Nov 27, 2017 | Chiesa, Cultura, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Per la prima volta dopo 36 anni, è stata la Polonia il Paese ospitante dell’annuale Convegno ecumenico di Vescovi amici del Movimento dei Focolari. Dopo Gerusalemme, Istanbul, Londra, Augsburg e altre città “simbolo” del cammino ecumenico, Katowice, capoluogo della Slesia, antico centro urbano di quasi 300 mila abitanti, ha accolto, dal 15 al 18 novembre, 35 vescovi di diverse Chiese, ortodossi, siro-ortodossi, evangelico-luterani, anglicani, metodisti e cattolici, provenienti da Germania, Austria, Inghilterra, Irlanda, Svezia, Polonia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Repubblica Ceca, ma anche Brasile, Cipro, India, Repubblica Democratica del Congo, Tailandia e USA. Con loro pure una trentina di laici. I vescovi riuniti a Katowice rappresentano uno spaccato di comunità sociali ed ecclesiali diverse, ma animate dal desiderio di fare un’esperienza di comunione fraterna. “Insieme confessiamo, insieme andiamo incontro all’umanità” il titolo del Convegno, alla cui realizzazione, oltre al Movimento dei Focolari, hanno collaborato, sul posto, l’Arcidiocesi cattolica e la Chiesa evangelico-luterana di Confessione augustana, la Chiesa ortodossa a Sosnowiec, la Facoltà di Teologia dell’Università della Slesia e la stessa Città di Katowice, rappresentata dal sindaco Marcin Krupa. Il Convegno, aperto dalla riflessione di Lesley Ellison, anglicana, su “La spiritualità dell’unità: una spiritualità ecumenica”, ha avuto come tema centrale “Maria, la Madre di Gesù”, con approfondimenti teologici nelle diverse prospettive cattolica, evangelica, anglicana e ortodossa. Numerosi gli incontri, le celebrazioni e i momenti di preghiera secondo le diverse tradizioni, suggellati da un “patto d’amore reciproco” a vivere la comunione fraterna e ad “amare la Chiesa altrui come la propria”. Brendan Leahy è il vescovo cattolico di Limerick (Irlanda), esperto e animatore del dialogo ecumenico nel suo Paese. Raggiunto telefonicamente, ci dice: «Voglio sottolineare la calorosa accoglienza ricevuta a Katowice, che già avevo visitato nel 1991, in occasione dell’incontro di Chiara Lubich con le comunità dei Focolari dell’Ovest e dell’Est Europa. È una città molto sviluppata, che dà grande valore alla diversità e all’accoglienza. La stessa che abbiamo sperimentato in questi giorni, sia da parte della Facoltà teologica, che ci ha ospitato, sia da parte delle Chiese cattolica, luterana e ortodossa. Il convegno è stato l’occasione per una maggiore conoscenza reciproca, per approfondire le diverse realtà ecclesiali e socio-culturali in cui viviamo, specialmente nel Medio Oriente e nell’Est Europa. Ci rendiamo conto che non possiamo offrire soluzioni per i problemi di quei Paesi (e penso soprattutto al Medio Oriente), però possiamo almeno portare l’uno i pesi dell’altro. Sentire il dolore altrui mi ha allargato l’anima. Ora non mi sento più solo un vescovo irlandese, mi porto dentro anche il contesto e i problemi degli altri vescovi. Ma con una speranza nuova. In ogni Paese ci sono segni di speranza, e i passi compiuti a livello ecumenico lo dimostrano. Per esempio, nella Repubblica Ceca è in atto un processo di perdono reciproco per gli errori commessi. L’ecumenismo – continua il vescovo – è una realtà in cammino da molti anni, che vuole incontrare sempre nuovi contesti e dare nuova testimonianza. È in fondo un’esperienza del dare e del ricevere. Colpisce la forte fede cattolica, molto radicata qui in Polonia, ma anche l’apertura e il dialogo con i rappresentanti delle altre comunità». Åke Bonnier, vescovo luterano della diocesi di Skara, in Svezia, si dice felice del convegno: «Mi sono sentito non tanto tra vescovi, ma tra fratelli. Quanto abbiamo condiviso al convegno era una realtà, sia nei momenti di pausa e negli intervalli, sia durante le celebrazioni. Questo è stato molto importante per me, mi ha dato nuova forza e nuovo entusiasmo. Ora aspetto con gioia il prossimo anno, quando, lo spero, tutti loro e anche altri potranno venire in Svezia. Se mi chiedono se questo incontro è stato importante come via per l’unità dei cristiani, la mia risposta è sì. L’unità non è qualcosa che si realizzerà solo in un futuro, tra noi è già una realtà». (altro…)
Nov 23, 2017 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Paolo Balduzzi presenta i giovani durante la diretta del Collegamento CH
Alle sue spalle 180 giovani del Movimento dei Focolari, in rappresentanza dei loro coetanei in tutto il mondo. Volti, colori e tratti somatici diversissimi. In prima fila – e si presentano – tre giovani della Siria. Accanto a loro Michel, viene dal Mali e occhi molto espressivi. Ha conosciuto i Focolari nel suo Paese e da allora, dice che la sua vita è cambiata. František della Repubblica Ceca e Maria del Portogallo spiegano: «Veniamo da oltre 40 Paesi. Siamo qui da tutti i continenti per capire chi siamo noi, giovani, adesso, e quali sono le nostre sfide per costruire una cultura della fraternità». Dietro siedono Amin dell’Algeria, musulmano, e accanto la giapponese Kioko, buddista. Tutti al lavoro per costruire, con un contributo davvero “mondiale”, il prossimo Genfest di Manila (6-8 luglio 2018), il primo, nella lunga storia di questa manifestazione, fuori dall’Europa. Perché in Asia, a Manila? Risponde Giuseppe, italiano: «L’Asia contiene il 60 % dei giovani del mondo, quindi per noi significa puntare verso il futuro, verso la fraternità universale. Il titolo, “Beyond all borders”, oltre i confini, è una delle sfide più grandi che ci troviamo ad affrontare» a partire dai limiti personali: pregiudizi, diversità sociali e culturali. Una grande sfida in un Paese colpito da un’ondata di violenza endemica, dall’esclusione sociale di molte fasce della popolazione e da una crisi politica senza precedenti. «Vogliamo rendere questi confini non un modo per dividerci ma un’occasione per unirci». È la grande idea lanciata da Chiara Lubich nel 1987 e lasciata in eredità alle nuove generazioni. La fondatrice dei Focolari, davanti a una platea di giovani, spiega il motivo della nascita del Genfest: «Un’esplosione di fuochi, non d’artifizio, ma reali, dell’amore di Dio. L’obiettivo dell’ut omnes (“Padre, che tutti siano uno” Gv 17, 20-23) si avvicina. Gesù conquista e trascina, lascia indietro tutto quello che non va, come un ruscello fresco che lascia ai margini tutto quello che non può essere portato avanti dalla sua limpidezza». E aggiunge: «Vedrete i miracoli della grazia di Dio, perché Dio è con noi, Dio è in mezzo a noi. Egli è l’unico onnipotente». Tra i giovani, anche Maria Voce, l’attuale presidente dei Focolari. «Vorrei dire un grande grazie ai giovani». Il loro – afferma – è un grande atto di coraggio, «che mi sembra la risposta di oggi all’appello che Chiara ha lanciato fin dagli anni ’60 “Giovani di tutto il mondo unitevi”. Questo appello risuona ancora adesso, non solo per voi ma per tutti. Lo scopo del mondo unito non è ancora raggiunto. La prima generazione da sola non ce l’ha fatta, non ce la poteva fare. Da sola, non ce la farà neanche la seconda, perché lo scopo è grandissimo. L’idea del mondo unito deve trasmettersi da una generazione all’altra ed esse tutte unite, possono cercare di portarla a compimento». E aggiunge: «Il Genfest non è una questione che riguarda solo i giovani, ma tutti. Per questo voglio andarci e spero che saremo in tanti». Ognuno può fare qualcosa: «Qualcuno può dire: ma io sono malato, non riesco… Offri la tua sofferenza! Mettiamoci tutti sotto. Si può aiutare per l’accoglienza, si può aiutare i giovani a preparare il loro programma, si può dare un contributo economico per quei giovani che non potrebbero partecipare. Facciamo tutta la nostra parte, tutto quello che occorre. Il Genfest è mio, è nostro!» Prima di chiudere il collegamento, una giovane delle Filippine lascia a tutti un triplice compito: «Primo: organizzare un Genfest locale. Secondo: fare un’azione concreta, per aiutare almeno un giovane a venire a Manila, e terzo: acquistare la maglietta con il nostro logo». Tutti i dettagli sul sito dei Giovani per un mondo unito, una sigla che d’ora in poi va imparata a memoria: Y4UW. Vedi anche: dev.focolare.org/genfest-2018/ (altro…)
Nov 20, 2017 | Chiara Lubich, Chiesa, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Patrizia Mazzola
Erano gli anni ‘70, segnati, nella storia di molti Paesi, da proteste sociali, guerre e disorientamento. Nella mia città, Palermo (in Sicilia, isola nel Sud dell’Italia), frequentavo l’ultimo anno dell’Istituto Magistrale e seguivo la vita politica. Era un periodo molto cupo: un’ondata di crimini mafiosi attraversava la Sicilia, giovani appartenenti alla sinistra e alla destra politica, durante gli scioperi studenteschi, si fronteggiavano spesso con atti violenti. Il ritiro degli americani dal Vietnam e la caduta di Saigon lasciavano soltanto ferite aperte, provocate da una guerra assurda. Anch’io, come tanti giovani, ero alla ricerca di riferimenti. In questo spirito accettai volentieri l’invito di una mia insegnante a partecipare al Genfest, manifestazione inserita all’interno dell’Anno Santo indetto da Papa Paolo VI. Vivevo l’esperienza dello scoutismo, ma non mi sembrava vero poter fare questa nuova esperienza. L’invito venne esteso anche a tanti altri studenti della mia scuola e alla fine, insieme alle mie sorelle, decidemmo di partecipare. All’ultimo momento, ricordo, fui anche tentata di rinunciare perché quell’anno dovevo sostenere l’esame di maturità al termine della scuola secondaria. Alla fine venni incoraggiata dagli altri e così partimmo da Palermo con tanti pullman. Con me avevo portato la mia inseparabile chitarra, libretti di canzoni e un registratore, a quei tempi piuttosto ingombrante. Durante il viaggio rimasi colpita dall’atteggiamento di alcune ragazze, le gen, che già vivevano la spiritualità dell’unità. Mi colpivano le piccole attenzioni che rivolgevano a tutti, il clima di armonia e serenità, nonostante la nostra esuberante vivacità, i momenti di riflessione che scaturivano dalle canzoni del Gen Rosso e del Gen Verde, che subito avevo imparato e già suonavo con passione. Era il 1° marzo 1975. L’impatto al Palazzo dello Sport romano, con 20 mila giovani provenienti dai cinque continenti, fu potente. Da subito sperimentai la forza del Vangelo vissuto. Ad esempio, era la prima volta che condividevo con chi mi era seduto accanto quello che avevo, facendo l’esperienza di vivere come fratelli. Il mio sogno, vedere un mondo di pace, un mondo unito, era lì. Già realizzato. Ero sbalordita, impressionata dalle testimonianze, quasi non credevo ai miei occhi che tutto ciò fosse possibile. Ascoltavo le loro storie dal palco. Quella di due giovani del Sud Africa, quando l’apartheid ancora non era stato sconfitto, oppure di un gruppo di Belfast (Irlanda del Nord), città ancora teatro di guerra e di divisione religiosa e politica. Erano i segni che, se davvero ci impegniamo, possiamo realizzare la pace, lì dove viviamo. Il giorno dopo eravamo tutti alla Basilica di San Pietro, dove Chiara Lubich ci presentò al Santo Padre. All’offertorio, dodici giovani, in rappresentanza di tutti, salirono con Chiara sull’altare. Ricordo un applauso interminabile. All’Angelus in piazza S. Pietro, il Papa ci salutò con parole che ci incoraggiavano ad andare avanti: «Abbiamo avuto questa mattina d’intorno all’altare ventimila fedeli, giovani GEN – Generazione Nuova – provenienti da tutto il mondo. Una commovente bellezza. Ringraziamo Dio e riprendiamo coraggio. Nasce un mondo nuovo, il mondo cristiano della fede e della carità». Era davvero cominciato un mondo nuovo. Per me l’inizio di una nuova vita.
Patrizia Mazzola
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Nov 16, 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Alla chiamata di Dio a donarsi, Domenico Mangano (1938-2001) ha risposto «con prontezza, fedeltà, continuità, ma soprattutto, sempre, con assoluta libertà di coscienza. Liberamente sceglie l’impegno sociale, e si raffina in quello politico; liberamente, dopo l’incontro con il Movimento dei Focolari, si mette quotidianamente a levigare la sua anima nel “santo viaggio” in unità con i fratelli. Questa esperienza conquista in radice quel cittadino attivo e pieno di risorse, quel laico impegnato e combattivo, quel politico focoso e pungente, quel cristiano autentico e ricco di fede, che è Domenico». Sono parole dell’onorevole Tommaso Sorgi alla morte dell’«amico dolce, più che fratello, confidente discreto e saggio», che con Domenico per lunghi anni ha potuto «condividere il comune desiderio di coniugare terra e cielo, la passione ardente di tradurre nel difficile agone politico il provocatorio messaggio del vangelo. Con lui ho condiviso soprattutto la nascita del Movimento politico per l’unità, quello stile di vivere l’esperienza politica improntato all’edificazione della fraternità universale avviato sui banchi parlamentari da Igino Giordani, nostro comune modello». Domenico Mangano nasce ad Anzi, in provincia di Potenza, il 22 febbraio 1938. Nel 1949 la famiglia si trasferisce a Viterbo. Concluse le scuole superiori, nel 1958 vince un concorso all’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale di Pavia e vi si trasferisce, frequentando come studente lavoratore la Facoltà di Economia e Commercio. Ritornato a Viterbo conosce Maria Pia e si sposano il 24 agosto 1966. Nascono tre figli: Paola (1968), Giuseppe (1970) e Maria Flora (1972). Per Domenico sono anni di grande impegno in famiglia, al lavoro, con gli universitari, nel sindacato, nell’Azione Cattolica, nello studio. Anni in cui inizia l’attività politica come amministratore pubblico a Viterbo. Nel 1974, Domenico conosce il Movimento dei Focolari e i suoi ideali e vi aderisce assieme a Maria Pia. Si impegna nella branca dei Volontari di Dio, laici impegnati a incarnare in tutti gli aspetti del sociale la luce che scaturisce dal carisma affidato dallo Spirito a Chiara Lubich. Vuole «stare al passo con Dio» indicato da lei e spesso le scrive. Di Domenico Chiara arriverà a dire di scorgere in lui “un mistico“. Domenico muore a Viterbo il 22 dicembre 2001. L’anno precedente gli era stato diagnosticato un tumore inguaribile. Affronta la notizia con la consapevolezza di dovere «chiudere un primo lungo capitolo della vita, ponendolo nel cuore misericordioso di Gesù, per aprire un altro, tutto nuovo», scrive comunicando a Chiara la sua situazione. Con Editto del 9 marzo 2017 mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano, accoglie la domanda del postulatore Waldery Hilgeman di dare inizio alla Causa di Beatificazione e Canonizzazione di Domenico Mangano, invitando la comunità ecclesiale a manifestarsi sulla fama di santità e di segni del nuovo Servo di Dio. Leggi anche: Domenico Mangano Un politico in cammino verso la santità
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Nov 14, 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Un contesto politico e sociale pericolosamente instabile, un reddito pro capite tra i più bassi al mondo, la pressione delle potenze internazionali sulle enormi risorse naturali della regione. Ma anche l’eco del coraggio dei grandi leader africani del ‘900, da Nkrumah a Senghor, da Lumumba a Nyerere, che ancora risuona come un monito a uscire dal passato per puntare a grandi traguardi, “impossibili solo fino a quando qualcuno non li realizza” (con le parole di Mandela). È in questo ambito che, lo scorso 4 novembre, si è inaugurata a Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo), Ecoforleaders, Scuola di Alta formazione per leadership di comunione, alla presenza di alcune autorità politiche, diplomatiche, accademiche (tra cui i rettori dell’Università Cattolica, dell’Università di Mapon, e due emeriti delle università di Kasangani e di Pedagogia Nazionale) e religiose, sia cristiane che musulmane, a sottolineare la speranza che suscita l’apertura di Ecoforleaders nel Paese africano. Tutto è partito da un gruppo di studenti africani che si sono chiesti come spendersi per un’Africa nuova e che ora, con il supporto dell’Istituto Universitario Sophia e del Centro internazionale del Movimento politico per l’unità (MPPU) lavora con impegno per realizzare questo sogno. Per il taglio del nastro è stato incaricato il Segretario della Conferenza Episcopale Congolese, uomo molto noto per aver condotto il dialogo tra politici di maggioranza e opposizione, in occasione della controversa proposta di legge elettorale che legava la data delle elezioni presidenziali al prossimo censimento. Una personalità che a tutt’oggi è punto di incontro fra le parti. Cinquanta studenti, selezionati con curriculum e colloquio, inizieranno i corsi condotti da un corpo docente, tra cui tre rettori di atenei universitari e alcuni tutor. Non si tratta di un’iniziativa isolata, poiché la Scuola si inserisce in un più vasto progetto, già presentato all’UNESCO, di formazione a una leadership ispirata alla fraternità universale, che vedrà la formazione anche di tutor e docenti, a Nairobi, nel prossimo gennaio. Un progetto che interesserà tutta l’Africa dell’Est per la durata di tre anni e, successivamente, si espanderà anche in altre regioni africane. Leggi anche: news Repubblica Democratica del Congo (altro…)