Dic 18, 2017 | Cultura
Ansia, paure, tristezze, ira… Tutti abbiamo condizionamenti che ci bloccano, limitano la nostra libertà e ci impediscono di raggiungere una vita più piena. Come risolvere i nostri complessi e crescere nell’autostima, in modo da essere più liberi e perciò più felici? Questo libro vuole essere un manuale pratico per conquistare la libertà interiore: l’autore ci offre alcune strategie per raggiungere una maggior soddisfazione nella vita quotidiana, migliorare i rapporti in famiglia, con gli amici e sul lavoro, ottimizzare il rendimento professionale e, soprattutto, convincerci che possiamo dare molto agli altri,qualunque siano le nostre capacità o abilità. L’AUTORE Iñaki Guerrero Ostolaz (Hondarribia, Gipuzkoa, 1952), laureato in Psicologia all’Università Complutense di Madrid, master in psicologia clinica all’Istituto Superiore di Studi Psicologici (ISEP), è stato professore di Psicologia dell’apprendimento e Psicologia sperimentale all’Università di Deusto (Bilbao, Spagna). Oltre al lavoro come psicoterapeuta, tiene conferenze e corsi in cui coniuga tecniche psicologiche e valori spirituali. LA COLLANA – Vivere bene insieme Città Nuova Editrice
Dic 18, 2017 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Cultura, Ecumenismo, Spiritualità
Un unicum nel panorama accademico e culturale internazionale, sullo sfondo di una crisi degli equilibri politici, sociali e religiosi, nel Vicino e Medio Oriente e tra le sponde del Mediterraneo: l’istituzione di una Cattedra ecumenica, intitolata al Patriarca Athenagoras e a Chiara Lubich, è il simbolo di quell’Europa che ancora vuole respirare a “due polmoni”. È stata inaugurata il 14 dicembre scorso, nella cornice della cittadella internazionale di Loppiano, non lontano da Firenze e dalla sua vocazione universalistica. La vicina città del centro Italia, infatti, vanta una lunga tradizione di riconciliazione tra Oriente e Occidente, fin dalla metà del XV secolo. Istituita congiuntamente dalla Chiesa cattolica, nella persona dell’Arcivescovo di Firenze, Card. Betori, e dalla Chiesa ortodossa, nella persona dell’arcivescovo ortodosso d’Italia e Malta, Gennadios Zervos, la Cattedra si prefigge lo scopo di approfondire il significato culturale e le implicazioni sociali del cammino ecumenico verso la piena unità delle Chiese cristiane di Oriente e di Occidente, in un contesto altamente qualificato, come quello dell’Istituto Universitario Sophia (IUS), dove la riflessione e il dialogo della vita sono strettamente connessi e sperimentati. L’idea di una Cattedra ecumenica era nata nel 2015, quando lo IUS, con il plauso di Papa Francesco, aveva conferito il primo Dottorato h.c. in Cultura dell’unità al patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I. “In quell’occasione – spiega l’Istituto Sophia – è scaturito il desiderio di istituire una specifica Cattedra Ecumenica intitolata al Patriarca Athenagoras e a Chiara Lubich, che ne rivisiti e attualizzi l’eredità spirituale”. La Cattedra, di cui sono co-titolari il prof. Piero Coda, preside dello IUS, e Sua Eminenza Maximos Vgenopoulos, metropolita di Selyvria, è stata inaugurata alla presenza del metropolita d’Italia e Malta, Gennadios Zervos. «Il Patriarca Athenagoras e Chiara Lubich sono due degne e beate personalità che Dio ha illuminato – ha affermato il metropolita – per distruggere le divisioni e le inimicizie religiose. Con il loro incontro hanno restaurato l’amicizia e hanno inaugurato il “Dialogo della carità”». «Credo che Chiara, con la sua spiritualità – ha proseguito – abbia preparato i due principali e preziosi Ponti: il primo è Paolo VI, il secondo Athenagoras». Nell’occasione, Papa Francesco ha inviato un messaggio: «Mi rallegro per la lodevole iniziativa, volta a far memoria dell’incontro tra il Patriarca Ecumenico e la fondatrice del Movimento dei Focolari, che cinquant’anni fa segnò l’inizio di un proficuo cammino di conoscenza e collaborazione reciproca e che vanta oggi molti frutti, tra cui quelli del dialogo e dell’amicizia fraterna». «Tale progetto accademico – ha detto Maria Voce, presidente dei Focolari – rappresenta un momento importante nelle relazioni ecumeniche in atto tra le Chiese sorelle di Oriente e di Occidente e apre prospettive affascinanti per uno studio incentrato nel rispettoso dialogo, che si prospetta ancor più arricchente nel dono reciproco a livello di riflessione teologica e di una antropologia di comunione». La lunga storia di amicizia e cooperazione con il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli risale al giugno 1967, quando Chiara Lubich incontrò per la prima volta il Patriarca Athenagoras. «È una gran cosa conoscersi» le confidò il Patriarca. «Per molti secoli siamo vissuti isolati, senza avere fratelli, senza avere sorelle, come orfani! I primi dieci secoli del cristianesimo sono stati per i dogmi e per l’organizzazione della Chiesa. Nei dieci secoli seguenti abbiamo avuto gli scismi, la divisione. La terza epoca, questa, è quella dell’amore». Durante l’anno accademico sono previste conferenze, lezioni e una Summer school per giovani cattolici, ortodossi, ebrei e musulmani. Nel prossimo mese di marzo si svolgerà un ciclo di lezioni sul tema “L’ecclesiologia della Chiesa Ortodossa e il cammino del dialogo ecumenico con la Chiesa Cattolica”, rivolto a tutti coloro che vogliano prepararsi per offrire il proprio contributo alla promozione della piena unità, a servizio dell’incontro tra i popoli e le culture. Foto su Flickr (altro…)
Dic 15, 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
«Per quanto sia ricca l’Africa, altri sembrano beneficiare più di lei di queste ricchezze. Nel concedere contratti di estrazione dei minerali alle multinazionali ad esempio, c’è un gioco di interessi, in cui ‘compensi’ e ‘compromessi’, ‘arrangiamenti’ e ‘ringraziamenti’ hanno come conseguenza lo sfruttamento del paese produttore, senza un vero aumento del livello di vita delle popolazioni». Raphael Takougang, avvocato camerunese di Comunione e Diritto, dipinge con forti pennellate il quadro della realtà che si vive oggi in Africa: «La corruzione in Africa non è solo opera di singoli cittadini, ma è soprattutto un modo consolidato con il quale le potenze economiche “creano” e sostengono despoti purché siano pronti a proteggere i loro interessi, con la complicità silenziosa della comunità internazionale». A pagare sono sempre i più poveri. Takougang non si limita alle sole denuncie, anzi, nonostante tutto si dimostra ottimista «perché sta nascendo una nuova generazione di leader politici in Africa che ha capito che … dovrà principalmente essere il cittadino a controllare l’azione di chi lo governa … per assicurare la difesa dei diritti fondamentali dei popoli africani alla vita, all’educazione, alla salute, al bene spirituale e materiale». Patience Lobé, ingegnere – responsabile mondiale delle volontarie che, insieme ai volontari, animano Umanità Nuova – durante tutto il suo mandato come dirigente presso il Ministero dei Lavori Pubblici in Camerun ha subito pesanti minacce: «Per la concezione africana della solidarietà chiunque ha bisogno deve essere soddisfatto: per questo motivo passavano continuamente persone nel mio ufficio, chi per chiedere un lavoro, chi per chiedere un sostentamento. Durante la mia permanenza come responsabile di quell’ufficio non c’è stato giorno in cui non sia stata tentata o minacciata. La corruzione è un virus diffuso, contagioso, difficile da estinguere. Come tutti i virus, serve un vaccino per poterlo debellare. Il vaccino potrebbe essere rappresentato da un vero cambiamento di mentalità: l’educazione a una cultura diversa da quella consumistica, che trova nel possesso dei beni e nell’avere l’unica via alla felicità». Allo stesso modo, non è facile avviare percorsi e buone pratiche nel campo della lotta all’illegalità nella gestione della denaro pubblico. Françoise, funzionaria francese presso il Ministero delle Finanze, racconta: «Per la varietà delle situazioni, dei servizi pubblici e delle questioni che devo trattare non è sempre facile mantenere il discernimento, difendere la legalità, sostenere le buone pratiche di gestione o semplicemente essere coerente con i principi di onestà (anche intellettuale), rettitudine, cooperazione e solidarietà con i colleghi. Ma l’esperienza di lavoro nel corso degli anni mi ha confermato che, ogni volta che sono stata fedele a questi valori, ho scoperto sempre nuovi orizzonti, nuovi modi di fare, le situazioni si sono risolte e l’unità tra istituzioni e persone è stata possibile». Paolo, dirigente presso il Comune di una grande città italiana, aggiunge: «Non dobbiamo dimenticare che come pubblici dipendenti il nostro compito primario è quello di dedicarci al bene della collettività in tutti i suoi aspetti, assumendo il peso delle responsabilità che ne derivano. Ogni azione deve essere conforme a dei principi e dei valori senza i quali non si può vivere insieme, favorendo il benessere e il progresso umano di tutti i cittadini». Lotta alla corruzione, quindi, ma non solo. Diffusione di buone pratiche, rispetto dei diritti del cittadino e dei suoi bisogni, ma anche accoglienza, capacità di mettersi in rete con altre istituzioni: sono queste le grandi sfide per chi lavora nella Pubblica Amministrazione. Ne sono convinti i partecipanti al convegno, che le hanno fatte proprie per continuare a portarle avanti ogni giorno. Semi di una cultura della legalità che frutterà, senza far rumore, nel loro Paese. (altro…)
Dic 13, 2017 | Cultura, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Ad ogni inizio d’anno, alla Scuola Loreto nulla è uguale a prima. Succede dal 1982, anno della sua fondazione, per la sempre diversa provenienza dei nuclei famigliari che la frequentano. Come differenti sono le aspettative che li spingono a venire a Loppiano. Il ritmo delle lezioni si adegua alle loro lingue e culture; il lavoro, che è parte integrante della Scuola, viene rimodulato; i momenti di festa si arricchiscono di nuovi suoni e colori. I corsi, incentrati sulle tematiche familiari nella prospettiva della spiritualità dell’unità, coincidono con l’anno scolastico che i figli frequentano nelle scuole pubbliche del circondario. Giappone, Corea, Messico, Brasile, Colombia, Italia-Argentina, Vietnam, sono questi i Paesi delle 8 famiglie del corso appena inaugurato. Ad accomunarle un unico desiderio: crescere come famiglia nell’amore scambievole del Vangelo. È questa infatti l’unica legge che vige nella cittadella nella quale queste famiglie vogliono fare un’esperienza full immersion. “Perché siamo venuti qui?”, cercano di rispondere Indian Henke ed Emilio di Pelotas (Brasile). “Per cercare l’essenziale della vita. Non volevamo rimanere nel circolo vizioso del profitto così abbiamo inserito la nostra azienda nel progetto EdC, venduto l’automobile, regalato ai poveri metà dei nostri vestiti e alcuni elettrodomestici. È stata una rivoluzione e, come conseguenza, ci è venuta una voglia irresistibile di fare un’esperienza formativa insieme con i nostri figli”. “Per venire – racconta Bao Chau, vietnamita, papà di due bimbi – abbiamo dovuto aspettare quattro anni per motivi famigliari. Eravamo sul punto di ritirare l’iscrizione, quando, appianate le difficoltà, abbiamo sentito fortemente che Dio ci attendeva a Loppiano. Siamo qui dal 2016, ma per via della lingua, nel corso precedente non abbiamo potuto comprendere tutto. Così abbiamo pensato di rimanere ancora un anno. Ne ho fatto richiesta al mio datore di lavoro, ho chiesto ai miei fratelli di aiutarmi per il mutuo della casa e la richiesta ai responsabili della Scuola. Dopo quasi due mesi, finalmente tutte le risposte sono state affermative”. “Siamo felici di rimanere – aggiunge la moglie Bao Vy – per imparare più in profondità la vita del Vangelo e, al nostro rientro, condividerla con le famiglie del Vietnam, crescendo insieme ogni giorno nell’amore”. “Veniamo dalla Corea e questa è nostra figlia Maria Grazia di 13 anni”. Così si presentano Irema e Michele, già titolari di un Istituto che una quindicina di anni fa Michele aveva fondato per rispondere alla diffusa esigenza di una migliore preparazione all’università. “Dai dieci studenti iniziali – raccontano – in tre anni le iscrizioni hanno raggiunto le mille unità. Il lavoro ci coinvolgeva sempre più e il nostro progetto di costruire una famiglia unita e armoniosa ha cominciato a risentirne”. Dopo una profonda comunione tra di loro, ai primi di giugno è emersa la decisione di vendere e cercare un altro lavoro. Poi a Michele è balenata un’idea: “Se vendiamo l’Istituto andiamo a Loppiano per un anno!”. Era la proposta che Irema gli aveva fatto subito dopo le nozze, ma che allora non era realizzabile. “Dovevamo riuscire a vendere prima delle vacanze. Abbiamo tanto pregato e l’ultimo sabato di giugno l’Istituto è stato venduto. Davvero Dio ci voleva qui!”. A comporre questo multiforme mosaico internazionale ci sono anche Francesca (34), italiana, e Roberto (37) argentino di Cordoba. “Dopo varie esperienze vissute in altri Paesi – raccontano – ora siamo residenti in Italia, a Loreto. Nel nostro percorso familiare, finora breve ma intenso, le difficoltà non ci hanno risparmiato: i contesti familiari diversi, alcune vicende esterne a noi e il nostro modo, diverso, di reagire ci hanno un po’ ostacolato, ma l’amore e la volontà di costruire una famiglia sana e aperta sono forti. Abbiamo così maturato la decisione di venire alla Scuola Loreto con Isabel (3 anni), per imparare a dare le giuste priorità e crescere come persone e genitori. Vivendo la condivisione e il confronto con gli altri, chissà che un giorno anche noi possiamo diventare testimoni del Vangelo nel mondo”. Vedi il Video (altro…)
Dic 12, 2017 | Cultura
Brendan Leahy y Judith Povilus (comp.) María es la mujer más mencionada en el Evangelio. Más que cualquier otra mujer en la historia ha sido fuente de inspiración, luz y consuelo para muchas personas. Innumerables las personas que han llevado su nombre a lo largo de los siglos. Y ¿quién podría contar las plegarias a ella dirigidas? Su presencia y su intervención en momentos críticos de la historia marcó el camino de variados países. Basta pensar en lo que la Virgen de Guadalupe, la Morenita, aparecida en 1531 a Juan Diego, significó, y significa hasta hoy, para los mexicanos y para toda América Latina. La fascinación de María inspiró, desde los primeros siglos cristianos, poesías y cantos, entre los cuales el antiguo himno oriental “Akatisthos”. Y no podemos olvidar de qué manera la figura de María incidió en la cultura en el segundo milenio. Basta pensar en la alabanza que le dirige San Bernardo en el último canto del Paraíso de Dante: «Virgen Madre, hija de tu hijo», o en el bellísimo comentario al Magnificat que hace Martín Lutero. Pensemos también en los innumerables frescos, pinturas, retablos, estatuas, que se encuentran en las iglesias y galerías de arte de todo el mundo, por no hablar de los sublimes íconos marianos de la tradición ortodoxa. A pesar del secularismo que caracteriza a nuestra época respecto de las anteriores, María sigue siendo aún hoy un punto de referencia. Aquí presentamos la experiencia de una mujer de nuestro tiempo, que no se preocupaba por presentar una reflexión actualizada de la figura de María, pero sin embargo la hizo redescubrir y volver a comprender en clave innovadora y actual a través de su experiencia espiritual que ha arrastrado a miles de hombres y mujeres, y no sólo católicos sino también personas de distintas Iglesias y de diferentes religiones. Como pincel en las manos del pintor, en la humildad de reconocerse como “nada”, Chiara Lubich, con toda su creatividad, fue elegida por Dios para dar vida a un Movimiento que, en el momento de su aprobación oficial por parte de la Iglesia Católica, recibiría el nombre de “Obra de María”. El resultado: una experiencia profética que nos hace descubrir en una luz nueva la actualidad de María. Editorial Ciudad Nueva Argentina / Editorial Ciudad Nueva España
Dic 12, 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Emergenze continue, ma anche solidarietà e desiderio di ripartire. In Venezuela, un difficile quadro socio politico, l’inflazione alle stelle, l’aumento persistente del numero di persone in stato di povertà estrema, la mancanza per molti del necessario, gli scontri violenti. A Cuba e Portorico, dopo il passaggio dell’uragano, una difficile ricostruzione, l’esodo di migliaia di persone, la mancanza di elettricità, acqua potabile e comunicazione. Eppure, anche in mezzo a difficoltà estreme, la vitalità del popolo caraibico e la volontà di ricominciare non mancano. María Augusta e José Juan, della comunità dei Focolari della zona dei Caraibi, riferiscono: «La situazione generale in Venezuela è molto dolorosa, per la mancanza di cibo, medicine, per l’impotenza e la precarietà sempre più grandi e, in più, anche per il continuo esodo di persone che lasciano il Paese. L’elenco di nostri amici che sono già partiti, e di altri che si stanno accingendo a farlo, è lungo. Nonostante questo dobbiamo “rimanere ai piedi della croce”, in mezzo a tanto dolore, ma con la speranza nella resurrezione. Resurrezione che già vediamo nelle persone, nella loro profondità e nella solidarietà evangelica che le anima». Ofelia, a nome della comunità venezuelana, racconta: «Non è facile trovare soluzione ai problemi che stiamo vivendo, come la carenza di cibo, vestiti e medicinali. Ma abbiamo vive nel cuore le parole di Gesù “Date e vi sarà dato”, che possiamo vivere giorno dopo giorno. Se qualcuno non ha niente da mangiare, condividiamo il pacchetto di riso o le medicine e tutto ciò che ci arriva in mille modi. E tra coloro che ne hanno più bisogno circola tutto, senza distinzione. Ognuno pensa e tiene presenti gli altri, la vita circola e la comunità cresce. In mezzo alla violenza e alla precarietà di ogni giorno, la presenza di Gesù tra noi è come una fiamma che attrae e dà speranza». Sulla situazione della comunità presente a Cuba, sono sempre María Augusta e José Juan a dare notizie: «Lo scorso fine settimana, a Santiago, si è tenuta una Mariapoli con circa 200 persone, un segno della vita che sorge sempre nuova in mezzo alle difficoltà che tutti devono affrontare». E sulle comunità di Porto Rico: «Come sapete bene, vivono dei mesi veramente tragici per i devastanti effetti dell’uragano che ha distrutto l’isola. Da lì riceviamo continue e commoventi testimonianze d’amore evangelico e di solidarietà tra tutti». Eccone alcune: «56 giorni senza luce e acqua per soli 30 minuti al giorno. Non è facile lavorare in ufficio col grande caldo, ma si può! La torcia illumina un po’, le bottiglie d’acqua si possono esporre presto al sole e a mezzogiorno hai già un po’ di acqua tiepida per lavarti. Per il forte caldo… un ventaglio o dello spray con acqua e alcool rinfresca per un pò…». «Alcuni giovani del Movimento e della parrocchia Inmaculado Corazón de María del paese di Patillas, insieme agli studenti del Colegio San Ignacio, hanno distribuito razioni di alimenti alle comunità bisognose. Complessivamente 237 sacchi di viveri». «La mia esperienza a Palma Sola è stata molto forte a causa della distruzione e della mancanza di tutto. Mettermi a servizio, insieme alla mia famiglia, è stata la cosa più bella che ho fatto nella vita». «Abbiamo sempre qualcosa da dare, valutando bene ciò che ci occorre e offrendo con gioia il resto a chi ne ha bisogno». «Siamo andati alla comunità di Recio del ‘barrio’ Guardarraya di Patillas. Era difficile arrivare per via delle strade distrutte dell’uragano. Cominciando dalla periferia dove la devastazione era totale, aggiungendo povertà a quella che già c’era, abbiamo trovato anziani con i volti stanchi e scoraggiati, persone con problemi di asma, ulcere nelle gambe, diabete (e il problema di come conservare l’insulina in assenza di energia elettrica), pressione alta. Un bambino aveva una allergia sulla pelle… Si è cercato di riutilizzare l’antico acquedotto comunitario per supplire alla mancanza d’acqua». «A Gurabo c’è stata la possibilità di conoscerci meglio con i nostri vicini, mentre li aiutavamo nelle loro necessità». «Andare avanti e rimetterci in piedi non dipende solo dal Governo, né dai militari, né da aiuti esterni. Dipende anche da noi, da me, da te. Insieme ce la faremo!». (altro…)