Gen 18, 2017 | Centro internazionale
Può un Movimento nato da un Carisma essere fedele nel tempo all’ispirazione iniziale senza che questa fedeltà risulti stanca ripetizione? Sono domande che nella storia di un Movimento nascono in modo particolare quando viene meno il suo fondatore; domande che fanno “da sfondo” alla riflessione di Jesús Morán – dal 2014 Co-Presidente del Movimento dei Focolari – sul Carisma del Movimento fondato da Chiara Lubich. Il testo nasce da un intreccio di circostanze: i numerosi incontri avuti negli ultimi due anni in diversi contesti geografici e culturali con persone esperte in diversi campi della vita culturale, sociale e spirituale del nostro tempo; i tanti mutamenti, incalzanti e di non sempre semplice lettura, che la realtà mondiale ci manifesta ormai quasi giornalmente, soprattutto, lo straordinario vento di novità che in questi anni sta soffiando all’interno della Chiesa cattolica grazie al pontificato di papa Francesco, anni così pieni di sorprese che inducono decisamente a una nuova speranza e fanno riemergere insospettate energie sopite da tempo con quel timbro di novità che solo il Vangelo promette e permette. Editrice Città Nuova
Dic 27, 2016 | Centro internazionale
Memoria, ringraziamento, responsabilità. Tre le parole chiave del susseguirsi a Fontem (Camerun) di eventi celebrativi per i 50 anni dall’arrivo di alcuni focolarini medici nella foresta camerunese per dare inizio ad un’opera in stretta sintonia con i Bangwa, gli abitanti del posto. Nell’indirizzo di saluto delle autorità civili e tradizionali e del copresidente dei Focolari Jesús Morán, viene ricordata l’importanza, secondo la propria competenza, di questo inizio, grazie al quale la regione ha visto negli anni un impensato, notevole sviluppo sotto ogni punto di vista. Viene anche riaffermata la validità del metodo con cui i focolarini si sono messi in dialogo con la popolazione di religione tradizionale. Questo tipico approccio dei Focolari, ha dato vita, qui e nel mondo, a tante esperienze positive di dialogo interreligioso, come ha ricordato nel suo intervento Rita Mussallem del Centro per il dialogo interreligioso dei Focolari. Cuore di questa prima giornata è l’intervento di mons. Nkea Andrew, vescovo di Mamfe, il quale, attraverso la sua personale esperienza di Bangwa, conferma la preziosità di questo dialogo e la sua piena conformità al Vangelo. Un giovane sacerdote austriaco, presente all’evento, commenta: «Colpisce l’armonia con cui i valori della cultura africana e i valori cristiani si compongono». Nel secondo giorno, dedicato alle testimonianze, un medico ed un infermiere tra i primi arrivati, sottolineano come la stretta collaborazione con le persone del posto sia di luce nel dare agli ammalati una cura che tenga conto delle esigenze del corpo e dello spirito. Come nascano nuove amicizie durature e risultati di guarigioni. Toccanti anche le testimonianze di accompagnamento nella fase finale della vita. Quindi, le testimonianze di alcuni ex-studenti del Collegio: un commissario di Polizia, un giovane sacerdote, un’infermiera. Dalle loro storie emerge come accanto al sapere scientifico di eccellenza, sia stata loro data la possibilità di scoprire quei valori umani e spirituali che ora li rendono persone felici e apprezzate nella società e nella Chiesa. Come segno profetico di una nuova economia, si presentano i primi passi, in Camerun, dell’Economia di Comunione: progetto che a breve verrà lanciato in una conferenza internazionale. Il 3° giorno è dedicato al ringraziamento. Alcuni interventi significativi ricordano quanti, fra i primi, hanno dato la vita per Fontem, come l’ing. Piero Pasolini, il dr. Lucio dal Soglio, ecc. i quali, poiché consideravano l’altro uguale a sé, hanno improntato la loro opera alla reciprocità e non all’assistenzialismo. Seguono le danze tradizionali dei 5 territori (Fondoms) che compongono la Divisione di Lebialem e che danno colore e vita alla festa. A tutti i presenti, più di 2500 persone, viene poi servito il pranzo, frutto dell’amore di tante mamme che instancabilmente hanno lavorato nei giorni e nella notte precedente. Alla sera, un gioioso e commovente musical che, con canti e prose presentati da bambini e studenti, racconta la storia di Fontem. Nel 4° giorno si celebra la presenza a Fontem del Collegio “Our lady seat of wisdom”. Ai numerosi ex-studenti convenuti dall’estero che formano un’associazione sparsa in tanti Paesi nel mondo, il vescovo di Mamfe lancia l’esortazione di prendere coscienza dei doni che hanno ricevuto e che ora li rendono capaci di farsi ambasciatori di unità dovunque sono. Charles Tasong, tra i primi Bangwa a conoscere i Focolari, dice: «Durante il “Cry-die” (commemorazione di Lucio dal Soglio, d. Lino D’Armi e Doris Ronacher, recentemente scomparsi, che hanno dedicato tutte le loro energie a Fontem) ho visto che non c’erano più il Movimento dei Focolari e i Bangwa; non più bianchi da una parte, neri dall’altra; ma una sola famiglia. Lo stesso durante la Messa in Menji: non la parrocchia e il Movimento, ma una sola famiglia. Voglio raccogliere la sfida di portare avanti con la mia vita la forte realtà di unità vissuta in questi giorni qui a Fontem». Biagio Sparapano (altro…)
Dic 23, 2016 | Centro internazionale, Spiritualità
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Il Natale ci ricorda, con la frase della Scrittura che abbiamo scelto di approfondire in questo mese, che “Egli viene a salvarci” (Is 35, 4). Da che cosa? Dai nostri dolori, paure, angosce … ma soprattutto dal nostro io, dal nostro egoismo, dalla nostra indifferenza verso chi soffre. Il mio augurio, perciò, vuole essere un invito per me e per tutti ad andare oltre noi stessi per accogliere l’altro, tutti: chi è nel bisogno, chi ha lasciato la propria terra costretto dalle guerre e dalla fame, chi è solo, marginato, carcerato… Auguro che ciascuno di noi, dopo aver sperimentato l’amore di Dio che ci salva, possa essere una mano tesa a “salvare” chi ci è accanto. Buon Natale a tutti!
Maria Voce
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Dic 11, 2016 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Per gli antichi Cristo voleva dire re. Ma Cristo fu un re fuori dello schema accettato: chè nacque in una stalla da una figlia di contadini, tra bestiame e pastori. Dove gli altri sovrani incombevano dall’alto,calando da troni e talami, per dominare, egli venne dal basso – dallo strato ultimo per servire: sotto a tutti per essere il servo universale. E in questo servizio fece consistere la sua regalità. Tutto è semplice e incantevole, come un idillio, in questa nascita di un bambino nel cuore della notte ventosa – nel cuore della notte dei tempi -; e tutto è insieme tragico e rivoluzionario: poiché questa nascita prelude a un patibolo. Questo figlio di re, questo figlio di Dio, viene fuori tra umili creature, in un rifugio di fortuna, a mò di profugo respinto dalla gente quattrinosa e ignorato da quella miserabile: e dal nulla muove la rivoluzione. Quando apparve il Salvatore, una grande luce rischiarò la notte. Resta la notte, ma resta anche la luce, e nel cristianesimo è sempre Natale. E Natale porta tra le lagrime la gioia, perfino oggi. Disceso Dio tra noi, noi risaliamo a Dio; Egli si umanizza e noi ci divinizziamo; il punto d’incontro è il cuore di Lui. Gesù nacque in una stalla, per dimostrarci che può nascere anche nel cuore nostro, che è un locale talora non meno sordido. E quando nasce nel cuore nostro, come sulla grotta si levano a cantare gli angeli, splende nella notte la luna e piove in terra la pace. E così in certo modo il Verbo – la ragione – s’incarna fra noi oggi, e può trasformare una stalla in un vestibolo di Paradiso. Igino Giordani Le Feste S.E.I. (1954) pp. 36-42 (altro…)
Nov 27, 2016 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
«Ho visto con quanto impegno vi siete preparati, e questo mi dà una grandissima gioia, e tranquillità per il futuro del Movimento, perché ho visto che veramente avete preso sul serio la consegna che Chiara (Lubich) passa alla seconda generazione […] con lo stesso slancio» degli inizi del Movimento. Alle numerose domande che i giovani le hanno rivolto sul punto della spiritualità dell’unità scelto per approfondire in quest’anno, Gesù abbandonato, Maria Voce spiega: «Dio ha mandato il Figlio per ricostruire questi legami (di unità tra Dio e l’uomo e tra gli uomini), quindi per fare un’opera grandiosa». E per fare ciò «Gesù non ha scelto di venire con un’armata […], ma ha scelto un mezzo che forse non viene capito subito: ha scelto il mezzo della croce. Ma della croce che voleva dire per Gesù: l’amore fino alla fine, l’amore più grande, prendere su di sé tutti i dolori dell’umanità, tutte le sofferenze, tutte le umiliazioni, proprio per amore! E in quel momento, Gesù ha fatto questa nuova creazione, ha creato questa nuova unità, ha redento l’umanità, cioè ha ristabilito quell’unità che l’umanità aveva perduto con Dio e degli uomini fra di loro, quindi l’opera più grande». «Quindi Gesù abbandonato in quel momento è veramente il Re vittorioso! Non è soltanto quello che soffre; sì, la sofferenza è stata il mezzo che Lui ha scelto, ma perché dimostrava con quella sofferenza l’amore più grande, perché testimoniava agli uomini quanto il Padre li amava, e quanto Lui per amore del Padre e loro era pronto a soffrire. Ora Gesù abbandonato si presenta a noi e ci dice la stessa cosa: “Volete testimoniare a tutto il mondo, a tutti gli uomini l’amore di Dio? Usate il mio stesso mezzo, prendete su di voi le sofferenze, i dolori, i dubbi, le angosce che attraversano l’umanità», creando «sempre di più quei legami che faranno della famiglia umana una vera famiglia di figli di Dio legati fra di loro e legati con il Padre». E riguardo alle domande dei giovani sul proprio futuro, Maria Voce risponde: «Siate generosi con Dio! Se voi sentite veramente che Dio in qualche modo vi chiama, vi dice una parolina in fondo al cuore, non date retta a nient’altro, date retta solamente a questa voce e rispondete di sì […] dopo sarà Lui che vi porterà dove Lui vuole», per realizzare su ciascuno un «piano d’amore che vi darà la massima felicità. Io ve lo auguro con tutto il cuore!». Gustavo Clariá https://vimeo.com/192247283 (altro…)
Nov 15, 2016 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
«L’oggi della storia ci presenta in modo incalzante l’immagine di un mondo lacerato da conflitti di ogni genere, di muri che si ergono, di migranti e di rifugiati che fuggono dalla miseria e dalla guerra, di egoismi politici che si fronteggiano incuranti delle ricadute umane». Così descrive Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, l’odierno scenario mondiale in un intervento che, impossibilitata ad essere presente, viene letto da Catherine Belzung. Scenario sintetizzato da papa Francesco – ricorda la presidente – «nell’espressione di “terza guerra mondiale a pezzi”. Una violenza non convenzionale, ubiqua e pervasiva, difficile da sconfiggere con gli strumenti sinora utilizzati. […] Sono conflitti che possono essere risolti solo con un impegno corale, non solo della comunità internazionale, ma della comunità umana mondiale. Nessuno può sentirsi escluso da questa azione: essa deve passare nelle nostre strade, nei luoghi del lavoro, dell’istruzione e della formazione, dello sport e del divertimento, delle comunicazioni, del culto. Alla “guerra mondiale a pezzi” si risponde con una pace mondiale fatta anch’essa di “singoli pezzi”, di piccoli passi, di gesti concreti. Tutti hanno un ruolo, ognuno ha una responsabilità». Maria Voce sottolinea l’impegno delle organizzazioni internazionali, della società civile, di associazioni e movimenti. Come quello che lei stessa rappresenta e che attinge ad un’esperienza di oltre settant’anni di lavoro per l’unità e per la pace iniziato da Chiara Lubich e portato avanti nei più diversi crocevia del pianeta in un dialogo a tutto campo nel mondo cristiano, con altre religioni, con persone di convinzioni non religiose. Un dialogo «basato sull’accoglienza delle persone, sul comprendere profondamente le loro scelte, le loro idee, valorizzando il bello, il positivo, quello che ci può essere di comune, che può formare dei legami».
Catherine Belzung legge il discorso di Maria Voce
«È la fraternità – afferma Maria Voce citando Chiara Lubich – che può far fiorire progetti ed azioni nel complesso tessuto politico, economico, culturale e sociale del nostro mondo. È la fraternità che fa uscire dall’isolamento e apre la porta dello sviluppo ai popoli che ne sono ancora esclusi. È la fraternità che indica come risolvere pacificamente i dissidi e che relega la guerra ai libri di storia. È per la fraternità vissuta che si può sognare e persino sperare in una qualche comunione dei beni fra paesi ricchi e poveri, dato che lo scandaloso squilibrio oggi esistente nel mondo è una delle cause principali del terrorismo. Il profondo bisogno di pace che l’umanità esprime dice che la fraternità non è solo un valore, non è solo un metodo, ma un paradigma globale di sviluppo politico». «Su queste basi – prosegue Maria Voce – è possibile ripensare la pace, anzi è possibile reinventarla». E ne enumera ambiti e significati: innanzitutto impegnarsi a fondo sul dialogo; realizzare progetti politici che non siano condizionati da interessi di parte; abbattere il muro dell’indifferenza e ridurre le disuguaglianze; promuovere una cultura della legalità; avere a cuore la salvaguardia del creato. «Reinventare la pace significa amare il nemico […], significa perdonare. Il perdono non è contrario alla giustizia internazionale, ma offre la possibilità di riavviare i rapporti su nuove basi. […] Per questo è necessaria una profonda operazione culturale. Occorre investire sulla cultura e sull’istruzione, come raccomanda questa Istituzione. […] Infine, reinventare la pace significa amare la patria altrui come la propria, il popolo, l’etnia, la cultura altrui come i propri». Leggi il testo integrale (altro…)