Movimento dei Focolari

TVLUX Slovacchia intervista Jesús Morán

Dalla spiritualità dell’unità alla pastorale generativa della Chiesa; dall’incontro tra i giovani e Gesù al ruolo da protagonista dello Spirito Santo nel Sinodo sulla Sinodalità. Sono queste alcune delle tematiche che Jesús Morán, Copresidente del Movimento dei Focolari, ha affrontato durante un’intervista alla televisione slovacca TVLUX il 6 ottobre 2023. Le immagini ci sono state gentilmente concesse da TVLUX. In questi giorni il sacerdote spagnolo e copresidente del Movimento dei Focolari, Jesús Morán, ha visitato la Slovacchia. A Nitra ha incontrato diversi vescovi formatori e più di 80 seminaristi. Ed ora è nel nostro programma, benvenuto. Quando diciamo Movimento dei Focolari che cosa possiamo immaginarci? Che cosa significa? Il movimento dei Focolari è un movimento della Chiesa cattolica il cui centro è il carisma dell’unità. Il grande teologo, Von Balthasar diceva che ogni carisma nella Chiesa è come guardare tutto il Vangelo da un unico punto di vista. Ebbene, il carisma dell’unità è tutto il Vangelo visto dal testamento di Gesù: «che tutti siano uno». Quindi il centro, tutto ciò che il Movimento fa nel campo ecclesiale e anche nel campo civile, nel campo sociale, ha a che fare con l’unità. Cerchiamo l’unità – unità di tipo evangelico, come nasce dal Vangelo – Unità, che è un modo di vivere comunitario. Infatti la spiritualità dell’unità può dirsi che è spiritualità di comunione, per questo diamo molta importanza all’amore reciproco, all’incontro con il fratello. Superare le divisioni a un livello sociale più ampio. Promuovere la fratellanza universale, cose così, ma il centro è questa preghiera. Per questo diciamo sempre che vogliamo vivere sulla terra, per quanto possibile, come si vive nella Trinità, cioè che la Trinità è comunione d’amore. La fondatrice del vostro movimento è stata Chiara Lubich, che è molto conosciuta qui in Slovacchia, da allora è stato disposto che il capo, diciamo, del movimento sia sempre una donna, il Presidente è sempre una donna, per questo lei è co-presidente. Perché è così? E’ a motivo del nome ufficiale del Movimento nella Chiesa, perché noi siamo Movimento dei Focolari o Opera di Maria. Negli Statuti approvati dalla Chiesa, è detto, si parla dell’Opera di Maria, quindi noi sottolineiamo molto questo principio mariano della Chiesa, che è un principio materno, è un principio generativo. Che mostra una Chiesa accogliente e, ovviamente, il principio mariano è espresso al meglio dalle donne. Questa è l’idea. Dobbiamo pensare che è la Chiesa ad essere mariana, è Maria la forma della Chiesa. Il Vaticano II lo ha detto molto chiaramente: Maria è madre della Chiesa. Quindi, in questo senso, noi vogliamo esserne un riflesso. La Presidenza femminile, oltre a valorizzare la donna, che è un segno dei tempi, vuole soprattutto sottolineare questo principio mariano. Questo principio mariano che oggi è tanto necessario. Si evidenzia necessario per le cose che Papa Francesco sta sottolineando: una Chiesa più vicina alla gente, una Chiesa in uscita, una Chiesa meno clericale, meno maschile. Ebbene, tutto questo ha a che fare con la presidenza femminile del Movimento dei Focolari. Soprattutto ha a che fare con Maria. E’ venuto in Slovacchia non solo per incontrare i membri dei Focolari, ma anche i nostri vescovi, sacerdoti, seminaristi. Quest’incontro è stato a Nitra, che emozione le ha lasciato incontrare i nostri sacerdoti? In realtà io ero con il vescovo di Nitra assieme a un altro vescovo di un’altra diocesi che avevano partecipato all’incontro con i seminaristi di 5 diocesi. Innanzitutto mi sono sentito molto accolto, molto accolto. Poi nella sala ho visto persone che seguivano Gesù, ho visto veramente tanta purezza, tanta purezza nei seminaristi, tanta serietà.  Inoltre alcuni, dopo l’incontro e dopo la cena, hanno voluto approfondire quanto avevo detto. Si sono fermati a parlare con me e ho visto nelle loro domande una necessità, un’urgenza di voler essere preti all’altezza dei tempi. Essere un sacerdote oggi che prima di tutta viva autenticamente il Vangelo. Sono rimasto molto, molto edificato. Ha parlato più che altro di pastorale generativa, di cosa si tratta? La pastorale generativa è un concetto che sta venendo alla luce, con evidenza, negli ultimi tempi. Soprattutto in Occidente perché assistiamo ad un, potremmo dire, declino numerico della Chiesa. Prima le chiese erano piene, la gente si accostava ai sacramenti. C’erano tanti battezzati, le prime comunioni. Ora tutto ciò è diminuito drasticamente. Quindi la domanda è: cosa sta succedendo? Sembra che i metodi che abbiamo usato con successo per tanti anni o secoli, non funzionino più. Dobbiamo allora ripensare la pastorale? La pastorale della generatività non è una pastorale nuova, è andare all’origine della pastorale e l’origine della pastorale è  Gesù, cioè come evangelizzava Gesù? Per semplificarlo, perché Lui è il Vangelo vivo, attraverso incontri personali molto profondi. In altre parole, se guardiamo i Vangeli, ogni volta che Gesù incontra qualcuno accade qualcosa di significativo per quella persona, lo vediamo con Nicodemo, con Zaccheo, con Matteo, con il centurione, con la Samaritana, con l’emorroissa, con la  cananea. Succede sempre qualcosa, Gesù genera qualcosa nell’altro. Dobbiamo passare da quella che si chiama una pastorale regolamentata, che è quella che abbiamo avuto, di tipo quantitativo: quanti battesimi, quanti battezzati, quanti si sono sposati quest’anno in questa parrocchia? Ad una pastorale che cerca la qualità, qualità, non tanto la quantità, quindi cosa succede? C’è vita cristiana nelle nostre parrocchie? Cerchiamo la fecondità più che i risultati, questa è pastorale generativa. Quindi, si evidenzia moltissimo l’incontro con l’altro, per trovare l’altro non devi aspettare che venga a chiederti un sacramento, devi andare tu all’incontro dell’altro. Quindi la pastorale generativa cambia l’idea del Pastore, ma cambia l’idea dei cristiani, perché in fondo, non si tratta, … Sono necessari, senza dubbio apostoli generativi, ma soprattutto ciò di cui c’è bisogno è di una comunità, accogliente, cioè, deve accadere quello che succedeva con Gesù, la gente va in una comunità e succede qualcosa. Rimane impressionata da qualcosa. Questo, in sintesi, è ciò di cui abbiamo parlato con i seminaristi. Potrebbe essere che i giovani oggi cerchino la vita e ciò di cui hanno bisogno sia che noi portiamo loro questa vita, che è la vita con Gesù? Assolutamente. Penso che… ho sempre pensato che Gesù non  avvicinava mai le persone con la dottrina. Cercava sempre prima un incontro personale e dopo insegnava. Anche se vediamo Gesù che insegnava, però Gesù  dedicava molto tempo a questi incontri personali. Credo che i giovani oggi siano alla ricerca della vita. La dottrina deve basarsi sulla vita e su questo incontro con Lui, così possono accettarla. Altrimenti rimangono con un cristianesimo che è come una morale, è come un insegnamento, ma il cristianesimo non è questo. Il cristianesimo è un incontro con Cristo. Questi giovani che ha incontrato a Nitra sono i futuri pastori della nostra Chiesa. Come possono essere i pastori di cui abbiamo bisogno in questo tempo, che non cadano nel clericalismo di cui parla tanto Papa Francesco?  Credo che un Pastore in qualche modo debba, più che pastoreare – che è una parola che Papa Francesco usa anche quando parla in italiano, la usa così in spagnolo – deve amare. Prima amare, poi pastoreare, perché se ti metti nella posizione di pastore, ti metti in una situazione di superiorità, nel dovere di insegnare. Invece il pastore oggi deve amare prima i parrocchiani, deve amare tutti i fedeli. Facendo cosiì è pastore.  In questo modo è veramente un pastore, e può avere  autorità sugli altri. Questo è fondamentale. Poi quello che ho detto prima, non cercare tanto i risultati ma cercare la fecondità. E un’altra cosa: oggi il pastore deve essere ben consapevole che non  annuncia se stesso, ma annuncia Cristo, quindi deve essere profondamente radicato in Cristo, profondamente in Cristo. Un pastore da solo, che non vive all’interno di una comunità cristiana, che non vive l’amore reciproco con altri, difficilmente può comunicare un amore come quello che Gesù ha annunciato nella vita. Prima ha detto una parola e mi è venuto in mente che questo non accade solo ai preti, ma anche ai cristiani che vivono profondamente la loro fede, ma che a volte dimenticano che non sono loro a salvare le persone, ma è Gesù. Esatto. Questo è importante. Ecco perché dò molta importanza alla comunità. San Paolo, nella prima lettera ai Corinzi, mette in guardia dal personalismo e dice quando alcuni di voi dicono di essere di Apollo, altri dicono che sono di Paolo, altri che sono di Pietro… No, siamo tutti di Cristo, ma Cristo vive nella comunità, nella comunità parrocchiale, nella comunità è presente nell’Eucaristia, che è un mistero di comunione. Quindi questo è fondamentale. Molte volte abbiamo commesso l’errore di annunciare noi stessi, le nostre idee, anziché lasciare parlare Cristo. La Slovacchia si considera un Paese conservatore, ora che c’è il Sinodo che si svolge a Roma, in Vaticano. Ci sono diversi movimenti che vogliono andare avanti e altri che vanno indietro. Come fare per mantenere tutto ciò che è buono, ma anche andare avanti con il nuovo e il buono? Mi ha molto colpito ciò che ha detto papa Francesco l’altro ieri nella prima sessione del Sinodo. Ha insistito molto sul fatto che il protagonista del Sinodo è lo Spirito Santo. E lo Spirito Santo va al di là di questi schemi che sono umani. Un cristiano in quanto cristiano non è né conservatore né progressista, è una persona nuova, è una creatura nuova. Lo abbiamo letto in questi giorni nella Lettera di san Paolo ai Galati.  E’ lo Spirito Santo che ci fa creature nuove con la nostra mentalità. Con la nostra mentalità, con ciò che siamo; quindi credo che dobbiamo superare questi dualismi che non fanno bene alla Chiesa. Lo Spirito Santo è sempre generatore di novità. Perché è lui, è lui all’origine di tutti i carismi, di tutte le novità nella storia della Chiesa. Allo stesso tempo, tutto ciò che lo Spirito Santo promuove nella Chiesa viene dal Padre. Pertanto, anche lui è ancorato all’origine. Questo ti dice che nella Chiesa ci vuole un di più di Spirito Santo, è l’unica maniera per  superare questi dualismi che non ci fanno bene. Grazie mille. E molte grazie a don Jesús per aver partecipato al nostro programma.  Grazie per avermi accolto. Grazie mille anche a voi e ci vediamo prossimamente, arrivederci.   Guarda il video (Attivare i sottotitoli in italiano) https://youtu.be/Y_t77_gM76E?si=urxlZvFkloXOBPfP     (altro…)

Bruxelles: nello spirito della solidarietà

Un impegno che coinvolge forze politiche, istituzioni, movimenti ecclesiali, organizzazioni della società civile e, in prima linea, i giovani. È questo il clima che si è respirato durante il Convegno “Corpo europeo di solidarietà e servizio civile in Europa” il 24 ottobre 2023 a Bruxelles (Belgio). Jesús Morán, Copresidente del Movimento dei Focolari presente all’incontro, condivide le sue impressioni. Martedì 24 ottobre Bruxelles (Belgio) era inaspettatamente soleggiata, contrariamente a quanto ci aspettavamo nel pomeriggio del 23, quando siamo arrivati nella capitale belga e siamo stati accolti da una forte pioggia. Per gli abitanti di Bruxelles, cittadini di innumerevoli Paesi europei, la vista di tanto sole era una novità in pieno autunno; per noi era un buon presagio di ciò che avremmo vissuto quella mattina nell’imponente edificio del Parlamento europeo. Alle 9.15, in un’aula seminariale con una capienza di 30 persone, è iniziato l’incontro promosso da tre associazioni di ispirazione molto diversa: il Movimento Europeo, l’Associazione Caterinati e il Movimento dei Focolari, nell’ambito del Corpo Europeo di Solidarietà (CES), un’iniziativa della Commissione Europea capace di riunire parlamentari di tutti i settori politici grazie al suo background valoriale e costruttivo. L’evento è stato anche un omaggio e un ricordo di David Sassoli – presidente dell’Europarlamento deceduto l’11 gennaio 2022. Per me è stata la seconda partecipazione a un evento simile. Il primo risale a prima della pandemia e si è tenuto al Parlamento europeo a Roma. La provvidenza ha voluto che proprio questo martedì la Commissione Cultura del Parlamento europeo approvasse quasi all’unanimità, mentre stavamo iniziando la sessione, la relazione sulle attività del CES per il periodo 2021-27. Il Movimento dei Focolari era rappresentato non solo dal sottoscritto, in qualità di co-presidente, ma anche da membri del Movimento Politico per l’Unità, New Umanity (presente con 3 giovani) e il “focolare europeo”, con sede proprio a Bruxelles e che interagisce con molte persone delle istituzioni europee, accogliendo anche immigrati e promuovendo attività di dialogo e condivisione di ideali. Non mi soffermo sui dettagli dell’evento che si possono leggere nei vari comunicati stampa apparsi in questi giorni. Vorrei invece sottolineare l’enorme importanza di questi eventi, apparentemente minori e minoritari che, invece, possono segnare la linea di un cambiamento di rotta nelle relazioni internazionali, nelle dinamiche della conformazione sociale delle nazioni e dei popoli; che offre all’Europa un volto diverso, più in linea con l’idea dei fondatori dell’Unione di quanto siamo abituati a vedere, soprattutto in questi tempi, e più coerente con la sua vera identità fondata su valori dalle indiscutibili radici greco-latine e cristiane, come la solidarietà, l’apertura, la tolleranza, la comunione, la democrazia, la trascendenza, la libertà, la fraternità e la pace. È inoltre estremamente significativo che iniziative come il CES abbiano come protagonisti i giovani. È infatti a loro che spetta il compito di guidare il cambiamento di paradigma che tutti auspichiamo. Gli oltre 300.000 giovani che hanno partecipato al programma di solidarietà della Commissione nel corso degli anni dimostrano che sono questi gli obiettivi per i quali sono disposti a spendere tutte le loro energie intellettuali e morali. I giovani non si tirano indietro se offriamo loro obiettivi elevati e facilitiamo il loro cammino. In questo momento drammatico del mondo, la speranza viene da loro e dal loro desiderio di cambiamento. Giovani con la solidarietà nelle vene possono fermare la deriva di incomprensione, polarizzazione, odio e violenza che affligge il mondo. Con iniziative come questa, questi giovani creano cultura – e alta cultura – perché non solo lavorano per le cause più nobili, ma costruiscono nuove relazioni, condividono esperienze e tradizioni e si arricchiscono della loro diversità. Alla fine dell’incontro si è percepita una particolare gioia in tutti i partecipanti, per nulla scontata, soprattutto tra i parlamentari, abituati a infiniti confronti e a lotte di potere a volte spietate. Il sole di Bruxelles ci ha detto, mentre ci dirigevamo verso l’aeroporto, che la nebbia lascerà i nostri cuori se saremo un po’ più generosi e daremo peso a ciò che vale davvero. Solo questo rende tutto più bello, anche questa splendida città.

Jesús Morán

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Vangelo Vissuto: rimanere contagiati

Guardare ai gesti d’amore compiuti dagli altri a volte genera una tensione che, come accade per le calamite, ci attrae, addolcisce il cuore e risveglia in noi il desiderio di “aderire”, di fare lo stesso. È qualcosa che non passa inosservato, capace di contagiare davvero molti. Poesie per la madre Con mia madre non c’era mai stato un rapporto facile. Criticava la mia fede, ritenendomi un’illusa. Dopo essere andata via da casa, il rapporto l’ho mantenuto più con mio padre che, saggiamente, sapeva equilibrare la situazione. Un giorno lui mi chiama: la mamma è in ospedale per una grave malattia. Mentre andavo a trovarla, pensavo a cosa potesse darle gioia. Sapevo che amava le poesie di Attila József, per cui mi sono procurata un audiolibro di lui. La mamma non era più lei, trasformata dal dolore. Ma appena cominciato ad ascoltare quelle poesie, i suoi occhi sono diventati lucenti come se sognasse. Le mie visite successive sono diventate così una scoperta o riscoperta del nostro poeta nazionale, ma una grande gioia è stata per me vedere che lei aveva coinvolto nella lettura o nell’ascolto delle poesie anche altre malate. Per questo suo gesto di carità verso di loro, mi è sembrato di far conoscenza con un’altra persona: “Tu mi hai insegnato che bisogna amare tutti”, ha commentato. Ed io? Io ho raccolto il suo ultimo respiro sereno e fiducioso. (L.M.L. – Ungheria) Tre volte al giorno Nelle uscite solite del nostro bilancio familiare avevamo inserito una somma da mettere a disposizione di chi è in necessità. Solo che quel giorno non riuscivamo a tirarla fuori perché le spese erano molte. Era un vero dispiacere per noi. A questo punto i nostri due figlioli sono arrivati con i loro portamonete e, davanti a noi, hanno versato sul tavolo l’intero contenuto, tutti i loro risparmi. L’episodio ha avuto un seguito quando la nonna è venuta a farci visita e i bambini le hanno raccontato cosa avevano fatto. E lei, guardandoci perplessa: “Ma come, aiutate gli altri quando anche voi siete in difficoltà?”. Prima che potessimo rispondere, a sbloccare la situazione è stato il più piccolo: “Ma nonna, noi mangiamo tre volte al giorno!”. Con quella frase la serenità è tornata e qualche giorno dopo è tornata anche la nonna con una busta in mano: “Questo è il mio contributo che metto insieme al vostro… In fondo anch’io mangio tre volte al giorno!”. (L.R. – Italia)

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno IX – n.1° settembre-ottobre 2023)

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Corso di Formazione alla Sinodalità: chiamati a una missione

Corso di Formazione alla Sinodalità: chiamati a una missione

Una nuova tappa per il Corso di Formazione alla Sinodalità avviato nel 2022 dal Centro Evangelii Gaudium (CEG), centro di formazione all’interno dell’Istituto Universitario Sophia (Loppiano – Italia) in sinergia con la Segreteria Generale del Sinodo. Formarsi alla sinodalità per essere “discepoli-missionari” al servizio della fraternità universale. È questo il focus del secondo anno del Corso di Formazione alla Sinodalità, percorso inaugurato il 12 settembre 2023 per l’anno 2023/2024: https://www.youtube.com/watch?v=v0set08JiKY Avviato dal Centro “Evangelii Gaudium” (CEG), centro di formazione teologico-pastorale presente all’interno dell’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (Italia), con la preziosa collaborazione della Segreteria Generale del Sinodo, il corso avrà inizio il prossimo 6 novembre 2023. Per saperne di più abbiamo intervistato il Prof. Vincenzo Di Pilato, docente di teologia Fondamentale presso la Facoltà Teologica Pugliese in Italia e coordinatore del CEG. Professor Di Pilato, che esperienza è stata quella dello scorso anno e quali i frutti raccolti? Il primo anno del Corso online sulla sinodalità, conclusosi lo scorso maggio, è stato molto ricco e, direi, appassionante. I 248 iscritti appartengono al mondo anglofono (UK, Irlanda, USA, Canada), all’America Latina (Brasile e quasi tutti i Paesi di lingua spagnola), all’Asia (Singapore, Malesia, Filippine, Corea, India), all’Africa (Camerun, Sud Africa, Nigeria, Congo, Kenya, Burundi), a quasi tutti i Paesi europei. Tanti i rappresentanti delle chiese diocesane o nazionali impegnati nel processo sinodale, tra sacerdoti, religiose oltre a molti laici e laiche. In maggioranza erano cattolici di tutte le vocazioni: sacerdoti, suore, consacrati, laici, persino un vescovo, ma anche di altre Chiese sorelle. Nonostante i video e i testi delle lezioni fossero a disposizione su una piattaforma web (soprattutto per chi non poteva seguire a motivo del fuso orario disagevole), ci sono stati studenti dell’Asia che si sono collegati in diretta, alle tre del mattino (ora locale). È stata un’esperienza forte. A conclusione del Corso, presso il Centro di spiritualità “Vinea mea” di Loppiano (Italia), abbiamo poi vissuto in giugno con 130 di loro, il quarto e ultimo modulo in forma laboratoriale presenziale, riprendendo alcune tematiche: il clericalismo, i processi partecipativi e il discernimento comunitario. Diventa ormai chiaro che il Corso, che si aprirà per il secondo anno consecutivo, rappresenta il tentativo di rispondere, insieme ad altri nel mondo, all’appello che lo Spirito Santo, sin dai giorni della prima Pentecoste, ci rivolge ad “uscire” e che vogliamo favorire in piena comunione con il Papa. Tra le tantissime lettere ricevute, riporto quella di una incaricata a livello diocesano del cammino sinodale in Malesia: “Grazie mille per le meravigliose sessioni. Sono davvero grata per l’opportunità di imparare così tanto sulle origini della Chiesa sinodale e della sinodalità.  Mi ha aperto davvero gli occhi sulla grande sapienza e sui suggerimenti offerti dallo Spirito Santo che guida la Chiesa. Onestamente, mentre ascoltavo le sessioni del primo modulo, mi sono sentita così povera, ma al contempo arricchita. Ed è questo il motivo per cui mi iscriverò alle prossime lezioni”. Quali tematiche verranno affrontate in questo nuovo percorso? Cercheremo di metterci anzitutto in sintonia con quanto emergerà dall’Assemblea sinodale del prossimo ottobre. Guardando al testo-base (Instrumentum laboris) su cui lavoreranno i membri dell’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo di ottobre in Vaticano e che ha raccolto i frutti del discernimento comunitario della fase di ascolto iniziata con la consultazione del popolo di Dio a livello locale, nazionale e continentale. Ci siamo resi conto che alcune tematiche apparivano più urgenti di altre. Come ad esempio: la ministerialità, i luoghi e il metodo della partecipazione, la formazione a diventare “discepoli-missionari” al servizio della fraternità universale. Ogni lezione della durata di 3 ore si svolgerà via web ogni lunedì dalle 18.00 alle 21.00 tra novembre 2023 e maggio 2024. Il corso sarà in italiano con traduzione in inglese, portoghese e spagnolo. Anche quest’anno concluderemo con un incontro residenziale in presenza qui in Italia sempre in forma laboratoriale. Le iscrizioni sono aperte a questo link: https://www.sophiauniversity.org/it/centro-evangelii-gaudium/. Il sostegno fattivo ricevuto dalla Segreteria Generale del Sinodo in questi due anni, ci incoraggia ad andare avanti nell’essere costruttori di unità nella Chiesa e nel mondo, secondo quella forma sinodale con cui Gesù ha vissuto la sua esistenza umano-divina con gli Apostoli e con tutti i suoi discepoli. L’ “uscire” a cui ci sospinge lo Spirito Santo, attraverso la limpida voce di Papa Francesco, non equivale, infatti, a disperdersi, a frammentarsi, ma è dilatare la nostra singola interiorità su quella di Gesù Abbandonato e Risorto che abbraccia tutto e tutti. Come recitava il titolo del Documento di lavoro per la tappa continentale del Sinodo, si tratta di “allargare lo spazio della propria tenda” (cf. Is 54,2). Edito da Città Nuova, è stato di recente pubblicato il libro “Sinodalità e Partecipazione. Il soggetto ecclesiale della missione”, da lei curato che raccoglie interventi di illustri personalità del mondo ecclesiastico e teologico. Quale il contributo di questo testo alla luce dei documenti raccolti finora durante le varie tappe del Percorso Sinodale e alle porte della nuova tappa universale? Il libro raccoglie gli interventi offerti in occasione di un seminario di ricerca promosso dal CEG, svoltosi il 24 giugno 2023 al Centro di spiritualità “Vinea mea” di Loppiano (Italia) dal titolo: “Partecipare/presiedere/decidere. Radice sacramentale e dinamica comunionale nel cammino del popolo di Dio in missione”. Ha visto la partecipazione di oltre una trentina di studiosi tra teologi e canonisti ingaggiati nel rispondere all’invito – presente nell’Instrumentum laboris – a riequilibrare il rapporto tra due principi ecclesiologici fondamentali: quello di “autorità”, fortemente affermato nel Codice di diritto canonico vigente, e quello di “partecipazione”, che l’attuale Sinodo sta rilanciando come prassi ordinaria della vita della Chiesa. Come rendere, dunque, effettiva – abbiamo chiesto agli esperti presenti al Seminario – questa partecipazione attiva di ogni membro del popolo di Dio (fedeli e pastori) all’interno delle nostre assemblee? Resterà solo consultiva? O sarà anche deliberativa? Si tratterà di negoziare per una “concessione” giuridica o piuttosto di “riconoscere” la capacità decisionale del soggetto collettivo dell’agire ecclesiale così come emerge dall’ecclesiologia del Concilio Vaticano II? E sarà, pertanto, necessario un aggiornamento del Codice di diritto canonico? Come ha sottolineato il card. Mario Grech, Segretario generale del Sinodo, il cammino sinodale è entrato in una nuova fase: esso è chiamato a diventare dinamica generativa e non a ridursi semplicemente a un solenne momento celebrativo transitorio. Come può, infatti, la Chiesa mettersi in ascolto dello Spirito Santo senza ascoltare l’intero popolo santo di Dio? La risposta a questa domanda ha una ricaduta sulla prassi pastorale (si pensi ai vari Consigli parrocchiali, diocesani, ecc.) e sulla formazione, come pure sulla teologia e sul diritto canonico – come hanno poi esposto con chiarezza il card. Francesco Coccopalmerio, Severino Dianich, Alphonse Borras e P. Coda nei loro densi interventi contenuti nel libro appena pubblicato (https://edizionicittanuova.it/prodotto/sinodalita-e-partecipazione/).

Maria Grazia Berretta

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Braga, Portogallo: Vescovi all’insegna della “mistica del noi”

Braga, Portogallo: Vescovi all’insegna della “mistica del noi”

Dopo la Giornata Mondiale dei Giovani di Lisbona si è tenuto dall’8 al 10 agosto 2023, a Braga, nel nord del Portogallo, il Convegno internazionale dei Vescovi amici del Movimento dei Focolari Sull’onda della Giornata Mondiale della Gioventù che ha inondato Lisbona, 87 vescovi da 42 Paesi si sono fermati in Portogallo per riflettere su “La mistica dell’incontro – Contemplazione e missione in un cambiamento di epoca”, al convegno organizzato dai Vescovi amici del Movimento dei Focolari. Il 7 agosto, in viaggio per Braga, la prima tappa non poteva che essere il Santuario della Madonna di Fatima, proprio nel giorno della festa dei due santi pastorelli, Francesco e Giacinta. Coscienti dei cambiamenti epocali che esigono una risposta adeguata anche da parte della Chiesa, a partire dall’8 agosto, per tre giorni, i vescovi hanno voluto riflettere, e mettere in pratica, la “mistica del noi” come risposta alla nuova tappa di testimonianza e annuncio del Vangelo a cui lo Spirito Santo oggi chiama la Chiesa. Con questo intento, hanno ripreso quanto Papa Francesco ha detto nella sua visita a Loppiano, cittadella del Movimento, nel maggio del 2018, dove aveva affermato che il carisma dell’unità donato da Dio a Chiara è uno “stimolo provvidenziale e un aiuto potente a vivere questa mistica evangelica del noi”. Margaret Karram, Presidente del Movimento dei Focolari, e Jesús Morán, Co-presidente, presenti a tutto l’incontro, hanno offerto il loro contributo. Margaret ha invitato i Presuli a “Partire dall’unità per essere e parlare oggi”. L’unità è la vita di Dio, ha ricordato, e noi che la vogliamo imitare siamo invitati a viverla con il dovere di annunciarla coraggiosamente. La comunione in sala che ne è seguita, ha sottolineato la rinnovata fede nell’importanza di cercare l’unità, nella Chiesa e nel mondo, e la successiva condivisione in vari gruppi linguistici ha permesso di approfondire l’argomento. Si può dire che ogni giornata, con i suoi contenuti, ha contribuito a sperimentare la “mistica del noi”: lo scambio con un gruppo di giovani che hanno partecipato alla GMG; le testimonianze dei Vescovi sul percorso sinodale; l’incontro con il dolore e l’attualità delle Chiese particolari. Approfondimenti  A pochi mesi dall’Assemblea Sinodale dell’ottobre prossimo, il Card. Mario Grech, Segretario del Sinodo, e il prof.  Piero Coda, membro del gruppo teologico del medesimo, in collegamento video, hanno dato il loro contributo. Il Sinodo ha lo scopo di farci riscoprire l’unità nell’unico battesimo, allenarci a vivere insieme nonostante le differenze ed insegnarci ad abitare le tensioni nelle quali inevitabilmente ci troviamo. Una tavola rotonda con l’intento di presentare alcune risposte alle problematiche vive nella Chiesa e nelle società oggi ha suscitato numerose domande e interesse: Padre Fabio Ciardi, OMI, ha sottolineato la ricchezza dei carismi nella Chiesa di ieri e di oggi; Francesca Di Giovanni, già sottosegretario dello Stato Vaticano, ha parlato del posto della donna nella Chiesa, che non deve essere soltanto valorizzata per il “ruolo” che deve occupare, ma concepita nel “dono” che è per la Chiesa. Rosinha e Amândio Cruz, sposati, impegnati nelle strutture dell’Arcidiocesi di Braga, hanno poi presentato alcune dinamiche per il rinnovamento della Chiesa e dell’evangelizzazione sostenute proprio dalle famiglie. L’ultimo giorno, Padre Fabio Ciardi, ha introdotto un tema sulle “piaghe” della Chiesa oggi, presentando la luce che Chiara Lubich ha trovato nella scoperta-rivelazione di Gesù Abbandonato che prende su di sé ogni divisione e genera la riconciliazione, base della mistica del noi. Non sono mancati anche i momenti ricreativi e di arricchimento culturale, come la visita al vicino Santuario Bom Jesus do Monte, dove il Card. Francis Kriengsak, Arcivescovo di Bangkok, ha presieduto la celebrazione eucaristica. Poi, di fronte ad un suggestivo tramonto, la comunità locale dei Focolari ha offerto una cena dai tipici sapori portoghesi, accompagnata da coinvolgenti danze tradizionali. A conclusione dell’incontro, nella Messa presieduta dal Card. Lazzaro You, Prefetto del Dicastero per il Clero, i Vescovi hanno rinnovato l’impegno di mettere in pratica il comandamento di Gesù: “amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 15,12).

Carlos Mana

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Il nuovo libro di Jesús Morán: “Fedeltà dinamica”

Il nuovo libro di Jesús Morán: “Fedeltà dinamica”

Intervista all’autore sull’ultima opera letteraria. Un libro pensato per dare speranza, per mantenere una fede intatta nel carisma dell’unità. Alcune domande al Copresidente del Movimento dei focolari sul suo ultimo libro, edito da Citta Nuova, dal titolo “Fedeltà dinamica”. Jesús, partiamo dal titolo: “Fedeltà dinamica”… Ho voluto usare l’espressione che Papa Francesco ha utilizzato nel suo discorso ai partecipanti all’Assemblea del Movimento dei focolari nel 2021. Lì ha parlato di fedeltà dinamica. Secondo me è un pensiero molto vicino al concetto di fedeltà creativa. Col vantaggio che “dinamica” fa riferimento al concetto greco dynamis che vuol dire forza di movimento. Quindi, fedeltà dinamica è una fedeltà in movimento, che non è statica e questo è molto caro a Papa Francesco. Quando ha parlato a noi in altre occasioni ha sottolineato che i movimenti devono essere proprio “movimento”. Allora mi sembrava che questo titolo fosse più vicino a quanto oggi viviamo nella nostra realtà…  Il libro è diviso in capitoli. Il primo: “tastare il polso del tempo”. Quali le prospettive del carisma dell’unità di Chiara Lubich per l’oggi? Come attualizzare l’identità e la storia del carisma? A me sembra che il carisma dell’unità di Chiara Lubich sia sempre attualissimo. Per quello che riguarda la sinodalità, Papa Francesco sta insistendo nel riscoprirci come popolo di Dio in cammino, dove tutti siamo protagonisti. Sinodo vuol dire “camminare insieme”. Lui vuole una Chiesa dove tutti danno il meglio di sé come parte integrante del popolo di Dio, corpo di Cristo. Ecco, io penso che il carisma dell’unità di Chiara Lubich possa portare molto in questo senso, con la sua spiritualità di comunione, la spiritualità dell’unità. D’altra parte oggi ci sono tanti conflitti, guerre, polarizzazioni massicce dappertutto – nel campo politico, morale, sociale – e forse come non mai si assiste a contrapposizioni quasi irriconciliabili. Credo che anche qui il carisma dell’unità possa contribuire molto con la sua trama dialogica. Quindi oggi il carisma dell’unità va attualizzato, riscoprendo la sua vera identità, andando all’essenziale, al nucleo fondante del carisma. Questa attualizzazione richiede la messa in pratica di due momenti, non in senso cronologico, ma nel senso profondo. Da una parte ascoltare i segni dei tempi, le domande del mondo, della società contemporanea. Dall’altra andare a fondo, pescare in tutte quelle risorse che il carisma ha, alcune delle quali non sono state nemmeno espresse. A me piace molto questo concetto di esprimere l’inespresso che è dentro di noi. È così che si attualizza l’identità. In una fedeltà dinamica. Insieme al processo di purificazione della memoria che stiamo vivendo in questa fase post-fondazionale, penso che siamo pronti per compiere questo passo.  L’attualizzazione di un carisma si realizza con il contributo di tutti e con un cambio di mentalità, una forma mentis. Oltre all’aiuto dello Spirito Santo, cosa possiamo fare per attuare ciò? Senza dubbio l’aiuto dello Spirito Santo è fondamentale perché siamo nel contesto di un’opera di Dio. Ma per attualizzare il carisma ci vuole intelligenza. Non nel senso accademico. Più nel senso di sapienza. Ci vogliono talenti e competenze per ascoltare il grido dell’umanità. È importante cosa si dice nel documento dell’Assemblea Generale del 2021: oggi la domanda dell’umanità che dobbiamo ascoltare è il grido di Gesù Abbandonato. Quindi, oltre lo Spirito Santo, serve l’intelligenza del carisma e la Sapienza che viene dalla vita. E non è un esercizio a tavolino, un esercizio accademico. Si può cogliere il grido di Gesù Abbandonato quando si è a contatto con la sofferenza dei nostri contemporanei. Cos’è la “teologia dell’Ideale dell’unità”? Perché è importante per la fedeltà al carisma? L’ha detto Chiara Lubich stessa, che per il futuro del Movimento dei focolari e del carisma sarebbe importante la teologia. Questo vuol dire approfondire il carisma dell’unità alla luce della Rivelazione, da dove è scaturito, e della ricerca teologica. È un esercizio di intelligenza del carisma che è fondamentale, altrimenti non si incarna e soprattutto, non si universalizza. Senza la teologia dell’ideale il carisma rimane dentro il Movimento. Con una teologia dell’ideale dell’unità il carisma può andare anche fuori, oltre che trovare un fondamento solido. La teologia dell’Ideale dell’unità aiuta a capirlo bene per poter trasmetterlo alle generazioni future. La vita e la testimonianza va sempre prima, ma anche questo lavoro è decisivo. La teologia dell’Ideale dell’unità previene di possibili deviazioni. Il kerigma originale, racchiuso nei Vangeli, ha necessitato dell’arduo lavoro dei Padri della Chiesa, grandi teologi, per essere salvato nella integrità.  Con l’attualizzazione non si rischia di far perdere al carisma la sua identità? Al contrario. È proprio la non attualizzazione che fa perdere l’identità al carisma, perché l’identità di un carisma è sempre dinamica e creativa. Si tratta di essere sempre gli stessi senza essere mai lo stesso. Questo è quello che ho cercato di esprimere. La staticità appunto fa perdere l’identità del carisma perché gli fa perdere la connessione con la realtà. Per me questo è chiarissimo: ci vuole un’attualizzazione costante affinché il carisma mantenga la sua identità. E questo Chiara l’ha fatto durante tutta la sua vita. Il secondo capitolo: “la casa della conoscenza di sé”, prende spunto da una lettera di Caterina da Siena. Qui scopriamo i nostri limiti, i fallimenti, l’autoreferenzialità, il volto di Gesù Abbandonato. Cosa possiamo fare per superare la “prova della conoscenza di sé? Il secondo capitolo è fondamentale in questa fase che stiamo vivendo, in cui abbiamo dovuto fare i conti con i nostri difetti, i nostri errori nell’incarnazione del carisma. Cosa possiamo fare per superare la prova? Bisogna viverla fino in fondo, perché si tratta di riconoscere che noi non siamo all’altezza del carisma. Nessuno di noi è all’altezza del carisma. Da qui scaturisce non un senso di sgomento, bensì una nuova fiducia in Dio, nello Spirito Santo, autore del carisma. Quindi la prova della conoscenza di sé si supera accettando l’umiliazione di non essere all’altezza e deponendo tutta la nostra fiducia in Dio. Il terzo capitolo: “il discernimento alla luce del carisma dell’unità”. Il Papa ci chiede di diventare artigiani del discernimento comunitario. Come procedere? E soprattutto, il carisma dell’unità di Chiara Lubich è un carisma in discernimento? Per Papa Francesco, discernimento e sinodalità vanno a braccetto, sia quello individuale che comunitario.  È un processo molto delicato, perché richiede intelligenza, ma soprattutto ascolto dello Spirito Santo. Il discernimento chiede tutto a noi e tutto a Dio. E questo non è semplice, non è un esercizio di consenso. È andare a fondo nel cercare la volontà di Dio in ogni momento. Credo che il dinamismo tipico del carisma dell’unità, che noi chiamiamo Gesù in mezzo, cioè di meritare la presenza di Gesù fra noi, sia un esercizio di discernimento. Chiara Lubich lo ha spiegato molto bene: per meritare questa presenza ci vuole un distacco completo da noi stessi, un metterci in ascolto dello Spirito Santo. Ci vuole l’amore reciproco. Addirittura Chiara ha sviluppato l’idea dei rapporti trinitari, che trasformano il discernimento comunitario in un “discernimento trinitario”. Quando puntiamo ad avere Gesù in mezzo a noi, facciamo un’esperienza trinitaria, con tutte le debolezze, le fragilità della nostra umanità, corporeità, psicologia. Però la facciamo ed è lì che avviene il discernimento. Questa prassi dei rapporti trinitaria possiamo leggerla alla luce della grande idea di Papa Francesco del discernimento e della sinodalità.  Nel libro parli di due deviazioni: “il sequestro dell’Uno” e “la dissoluzione dell’Uno”. Cosa sono e come evitarle? Queste tentazioni sono davvero due deviazioni della spiritualità dell’unità. Nella prima succede che qualcuno si impadronisce della mission della Comunità e addirittura della mission di ciascuno. C’è qualcuno che centralizza tutto, che senza rendersi conto prende il posto dello Spirito Santo nella dinamica di unità. In questo caso si sequestra il “noi”, il necessario perché ognuno possa fiorire e dare il suo contributo. Qui si verificano gli abusi di autorità, abusi di coscienza, abusi spirituali ed è quindi un rischio forte. Nella dissoluzione dell’Uno succede il contrario, si perde lo spirito di Comunione. Prevale un individualismo esagerato. Se prima qualcuno si impadronisce del noi, in questo caso sparisce il noi e subentra l’individualismo di tutti. La vita di comunità diventa un’organizzazione dove ognuno cerca il suo spazio, la sua realizzazione personale. Anche qui sparisce lo Spirito Santo che è dinamismo della vita cristiana. Come evitarle? Ci vuole un momento di autocoscienza: capire gli errori fatti. Contemporaneamente, tornare al Vangelo vissuto e a un’autentica vita di unità. Soprattutto penso con l’umiltà, la capacità di decentrarsi, l’amore all’altro, il pensare che la persona è sempre un assoluto che non può essere in nessun modo annullato. Quindi penso che la soluzione sia un plus di amore, verità, trasparenza e donazione concreta nella vita di unità, nella vita di comunione. L’unità è un dono dello Spirito, nessuno può sequestrarla col suo potere né dissolverla col suo individualismo. L’unità è una esperienza di Dio che prende tutti noi stessi. Rendiamoci conto. In ultimo, cosa possiamo fare affinché tutti questi argomenti nel libro non rimangano solo buone intenzioni? Penso che sarebbe utile parlarne in comunità. Fare dei momenti in cui leggere alcuni passaggi, dei ritiri ed esaminare la nostra vita alla luce di queste indicazioni. Il libro è pensato per dare speranza, mantiene una fede intatta nel carisma dell’unità, e nel caso si sia smarrita, recuperarla. Mi auguro che mettendo in comune le esperienze si possa ripristinare una vita autentica lì dove non c’è più, perché in tanti posti la vita fiorisce, c’è generatività, ci sono tante cose belle.

Lorenzo Russo

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