Divine Liturgy at the Patriarchal and Stavropegial Monastery of Gonia. PHOTO: © POLISH ORTHODOX CHURCH/JAROSLAW CHARKIEWICZ.
Enormi erano le attese su questo appuntamento, in preparazione dal 1961 (da quando cioè si riunì la prima conferenza pan-ortodossa indetta dal patriarca Atenagora). Il titolo è già abbastanza significativo: “
He called all to unity” Li ha chiamati tutti all’unità, dall’inno di Pentecoste nel rito bizantino. Le varie chiese ortodosse, infatti, condividevano il desiderio di incamminarsi verso una più esplicita sinodalità e condivisione e di ribadire l’unità della Chiesa ortodossa, spinte anche dal bisogno di confrontarsi insieme sulle nuove sfide del millennio.
E quest’assise segna il passo di nuove aperture: nell’ecumenismo e nel dialogo interreligioso, alle scoperte scientifiche e tecnologiche; spende energie per la questione ecologica, e per il dramma delle migrazioni e dei cristiani perseguitati in Medio Oriente; apre “l’orizzonte sull’attuale mondo multiforme”.
Convocato su decisione sinodale presa all’unanimità dai capi delle 14 Chiese ortodosse, durante la loro riunione a Chambesy del gennaio scorso, è stato segnato fin dall’inizio da un grande dolore: l’assenza fisica di 4 delle 14 Chiese. La Chiesa ortodossa russa non si è ancora espressa a riguardo, e attende la riunione del Sacro Sinodo di luglio per esprimere una valutazione sull’evento appena trascorso.
Al Sinodo erano presenti anche 15 osservatori, delegati di varie Chiese cristiane, che hanno potuto partecipare alla sessione inaugurale e conclusiva del Concilio. E cristiani non ortodossi, in tutto il mondo, hanno accompagnato con la preghiera questo importante evento della Chiesa ortodossa: «Preghiamo tutti, anche per il Concilio pan-ortodosso, ve lo affido come se fosse il Concilio della mia Chiesa, perché è la mia Chiesa in questo momento», aveva detto la presidente dei Focolari
Maria Voce ad un gruppo di focolarini di varie Chiese riuniti a Rocca di Papa a fine maggio.
Ciò che viene sottolineato da più parti è non tanto l’aspetto delle deliberazioni finali, dei sei documenti firmati dai patriarchi [sulla missione nel mondo contemporaneo, sull’importanza del digiuno, sulla relazione della Chiesa ortodossa col resto del mondo cristiano, sul matrimonio, sulla diaspora Ortodossa e sull’autonomia delle Chiese],
quanto piuttosto l’essenza stessa del Sinodo, cioè il fatto che si sia svolto,e che questa occasione di incontro ci sia finalmente stata. Nella prospettiva che questo Sinodo non sia un evento isolato, ma possa ripetersi come prassi nel cammino della chiesa. Al ritorno dal viaggio in Armenia, al giornalista che gli chiede un giudizio sul sinodo pan ortodosso appena concluso,
papa Francesco risponde: «Un giudizio positivo! È stato fatto un passo avanti: non con il cento per cento, ma un passo avanti. Le cose che hanno giustificato, fra virgolette, [le assenze] sono sincere per loro, sono cose che con il tempo si possono risolvere». «Il solo fatto che queste Chiese autocefale si siano riunite, in nome dell’Ortodossia, (…) è positivissimo. Io ringrazio il Signore. Al prossimo saranno di più. Benedetto sia il Signore!». E
parlando alla delegazione ortodossa presente per la festività dei Santi Pietro e Paolo, Francesco cita il Concilio Panortodosso, per auspicare “abbondanti frutti per il bene della Chiesa”.
Enciclica del Grande e Santo Sinodo Messaggio del Grande e Santo Sinodo Maria Chiara De Lorenzo
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