domani andremo in chiesa ed a Gesù Eucaristia che verrà nel mio cuore, come in un calice vuoto, io dirò: ‘Sul nulla di me patteggia tu unità con Gesù Eucaristia nel cuore di Foco. E fa in modo, Gesù, che venga fuori quel legame fra noi che tu sai’”. Poi ho aggiunto: “E tu, Foco, fa altrettanto” […]». Continua su: Centro Chiara Lubich (altro…)