Set 3, 2018 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
«Il desiderio di fare il medico, che avevo nutrito da sempre, divenne ancora più forte quando, anni fa, mio padre e mio fratello ebbero un grave incidente. L’ospedale diventò la nostra seconda casa, per una serie di operazioni alle gambe che mio padre dovette affrontare. In quei momenti compresi la difficoltà dei pazienti, specie quelli che non avevano sufficienti risorse economiche, a ricevere cure adeguate. “Sarò un medico – mi dissi – per offrire a tutti la speranza di una cura”. Anche la mia famiglia aveva una situazione economica molto precaria. Mio padre, per una disabilità permanente causata dall’incidente, non poteva più lavorare. Al termine della scuola, il mio desiderio di studiare medicina si infranse quando mia madre mi disse: “Non abbiamo i mezzi”. Piansi amaramente, poi però pensai: “Se Gesù vuole così, allora lo voglio anch’io”. Eravamo stati sempre in contatto con il Focolare, e loro sapevano del mio grande desiderio. Alcuni giorni dopo, mi telefonarono per dirmi che avevano trovato, attraverso le organizzazioni AMU e AFN, il modo di sostenermi economicamente. Ero così felice! Un segno dell’amore di Dio. Cominciai gli studi all’università. Non era tutto facile. Ogni giorno dovevo avere una buona dose di pazienza e perseveranza. Nella mia classe c’erano studenti di religioni e culture diverse, e alcuni di loro erano prepotenti con me, che avevo un carattere più morbido e remissivo. Cercavo ugualmente di essere amica di tutti e di restare unita a Gesù, e da Lui ricevevo la forza per affrontare ogni difficoltà. Dormivo anche solo due ore al giorno a causa delle tonnellate di pagine da memorizzare. Non facevo altro che studiare, eppure sperimentai anche l’insuccesso a un esame, o la tristezza di non poter uscire con gli amici. E poi mi mancava tanto la mia famiglia. Ma ero certa che Dio aveva dei piani su di me. Durante il tirocinio lavoravamo in reparto, con i pazienti, con turni anche di 30-36 ore consecutive, ed era veramente faticoso. Bisognava fare molte cose insieme, sincerarsi che tutti i pazienti ricevessero le cure e contemporaneamente dovevo studiare per gli esami. L’incontro con ogni paziente era sempre un’occasione per amare. Nonostante fossi stanca e assonnata, cercavo di presentarmi a loro con energia, di ascoltarli con un sorriso e con sentimenti di vera compassione. In ospedale, gli infermieri tendevano ad essere bruschi con noi stagisti e ci impartivano ordini. Tuttavia, cercavo di mettere a tacere il mio orgoglio e di costruire con loro un rapporto amichevole. Dopo qualche tempo, hanno cambiato atteggiamento. Nel mio gruppo, c’era una studentessa sempre scontrosa, che alzava la voce contro di noi, suoi compagni di corso, anche davanti ai pazienti. Nessuno la sopportava. Ho pensato: “Se non le voglio bene io, chi lo farà?”. Ho imparato a capire lei e le sue difficoltà, a volerle bene. All’inizio era difficile, voleva sempre ottenere qualcosa. Ho pregato Gesù di darmi il coraggio e la forza, perseverando in questo atteggiamento di comprensione. Alla fine, anche lei ha cominciato a capire me, e siamo diventate amiche. Se c’è una cosa che ho imparato, è che le cose possono anche diventare meno facili, ma tu puoi diventare più forte. Ho avuto paura tante volte di non farcela, ma “ricominciare” era il segreto che avevo imparato da Chiara Lubich. Ora sono un medico, il mio sogno si è realizzato, e ho tante più opportunità per amare Dio servendo i miei pazienti, ricordando quella frase del Vangelo “Qualunque cosa avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, lo avete fatto a me”». Chiara Favotti (altro…)
Ago 28, 2018 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Cultura, Focolari nel Mondo
Promosso dal Movimento dei Focolari con il Centro Chiara Lubich, il Centro Igino Giordani e il Movement politics & policy for unity. Il Convegno è a numero chiuso a causa dei posti limitati della sala. Sarà possibile seguire in differita il video dell’evento, disponibile sulle home-page dei siti e social media: http://www.centrochiaralubich.org/ https://dev.focolare.org/ http://www.iginogiordani.info/ https://www.facebook.com/Igino-Giordani http://www.mppu.org https://www.facebook.com/mppu.int/ Vedi la locandina con il programma (altro…)
Ago 27, 2018 | Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
«Secondo dati attendibili, nella sola giornata dell’11 agosto, 5.100 venezuelani hanno varcato la frontiera tra Ecuador e Perù. Un record che supera quello raggiunto nel maggio scorso, quando in un giorno c’erano stati 3.700 nuovi arrivi. Per questo motivo l’Ecuador ha dichiarato uno stato di emergenza migratoria». Roggero, nato in Venezuela da genitori italiani, conosce bene l’America Latina, dove ha vissuto quasi 40 anni ed ora nella capitale peruviana, dove vive dal 2015. Non solo Brasile, Colombia, Ecuador e Perù, ma anche Paesi più lontani come il Cile, l’Argentina e perfino l’Uruguay sono alle prese con un esodo epocale, che secondo molti osservatori rischia di provocare in quell’area una delle maggiori crisi umanitarie degli ultimi decenni. Le nuove norme di ingresso in Ecuador e Perù impongono da pochi giorni ai cittadini venezuelani di esibire un passaporto, impossibile da ottenere di questi tempi, al posto della carta d’identità. «Si tratta di una realtà difficilmente comprensibile se non si vive in prima persona. I venezuelani fuggiti in Perù potrebbero aver già raggiunto la quota di 400 mila persone. Sono fuggiti da un Paese attanagliato da una crisi gravissima, dove manca tutto, e sono qui per trovare un lavoro e mantenere il resto della famiglia rimasta in Venezuela. Ma a costo di grandi sacrifici. Sono disposti a tutto, fanno spesso la fame, trascorrono anche 3-4 ore al giorno in autobus per guadagnare pochi dollari. Molti dormono sul pavimento e soffrono il freddo perché non hanno nemmeno una coperta, o fanno la doccia con l’acqua fredda. Ma, perlomeno, sanno che chi è rimasto in Venezuela (moglie, figli, fratelli, nonni…) ha un tetto sopra la testa e può in qualche modo sopravvivere con i pochi dollari che arrivano dall’estero. Ormai, le “rimesse” che arrivano da fuori sono una voce importantissima nell’economia venezuelana». La comunità dei focolari, intanto, da vari mesi cerca di accogliere le persone che parenti o amici segnalano in arrivo o con cui per svariate circostanze è entrata in contatto. «Importante per noi – dice Silvano – è che trovino un’aria di famiglia. Se poi possiamo condividere del cibo, qualche giaccone, delle medicine, una coperta o delle indicazioni per ottenere il permesso di soggiorno temporaneo, meglio ancora. Il 12 agosto ci siamo incontrati per la terza volta nel focolare di Lima, insieme al Centro Fiore una delle nostre sedi operative. Eravamo in 23 persone, due terzi delle quali venezuelane. Prima di tutto, con chi voleva, abbiamo partecipato alla messa. Poi abbiamo offerto un pranzo, con due grandi tavolate. Prima di congedarci abbiamo visto una presentazione in video di Chiara Lubich, perché la maggioranza dei presenti non conosceva il Movimento. Un momento sempre commovente è quello dedicato alla distribuzione dei vestiti che generosamente la comunità locale raccoglie e ci fa pervenire. Abbiamo anche riso parecchio quando uno dei presenti ha visto che un altro indossava il suo giaccone, preso per sbaglio come uno degli indumenti “disponibili”. Questa inusuale contentezza celava realtà molto dure e ogni genere di storie dolorose, vissute prima, durante e dopo la fuga dal Venezuela. Parlarne e ascoltarle è diventato per loro un momento di liberazione. A qualcuno in emergenza abbiamo potuto offrire, nel frattempo, qualche giro di lavatrice. Due rockettari, amici di uno degli invitati, sono capitati lì per caso. Uscendo, colpiti dal rapporto che avevano visto tra tutti noi, ci hanno definito “persone di qualità”. Pare che questa definizione, nel mondo dei rockettari, almeno in Venezuela, sia il massimo elogio possibile. E non era ancora finita: da colui che meno te l’aspetti è giunto l’invito a fare una preghiera finale, tutti in circolo e presi per mano, davvero significativo! Quella stessa sera siamo venuti a sapere che l’ONU stima che 2,3 milioni di venezuelani siano già scappati dal loro Paese, dall’inizio della crisi. Quindi abbiamo ancora molto lavoro da fare. E per un bel po’». Chiara Favotti (altro…)
Ago 26, 2018 | Chiara Lubich, Chiesa, Cultura, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Sposati da 31 anni, con cinque figli e la prima nipotina in arrivo, Gianni e Maria Salerno ne avrebbero tante di storie da raccontare e anche di suggerimenti pratici da offrire, specie alle coppie più giovani, sul tema dell’educazione dei figli. Ma per il loro contributo al Panel sulla “gioia e le sfide dei genitori nell’educare oggi”, tema centrale all’incontro di Dublino, che sta affrontando in un clima di festa e di preghiera argomenti importanti – quali il ruolo della tecnologia nella famiglia, il rapporto con la fede, le molteplici connessioni con il lavoro, l’economia, l’ambiente – hanno scelto di farsi portavoce del patrimonio di vita e di esperienza maturata in tanti anni dalle Famiglie Nuove dei Focolari, di cui da due anni sono i responsabili. Una “famiglia di famiglie”, che attinge alla spiritualità dell’unità di Chiara Lubich come una bussola che segna il nord nel cammino a volte faticoso della vita. Intervistati dal quotidiano cattolico “Avvenire”, Gianni e Maria hanno sintetizzato il loro intervento a Dublino: «Vorremmo sottolineare alcune “parole chiave” che ci sembrano molto utili nel rapporto con i figli e che possono essere vissute ovunque, in tutti i Paesi del mondo, indipendentemente dalla cultura cui apparteniamo. La prima è distacco. I figli non sono nostri, sono prima di tutto figli di Dio. È un atteggiamento che spinge a cercare il loro bene, nel rispetto della libertà di ciascuno, aiutandoli a scoprire il disegno di Dio per la loro felicità. Un’altra parola centrale è accompagnamento: facendo sentire la nostra vicinanza, i figli possono affrontare le difficoltà senza sentirsi soli, e si formano in questo modo alla responsabilità, all’impegno, all’allenamento costante della volontà. Vi è poi un verbo che è sempre stato fondamentale, nell’esperienza nostra e in quella di tante famiglie in tutto il mondo con cui siamo in contatto. Ed è ricominciare. Quando si sbaglia, quando vi è una difficoltà o l’amore viene a mancare, possiamo sempre mettere un punto e andare a capo, chiedendo scusa se magari abbiamo esagerato in un rimprovero, che spesso per i genitori è più un’occasione di sfogo che un intervento educativo. Dovremmo cercare sempre di calarci in quello che i figli stanno vivendo. Solitamente usiamo un’espressione, camminare nelle loro scarpe, che esprime il desiderio dei genitori di sentire sulla propria pelle le loro emozioni, paure e difficoltà, esercitando un ascolto profondo e accogliente, prima di dare risposte affrettate. L’esempio, la condivisione e il dialogo sono fondamentali: in una famiglia si dovrebbe poter parlare di qualsiasi argomento e i genitori dovrebbero darne prova, captando con le loro antenne i messaggi anche non verbali lanciati dai figli che a volte, specie in età adolescenziale, suonano come delle vere e proprie provocazioni. Ancora: dedicare loro del tempo. Quanta fatica richiede, magari la sera, al termine di una giornata di lavoro, specie quando le idee non coincidono. Dovremmo lasciarci interpellare senza paura da loro e dal loro “mondo”, anche quando incalzano preoccupazioni di vario genere sulla salute, le compagnie che frequentano, la scuola o il futuro. Quando ciò avviene noi cerchiamo di fare tesoro di un consiglio prezioso: quello di occuparsi e non preoccuparsi, per evitare che la nostra ansia li renda più insicuri e meno liberi. Ciò che possiamo fare sempre, alla fine, è pregare per loro, affidandoli all’amore di Dio. Ci sono casi in cui i figli diventano ribelli, rifiutano il rapporto con i genitori, mettendo in atto comportamenti violenti, scelte discutibili, a volte gravi. Questo fa soffrire e destabilizza. La ferita dell’insuccesso educativo brucia e ci si chiede, come genitori: dove abbiamo sbagliato? Anche in questi casi dobbiamo ricordarci che si è genitori per sempre, e che la porta del nostro cuore va mantenuta sempre aperta. Non è facile, ma possiamo prendere come esempio da imitare Gesù crocifisso e abbandonato, che ha offerto il Suo dolore, trasformandolo in Amore. Come Lui, anche noi possiamo consumare la nostra sofferenza continuando ad amare concretamente i nostri figli e ogni prossimo che ci passa accanto, nella certezza che alla fine sarà l’Amore a vincere». (altro…)
Ago 22, 2018 | Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
È giunta nei giorni scorsi dal distretto di Lebialem, in Camerun, a firma del presidente dell’organizzazione Lecudo (Lebialem Cultural Development Organisation), Mbeboh John, una lettera di saluto e ringraziamento alla presidente dei Focolari, Maria Voce, e al copresidente Morán, per la scelta dei focolarini di rimanere sul posto, accanto a «vecchi, malati, bambini, uomini e donne che si sono rifugiati nel centro Mariapoli», nonostante i rischi che tale scelta comporta. Da quasi due anni, nelle regioni anglofone del Camerun, situate nel Nord-ovest e nel Sud-ovest, dove si trova anche la cittadella di Fontem con l’ospedale “Mary Health of Africa”, fondato nel 1964 per volere di Chiara Lubich, è in atto un conflitto armato tra gruppi separatisti anglofoni ed il governo centrale del Paese, a maggioranza francofona. Lo scorso anno un gruppo radicale ha dichiarato l’indipendenza della zona anglofona. Sono seguite – come hanno denunciato i vescovi del Camerun – “violenze disumane, cieche, mostruose e una radicalizzazione delle posizioni”. È in questo contesto che s’inserisce la scelta dei Focolari di restare accanto al popolo Bangwa, che «ci riporta – scrive il presidente Mbeboh John – all’arrivo del Movimento, quando Chiara decise di combattere tre guerre: contro la malattia del sonno indotta dalla mosca tse-tse, contro la povertà educativa e contro quella materiale» del popolo Bangwa. Leggi la lettera (in inglese) (altro…)
Ago 20, 2018 | Chiara Lubich, Cultura, Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Nuova edizione
A cura di R. Scotto, M. Scotto, D. Zanzucchi e A. M. Zanzucchi.
Collana: CNx
Città Nuova Ed.