Movimento dei Focolari

Vangelo Vissuto: “Il mio Signore sei tu, solo in te è il mio bene” (Sal 16[15], 2)

Mettere Dio al centro e esser certi di non vacillare. Vivere nella pienezza quanto espresso in questo salmo è la consolazione più grande che si possa ricevere: sentirsi guidati e sapere, nel profondo del cuore, che solo Lui fa bene tutte le cose. Semi di Pace Nel nostro condominio crescevano i malumori legati all’amministrazione, alle riparazioni, ai rumori. Un giorno riflettevo sulle parole di un sacerdote: la pace, diceva, comincia dentro di noi, nella coscienza dov’è il seme della verità che è Dio; seme che germoglia con la carità messa in pratica nelle tante situazioni della vita. Parlandone in famiglia, abbiamo escogitato di fare ogni giorno qualche piccola miglioria nel palazzo, senza però che se ne vedesse l’autore. Ad esempio, eliminare le foglie gialle delle piante all’ingresso e rifornirle d’acqua, pulire vetri e cornici dei quadri nell’atrio, forse mai spolverati da quando erano stati messi. Certo, erano compiti di chi veniva pagato per le pulizie, ma alla prima riunione di condominio, l’amministratore ha fatto notare che da un po’ di tempo tutti sentivano l’ambiente più accogliente; stavano anche nascendo idee su come tinteggiare la scala. Quando l’ho riferito ai figli, erano entusiasti. Un contributo a migliorare il mondo può iniziare perfino dal proprio condominio. (C. – Croazia) Il fagotto Fin dagli inizi del nostro matrimonio, ogni cosa è stata sempre messa in comune. Un giorno mia moglie ed io ci siamo seduti attorno a un tavolino per impostare l’economia familiare. Al di là delle cifre aride, ogni uscita e ogni entrata segnavano una crescita nella qualità del rapporto fra noi. Abbiamo coinvolto anche i nostri figli. Da allora è diventato normale che il paio di scarpe poco usato mi venisse indicato come necessario a qualcuno o che tra le uscite indispensabili ci fosse una somma da mettere a disposizione del prossimo in difficoltà. Un ulteriore passo è stato il cosiddetto “fagotto”: l’attenzione a dar via ciò che non era strettamente necessario. Soltanto dopo ci siamo accorti dell’importanza di questo atto. Abbiamo avvertito di essere entrati in rapporto con quanti potevano avere bisogno di tutto. Anche una matita, un libro, una coperta diventavano segno di attenzione verso il prossimo. Questo modo di fare ha rinnovato la nostra vita. (L.R. – Olanda) Fidarsi Avevo perso il lavoro, ma ero fiduciosa che la Provvidenza di Dio me ne avrebbe fatto trovare un altro: non avevo forse sperimentato più volte il “date e vi sarà dato” (Lc 6,38) come risposta al mio cercare di mettere in pratica l’amore evangelico? Quel giorno stesso, in parrocchia dovevo raccontare la mia esperienza cristiana. Dopo aver accennato anche che ero in cerca di un lavoro, una ragazza presente a quell’incontro mi ha segnalato che nell’azienda paterna stavano cercando appunto un impiegato. È così che, fidandomi, ho trovato lavoro. (F.I. – Italia)

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VIII, n.2, maggio-giugno 2022) (altro…)

Vangelo Vissuto: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli” (Gv 13,35)

Amare l’altro generando il bene, andando oltre i limiti oggettivi che la vita ci impone, oltre i nostri pregiudizi, abbattendo barriere per costruire legami fraterni. È il mandato del comandamento nuovo dato da Gesù, il segno distintivo del cristiano: la reciprocità nell’amore. Due frittelle Siamo due sposi cristiani e siamo poveri. Non molto tempo fa abbiamo saputo che una ragazza del Burundi, povera anche lei, aveva piantato un albero e ora ne raccoglieva i frutti per aiutare chi ha fame. A noi non era mai venuto in mente di poter fare qualcosa per gli indigenti: le entrate della nostra famiglia, infatti, coprono appena le uscite di ogni mese, per cui aspettavamo sempre il giorno in cui avremmo avuto qualcosa di “superfluo” da dare. Ma l’esempio di quella ragazza non ci ha lasciati tranquilli, anzi ci è stato di grande incoraggiamento a mettere da parte il ricavato della vendita di due frittelle al giorno, dato che gestiamo un piccolo punto di vendita nel nostro quartiere. Ora alla fine di ogni mese abbiamo sempre un piccolo fondo per gli altri e, anche se è una piccola cosa, questo atto di amore ci aiuta a condurre con più attenzione anche questa nostra attività. Qualcuno, venuto a conoscenza della nostra esperienza, ha osservato che questo gesto è come l’obolo della vedova che sappiamo dai Vangeli. Sì, è così, e ne siamo molto felici. (R.J.O. – Kenya) Un omaggio floreale Nel nostro villaggio ci sono poche farmacie. In quella più vicina a casa non andavo volentieri perché la farmacista aveva un modo di fare scontroso e sembrava sempre arrabbiata. Non essendo l’unica ad avere questa impressione negativa, avevo deciso di non andare più in quella farmacia. Ma una domenica, alla messa, ascoltando il sacerdote parlare di amore al nemico, mi è venuta in mente proprio lei, la farmacista. Conoscendo il suo nome, approfittai dell’onomastico per portarle in dono dei fiori. A quel semplice gesto, lei quasi si è commossa e s’è rivelata di una amabilità inconsueta. Per me è stata la conferma di una frase di san Giovanni della Croce: «Dove non c’è amore, metti amore e troverai amore». Una legge evangelica che vale per ogni situazione. Dopo quei fiori alla farmacista, qualsiasi situazione difficile si presenti, metto in pratica il motto di quel santo e l’effetto è assicurato. Anche i miei figli ormai sanno che per vincere ogni difficoltà nei rapporti ci vuole più amore, ed è bello raccontarsi queste piccole o grandi vittorie quotidiane. (J.K. – Serbia) A braccia aperte Mio marito è cattolico, io sono evangelica. Abbiamo imparato ad accettarci nella nostra diversità. Quando nostra figlia è stata battezzata nella Chiesa cattolica, era presente anche il pastore luterano e da allora è nata fra loro un’amicizia che ha dato il via a diverse iniziative: preghiere comuni, manifestazioni per la pace, un servizio di visite agli ammalati… Sono responsabile delle attività ecumeniche nel mio consiglio parrocchiale, ma per amore della parrocchia cattolica dedico anche del tempo a raccogliere fondi per la Caritas. Da quando è stato aperto un centro d’accoglienza per rifugiati politici (per lo più musulmani provenienti da Tunisia, Libia, Romania, Bosnia e Kosovo), s’è intensificata la collaborazione fra cristiani cattolici, evangelici e ortodossi. Una coppia di amici rumeni, partiti per il loro Paese, ci ha affidato temporaneamente la figlia e inoltre abbiamo “adottato” una famiglia musulmana in difficoltà. Fare nostre le necessità altrui è una vera ricchezza per la nostra famiglia. (Edith – Germania)

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VIII, n.2, maggio-giugno 2022) (altro…)

Vincere per il bene comune

Partecipare ad un concorso cinematografico e utilizzare il premio per aiutare il prossimo. A pochi giorni dalla chiusura della Settimana Mondo Unito (SMU) 2022, condividiamo un’esperienza che arriva direttamente dalla Giordania. Una vera azione di ecologia integrale portata avanti dai ragazzi dei focolari sulla scia della campagna #DARETOCARE. “Vorrei invitarvi a intraprendere, insieme, un viaggio. Un viaggio di trasformazione e di azione. Fatto non tanto di parole, ma soprattutto di azioni concrete e improcrastinabili. (…) L’ecologia integrale è un invito a una visione ‘integrale della vita’, a partire dalla convinzione che tutto nel mondo è connesso (…).” Con queste parole Papa Francesco, attraverso un videomessaggio si rivolge ai partecipanti del “Countdown”, evento digitale di TED sul cambiamento climatico, svoltosi nell’ottobre del 2020. Un invito a “fare” concretamente, per il bene del pianeta e di tutti noi: aver cura della casa comune e andare incontro ai bisogni dei suoi abitanti. Basta partire da piccole azioni, come hanno fatto questi Gen 3 della Giordania, i quali, con uno sguardo attento sul #DARETOCARE, sono riusciti davvero a creare un circolo “virtuoso” presentando il loro cortometraggio sull’ecologia “Nature Karma” al Middle Eastern Film Festival (Festival del Cinema del Medio Oriente). Raccontare l’importanza della cura per l’ambiente e vincere un premio è stato solo il primo passo per decidere, con convinzione, di voler dare una mano agli altri.

 A cura di Maria Grazia Berretta

https://youtu.be/LSECHZhVNlI (altro…)

Vangelo vissuto: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri” (Gv 13, 34).

Comprendere la preziosità di un amore immenso, ricevuto senza merito, e rimetterlo in circolo. È questo il significato del comandamento nuovo: fare spazio alla forza dell’amore senza limiti di Gesù in noi e lasciare che il suono meraviglioso di questa visita si propaghi, come una eco, verso chiunque. Una ricetta vincente Sposati da neanche quattordici anni senza una vera crisi, entrambi con una formazione cristiana, siamo consapevoli della fragilità dell’amore coniugale. La sfida più grande è l’educazione dei bambini: di qui certi disaccordi. Per esempio, quando si tratta di dare loro una punizione, sarei più indulgente di Pavel. Talvolta li difendo irrazionalmente. Qui mi aiuta pensare che anche mio marito vuole il loro bene e cerco di rispettare ciò che sente come dovere di padre (tra l’altro, tante volte mi rendo conto che lui ha ragione). Prego quando non so cosa fare. Cerchiamo anche di attuare le parole consigliate da papa Francesco: «Per favore, grazie, mi dispiace», oppure «che il sole non tramonti sulla tua ira». Per esperienza personale, ritengo importante rispettare il tempo che l’altro impiega per affrontare una situazione difficile. In tali momenti cerco di esprimere il mio amore con un bacio, una carezza. Il matrimonio educa veramente all’alterità. Abbiamo visto che funziona la ricetta di elogiare l’altro anche per cose minime. Pavel ne è un maestro. (K.S. – Repubblica Ceca) L’ospite Fin dall’inizio della pandemia, la comunità di cui facciamo parte si era impegnata a mantenere i contatti con i membri del gruppo per assicurarsi che tutti stessero bene, dando la priorità alle persone sole. Quando una di queste, normalmente molto attiva, si è fratturata il braccio destro in seguito a una caduta, mio marito ed io le abbiamo offerto ospitalità per qualche tempo da noi. Ha accettato. Intanto, in vista delle festività di fine anno, venivano imposte nuove norme sanitarie più restrittive e, siccome la nostra ospite si sarebbe ritrovata isolata per Natale e Capodanno, le abbiamo proposto di prolungare il soggiorno da noi. Colpita dallo spirito di vera famiglia della nostra comunità, lei l’ha attribuito all’attuazione del precetto di Gesù «Ciò che avete fatto a uno dei miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». E quando, ormai fisicamente più autonoma, è tornata a casa sua, consapevole che il Vangelo può diventare fondamento di vita, si è messa subito ad aiutare chi poteva aver bisogno. (Constance – Canada) “Quel” violino Quando avevo dodici anni, il matrimonio dei miei genitori si è sfasciato, ma per altri dieci anni abbiamo continuato a vivere nello stesso appartamento: mia madre ed io in una stanza, mio padre nell’altra. Il resto dei locali era di uso comune. Le scenate per il divorzio mi avevano resa insicura e timorosa. Schierata dalla parte di mia madre, avevo dovuto restituire a mio padre perfino il violino sul quale mi esercitavo. Una volta cresciuta, avrei voluto presentargli il mio fidanzato, ma lui non ha voluto incontrarlo, non è venuto al matrimonio e non ha desiderato neppure conoscere i due nipotini che sono nati. Noi però non ci siamo arresi e per vivere coerentemente la nostra fede cristiana, dimenticando le vecchie ferite, abbiamo continuato a scrivergli e ad invitarlo da noi. Finalmente un giorno è venuto a conoscere genero e nipoti. Sentendosi voluto bene, pian piano ha cominciato a rimanere sempre più a lungo e a portare regali ai bambini. Quando è venuto a sapere che uno di loro stava imparando a suonare il violino, ha riportato “quel” violino. (S. – Ungheria)

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VIII, n.2, maggio-giugno 2022) (altro…)

Vangelo Vissuto: i frutti dopo la semina

Il Vangelo parla dell’amore di Dio. Seminare, portare questo annuncio e scegliere di viverlo è espressione di una libertà bella e fruttuosa che ci viene concessa. Riunione di condominio Quando arrivò l’avviso della riunione di condominio, il mio primo pensiero fu: trovare la scusa di un altro inderogabile impegno. Il figlio più piccolo, sentendomi lamentare per queste riunioni che ritenevo non servissero a niente, obiettò: “Ma papà, è un’occasione per far diventare famiglia tutto il condominio!”. Già, non ci avevo pensato. Ma come riuscire a trasformare quell’incontro in qualcosa di bello e in una novità? Col contributo di tutti in casa inventammo un gioco a premi, tipo indovinello, riguardante i nomi degli inquilini, il numero di figli, il tipo di lavoro… Poi un programma per combinare visite e cene, poi un elenco di compleanni e altre ricorrenze. Più nascevano idee e più aspettavo la riunione. E fu una vera festa. Mia moglie aveva preparato dei dolci, i figli i cartoncini per combinare le visite; nostra figlia, brava a disegnare, i diplomi-premio per i vincitori. Insomma, mai come quella sera la riunione condominiale ci sembrò breve. Iniziava a circolare un’altra aria nel palazzo. R.M. – Italia Bamboline Dopo la morte di papà, pensando alla mamma che non poteva più vivere da sola, fra noi figli circolava la domanda: “Saremo costretti a collocare mamma in una casa di riposo?”. La mia famiglia, infatti, occupa un appartamento troppo piccolo per ospitarla. Al che, io e mia moglie abbiamo deciso di fidarci della provvidenza di Dio e con questo animo abbiamo preso in affitto per la mamma l’appartamento accanto al nostro, che nel frattempo si era liberato. Sembrava un azzardo invece l’arrivo della nonna ha arricchito la vita dei nostri figli e la nostra. Bravissima a confezionare bamboline di stoffa, ha cominciato a regalarle a chi aveva bambini. È intervenuta poi una persona della parrocchia che le ha apprezzate, mettendo in piedi un mercatino dove venderle insieme ad altri oggetti di cucito. Oggi l’alloggio di mamma è diventato un piccolo centro artigianale e una scuola per chi ha tempo libero. Siamo felici di vederla gioiosa e quasi ringiovanita nel sentirsi utile. J.H. – Francia Il portafogli Ero andato a trovare mia madre nel paesino dove vive. Non so perché, ma prima di passare da lei, ho sentito la spinta a prendere un cappuccino al bar. Lì, avendo scorto un portafogli sul piano davanti la cassa, ho chiesto alla cassiera di chi fosse. Lei ha interpellato i clienti presenti, ma il portafogli non apparteneva a nessuno di loro. Esaminati i documenti, il nome del proprietario era un conoscente di mia madre, quindi attraverso di lei avrei potuto farglielo avere. La cassiera conosceva mia madre, pertanto mi ha affidato il portafogli. Non molto lontano dal bar vedo il proprietario. Lo saluto, scambiamo qualche parola e poi gli chiedo se ha con sé il portafogli. Quando si è reso conto di non averlo, gliel’ho mostrato. L’ho lasciato che non finiva di ringraziarmi. Più tardi, ripensando a quella improvvisa spinta a passare dal bar, mi sono reso conto che talvolta, inconsapevolmente, diventiamo strumenti per fare del bene. J.M. – Slovacchia

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VIII, n.2, marzo-aprile 2022) (altro…)

Vangelo Vissuto: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura» (Mc 16,15).

Proclamare la Parola, non è semplicemente parlare, piuttosto è un’azione concreta, che si manifesta nella vita, nella relazione con l’altro, con il creato. È una missione: quella di essere fratelli e sorelle, l’immagine del Regno di Dio nel nostro tempo. Artigiani di pace Il Burundi è un Paese molto bello, ma dopo la guerra civile migliaia di persone delle diverse etnie sono emigrate e ora siamo sparsi in tutto il mondo. I tutsi sono fuggiti dagli hutu e viceversa, senza contare il regionalismo che oppone gente del Sud a quella del Nord ed è molto forte soprattutto quando si tratta di spartizione del potere. E noi cristiani, cosa facciamo? Qui in Canada mio marito ed io abbiamo pensato di creare un piccolo mondo nuovo nell’ambito della comunità burundese: attraverso varie attività culturali e sportive, diamo modo non solo ai nostri compatrioti, ma anche ad altri africani e ai nostri amici e vicini del Québec di incontrarsi attorno a un pasto tradizionale, a un drink, a buona musica. Il nostro principale obiettivo è contribuire alla realizzazione del testamento di nostro Signore: “Che tutti siano uno”. Siamo convinti, infatti, che ogni cristiano debba contribuire, a suo modo, alla realizzazione di questo progetto. Ora, diversi burundesi sono in contatto permanente e si stringono la mano, cosa che prima non facevano. Florida K. – Canada Una decisione comune Un giorno, accorgendomi che qualcosa preoccupava una collega, la avvicinai e con delicatezza le chiesi di lei. Fu allora che prese a confidarmi che aveva deciso di ospitare a casa sua una sorella malata di cancro nella fase terminale. Nel raccontarmi che aveva bisogno di cibi speciali, tra cui un tipo di latte molto costoso, sentii di voler contribuire anch’io. Potevo attingere dal mio conto, certa che mio marito sarebbe stato d’accordo, ma stavolta volevo decidere assieme a lui. Non sempre l’avevo fatto in passato, specie per spese di poco conto. Ma da quando ci eravamo impegnati a vivere con più convinzione le Parole del Vangelo, eravamo diventati più sensibili al fatto che “è più bello insieme”. Così, dopo essere rincasati entrambi dal lavoro, gli ho parlato della collega e dell’aiuto che avrei voluto darle. Lui mi ha subito appoggiata. Non solo: ha suggerito di elargire una somma doppia di quella che avevo previsto. Il suo volto esprimeva una grande gioia. Questa attenzione al prossimo sofferente ci ha fatti sentire più uniti. Thanh – Vietnam Ottimizzare i rapporti Spesso ho la tentazione di “ottimizzare il tempo”, secondo un mio programma, rimanendo poi male quando l’ordine dato alle cose da fare viene sconvolto da un imprevisto: quell’imprevisto che tante volte veicola una volontà di Dio e dà un sapore diverso alla giornata. Sempre più, invece, mi sto rendendo conto che, nella trama del quotidiano, l’atteggiamento migliore è “ottimizzare i rapporti” con ogni prossimo che incontro. E qui la fretta è il grande nemico! Provo allora a fermarmi, ad esempio, con i pensionati sotto al palazzo, con la vicina di pianerottolo, da poco dimessa dall’ospedale. Fermarmi per dire un bel “buongiorno” al condomino agli arresti domiciliari, che tanti emarginano per paura e avvisarlo che oggi taglieranno l’acqua a tutto il quartiere a causa di lavori di manutenzione. Ciro – Italia

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VIII, n.2, marzo-aprile 2022) (altro…)