Giu 19, 2018 | Cultura
Le parole, le azioni, le scelte e perfino gli errori dei primi cristiani possono oggi illuminare il cammino dei credenti e della Chiesa? Gli Atti degli Apostoli raccontano la vita quotidiana di alcune tra le prime comunità cristiane; le azioni, le parole, le scelte di persone che costruiscono la Chiesa, che le danno un volto attraverso i loro volti. Non è un’immagine preconfezionata, una copia perfetta dell’idea che sta nella mente di Dio; Gesù all’inizio degli Atti dice a grandi linee qual è il progetto, ma come poi si è realizzato è dipeso dalle scelte di gente come Barnaba e Saulo, Pietro e Giovanni, Filippo e tanti altri di cui non conosciamo neppure il nome. Oggi come Chiesa ci troviamo a vivere in una realtà che cambia molto rapidamente e di fronte alla quale non è facile avere punti di riferimento; per questo continuiamo a leggere il libro degli Atti: perché le opere dei primi credenti sono per noi parola di Dio, una lampada che illumina, un punto di riferimento a cui guardare. IL CURATORE : Carlo Broccardo insegna attualmente Vangeli sinottici e Atti degli Apostoli al primo ciclo della Facoltà teologica del triveneto e Introduzione alla Bibbia all’Istituto superiore di scienze religiose di Padova. Suo campo di specializzazione è il vangelo secondo Luca, sul quale ha scritto la maggior parte dei suoi lavori: La fede emarginata. Analisi narrativa di Luca 4–9, Cittadella, Assisi 2006; Le possibilità inaspettate. Pagine scelte dal Vangelo secondo Luca, Cittadella, Assisi 2010; Vangelo di Luca. Commento esegetico-spirituale, Città Nuova, Roma 2012; Tra gratuità e scaltrezza. Le parabole della misericordia di Luca 15–16, San Paolo, Cinisello Balsamo 2016. Pubblica articoli per le riviste Parole di Vita, Credere Oggi e Parola, Spirito e Vita. Da più di dieci anni cura una rubrica mensile sulla rivista di spiritualità antoniana Il Santo dei miracoli. NUOVA COLLANA: Attualità della Bibbia Temi teologico-esistenziali che hanno un forte richiamo all’attualità. Basato su una riflessione biblica, con uno stile mai accademico, ma rapido, essenziale, diretto. Il contenuto di ciascun volume pur conservando tutto il valore scientifico che gli argomenti trattati richiedono è il risultato di un lavoro di divulgazione da parte di specialisti di esegesi biblica presso le più importanti Facoltà teologiche italiane. Città Nuova Ed.
Giu 16, 2018 | Cultura
Paola è malata di epatite, ha l’Aids, ha vissuto dentro alle piazze dello spaccio di Torino, Scampia e Castel Volturno. Ha rubato e scippato, si è prostituita per i camorristi, ha comprato e venduto pistole, ha lavorato per la mafia africana. A diciotto anni accompagnava lo zio a riscuotere tangenti e a comprare carichi di droga. Ha ucciso, più di una volta. Non sa bene perché, ma tutti la chiamano Palma. E questo è l’inizio della sua storia. Una Via Crucis contemporanea, grido di dolore di una terra martoriata dalla camorra. Un reportage narrativo incredibile e commovente, che indaga le contraddizioni e la sofferenza di chi vive la propria esistenza ultimo tra gli ultimi.
Città Nuova ed.
Giu 15, 2018 | Centro internazionale, Cultura, Spiritualità
Non raccoglieremo allori, certo, per quel che facciamo; ma in compenso abbiamo la coscienza tranquilla. Io non riesco a capacitarmi che, entrando in politica, entrando nell’orbita della collettività, uno debba cessar di fatto di essere cristiano; debba in quel terreno, separare la fede dalle opere; debba ridurre l’apostolato a una negazione che oggi si chiama anticomunismo, e in passato si chiamava antiliberalismo, antiluteranesimo …Va bene la negazione, ma appena posta, vale – deve agire – anche e più ancora l’affermazione. E l’affermazione essenziale è questa: che, incontrando un uomo, o in chiesa o in strada o in parlamento, io incontro un fratello, un figlio di Dio, un redento dal sangue senza prezzo; gli debbo amore, comunque egli sia catalogato, vestito o gallonato. Ridursi alla negazione è un accordarsi un assurdo diritto di odiare, un evadere dai positivi obblighi di servizio sociale, un impoverire il Vangelo; così almeno a me pare. Credere che il cristianesimo possa acconciarsi a deformazioni, per cui legittimi l’odio, è credere che il cristianesimo sia un lubrificante di passioni umane, d’avarizia e di omicidio. (Igino Giordani, Lettera a don Primo Mazzolari, 2 febbraio 1951) Servire il popolo è servire Dio, servire un cittadino, un lavoratore, una massaia, degli scolari, dei popoli, è lavorare per Cristo. “Quel che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, lo avete fatto a me” (Mt. 25,40): l’ha assicurato Lui stesso. Vista così la politica perde certi caratteri d’ostilità, d’odio, d’esclusivismo: anche nella pluralità delle opinioni, che vuol dire altresì ricchezza d’idee, il cristiano vede un fratello anche nel tesserato d’altro partito e, seppur ne respinga le opinioni, non ne respinge l’anima, nata dal medesimo Padre Celeste e perciò erede del diritto all’amore di Lui. (Igino Giordani, Difficoltà del cristiano oggi, Città Nuova, Roma, 1976, p.129) I cattolici in politica devono propugnare la creazione di una società ispirata al Vangelo. Ma questo impegna a una povertà interiore, a un dispregio della ricchezza e della boria, a una moralità che è in politica quel che è l’ossigeno nella respirazione, a un esercizio del potere come di un servizio, a un’effrazione delle caste e dei privilegi; impegna a una rivoluzione… (Igino Giordani, «La via», giugno 1950, p.1) A cura del Centro Igino Giordani (altro…)
Giu 14, 2018 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
È giudice civile del tribunale di Marion a Indianapolis dal 1999 e nel 2007 è stato nominato giudice dell’anno per il suo lavoro a favore di detenuti e imputati dipendenti da droghe. David Shaheed è afroamericano e musulmano e divide la passione per il diritto con quella per il dialogo interreligioso. A partire dal 2019 presiederà l’Interfaith Alliance di Indianapolis. Il curriculum potrebbe mettere soggezione e invece il dottor Shaheed spiazza per la sua semplicità e la libertà con cui parla della sua fede e del rapporto che lo legava e lo lega a Chiara Lubich. «Mi ha dato il coraggio di uscire fuori dalle nostre fedi, di aiutare gli altri e di capirli. Ma questo non è rimasto un concetto astratto perché Chiara mi ha dato modo di viverlo e dimostrarlo». Il giudice ha tratto ispirazione dall’esperienza di distruzione della Seconda guerra mondiale vissuta dalla Lubich per ideare una riforma della sua corte. «Il mondo era sotto la pressione di questo enorme conflitto. Eppure questa giovane trentina ha superato le sue paure personali per cercare il dolore altrui: la sua testimonianza mi ha dato coraggio per istituire nel mio lavoro un tribunale speciale per chi ha problemi mentali o è dipendente da sostanze stupefacenti». Il giudice infatti, rompendo una tradizione giudiziaria che affidava ai tribunali ordinari il trattamento di imputati con deficit psichici o con dipendenza da alcol e droghe, con conseguenti condanne che non guardano alla riabilitazione della persona, ha chiesto ai colleghi di guardare all’impatto che il carcere o la libertà vigilata avevano sulla vita dei condannati. Di fatto molti di questi rei tornavano in corte o in prigione per nuovi reati senza ricevere trattamenti adeguati alla loro persona e al loro disagio. Dopo iniziali scetticismi e imbarazzi, la sfida di “servire gli ultimi” è diventata obiettivo comune anche degli altri magistrati del tribunale locale che, superando la tradizione della Common law che assegna alle corti d’appello competenza in materia, lo scorso anno ha varato una nuova sezione per persone “speciali”. In questo modo gli imputati vengono assistiti nell’accesso alle cure e alle consulenze specializzate e sia la prigione, che la corte, che l’intero sistema giudiziario sono orientati ai bisogni della persona e non alla condanna e alla punizione magari per reati futili. «Sono cresciuto in America dove fino a oggi c’è una storia forte di razzismo, ma incontrare i Focolari mi ha aiutato a capire che i bianchi e i loro antenati europei non avevano tutti la stessa ostilità verso gli afroamericani. Per me è stato un’esperienza liberante, perché vivevo sotto l’influenza di questa mentalità e invece per la prima volta avevo fratelli di discendenza europea. Ho imparato dai Focolari che la vita di Gesù è stata mostrare misericordia e compassione per gli altri. Ho imparato a vivere così da giudice e a provare la compassione. Fare parte della comunità del Focolare per me significa dar la migliore prova di come vivere gli attributi di Dio scritti nel Corano, e cioè l’amore, la misericordia e la compassione». Guardando alla missione del Movimento a dieci anni dalla scomparsa di Chiara Lubich, il giudice dell’Indiana si augura che «il dialogo vada avanti, perché il modello dei Focolari è uno dei modelli migliori di incontro tra persone di differenti religioni, etnie o nazionalità. In un clima di forte nazionalismo come quello in cui stiamo vivendo, dove i propri interessi hanno la priorità su tutto, la nostra esperienza è una contro-narrativa perché mostra che la parola di Dio porta le persone a incontrarsi e a non isolarsi, e questo è un esempio non solo per la fede e la religione, ma è un esempio di vita che serve al nostro Paese». Fonte: Città Nuova n.6, giugno 2018 (altro…)
Giu 12, 2018 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
“Beyond Go Coffee” è l’iniziativa dei giovani del Movimento dei Focolari di Milano, in sintonia con il messaggio che verrà lanciato a Manila, nelle Filippine, al Genfest (6-8 luglio 2018): andare oltre sé stessi, per mettere al centro l’altro. “Ci prendiamo un caffè?”. In Italia, il caffè è molto più che un liquido scuro, da prendersi amaro o dolce, o macchiato di latte. Il caffè, come il “mate” in Argentina, o il “tea” in Gran Bretagna, è anche un modo per uscire da sé e mettersi in relazione, un momento di pausa che, all’interno di una giornata, diventa occasione di scambio. Alcuni mesi fa, a Milano, i giovani dei Focolari hanno ripreso l’idea, già utilizzata in passato, di rivendere pacchetti di caffè, acquistati all’ingrosso, e contribuire, con il ricavato, alle spese del Genfest di Manila, ormai prossimo. In particolare per sostenere i viaggi di chi vi arriverà da Paesi lontani e la popolazione locale, colpita dal tifone Vinta, lo scorso dicembre. Ottenuto un prezzo speciale da un distributore all’ingrosso, hanno ideato e realizzato le etichette con le linee guida dell’attività e il logo dell’evento. I giovani di Milano si sono chiesti come diffondere anche dalle loro parti la conoscenza di un evento, il Genfest, che nella sua lunga storia «ha fatto della fraternità tra le persone una idea-forza». L’evento di Manila, dal 6 all’8 luglio 2018, riguarda tutti, e la necessità di guardare oltre se stessi e costruire relazioni è un tema molto attuale anche nella nostra società. Il caffè e i suoi rituali esprimono bene questa voglia di socializzare, di stare insieme. «Questa volta è stato più semplice – raccontano gli organizzatori – avevamo già tutti i contatti. Nel giro di un mese il fornitore ha fatto arrivare 4 mila pacchetti di caffè in un deposito centrale di Milano. Nel frattempo, nei diversi territori della nostra regione, una rete di persone si è resa disponibile per fare un piccolo deposito anche a casa loro. Anche il processo dell’etichettatura, fatta da loro, è stato l’occasione per incontrarci e cominciare a costruire nuove relazioni. Infine, questa attività ha creato molte occasioni per andare a trovare persone che non vedevamo da tempo, consolidando tra noi rapporti di fraternità». Il messaggio di Manila, “Beyond all Borders”, profuma anche di caffè. Fonte: United World Project (altro…)
Giu 12, 2018 | Cultura
Si può leggere la Bibbia nella prospettiva del dialogo interculturale e interreligioso? L’avventura dell’esodo dall’Egitto, la conquista della Terra, la sedentarizzazione in Canaan, l’esperienza della diaspora esilica, la ricostruzione del Tempio al ritorno da Babilonia, l’impatto con la cultura ellenistica hanno offerto al popolo d’Israele occasioni infatti di confronto con persone e culture diverse, che hanno lasciato una traccia viva nella sua storia, a volte segnando in profondità la maniera stessa con cui viene espressa la relazione con JHWH. Gli stranieri in Israele, gli ebrei in terra straniera, e infine i Maccabei a Gerusalemme, sfidano i cristiani a superare le discriminazioni ed affermare la libertà religiosa e di coscienza, con la consapevolezza ecclesiale e la fiducia che tutte le differenze sono ordinate all’unico popolo di Dio (cf. Lumen Gentium n. 1). Affacciarsi ad alcune storie collocate nei momenti epocali della storia biblica potrà aiutare a superare i pregiudizi che molti nutrono su questioni come la violenza nella Bibbia o la giustizia di Dio, e offrire spunti rilevanti anche ai nostri giorni per comprendere il cammino del dialogo interculturale e interreligioso. Un testo utile anche per la formazione degli operatori e dei volontari impegnanti nell’accoglienza degli immigrati e dei rifugiati. L’AUTORE- Lucio Sembrano è docente di Sacra Scrittura presso l’Istituto di Teologia della Vita Consacrata “Claretianum” di Roma e presso la Sezione “San Luigi” della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli. Presta servizio presso il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso a Roma. È assistente della Conferenza internazionale Cattolica del Guidismo (CICG-ICCG) per l’Europa e formatore AGESCI NUOVA COLLANA: Attualità della Bibbia Temi teologico-esistenziali che hanno un forte richiamo all’attualità. Basato su una riflessione biblica, con uno stile mai accademico, ma rapido, essenziale, diretto. Il contenuto di ciascun volume pur conservando tutto il valore scientifico che gli argomenti trattati richiedono è il risultato di un lavoro di divulgazione da parte di specialisti di esegesi biblica presso le più importanti Facoltà teologiche italiane- Città Nuova Ed.