Ott 30, 2018 | Chiesa, Focolari nel Mondo
“Spesso è proprio al più giovane che il Signore rivela la soluzione migliore”. Sono parole di San Benedetto, contenute nella “Regola”. Le stesse riprese da Papa Francesco, in occasione dell’annuncio della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi dal 3 al 28 ottobre, che si è appena conclusa. Preceduto dall’elaborazione di un Documento preparatorio (gennaio 2017), di un Questionario in diverse lingue e da una Riunione presinodale (marzo 2018) con la partecipazione di circa trecento giovani, e diverse migliaia attraverso i social, il Sinodo è stato il momento finale di un cammino lungo e articolato. Un cammino di ascolto reciproco, attenzione, dialogo aperto e schietto “con” e “sulle” nuove generazioni. Un dato: solo dall’Uganda sono arrivate 16 mila risposte ai quesiti. In linea con le precedenti Assemblee, Il Sinodo ha avuto un filo conduttore: il rinnovamento della Chiesa e della società a partire – come ha spiegato il cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, nella conferenza stampa inaugurale – dalle sue fondamenta: “la famiglia e i giovani che garantiscono le generazioni future”. «La giovinezza non dura tutta la vita – ha affermato mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione – la giovinezza anagrafica ad un certo punto termina. Però quello che rimane è l’averla vissuta intensamente. La cosa più importante è dare senso al grande dono della vita che è stata posta nelle nostre mani». Una solenne celebrazione e la pubblicazione di un Documento finale hanno concluso, domenica scorsa, l’Assemblea. Oltre 250 i Padri sinodali che vi hanno preso parte, due dei quali provenienti per la prima volta dalla Cina continentale. Una quarantina i giovani sotto i 30 anni, in veste di uditori. Una presenza significativa, esuberante e a tratti rumorosa, sempre attiva nei canali digitali con la pubblicazione di post e selfie con il Papa o con i Padri, incontrati in modo informale lungo i corridoi, nei momenti distensivi o nei luoghi ufficiali come i circoli minori. Sempre disponibili ad uno scambio alla pari e all’offerta di un contributo, fatto di critiche costruttive e di proposte concrete. Senza alcun timore dei titoli altisonanti o dei capelli bianchi, facendo proprio l’invito del Papa ad «aggrapparsi alla barca della Chiesa che, pur attraverso le tempeste impietose del mondo, continua ad offrire a tutti rifugio e ospitalità». Vale la pena, aveva detto, «metterci in ascolto gli uni degli altri». «Un Sinodo dal significato molto particolare – ha affermato il Cardinale Reinhard Marx, Arcivescovo di München und Freising, presidente della Conferenza Episcopale tedesca, in uno dei tanti briefing con i giornalisti – un luogo di apprendimento riguardo la gioventù», che i padri sinodali hanno voluto scandagliare in tutte le sue sfaccettature, grazie al contributo dei diretti interessati. Rapporto tra mondo virtuale e reale, migrazione, ruolo della scuola e dell’università, vita nelle parrocchie e formazione dei catechisti, relazioni e amicizie sono solo alcuni dei temi trattati. «Si è parlato anche della pastorale digitale, di come la Chiesa possa trovarsi nel mondo social», ha detto Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero per la Comunicazione. «Abbiamo gli stessi problemi – ha sottolineato Monsignor Andrew Nkea Fuanya, Vescovo di Mamfe in Camerun – ma li affrontiamo da punti di vista diversi. Le Chiese in Camerun sono stracolme, ma i giovani non sono contenti a causa dei tanti problemi che attraversano l’Africa. Come aiutarli? Stiamo cercando tutti la stessa soluzione». «Un Sinodo sui giovani con i giovani – ha affermato ai microfoni di Vatican News mons. Tadeusz Kondrusiewicz, arcivescovo di Minsk-Mohilev e presidente della Conferenza Episcopale di Bielorussia – che lo rende particolarmente dinamico, perché i giovani sono sempre in cammino». «Vivo la sorpresa della vicinanza nei temi che si affrontano, nelle sfide della Chiesa di oggi pur nella diversità delle situazioni» ha affermato il Pastore Marco Fornerone, della Chiesa Evangelica di Roma, presente in qualità di delegato fraterno presente (otto in tutto). Nel corso dell’Assemblea, il 6 ottobre, si è svolto un incontro particolare tra i giovani, il Papa e i Padri sinodali, nella cornice dell’Aula Paolo VI, dal titolo “Noi per. Unici, solidali, creativi”. Come filo conduttore tre temi: la ricerca della propria identità, le relazioni e la vita come servizio e donazione. Molte le testimonianze di vita, studio, lavoro e sulla difficoltà di operare delle scelte per il futuro, inframmezzate da momenti musicali e artistici. Infine, al termine del Sinodo, un ultimo dono del Papa ai giovani uditori, il volumetto “Docat” (Edizioni San Paolo), con un compendio della dottrina sociale della Chiesa, dalla “Rerum Novarum” di Leone XIII (1891) fino agli ultimi testi di Francesco. Un manuale, strutturato in domande e risposte intorno al tema del ruolo dell’uomo nella Chiesa e nella società, che sarà di certo una guida per il cammino che ora si apre. Chiara Favotti (altro…)
Ott 24, 2018 | Chiesa, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Nel cuore dell’Europa, la Svizzera, con i suoi 7,8 milioni di abitanti in un territorio di 41 mila km, è un piccolo Paese dalla grande varietà linguistica, culturale e religiosa, spesso additato come un modello riuscito di integrazione. La spiritualità dell’unità, particolarmente congeniale ad un tessuto sociale già orientato ai rapporti e alla reciproca accoglienza, qui si è rapidamente diffusa fin dagli inizi degli anni ‘60, ed ha attecchito con profonde radici. Molte delle intuizioni sugli sviluppi successivi della spiritualità dei Focolari sono legate ai soggiorni estivi di Chiara Lubich nelle valli della Svizzera. Dal 1975 è attivo, a Baar, nel Canton Zugo, un Centro di Formazione, aperto a tutti, divenuto nel tempo il cuore della cittadella dei focolari “Eckstein” (pietra angolare), dove operano alcune piccole imprese. Il Centro favorisce i momenti di contatto e incontro, non solo tra i cristiani cattolici e riformati. A fine settembre, nella cittadina svizzera, dapprima nella Sala del Comune, quindi nei locali del Centro, per un gruppo più ristretto di superiori e responsabili, si è svolto (con un contributo “dietro le quinte” dei membri del focolare) un incontro per circa 400 religiosi e religiose appartenenti a ottanta comunità, tra cui una decina della Chiesa della Riforma e una comunità ortodossa, e rappresentanti di istituti secolari, movimenti, comunità e famiglie ecclesiali. «Oggi abbiamo bisogno di aiutarci ad essere uno accanto all’altro, a non guardare le nostre barriere o le nostre diversità, che devono rimanere. Ma dobbiamo fare in modo che tutte le nostre diversità risplendano in un’unica grande esperienza, alla sequela di Cristo e dei nostri fondatori» ha affermato il card. João Braz de Aviz, presente all’incontro. In un’intervista, il Prefetto della Congregazione per la Vita Consacrata ha spiegato:«Tutte le varie strutture che formano la Chiesa, religiosi, eremiti, monaci, monache, frati suore, istituti secolari, tutti stanno cercando una via comune. Nella cultura attuale tutto si è ravvicinato». «In questo momento – spiega – abbiamo bisogno di un cammino da fare insieme, e anche noi degli ordini, delle congregazioni, della vita consacrata abbiamo bisogno di uno strumento, di un tipo di vita che ci avvicini in tutti i modi. Non è il cammino fatto prima, quello di una spiritualità individuale, che si conserva. Si deve passare ad una capacità di guardare insieme, di guardare l’altro con l’attenzione con cui guardiamo a noi stessi. Tutto ciò noi lo stiamo imparando, a cominciare da noi cardinali». E ha concluso: «Vorrei che noi tutti potessimo, in questo momento, sommare le nostre bellezze e formare questa grande unità, ricordando quello che dice Papa Francesco: “L’unità non si costruisce distruggendo, ma armonizzando la diversità”. È un cammino che alle volte crea un po’ di fatica, perché dobbiamo imparare ad uscire verso gli altri, “il primo movimento che dobbiamo fare per andare verso l’altro”, come dice il Papa. Se non usciamo da noi stessi, rimaniamo al centro. Questo sta nascendo qui in Svizzera, con semplicità, come se fossimo tutti alla scuola di Maria». (altro…)
Ott 23, 2018 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Il 27 e il 28 ottobre prossimi, nella cittadella internazionale di Loppiano (Italia), torna l’appuntamento “24 ore di Luce”, dedicato alla beata Chiara Luce Badano. Una due giorni di preghiera, performance, testimonianze e musica, dedicata alla storia della beata Chiara Luce Badano, morta a soli 18 anni a causa di un osteosarcoma, tra i giovani testimoni del Sinodo dei giovani. Assieme a lei, protagonista di quest’anno, il Vangelo, definito dalla beata “l’unico scopo della mia vita”. L’appuntamento è aperto a tutti e prenderà il via sabato 27 ottobre con la S. Messa delle ore 12.00 presso il Santuario di Maria Theotokos. “24 ore di Luce” è promosso dai giovani dei Focolari che vivono a Loppiano e frequentano le Scuole Gen, i centri di formazione per giovani di tutto il mondo. (altro…)
Ott 21, 2018 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Ana ha 19 anni, vive in Spagna. Comincia a raccontare mentre avanza, senza timidezza, sul palco dell’Aula Paolo VI. «Per conoscere meglio il settore socio-sanitario, all’inizio di marzo sono stata in un ospedale della mia città» racconta. In ospedale, viene accolta da un’assistente sociale che, invece di dilungarsi in discorsi, le presta un camice, le mette in mano una cartella clinica e l’accompagna nella stanza di un paziente: «Quando sono entrata e l’ho visto, un brivido mi ha attraversato il corpo. Sono dovuta uscire un momento per fare un respiro profondo». Sul letto, c’è un ragazzo di poco più grande di lei, malato terminale di cancro. Ana si fa coraggio e rientra in stanza: «Come stai?» Lui la guarda stupito, e le fa ripetere la domanda. «Come prima cosa mi presento – le dice –, sono qui da due mesi, ho un osteosarcoma, mi rimane poco tempo da vivere e sento che sto perdendo tutto: la famiglia, il lavoro, la ragazza. La mia vita non ha più senso». Ana è in stato di shock. Milioni di emozioni e pensieri le attraversano il cuore e la mente. Tuttavia, tenta di intavolare una conversazione raccontandogli qualcosa di se e della sua vita. Dopo alcuni minuti di silenzio, il ragazzo le chiede: «Tu credi in Dio?». Ancora una volta, Ana è colta di sorpresa ma gli risponde con un bel “sì”. «Io, invece no, perché mi ha abbandonato – soggiunge lui –, perché nel giro di pochi mesi mi toglierà la vita. Mi ha lasciato molto solo». La giovane andalusa si affida a Dio prima di replicare: «Quello che senti ora ha un nome, è ‘Gesù abbandonato’. Dio non ti ha abbandonato. Continua a starti accanto più vicino che mai. Ti sta mettendo alla prova e con quello che vivi ti fa una domanda, alla quale forse non hai ancora risposto: “Sei in grado di seguirmi anche nel più grande dolore?”. Lui ha scelto questa croce per te, e solo per te, per una ragione, perché vuole che tu dia testimonianza del suo amore. Vuole farti santo. Tu puoi diventare santo se accetti e accogli il dolore, se lo prendi come qualcosa che viene da Dio e non come qualcosa di tuo. Poi, senza pensarci, inizia ad amare le persone che hai più vicino a te, i tuoi genitori, la tua ragazza, i tuoi amici, facendo vedere loro che non temi la morte perché hai trovato qualcosa di prezioso che ti aiuta a vivere momento per momento, senza pensare cosa ne sarà di te domani». «Attraverso l’assistente sociale ho saputo che alcuni giorni dopo la mia visita, la sua salute è peggiorata – racconta Ana – e che ha chiesto di ricevere l’unzione degli infermi, per potersene andare in pace. Qualche tempo dopo, ho ricevuto questa lettera…». Sul palco dell’Aula Paolo VI è un giovanissimo attore a prestare la voce ad Hugo: «Ciao Ana, ti racconto qualcosa di me. Questi giorni sono stati difficili perché il cancro è avanzato più velocemente, ero più stanco, più debole, ma erano quelle le occasioni in cui dovevo amare di più. Sono state giornate difficili perché vedevo la morte sempre più vicina e questo mi spaventava un po’, ma quando succedeva, mi ricordavo che non è la morte che chiama, ma Dio: mi chiamava per andare con Lui in Paradiso, e questo mi dava la forza di sorridere, di amare. Ormai mi rimane poco tempo qui, Ana, ma devo dirti che adesso non ho paura perché so che lì starò bene. Grazie per avermi tirato fuori da quel buco profondo, per avermi ascoltato, ma soprattutto grazie per aver portato di nuovo Dio nella mia vita. Voglio che da ora tu viva per entrambi, che ti diverta per entrambi e che realizzi tutti i tuoi sogni. Io sarò sempre accanto a te e, dal Paradiso, mi prenderò cura di te ogni giorno, sarò come il tuo piccolo angelo custode. Ho dato all’assistente sociale una croce che volevo che ti consegnasse da parte mia, la porto da quando ho fatto la Prima Comunione, ma voglio che la tenga tu perché, quando la guardi, tu ti ricordi che questa è la Croce che Dio ha voluto per te che va portata con gioia e amando sempre. Ti aspetto in Paradiso, Ana». Tamara Pastorelli Fonte: www.cittanuova.it (altro…)
Ott 19, 2018 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Cherylanne (Doni) Menezes, indiana di Mumbai, fa parte della delegazione di 11 persone che al Sinodo sui giovani, in corso a Roma fino al 28 ottobre, rappresenta il Paese asiatico. Cresciuta in una famiglia molto attiva nella parrocchia del suo quartiere, all’interno di una comunità multi-religiosa, dopo gli studi economici e commerciali Cherylanne comincia a lavorare nel campo della gestione. Ma i suoi interessi spaziano e la portano ad una laurea magistrale presso l’Istituto Universitario Sophia di Loppiano, in Italia, con una tesi sul dialogo indù-cristiano nel Movimento dei Focolari. Lo stesso che tuttora la vede impegnata, specialmente con i giovani, nel suo Paese. La incontro durante la pausa pranzo dei lavori. La delegazione dell’India è guidata dal cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, e composta da nove vescovi (della Chiesa latina, siro-malabarese e siro-malankarese) e un altro laico, Percival, presidente dell’Indian Catholic Youth Movement. Cherylanne è presente al Sinodo in rappresentanza del Movimento dei Focolari in India. Per due volte ha incontrato Papa Francesco, insieme alla delegazione. La prima all’inizio dei lavori («Anche i giovani indù della comunità dei Focolari pregano per lei e per questo evento», aveva detto Cherylanne al Papa, strappandogli un’esclamazione di contentezza) e la seconda quando il Sinodo è già entrato nel vivo. Il 17 ottobre è il giorno dell’atteso nuovo appuntamento. La delegazione è puntuale, all’ingresso dell’Aula Nervi, alle 16, insieme a quella del Sudamerica. La sessione pomeridiana inizia alle 16.30, e nella mezz’ora che la precede Papa Francesco incontra i singoli gruppi, in un “tu per tu” gioioso e informale che è parte integrante dello spirito di questo Sinodo. Percival dona al Papa una croce in legno di sandalo sulla quale è impressa l’immagine del Buon Pastore, opera di un artista indù. «Ho anche delle lettere per Lei, Santo Padre» interviene Cherylanne. Sono lettere bellissime, intrise di affetto, di giovani e famiglie dell’India. Tra queste anche quelle di due giovani, un indù e un musulmano. Oltre a parlare di sé, hanno voluto mettere per iscritto la promessa di pregare per il Papa e per il Sinodo. «Sì, perché – spiega Cherylanne – questo è il Sinodo di tutti i giovani». Consegnata la croce e le lettere, Cherylanne ardisce una domanda: «Santo Padre, vorrebbe rispondere con un videomessaggio a questi due giovani?». «Certamente» risponde Papa Francesco. Lei estrae dalla borsa il suo telefonino e il Papa rivolge lo sguardo dritto allo schermo. «Vi ringrazio tanto per il vostro saluto. Anch’io vi saluto. Prego per voi, voi pregate per me. Siamo uniti in amicizia. L’unità è sempre superiore alle guerre. Lavorare per l’unità della gente, rispettare l’identità di ognuno, qualsiasi sia la religione che professa. Che il Signore vi benedica. Pregate per me!». Il brevissimo video cattura un ultimo fotogramma, il sorriso di Papa Francesco a missione compiuta. Riprendere il saluto del Papa con il proprio telefonino non è cosa che avviene tutti i giorni, le dico. «Non è stato un atto di coraggio – mi risponde – ho semplicemente colto l’occasione, Papa Francesco è sempre molto disponibile». Come procede l’esperienza del Sinodo?, le chiedo. «Stiamo vivendo un’esperienza di discernimento in cui lo Spirito Santo è al lavoro, e fa nuove tutte le cose. L’esperienza vissuta dai discepoli sulla strada verso Emmaus descrive bene quello che stiamo vivendo. La Chiesa sta prendendo coscienza non solo delle sue sfide, ma anche della ricchezza e del suo grande potenziale interno. Vedo una convergenza crescente nei nostri pensieri, qui al Sinodo, e l’urgenza di camminare insieme, giovani e vescovi, clero e laici, movimenti religiosi e associazioni per andare insieme verso il mondo e mostrare il nostro amore in atto».
Chiara Favotti
Guarda il videomessaggio https://vimeo.com/295979829 (altro…)
Ott 18, 2018 | Chiesa, Cultura, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Il prossimo appuntamento con gli Amici di “Insieme per l’Europa” si terrà a Praga, terra degli “hussiti”, della “primavera di Praga”, della “rivoluzione di velluto”. La grande storia del popolo ceco farà da sfondo al dialogo tra i partecipanti. È una storia travagliata, caratterizzata da grandi risvegli idealistici e spirituali, dalla ricerca della giustizia e della verità, spesso però finiti con disillusioni fortissime. Questo è il caso dei tre momenti menzionati: il movimento hussita si è scatenato dopo la morte del sacerdote Jan Hus, bruciato sul rogo nel 1415, considerato dai suoi seguaci martire della verità; purtroppo le guerre seguenti, nelle quali non si trattava più della verità, ma del potere, hanno completamente devastato il Paese. Così anche, molti secoli dopo, nel 1968, gli attori principali della “primavera di Praga” con il grande sostegno ed entusiasmo di tutta la nazione – cosa mai vista prima – volevano installare un regime socialista “dal volto umano”, liberato da tutte le menzogne e crudeltà del passato recente; sfortunatamente questa speranza è stata distrutta sotto le ruote dei carri armati ed è finita nella rassegnazione generale. E poi la “rivoluzione di velluto” del 1989, che ancora tanti ci ricordiamo molto bene, è stata portata avanti dal motto del protagonista principale, Vaclav Havel: “L’amore e la verità devono vincere sopra la menzogna e l’odio”. Nessuno però si aspettava che sarebbe seguita una lotta così dura: i valori spirituali dei primi mesi, fortemente sentiti durante le manifestazioni popolari nelle piazze, pian piano si sono spenti, sostituiti dal pragmatismo della “tecnologia del potere”. La bandiera del Presidente della Repubblica ceca porta la dicitura “La verità vince”. Tuttavia dalla versione originale sono state tolte due parole: “La verità di Dio vince”. Siamo sicuri che la Sua verità vincerà alla fine della storia.
Jiři Kratochvil
“Insieme per l’Europa” vuol dare un contributo per costruire l’unità tra l’Europa dell’Est e dell’Ovest. Che ruolo ha la Cechia? La Cechia è un Paese molto secolarizzato. La maggioranza della popolazione non vuole identificarsi con una Chiesa. Ma, sorprendentemente, il numero degli atei dichiarati diminuisce. Tra la gente, i giovani e gli intellettuali, esiste una fortissima sensibilità verso i valori spirituali e culturali. Lo ha dimostrato il modo caloroso con cui, nel 2009, Papa Benedetto XVI è stato accolto a Praga. I laici secolarizzati, con tratti e lineamenti diversi, si trovano in tutte le parti dell’Europa. La Cechia potrebbe diventare un piccolo “laboratorio” di dialogo. Pensando al futuro dell’Europa quali ulteriori sfide si presentano per raggiungere l’unità? Si dice che ogni nazione – e questo vale anche per un continente – vive di quelle idee dalle quali è nata. Basta ricordarsi da dove è nata l’Europa: da Gerusalemme (fede), da Atene (ragione) e da Roma (diritto). Su queste fondamenta è cresciuta la sua grandezza e ricchezza culturale, spirituale e materiale. Oggi stiamo per affrontare la situazione di una migrazione di popoli, simile a quella dall’inizio del Medioevo: la sfida più grande consiste nel saper convivere con l’alterità dei nuovi arrivati. Non dobbiamo illuderci: l’Europa, come la conosciamo, prima o poi sparirà, anche per motivi di crescente denatalità. Noi cristiani dobbiamo essere la “minoranza creativa”, dobbiamo tornare alle radici della nostra tradizione e a tutti i valori che ne sono nati. Su questa base spirituale, chiedendo sempre la grazia di Dio, possiamo cercare una nuova unità nella nuova Europa. Jiři Kratochvil, nato nel 1953, laureato in economia a Praga, ha lavorato nel settore finanziario di varie amministrazioni statali. Dopo la caduta del comunismo ha aiutato la Caritas a rinnovarsi. Vissuto in Canada, Italia e Germania, oltre che in Cechia e in Slovacchia, attualmente lavora a Praga come traduttore per la Conferenza episcopale ceca. Fonte: together4europe.org (altro…)