Movimento dei Focolari
Il 2022 attraverso gli occhi del Gen Verde

Il 2022 attraverso gli occhi del Gen Verde

Le emozioni vissute in un anno indimenticabile e le prospettive per il nuovo anno Il 2022 difficilmente lo dimenticheremo. La guerra in Ucraina, paragonabile ad un virus ancora senza vaccino ci ha segnati ogni giorno di quest’anno che volge al termine. È stata però un’occasione per tanti artisti nel dare messaggi di pace e speranza. E così è nato il brano “We Choose Peace”, inciso dal gruppo artistico internazionale Gen Verde proprio con l’inizio del conflitto in Ucraina. Il videoclip, registrato insieme ai giovani della cittadella di Loppiano e lanciato durante la Settimana Mondo Unito, è stato di forte attualità durante tutto il 2022, soprattutto ai vari concerti in giro per l’Europa. La band ha inciso anche un altro brano, “Walk On Holy Ground”, scritto in particolare per i seguaci di San Vincenzo de’ Paoli ma anche per tutti quelli che si sentono chiamati a seguire Gesù. “Sentirmi guardata ed amata da Colui che mi ha scelta così come sono – racconta dal Gen Verde Andreína Rivera cantante Venezuelana – mi ha dato la forza di continuare con ancora più convinzione”. Quest’anno è stato anche caratterizzato dal ritorno dei concerti nelle piazze e nei teatri, con workshop e laboratori, dopo poco più di due anni di stop dovuto dalla pandemia. Vari i concerti del Gen Verde in Italia e in uno speciale tour europeo. L’esperienza più forte si è vissuta nel carcere femminile a Vechta, in Germania. “Per la prima volta sono stata in grado di non sentirmi in prigione. Era così bello – ha raccontato una detenuta al termine del concerto -. Non ho sentito nessuna differenza, loro erano come noi. Alcune di loro avevano anche le lacrime negli occhi. Ci hanno capito davvero”. E ancora: “Molte canzoni erano così adatte alla nostra situazione, soprattutto la canzone “On the other side” perché aiuta a non giudicare chi è diverso da te”. Un’altra detenuta sottolinea come “il tempo è passato così in fretta e non volevamo che finisse. Le storie delle canzoni sono anche il mio passato ed è per questo che non mi sento sola con il mio dolore. Ora so che anche altre persone con le stesse storie, con lo stesso dolore, sono riuscite a ritrovare la felicità”. Dicevamo del ritorno dopo la pandemia. Per il Gen Verde è stato emozionante riprendere con lo Start Now Workshop Project, cioè ritrovare i giovani nei laboratori artistici e salire sul palco insieme a loro. “È stato forte incontrare i giovani da diverse parti d’Europa – confida dal Gen Verde Raiveth Banfield, cantante panamense -. Donando le nostre esperienze tanta luce riaffiorava nei loro occhi. Una conferma che vale la pena vivere per la fratellanza universale”. A queste parole fanno eco quelle di due giovani ragazze slovacche: “Prima di venire non sapevamo bene a cosa andassimo incontro. All’inizio non volevamo neanche uscire da noi stesse. Poi nei workshop abbiamo scoperto che tutti avevamo tanto in comune, anche se non ci conoscevamo o non potevamo capirci per le lingue diverse. Così abbiamo scoperto che ognuno di noi ha una piccola luce dentro di sé, nonostante qualche piccola oscurità. Questa esperienza è indimenticabile: la porteremo con noi per il resto della vita”. Al Gen Verde si comincia a intravedere un 2023 pieno di sorprese e novità. “Ci prepariamo da vari mesi perché sarà carico di viaggi, tour, concerti e anche di varie sorprese – afferma Alessandra Pasquali, cantante e attrice italiana -. Non possiamo svelare ancora molto perché ci sono cose in elaborazione, tanto lavoro in corso”. Nei primi mesi del 2023 il Gen Verde sarà di nuovo in Germania e poi in Austria, Romania e d’estate in Portogallo per la Giornata Mondiale della Gioventù, oltre che in varie città italiane. Tra queste ultime il 24 febbraio ad Assisi ci sarà un concerto dedicato alla pace.

Lorenzo Russo

Info: https://www.genverde.it/ (altro…)

Bangui, Centrafrica: una scuola per cambiare il futuro

Bangui, Centrafrica: una scuola per cambiare il futuro

Nella periferia della capitale della Repubblica Centrafricana è nata una scuola fondata da membri dei Focolari. Ad oggi accoglie più di 500 bambini, molti dei quali, dopo lunghi periodi di guerra, devono recuperare gli anni scolastici persi. Siamo a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, Stato che si trova nella parte interna e centrale del continente africano, senza sbocchi sul mare. La capitale è situata a sud-ovest, in una zona di confine con la Repubblica Democratica del Congo. Quattro anni fa in un quartiere periferico di Bangui è nata una scuola materna ed elementare chiamata Sainte Claire (Santa Chiara), che attualmente ospita 514 alunni. È stata fondata dopo un appello che Papa Francesco e Maria Voce, presidente dei Focolari in quel momento, avevano lanciato: andare incontro ai bisogni della gente, in particolare verso le periferie. “Per noi il bisogno più urgente era l’educazione – spiega Bernadine, membro dei Focolari e direttrice presso la scuola Sainte Claire – perché, dopo lunghi anni di guerra, molti bambini avevano perso diversi anni di scuola. Potevamo quindi aiutarli a recuperare, per raggiungere il livello dei loro coetanei.” Essendo situata in un quartiere di periferia, la scuola ha accolto fin da subito tanti bambini nati in famiglie fuggite dalla città, dove la guerra ha distrutto le loro case. “Vengono qui per rinascere, per ricominciare una nuova vita” – continua Bernadine. L’istituto Sainte Claire è cattolico e, fondato da membri del Movimento dei Focolari, cerca di trasmettere insegnamenti basati sulla cultura dell’Unità. La direttrice spiega: “ogni giorno inizia con le preghiere del mattino; poi lanciamo il dado dell’amore, sul quale si leggono delle brevi frasi per vivere bene la giornata. Il giorno dopo, prima di lanciare nuovamente il dado, si condividono le esperienze vissute il giorno prima. C’è chi ha aiutato la mamma a lavare i piatti, chi si è riappacificato con l’amico dopo un litigio,…” Al momento la guerra nel Paese è sospesa e la situazione a livello politico è più tranquilla. Rimangono però ancora molte conseguenze che hanno impatto sulla popolazione, tra le quali il coprifuoco dalle 20.00 alle 5.00 del mattino. Poi vi sono numerose complicazioni legate a fattori economici e sociali. Spiega Bernadine: “Pochi giorni fa, ad esempio, c’è stata una grande pioggia che ha danneggiato i cavi della corrente elettrica. Da quel momento abbiamo a disposizione l’elettricità solo per 2-3 ore al giorno. Questo cambia molto la vita delle persone: a partire dal cibo, che non può essere conservato. Per non parlare poi di tutti coloro che lavorano con la corrente: non possono portare avanti le loro attività per diversi giorni!” Poi si è aggiunta la pandemia. Nel 2020 l’istituto Sainte Claire ha dovuto concludere definitivamente l’anno a marzo invece che a giugno, avendo un forte impatto sull’educazione degli alunni, nuovamente rimasti senza scuola. Ma sono state dure anche le conseguenze a livello economico per tutto il Paese: le frontiere sono state chiuse e la Repubblica Centrafricana, priva di accesso al mare, ha avuto difficoltà con la consegna di merci dall’estero. Si è assistito dunque ad un forte aumento dei prezzi. Nonostante le difficoltà del momento, comunque, le attività della scuola sono riprese e proseguono: “durante la Settimana Mondo Unito di quest’anno (dal 1° al 9 maggio) i bambini hanno aiutato a costruire un campo sportivo, piantando i semi del prato, in modo da poterlo poi usare come luogo dove fare sport insieme tra qualche mese.” L’educazione, dunque, non si ferma, nemmeno in mezzo alle difficoltà: permette ancora di piantare nuovi semi di speranza, per un futuro migliore.

Di Laura Salerno

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Il vaccino, un bene globale

Ha preso il via oggi alle 13.00 ora italiana “A Vaccine for all – Vaccino per tutti” la campagna mondiale per l’accesso globale ai vaccini contro il Covid-19, insieme a un’azione-simbolo per portare cure e la possibilità della vaccinazione alle popolazioni  che vivono lungo il Rio delle Amazzoni in Brasile. A promuoverla è una rete internazionale di oltre 40 organizzazioni di diversi Paesi, appartenenti a svariate culture e religioni. “La possibilità di essere vaccinati non dovrebbe essere un’esperienza per pochi privilegiati, ma il diritto di ogni persona. Per questo lavoriamo sia a livello politico che comunitario per garantire ad ogni persona il proprio diritto al vaccino”. È di Conleth Burns, giovane nordirlandese di 23 anni, laureato in Legge, l’intervento di apertura della conferenza stampa che ha dato il via alla campagna. La data non è stata scelta a caso: è la vigilia del Vertice mondiale del G-20. Mario Bruno, italiano, presidente internazionale del Movimento Politico per l’Unità, promotore della campagna insieme ai Giovani per un Mondo Unito dei Focolari, chiarisce che è stata scelta perché proprio domani si conoscerà verso quale soluzione si orienterà la comunità internazionale: la sospensione o la condivisione dei brevetti, con una sorta di ‘patent pool’ con cui le case farmaceutiche decidono di condividere le licenze per la produzione dei propri prodotti nei Paesi più poveri. “Chiediamo che si realizzino accordi con le imprese farmaceutiche produttrici per stabilire prezzi calmierati alla portata anche dei Paesi più poveri e che i Governi, spinti dal desiderio di attuare la fraternità universale e non da nuove forme di colonialismo, finanzino i vaccini anche per gli altri Stati più poveri.”. Accanto a questa mobilitazione globale parte in contemporanea una campagna sanitaria nella regione amazzonica del Pará (Brasile) in sostegno al progetto “Barco Hospital Papa Francisco” che opera dal 2019 per le popolazioni dei “ribeirinhos” che vivono lungo il Rio delle Amazzoni e non possono raggiungere i luoghi di cura. A spiegarlo è Klara Piedade, giovane laureata in Giurisprudenza dello Stato del Parà in Brasile. Rappresenta i Giovani per un Mondo Unito dei Focolari che hanno promosso la campagna all’interno dell’ultima edizione della Settimana Mondo Unito che quest’anno aveva il proprio focus nel concetto e nella pratica della “cura” in ogni ambito: politico, ambientale, sociale, economico. “Come brasiliana posso dire che la realtà della pandemia per le popolazioni indigene e fluviali è molto peggiore dei dati ufficiali. Si tratta di persone per lo più dimenticate dalla società, lontane dai centri urbani e dai luoghi di cura e che oggi vivono non solo una crisi sanitaria, ma anche una crisi sociale, economica e ambientale. Con questa campagna proponiamo una donazione online per curare e sostenere gli abitanti di questa regione che vivono sulle rive del Rio delle Amazzoni e che non hanno accesso all’assistenza sociale e sanitaria”. Edson Galego, infiermiere brasiliano che vive a Obidos nella bassa Amazzonia lavora direttamente al progetto: “Dal settembre 2019 la nave-ospedale Papa Francesco ha già raggiunto oltre 700 mila abitanti lungo il Rio delle Amazzoni, grazie all’ impegno di tanti volontari e aiuti economici, che comunque non bastano. Ciò che serve in questo momento sono i vaccini e lo Stato assiste soprattutto coloro che vivono nei centri urbani. Ora la situazione si è aggravata: siamo nel periodo delle grandi piogge, il livello del fiume è salito, inondando le comunità lungo il fiume, impedendo la pesca e la navigazione verso le città per comprare cibo, farmaci e materiale sanitario e altri generi di prima necessità. Crediamo che soltanto con una rete mondiale possiamo veramente puntare alla fraternità universale, e insieme abbracciare concretamente questo pezzo di umanità, sofferente ed esclusa”. Sr. Alessandra Smerilli (Sottosegretario del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, coordina la task-force Economia della Commissione vaticana COVID) evidenzia l’aspetto legato alla giustizia:   “Qui non si tratta di fare la carità: – spiega – a chi sta peggio di noi, non si danno le briciole. E’ una questione di debito di giustizia nei confronti di chi è più povero. Non ci salveremo se non tutti insieme, come ci ha ricordato papa Franceso. Cioè: non saremo salvi finchè non saremo tutti curati, soprattutto i più vulnerabili, poveri e dimenticati. Credo che questo progetto vada nella direzione giusta: la sospensione almeno temporanea dei brevetti, ma anche la calmierazione dei prezzi. Sappiamo anche che è una questione di distribuzione delle tecnologie: dovremmo anche essere in grado di studiare vaccini che non vengono solo progettati nella parte occidentale del mondo. Tutto questo è molto difficoltoso per alcune popolazioni. Impegniamoci a realizzare vaccini facilmente producibili e trasportabili ovunque”. Yassine Lafram, Presidente Unione Comunità islamiche d’Italia (UCOII) sottolinea l’elemento imprescindibile della corresponsabilità personale e degli Stati rispetto all’attuale pandemia e alle sue conseguenze a livello mondiale: “Siamo convinti che riusciremo a rialzarci tutti se la responsabilità sarà condivisa. Siamo tutti collegati e rischiamo che, quando avremo vaccinato intere popolazioni, ce ne saranno altre che, perché indigenti, non riusciranno a vaccinare neppure l’un per cento. Speriamo che da qui possano partire altre campagne di vaccinazione soprattutto per le popolazioni disagiate”. Gianfranco Cattai, coordinatore di Retinopera ha allargato l’orizzonte sulla necessità di offrire risposte di giustizia sanitaria più ampie alle popolazioni disagiate. “Questa è una campagna molto concreta e spero che possa innescare sviluppi futuri: mi riferisco alla produzione dei farmaci essenziali nei Paesi impoveriti, affinché possano essere prodotti localmente”. Importante l’intervento di Vinu Aram direttrice dello Shanti Ashram (India) che sostiene che nell’idea del vaccino per tutti ci sia un elemento etico importante. “Curare se stessi non è sufficiente. Sia papa Francesco che il Mahatma Gandhi ci invitano alla pratica della solidarietà. Per la prima volta nel mondo gli scienziati hanno collaborato per realizzare vaccini. Sostengo questa campagna del vaccino per tutti e facciamo questo appello non solo per gli indiani, gli americani o gli italiani, ma proprio per tutti, perché la famiglia globale possa sognare e vivere la vera solidarietà”. Stefano Comazzi presidente della ONG Azione per un Mondo Unito (AMU), che in collaborazione con l’Associação Lar São Francisco de Assis na Providencia de Deus  gestirà il progetto “Prevenzione, vaccino e cura per i “ribeirinhos” – Barco Hospital Papa Francisco”, ha spiegato in dettaglio il tipo di sostegno sanitario, sociale ed economico: “Le cure mediche avverranno nell’alveo dell’esistente programma sanitario delle barche-ospedale con triage, diagnostica e cure specializzate quando necessario. Per la prevenzione e profilassi, in collaborazione con i capi locali, si faranno azioni di orientamento e sensibilizzazione sull’igiene, il distanziamento sociale e la consegna di confezioni di protezione ed igiene. Il costo stimato delle confezioni è di € 15. Il programma di aiuti per le famiglie più vulnerabili prevede la distribuzione di pacchi viveri e beni per l’igiene personale e la disinfezione. Il costo medio di ogni unità è stimato in € 17”. Infine ha evidenziato un elemento che dice l’unicità di questo progetto: si tratta della reciprocità “alla quale come AMU attribuiamo grande importanza, perché nessuno si senta un beneficiario passivo, ma si creino legami di fraternità tra le comunità di coloro che donano i loro contributi con quelle che li ricevono. Le comunità visitate dal “Barco Hospital Papa Francisco” infatti sono solite mettere a disposizione servizi volontari per sostenere e contribuire a queste missioni”.

Stefania Tanesini

Rivedi la conferenza stampa su www.avaccineforall.org   (altro…)

#daretocare 2021-2022, prendersi cura delle persone e del Pianeta

Se la Settimana Mondo Unito 2021 ha chiuso i battenti, non si ferma però l’impegno. I giovani dei Focolari, assieme a tutti gli altri promotori e partner della campagna #daretocare, rinnovano anche per gli anni 2021-2022, la loro mobilitazione nell’”osare prendersi cura”, concentrandosi sulla cura del Pianeta e delle persone, incoraggiando così una vera e propria conversione ecologica, prendendosi la responsabilità di cambiare i propri stili di vita, rendendoli più sostenibili, e cercando di coinvolgere in questa rivoluzione il maggior numero di persone possibile. Oltre 800 eventi, più di 400 le “Run4unity” che si sono corse nel mondo, circa 2.016 le ore di streaming con approfondimenti su politica, migrazione, giustizia, diritti, economia, salute, ecologia, dialogo, arte. Non solo teoria. Non solo esperti. Ma tante buone pratiche continuative, azioni di sensibilizzazione e solidarietà che hanno coinvolto gruppi di giovani, parrocchie, associazioni, famiglie, religiosi, intere comunità, anche testate giornalistiche. Tutte le generazioni rappresentate, con un protagonismo speciale dei bambini, che hanno partecipato con azioni di cittadinanza attiva. Proprio nel giorno della Festa d’Europa, si è chiusa a Bruxelles la Settimana Mondo Unito 2021, intitolata “#daretocare”, questo festival della fraternità che per 9 giorni ha impegnato migliaia e migliaia di persone in ogni parte del Pianeta, che hanno testimoniato e promosso l’urgenza di ”osare, prendersi cura”, cioè la necessità di fare della “cura” il comune denominatore che può orientare il nostro agire di cittadini e quello dei politici.  Se il cuore della manifestazione, l’evento centrale, è stato a Bruxelles, tantissimi gli appuntamenti organizzati nel resto del mondo, a cui tutti hanno potuto partecipare, grazie ad un calendario interattivo: dalla Francia alla Corea, dalla Bolivia alla Sierra Leone, dalle Filippine alla Terra Santa. “#daretocare, le persone, il pianeta e la nostra conversione ecologica” E ora, verrebbe da chiedersi, tutto finito? Cosa ne è di tanta mobilitazione? L’impegno non si ferma di certo con la fine della Settimana Mondo Unito! Infatti, i giovani dei Focolari, assieme a tutti i promotori e ai partner della campagna #daretocare, rinnovano anche per gli anni 2021-2022, il loro impegno nell’”osare prendersi cura”, focalizzandosi sulle persone e il Pianeta, proponendo una “conversione ecologica”. Ovvero, promuovendo e attuando l’ecologia integrale, attraverso iniziative che possono coinvolgere associazioni, enti, Istituzioni ma anche attraverso i nostri semplici gesti quotidiani, per spezzare la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo, tipica della cultura dello scarto.

Planet Pledge

Fare la raccolta differenziata, non acquistare moda low cost, partecipare a iniziative di solidarietà per i più poveri, evitare l’uso di oggetti in plastica, cucinare solo quanto si potrà mangiare, trattare con cura gli altri esseri viventi, usare il trasporto pubblico, spegnere le luci inutili… Con la nuova campagna #daretocare tutti siamo invitati a prenderci un impegno per le persone e il Pianeta e a sottoscriverlo “pubblicamente” attraverso il sito web: http://www.unitedworldproject.org/daretocare2021/. Piccole azioni possono contribuire a generare grandi cambiamenti!

Internazionalizzazione dei vaccini

E poi, grande spazio alla salute. Forte è risuonato l’appello, l’urgenza, durante tutta la Settimana Mondo Unito, a rendere il vaccino anti Covid-19 un bene comune per tutti, condiviso al di là delle frontiere. I giovani, infatti, hanno ribadito il loro impegno nello stimolare i Governi dei rispettivi paesi a praticare l’internazionalismo dei vaccini: “Chiediamo ai leader dell’Unione Europea qui a Bruxelles e a tutti i leader del mondo di rendere davvero i vaccini Covid-19 accessibili a tutti, non importa dove si trovino. Noi ci impegniamo a continuare a spingere per l’accesso al vaccino per tutti”. Accanto a questo, proprio nell’ambito della nuova campagna #daretocare, è nata la volontà di “sporcarsi le mani”, raggiungendo quelle periferie del mondo che difficilmente hanno accesso alle cure e all’assistenza, specialmente in questo tempo di pandemia. L’appuntamento, per lo sviluppo di questa iniziativa, è per il prossimo 20 maggio, alla vigilia del Global Health Summit (Vertice Mondiale sulla Salute), alle ore 1:00 p.m. (UTC+2), sempre sulla piattaforma www.unitedworldproject.org

Tamara Pastorelli

Fonte: www.unitedworldproject.org (altro…)