Movimento dei Focolari
L’alluvione ci ha uniti tutti

L’alluvione ci ha uniti tutti

Mi chiamo Sam e vengo dalla Thailandia. Sono buddista ed ho conosciuto i “Giovani per un mondo unito” attraverso un amico, anche lui buddista. Vivendo insieme a loro, ho visto che possiamo essere veramente fratelli, anche se seguiamo religioni diverse. Nell’ottobre dello scorso anno, il mio Paese è stato colpito da un’alluvione. Le distruzioni sono state enormi ed incalcolabili. Richiederà tanto tempo per recuperare quanto è stato perso: case, fabbriche, interi villaggi e città sono state sommerse per alcuni mesi. Nello stesso tempo, questa terribile calamità ha provocato grande solidarietà in tutto il popolo thailandese. È stato un fenomeno inaspettato. Il paese veniva da un lungo periodo di lotte politiche, anche violente, durante il periodo delle elezioni. Forse ricorderete le sparatorie con i militari ed i morti sulle strade. Invece, l’alluvione ci ha riuniti tutti. L’alluvione mi ha toccato in prima persona.  L’acqua ha inondato di notte il quartiere dove abito. Vivo in un appartamento in condivisione e non avevo molte cose da perdere. Tanti, invece, hanno perso la vita colpiti anche da scosse elettriche e c’è stato un fuggi fuggi generale per potersi salvare. Anch’io sono scappato e sono andato in un centro di accoglienza, dove mi sono messo a disposizione. Ho trovato moltissime persone, sia anziani che bambini; alcuni avevano abbandonato la loro casa con i soli vestiti che avevano addosso, non potendo portar via nulla; alcuni erano in preda a shock, altri seriamente ammalati: una scena tremenda! Insieme ai “Giovani per un mondo unito” che sono venuti a trovarmi nel campo, abbiamo cercato di dare un aiuto materiale ed anche di infondere coraggio alle persone che erano demoralizzate. Così abbiamo aiutato a distribuire del cibo e dei giocattoli ai bambini e ci siamo messi a giocare con loro. Insomma, è stato condividere con tanti la disperazione! Ma la cosa più urgente in quel momento era salvare la capitale Bangkok dall’inondazione. Gli studenti e tanti altri si sono mobilitati per rinforzare gli argini dei canali e dei fiumi e costruire alcune barriere per deviare l’acqua che stava arrivando. Anche noi siamo andati a riempire i sacchi con la sabbia che veniva portata con  grossi camion e abbiamo lavorato giorno e notte nel fango, senza fermarci. La sabbia era sporca e puzzava molto. Il lavoro era estenuante ed abbiamo dovuto anche saltare alcuni pasti ed ore di sonno. È stata una vera lotta contro il tempo. Ho conosciuto, però, tanti amici e ci siamo aiutati tra tutti. Ad un certo punto ero privo di forza, ma l’ideale di un mondo unito e i miei amici che mi erano vicini, mi hanno sostenuto. Siamo riusciti così a costruire e riparare gli argini dei canali evitando che le acque arrivassero a Bangkok. Alla fine l’alluvione è passata, ma è rimasta la gioia d’essersi donati per costruire un mondo più solidale e di avere intessuto tanti rapporti di amicizia e di fraternità. (altro…)

Da Budapest al mondo

Da Budapest al mondo

Ma come si è svolto il programma del “Day 2”? Com’è stata chiamata la seconda giornata del Genfest allo Sport Arena di Budapest. Gli interventi, le musiche, le coreografie, in una varietà di suoni, colori e movimenti, hanno percorso la metafora della costruzione di un ponte. Quel “Let’s bridge”, tante volte scambiato come saluto, ha acquistato una profondità diversa. Fa i tuoi calcoli è il primo passo. Ci sono i conflitti, come racconta Bassem dell’Egitto sull’esperienza fatta in seguito agli eventi di Piazza Tahrir. C’è l’esclusione sociale, messa in rilievo dall’esperienza vissuta da Plinio, in Brasile. C’è contesto di violenza che chiama vendetta… o possibili scelte per decidersi ad un impegno che porta ad affrontare le situazioni problematiche dell’ oggi. Sporcarsi le mani, scavare nel fango il passo successivo. Lo possono dire letteralmente i giovani della Thailandia quando raccontano l’esperienza fatta nell’aiutare gli alluvionati del proprio Paese. L’impegno è  nell’andare incontro, in prima persona, alle situazioni di necessità. Lo raccontano anche, in modo diverso, Ricardo (Cile) e  i giovani dell’Indonesia e della Svezia. Piantare i pilastri. A questo punto si parla delle fondamenta. È il momento di rivivere l’esperienza di Chiara Lubich attraverso un monologo teatrale e la sintesi di un suo intervento all’ONU. Il messaggio è chiaro: la scelta di Dio che è Amore e che porta ad amare. La Regola d’oro espressa dalle Scritture cristiane dice: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro” (Mt. 7,12). Ma, con sfumature diverse, lo dicono anche i testi sacri delle altre grandi Religioni. Lo confermano le esperienze fatte dai giovani dell’India, cristiani ma anche indù, da due giovani sposi della Svizzera e non ultima la storia di Nacho, giovane argentino che decide di lasciare una promettente carriera come calciatore per scegliere di vivere a tempo pieno per gli altri. Scelte coraggiose, spesso controcorrente, sempre portatici di pienezza di vita. La realizzazione del ponte è la tappa successiva. Immagine dell’unità che  passa attraverso azioni concrete in tutti gli ambiti del quotidiano. Senza dimenticare qual è la chiave di volta che permette all’arco del ponte di non crollare: amare anche quando c’è il dolore. Lo illustrano alcuni giovani italiani impegnati in un centro di accoglienza per immigrati clandestini, portando con sé le immagini e la voce dei loro amici. Anche Adhelard e Ariane, che dal Burundi fanno tutti partecipi della loro vita in un campo di ex rifugiati alla periferia di Bujumbura. E Kaye che, dalle Filippine, porta la sua dura esperienza di separazione familiare. Sono storie che finora non hanno avuto un finale felice ma che, vissute nell’amore, permettono di sperimentare la pienezza della vita anche in queste situazioni dolorose. Si creano così basi solide che permettono di attraversare il ponte, ultima tappa di questo percorso figurato. Il ponte permette l’apertura verso molte strade. Lo sanno Issa, cristiano di Nazaret e Noura, musulmana di Gerusalemme. Si incontrano regolarmente, assieme ad altri giovani cristiani, musulmani ed ebrei per approfondire la conoscenza reciproca e pregare per la pace. Dell’intervento della presidente dei Focolari, Maria Voce, e del lancio dell’ United Word Project ne abbiamo già parlato. Certo è grande la gioia dei 12.000 quando in serata lasciano lo Sport Arena, tutti in marcia verso il simbolico Ponte delle Catene. Trenta secondi di silenzio danno il via al flashmob più internazionale della storia. Al grido di “Go!” i giovani si scambiano delle sciarpe colorate su cui ciascuno ha scritto una frase, il proprio nome, una consegna. Gioia, festa, confusione accolgono il nuovo Stop che fa distendere le stoffe e scoprire: “Il dono che Dio ha voluto farmi”, così si esprime una giovane laziale in lacrime dopo aver letto il suo messaggio: “Dio ti ama immensamente”. “Oggi si comincia a vivere per la pace”, si legge su un altro. Let’s bridge è ricopiato in tutte le lingue. “Il bracciale, segno del patto, l’ho messo non per conformismo ma perché mi impegno”, dice un altro. A guardare questi volti, c’è da crederci sul serio. Budapest forse potrà scrivere, nella sua storia, questa insolita e non violenta rivoluzione che da qui è rinata. 20120902-11Mattina conclusiva del 2 settembre a Piazza Santo Stefano, in pieno centro città, con la celebrazione della S. Messa per i ragazzi cattolici, presieduta dal cardinale Peter Erdö, arcivescovo di Budapest. I giovani appartenenti ad altre Chiese celebrano le proprie liturgie nei rispettivi luoghi di culto, mentre per i 160 tra musulmani, buddhisti e hindu è pronto uno spazio proprio. Infine, s’incontrano tutti insieme per un momento di silenzio e di raccoglimento per la pace: il Time out. Il prossimo appuntamento è a Rio de Janeiro. Dal palco due brasiliani invitano alla Giornata Mondiale della Gioventù del 2013. Si parte con l’impegno a costruire relazioni di fraternità, tra singoli e gruppi, nei 104 Paesi di provenienza. Da Budapest al mondo!


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Carlo Maria Martini: con gratitudine

Carlo Maria Martini: con gratitudine

Anche il Movimento dei Focolari si sofferma a ricordare con gratitudine il cardinale Carlo Maria Martini, ringraziando Dio per aver dato alla Chiesa e all’umanità nella sua persona un grande testimone. Del suo straordinario amore per la Parola di Dio e della sua capacità ed esercizio di dialogo con la cultura contemporanea vogliamo farne tesoro. Due perle che vogliamo possano essere raccolte anche dalle nuove generazioni, mentre ci apprestiamo a dare inizio al Genfest, insieme ai 12.000 giovani arrivati a Budapest dai cinque continenti. (altro…)

Mondo unito: ideale che si fa storia

Mondo unito: ideale che si fa storia

Video di Chiara Lubich al Genfest 1990

«(…) Quale funzione avete voi, Giovani per un mondo unito? Voi volete condividere con i vostri coetanei le aspirazioni e le lotte perché prevalgano i grandi valori che propugnano: la libertà, i diritti umani, la democrazia, l’uguaglianza… Voi poi, siete fortemente decisi a dare il vostro contributo concreto ai problemi, (…) sostenendo o dando origine a nuove opere, a micro realizzazioni che dimostrino agli adulti che cosa si potrebbe fare, anche su vasta scala, qualora si possedessero gli strumenti, la competenza, l’esperienza, la maturità. Potete dare ciò che è più importante: potete offrire un’anima a quanti lavorano in quest’immenso cantiere, che è oggi il nostro pianeta (…), saziare la fame di sacro e di santo, dello spirituale che ogni cuore porta con sé. Ma come? Sappiamo che Dio, spiritualissimo, è Amore. È, dunque, l’amore l’elemento spirituale più atteso: quell’amore che Dio, fattosi uomo, ha portato sulla terra. Immaginiamo che ripassino davanti ai nostri occhi alcune scene sintomatiche del mondo d’oggi. Osserviamo nell’Est, in nazioni che hanno visto i recenti cambiamenti, gente che esulta di gioia per le ritrovate libertà; insieme persone impaurite e deluse, depresse per il crollo dei loro ideali. Leggiamo sui volti minacce di rivalse, di vendette, anche di odio. E pensiamo: che cosa direbbe Gesù se apparisse in mezzo a loro? Ne siamo certi: parlerebbe oggi, come allora, ancora di amore. “Amatevi – direbbe – come io ho amato voi” (Gv 15,12). È soltanto insieme, nella concordia, nel perdono, che si può costruire un solido futuro. Trasferiamoci, come per susseguenti immaginarie dissolvenze, in altri luoghi, su un paese dell’America latina, ad esempio: di là grattacieli, spesso moderne cattedrali erette al dio-consumo, e di qua baracche, favelas e miseria, fisica e morale, e malattie d’ogni genere. Che cosa direbbe Gesù a questa vista desolante? “Ve l’avevo detto di amarvi. Non l’avete fatto ed ecco le conseguenze”. E se altri quadri ci offrissero, come in un collage, squarci di città, conosciute come le più ricche del mondo, e altre con tecniche le più avanzate, e panorami di ambienti desertici con uomini, donne e bimbi che muoiono di fame. Che direbbe Gesù se apparisse nel bel mezzo? “Amatevi”. O se vedessimo immagini di lotte razziali con stragi e violazione di diritti umani… O interminabili conflitti come quelli che avvengono in Medio Oriente, col crollo di case, feriti, morti ed il continuo micidiale cadere di bombe o di altri ordigni mortali?… Domandiamoci ancora: che direbbe Gesù di fronte a tanti drammi? “Ve l’avevo detto di volervi bene. Amatevi come io vi ho amato”. Sì, così direbbe di fronte a questi ed alle più gravi situazioni del mondo attuale. Ma la sua parola non è solo un rimpianto di ciò che non è stato fatto. Egli la ripete oggi per davvero. Perché Egli è morto, ma è risorto e – come ha promesso – è con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo. E ciò che dice è di un’importanza immensa. Perché questo “Amatevi a vicenda come io vi ho amati” è la chiave principale per la soluzione d’ogni problema, è la risposta fondamentale ad ogni male dell’uomo. (…) È esigentissimo e forte ed ha però il potere di cambiare il mondo. (…) E un amore pronto a dare la vita è ciò che Egli chiede anche a noi verso i fratelli. Non è sufficiente per Lui l’amicizia o la benevolenza verso gli altri; non gli basta la filantropia, né la sola solidarietà. L’amore che chiede non si esaurisce nella non-violenza. È qualcosa d’attivo, d’attivissimo. Domanda di non vivere più per sé stessi, ma per gli altri. E ciò richiede sacrificio, fatica. Domanda a tutti di trasformarsi da uomini pusillanimi ed egoisti, concentrati sui propri interessi, sulle proprie cose, in piccoli eroi quotidiani che, giorno dopo giorno, sono al servizio dei fratelli, pronti a donare persino la vita in loro favore. (…) Andate, dunque, avanti senza esitazione. La giovinezza, che possedete, non fa calcoli, è generosa: sfruttatela. Andate avanti voi cristiani che credete in Cristo. Andate avanti voi di altre religioni, sostenuti dai nobilissimi principi su cui poggiate. Andate avanti voi di altre culture, che magari non conoscete Dio, ma sentite nel cuore l’esigenza di porre tutti i vostri sforzi per l’ideale d’un mondo unito. Tutti, mano nella mano, state certi:la vittoria sarà vostra». Chiara Lubich (altro…)

“Let’s bridge”: tutti protagonisti!

“Let’s bridge”: tutti protagonisti!

A poche ore dall’inizio del  Genfest, l’attesa è grande. Quest’anno sarà la decima edizione della manifestazione nata da una intuizione profetica di Chiara Lubich (1920 – 2008) del 1973, a Loppiano (Italia). Alle nuove generazioni, presenti fin dagli inizi nei Focolari, Chiara ha consegnato senza riserve il suo ‘sogno’ di un mondo unito: ‘Ho sempre avuto una grande fiducia nei giovani – diceva – sono il futuro del mondo! Sono fatti per i grandi ideali e sanno seguirli con radicalità. La scoperta di un Vangelo che si fa vita e che attua ciò che promette, è ciò che più li attira. É l’ideale di un mondo unito che li affascina’. I giovani dei Focolari stanno lavorando da più di un anno, insieme agli adulti del Movimento, in una comunione di idee ed esperienze professionali. Sono 3.000 i volontari coinvolti e 600 tra attori, tecnici e staff, provenienti da tutto il mondo. Ve ne facciamo conoscere alcuni. Ark dalle Filippine: “Sono infermiere e non ho l’esperienza di un professionista che organizza grandi eventi, ma il cercare di vivere il Vangelo, mi aiuta  a vedere ogni momento (sia positivo che negativo) come un’opportunità per amare e costruire rapporti di fraternità con chi ho accanto”. Lavoro nella commissione che si occupa della produzione generale. – dice Luca, italiano, con studi in optometria – Sapersi perdonare quando necessario e riuscire a mantenere l’ago della nostra bussola puntato sempre in Alto è straordinario”. Zsolt, ungherese di professione economista, che sarà responsabile di uno degli alloggi dove verranno ospitati i giovani, non frena il suo entusiasmo:”Non vedo l’ora di dare una mano nel funzionamento del buffet, durante il periodo delle prove generali!”. E poi c’è Lisa che viene dall’Austria e canterà una delle 21 canzoni, composte dai giovani dei Focolari in diversi Paesi del mondo, vincitrici del concorso del Genfest; Andrea, italiano e giornalista, che sarà uno dei 3 conduttori del Genfest; Rafael, 27 anni, pubblicista, che da più di un anno ha lasciato il Brasile e il suo lavoro per  dedicarsi completamente alla preparazione di questo evento di cui è corresponsabile del settore della ‘comunicazione’. Maru, argentina, ci confida: “Facendo questo lavoro – si occupa della pagina del Genfest su Facebook in spagnolo – ho scoperto che il mondo unito, non solo, sarà possibile realizzarlo a Budapest, ma che si comincia a viverlo, nella preparazione, con la squadra di lavoro”. E, ancora, Adélard burundese, che suonerà con altri 16 ragazzi e Pelusa argentino, uno dei 4 componenti della band “Anima Uno”. E non si finirebbe più… Fabricio, peruviano e ingegnere civile esprime l’esperienza di tutti: “Abbiamo forte in cuore che la fraternità universale non è un’utopia, è uno stile di vita al quale abbiamo aderito e che vogliamo portare avanti dai piccoli atti concreti fino alle grandi manifestazioni. Siamo coscienti che siamo giovani e non abbiamo tante risorse individualmente, ma noi ce la stiamo mettendo tutta. Il cammino è già iniziato!”. Sono numerosi i fan (tra i 18 e i 24 anni) che seguono i canali ufficiali dell’evento, sulle reti sociali, in varie lingue. Le persone raggiunte sono circa 76.000 ogni settimana. Per seguire l’evento su Twitter l’hashtag  è: #genfest.


The Genfest 2012 project has been funded with support from the European Commission.
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