Ott 23, 2015 | Centro internazionale
“Un evento storico”, “non si può più tornare indietro”, “solo in comunione potremo risolvere i problemi del Messico”. Espressioni queste che echeggiano gioiose negli affollati corridoi del Centro Expositor, una funzionale struttura d’avanguardia che impreziosisce il già ricco patrimonio architettonico della città di Puebla. Lo slogan “Giovani, famiglia e vita, uniti nella gioia della nuova evangelizzazione” fa da sfondo ai tre giorni di convegno (16-18 ottobre). Ad accompagnare la riflessione comune, una carrellata di relazioni e tavole rotonde in plenaria, con approfondimenti per gruppi di interesse – una ventina in simultanea – che rafforzano nelle migliaia di partecipanti l’autocoscienza dell’importanza del ruolo sociale che scaturisce dal dono di appartenere ad un movimento della chiesa. La prima relazione è di Anna e Alberto Friso, membri del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che si soffermano sulle sfide di un’istituzione sempre più sotto attacco per l’influenza dell’individualismo ma che rimane una luce per la società, proprio perché ‘piccola chiesa’. Sul palco si susseguono personalità accademiche e della società civile, membri delle più prestigiose istituzioni del Paese come IMDOSOC, Mexicanos Primeros, A favor de lo mejor, México Evalúa, ecc. offrendo spunti interessanti per comprendere la realtà di questo Paese nordamericano, secondo le diverse sfaccettature: politica, mass media, educazione, azione sociale.
Margaret Karran (seconda da destra)
Fra le testimonianze anche tre artisti messicani di fama internazionale, come Liana Rebolledo, Eduardo Verástegui ed Emanuel. Toccante il racconto di Margaret Karran, focolarina arabo-cristiana di Haifa che fino a qualche tempo fa ha vissuto in Terra Santa, a contatto con le diverse espressioni religiose lì presenti. Momento culmine della manifestazione una tavola rotonda con alcuni esponenti di movimenti fra cui Jesús Morán. Nel suo intervento il copresidente dei Focolari, che per diversi anni ha guidato il movimento in Messico, mette in luce il messaggio mariano di Guadalupe, esortando a passare dalla devozione a Maria all’essere Maria. Ed invita tutti, persone e movimenti in quanto tali, a vivere gli uni per gli altri, secondo il modello trinitario. Più che un incontro, Insieme per il Messico è un’esperienza di unità nella diversità, un’iniziativa sorta sette anni fa con l’appoggio della Conferenza Episcopale Messicana, per favorire la comunione fra carismi e giungere ad un lavoro comune. Uno spazio storico da cui ora prende ufficialmente il via la piattaforma del Volontariato Nazionale Cattolico, coinvolgendo in sinergia le migliaia di iniziative sociali già in atto e quelle che sorgeranno grazie all’impegno di rinnovare, in unità, ciascuno il proprio ambiente. (altro…)
Ott 18, 2015 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Cultura, Focolari nel Mondo
«L’inculturazione è un’esigenza intrinseca del cristianesimo. Si tratta di processi difficili e complessi che hanno bisogno di tempo. Le persone stesse del posto sono particolarmente importanti. Vivendo con autenticità il Vangelo, esse che hanno già profondamente dentro la propria cultura, faranno quelle sintesi che poi doneranno agli altri, attraverso i costumi, le manifestazioni artistiche, le strutture del proprio popolo. Sono totalmente persuaso che la cosa importante sia Dio stesso. Ciò non significa, ovviamente, che si possa rimanere inattivi o indifferenti. Anche noi stiamo raccogliendo ad esempio, i proverbi africani o di altri popoli; pubblichiamo libri sulle grandi religioni nella nostra editrice; Chiara [Lubich] ha avviato in Africa una scuola sull’inculturazione e in seguito, ne ha fatto nascere un’altra nell’America Latina… Ma se uno pensasse che basti studiare le varie culture per poi fare il ciak con il Vangelo, percorrerebbe una strada sbagliata. Bisogna portare Dio, Lui è aperto e pienamente “interessato” a ciò che Egli stesso ha creato e sarà Lui a fare l’inculturazione. Naturalmente ci sono tante forme d’inculturazione, tanti tentativi che vanno incoraggiati e benedetti, però la vera inculturazione la fa Dio solo. Il contributo più alto che noi possiamo dare è quello di amare. Se ciascuno dona se stesso, perdendo il proprio io nell’altro ed accogliendo l’altro in sé, allora fiorisce in modo più bello e completo la personalità di ognuno. Così è tra i popoli: se si sa “perdere” la propria cultura per amore, aprendoci a Dio nel prossimo, “si salverà” il meglio di ogni cultura ed emergeranno e si arricchiranno non soltanto le qualità spirituali, ma anche quelle umane, culturali, etniche di ognuno di essi. All’inizio il cammino sarà lento, ma una volta trovata la strada certamente vi sarà un’accelerazione con grandi frutti». Pasquale Foresi Tratto da: Pasquale Foresi, Colloqui, Città Nuova Editrice 2009, pag.133-136. Raccolta di risposte date ai membri del Movimento dei Focolari tra gli anni 1990/98 (altro…)
Ott 5, 2015 | Centro internazionale, Chiesa, Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Maria Voce ha partecipato con un suo intervento alla veglia di preghiera tenutasi in Piazza S. Pietro sabato 3 ottobre. La giornalista allora inizia chiedendole: Perché è così importante il momento di preghiera? «Perché come cristiani pensiamo che debba lavorare soprattutto lo Spirito Santo; perché è un momento delicato, nel quale ci sono tante voci che girano nei media. Ma le grandi attese le può saziare solo lo Spirito Santo, come vuole Lui, non come pensano gli uomini. Per cui la cosa più importante è proprio chiedere con la preghiera una Sua assistenza speciale, per il Papa prima di tutto e per tutti i Padri sinodali». Ci aiuta ad allargare un po’ lo sguardo… «La famiglia è la componente dell’umanità più sofferente in questo momento. In un certo senso è come una figlia malata, a cui la Chiesa sta guardando con l’amore di una madre che la vuole guarire. La Chiesa sta facendo questo atto di conversione pastorale verso un suo membro che soffre. E penso che tutti noi dobbiamo metterci in questa disposizione. A me sembra che le attese che pretendono di avere chissà quali grandi cambiamenti dal punto di vista dottrinale o delle leggi che regolano l’istituto matrimoniale, saranno disattese. Penso che l’attesa più grande sia domandare a noi stessi come Chiesa quale conversione dobbiamo fare noi verso questi fratelli sofferenti, oggi in modo particolare perché bersagliati da tutte le parti: dalla politica alle lobby economiche e da quanti cercano di trarre dal disagio della famiglia nuove opportunità per i propri interessi. Il Movimento dei Focolari ha sempre avuto attenzione per la famiglia – ha una sua diramazione dedicata in modo particolare ad essa – e da sempre ha cercato di guardare a tutte le famiglie del mondo. Ci si dedica alla preparazione al matrimonio, perché i giovani possano affrontarlo con coscienza, anche aiutandoli, per quanto possibile, a trovare quei mezzi (lavoro, casa o altro) che permettono di fondare una famiglia. E una volta sposati, accompagnando le giovani coppie nel loro nuovo cammino, in modo che nelle prime avvisaglie di possibili crisi, che sono assolutamente naturali, trovino una comunità pronta ad accoglierle, a far sentire loro che non sono abbandonate a sé stesse, che l’amore della comunità è sempre vigile e premuroso. Fino a fare dei corsi appositi per la crisi, con esperti appositamente formati. Ci si occupa dei separati e anche dei divorziati in nuove unioni, facendo sentire loro che pur in queste condizioni sono membri della comunità e come tali amati, rispettati nella loro dignità di figli di Dio. E aiutati a scoprire che l’appartenenza alla comunità non è soltanto la partecipazione all’Eucaristia ma si sostanzia di momenti di carità vissuti insieme, di condivisione di sofferenze e di gioie, facendo loro sperimentare la vicinanza con Dio e con la Chiesa. Il Sinodo ci chiede di fare questa conversione tutti insieme, e questa mi sembra una cosa molto importante. Tuttavia non penso che si debba limitare lo sguardo alle famiglie dei risposati. Il Sinodo si occupa della famiglia in tutto il suo arco vitale: la vedovanza, genitori e giovani che non riescono a trovare lavoro, i rifugiati, i bambini, ecc. Occorre guardare alla famiglia come l’icona della società di oggi: è l’umanità di oggi che soffre nella famiglia. E l’umanità di oggi deve prendersi su questa famiglia sofferente e sentirne il peso nella sua carne». Quindi un terreno di incontro della Chiesa in uscita che Papa Francesco continuamente sollecita? «Assolutamente! Anzi, penso che è proprio in quel terreno che si può testimoniare la possibilità di relazioni personali profonde, non quelle soltanto sul telefonino o sulla rete, ma da prossimo a prossimo: con gli amici dei figli e i loro genitori, per esempio. Il ruolo di noi laici è quello di essere accanto a tutti, di uscire dal proprio cortile sicuro per camminare con loro giorno per giorno nelle scuole, al lavoro, nelle difficoltà quotidiane. Per questo anche dei laici sono presenti al Sinodo, e anche noi abbiamo la gioia di avere una coppia del Movimento che viene dalla Colombia, invitati come uditori: Maria Angelica e José Luis dalla Colombia». L’anno scorso invece c’era una coppia del Ruanda, giusto? «Sì. Penso che questi laici sposati presenti al Sinodo portano tutte le sfide che insieme agli altri raccolgono e vivono. Naturalmente anche i Padri sinodali arrivano ricchi di esperienze, di voci, di sofferenze che hanno raccolto nel mondo. Però è bello anche questo confronto fra Chiesa ministeriale e il laicato. Una Chiesa che è una realtà unitaria in cui laici e sacerdoti insieme. Il popolo di Dio in cammino che si prende cura di tutti i suoi figli». Ascolta l’intervista integrale di Radio Inblu a Maria Voce, 3 ottobre 2015 (in italiano dal minuto 11’ 15’’) (altro…)
Ott 3, 2015 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
La pace è il risultato di un progetto: un progetto di fraternità fra i popoli, di solidarietà con i più deboli, di rispetto reciproco. Così si costruisce un mondo più giusto, così si accantona la guerra come pratica barbara appartenente alla fase oscura del genere umano. E Giordani la guerra la conosceva bene: vi aveva partecipato, nel primo conflitto mondiale, meritando un’onorificenza per una grave ferita riportata sul fronte austriaco. Ma non è solo l’orrore per il sangue e per la morte che deve indurre l’uomo a rifiutare la guerra come strumento per risolvere per risolvere i problemi di ordine internazionale. La guerra può essere pensata come naturale da quelle povere menti che postulano l’uomo come una macchina assetata di potere e pronta a scagliarsi contro un qualsiasi nemico per realizzare i propri sogni di potenza. Ma non c’è niente di naturale nel procurarsi a vicenda sofferenza, miseria, morte. La guerre non producono vincitori, ma solo sconfitti. La storia ce lo insegna, e Giordani lo dimostra: i gravi problemi che ogni guerra lascia sul campo sono di gran lunga più angoscianti di quelli che si voleva risolvere ingaggiando il conflitto. È quindi già la ragione che ci suggerisce di deporre le armi e i sentimenti bellicosi e preparare un ordine pacifico. Ma per coloro che credono che l’uomo è creatura di Dio, l’offesa al prossimo deve rimanere estranea all’azione. Come si può compiacere Dio attentando alla vita delle sue creature? È trascorso mezzo secolo da quando Giordani scrisse i brani che riportiamo qui sotto, tratti da L’inutilità della guerra, edito da Città Nuova, eppure sembrano scritti per questa nostra attualità lacerata da conflitti così pericolosi. «La guerra è un omicidio in grande, rivestito di una specie di culto sacro, come lo era il sacrificio dei primogeniti al dio Baal: e ciò a motivo del terrore che incute, della retorica onde si veste e degli interessi che implica. Quando l’umanità sarà progredita spiritualmente, la guerra sarà catalogata accanto ai riti cruenti, alle superstizioni della stregoneria e ai fenomeni di barbarie. Essa sta all’umanità come la malattia alla salute, come il peccato all’anima: è distruzione e scempio e investe anima e corpo, i singoli e la collettività». «La storia conferma la logica cristiana, dacché l’allestimento d’armi porta alla paura, alla diffidenza, alla guerra. Sono falsi realisti quei tali che dicono: ‘Se vuoi la pace, prepara la guerra’. Basta aprire un manuale di storia per vedere a cosa conduce l’accumular armi e munizioni. La pace è difficile. Perché cristiani, noi non siamo ingenui. Noi vogliamo la pace e non l’illusione. La pace non cadrà dal cielo bell’ e fatta. La pace è un’azione paziente che dobbiamo fare insieme. Cioè la pace si ottiene con la pace». «Difende la guerra chi ha paura. Si fa la guerra perché si ha paura. Chi ha paura ingiuria e spara, per un istinto di liberazione. Ci vuole coraggio – un coraggio razionale – a sostenere la pace». Alberto Lo Presti L’inutilità della guerra, Città Nuova 2003 (pp. 7, 71-72, 83) (altro…)
Set 24, 2015 | Centro internazionale, Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Abbiamo delle possibilità di reagire alla situazione attuale con forme di riorganizzazione, se vogliamo anche imperfette, ma che mettono insieme i Paesi, e persone di vario ambito. In Europa abbiamo un problema di una unità imperfetta, che bisogna portare avanti, e che oggi con l’emigrazione sentiamo essere indispensabile per il nostro futuro». Lo dichiara Romano Prodi, due volte Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana e già Presidente della Commissione Europea, economista, accademico e politico, in un’intervista a margine dell’incontro dei delegati dei Focolari nel mondo. E continua: « Le ragioni di speranza le dobbiamo costruire in modo diverso, a seconda delle diverse parti del mondo. Quindi abbiamo bisogno di energie che vengono dal basso. In Medio Oriente c’è bisogno invece che i potenti della terra dialoghino fra di loro perché se no non si risolve nulla». È il 21 settembre, e ha inizio al Centro internazionale di Castel Gandolfo la seconda settimana di lavoro, con una sessione dal titolo: “Il mondo tende all’unità. Uno sguardo socio-politico”. Argomento impegnativo, ma coerente e integrato con il tema dell’unità, approfondito quest’anno dai Focolari, e che è trasversale a tutto il programma. Insieme a Romano Prodi, c’è Pasquale Ferrara, diplomatico, segretario generale dell’Istituto Universitario Europeo di Firenze, con attività accademica e di ricerca nell’ambito delle relazioni internazionali. «La globalizzazione ha degli effetti positivi – afferma -. Però ha un problema: che non è universale, rappresenta il tentativo di estendere a tutto il mondo un unico modello economico, il modello liberista, e un unico modello che è quello della democrazia liberale in ambito politico». Da qui il suo invito ad «ascoltare le esigenze di tutti i popoli della terra», perché non esistono «popoli di serie A e di serie B, membri del Consiglio di Sicurezza e tutto il resto. Dobbiamo tenere conto di tutte le esigenze espresse da tutti i popoli». Una proposta? «Partire dal basso, costruire la società civile, internazionale. Abbiamo troppa fiducia nelle istituzioni, nei governi, nelle organizzazioni, nelle autorità, che sono importanti. Ma in molte situazioni, soprattutto in società divise all’interno dei Paesi che devono affrontare, ad esempio, processi di riconciliazione, è fondamentale che quest’opera parta dai rapporti interpersonali, dai rapporti intercomunitari, con la consapevolezza che si sta facendo un’opera di ricostruzione politica, civile, sociale e istituzionale». Interventi stimolanti e in dialogo con una platea realmente rappresentativa di tutte le aree del mondo, con le proprie attese, sfide e risorse. I due esperti hanno offerto una lettura documentata sull’attuale situazione sociopolitica mondiale, complessa e in continuo mutamento. Un contributo che ha arricchito la riflessione circa l’ apporto reale di quanti fanno propri gli ideali dei Focolari e desiderano concorrere alla realizzazione della fraternità universale e alla costruzione della pace. Guarda l’intervista completa in italiano: https://vimeo.com/140062041 (altro…)
Set 17, 2015 | Centro internazionale, Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
Bernd Nilles (secondo da destra) nel Centro internazionale dei Focolari a Rocca di Papa (Roma)
In rete per il bene comune, sull’onda della Laudato Si’, che chiede azioni concrete in tempi rapidi: c’è convergenza di intenti tra Bernd Nilles e Maria Voce, che si sono incontrati al Centro internazionale dei Focolari a Rocca di Papa, lo scorso 9 settembre, insieme al copresidente, lo spagnolo Jesús Morán e alcuni collaboratori in rappresentanza dei giovani e di alcune agenzie dei Focolari (AFN, New Humanity, AMU, EdC). Lavorare sul cambiamento degli stili di vita è una delle priorità della CIDSE in questo momento storico, e il suo Segretario Generale lo sottolinea con forza. Formato nella gioventù cattolica tedesca, Bernd Nilles è stato attivista per i diritti umani, ha lavorato in programmi di cooperazione in Colombia ed è stato ricercatore presso l’Università di Duisburg per lo sviluppo e la pace. «Per fare questo lavoro ci vuole una grande motivazione», confida, e anche per questo cerca sempre nuove strade e nuove collaborazioni. L’evento di inizio luglio in Vaticano (Le persone e il pianeta prima di tutto), aveva permesso di conoscere il lavoro del Movimento dei Focolari nel campo dell’ambiente e dell’economia, e si sono cominciate a intravvedere piste di azione comune. «Abbiamo decenni di esperienza sull’influenza politica, ma per un reale cambiamento occorre anche una trasformazione personale. Voi siete esperti in questo…», afferma Bernd Nilles, curioso di saperne di più. «La vita del Vangelo non lascia le cose come sono – spiega Maria Voce – se vogliamo un cambiamento che sia reale, i pensieri, le ideologie possono accarezzare la mente, la fantasia, però è il Vangelo che trasforma, e c’è un popolo nel mondo intero che cerca di vivere in questo modo». L’enciclica Laudato Si’ è stata per le ONG legate alla CIDSE fonte di grande ispirazione per continuare a promuovere una visione di cambiamento di paradigma e per avviare una mobilitazione senza precedenti. In particolare la CIDSE è impegnata nella preparazione della conferenza mondiale sui cambiamenti climatici che si terrà a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre. Ma la partita più importante si gioca fuori del palazzo dove stanno lavorando per creare eventi, manifestazioni, partecipazione popolare assieme ad organizzazione della societa’ civile di tutto il mondo. Anche New Humanity (ONG dei Focolari partner dell’UNESCO), sta lavorando insieme alle altre ONG per la preparazione di un documento per la conferenza di Parigi. L’incontro informale è l’occasione per presentare al CIDSE l’Atlante della Fraternità, primo frutto del lavoro dello United World Project, la piattaforma promossa dai giovani del Movimento dei Focolari nella quale convergono tutte le attività che possono essere definite come “azioni di fraternità”, indicizzate secondo precisi parametri. Intanto, in questi giorni, la mobilitazione per la pace ha avuto una forte risonanza sui social con l’hashtag #OpenYourBorders, che raccoglie iniziative concrete a sostegno dei rifugiati. «Ho consigliato la lettura della “Laudato Si” a molti miei amici atei, dicendo “Qui troverete degli input per un cambio radicale nel modo di vivere, che può salvare l’umanità” – afferma Jesús Morán – . Il partenariato che può sorgere tra noi mi sembra provvidenziale per camminare in questa direzione». «Si tratta – spiega – di promuovere lo stile della condivisione. Il cambio di paradigma non è una questione di cosmetica sociale ma di giustizia sociale, nei confronti di coloro per i quali il problema non è l’ambiente, ma la fame, l’accesso all’acqua potabile, la morte per malattie di cui esiste la cura da secoli. Bisogna quindi radicalizzare il discorso nel senso della giustizia. Ci vuole questo lavoro sulle coscienze con tutti i mezzi, a partire da azioni molto concrete e dando loro la massima visibilità». (altro…)