Movimento dei Focolari
80° del Movimento dei Focolari: il carisma come dono

80° del Movimento dei Focolari: il carisma come dono

Rimanere “nei crocevia dell’oggi” con lo stesso atteggiamento fiducioso e generoso di Maria. È quanto ha augurato il Card. Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, nell’omelia pronunciata nella Basilica di Santa Maria Maggiore (Roma) durante la Santa Messa di ringraziamento del 7 dicembre 2023, in occasione dell’ottantesimo anniversario della nascita del Movimento dei Focolari. “Carissimi, nel giorno in cui 80 anni fa ha avuto inizio il carisma focolarino, qui, nella casa di Maria, vicini alla mangiatoia e al mistero della sua maternità divina, ringraziamo il Signore per il dono di Chiara Lubich e della grande famiglia che attorno a lei ha preso vita. Ripeto a voi le parole dell’Angelo Gabriele a Maria: “Non temete!”. Anche voi “avete trovato grazia presso Dio!”. Con queste parole S.E. il Card. Kevin Joseph Farrel, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, ha incoraggiato il Movimento dei Focolari, presiedendo la S. Messa che si è svolta, presso la Basilica di Santa Maria Maggiore, in Roma, il 7 dicembre 2023. A 80 anni dal “Sì” di Chiara Lubich a Dio, il Card. Farrell, durante la liturgia con cui la Chiesa celebra la solennità dell’Immacolata Concezione, ha invitato i presenti a fare memoria dell’incontro con il carisma, “certo- dice- che tutti voi avete abbracciato l’ideale focolarino come un grande dono di grazia, come favore di Dio”, spronando ciascuno continuare con fedeltà a portarlo nel mondo. Per leggere l’omelia integrale è possibile visitare la seguente pagina sul sito ufficiale del Dicastero.  

a cura di Maria Grazia Berretta

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Tutti responsabili di tutti: una formazione in rete

A partire da oggi, 20 novembre 2023, sono disponibili le nuove Linee Guida per la Formazione in materia di Tutela dei Minori e Persone in situazione di Vulnerabilità elaborate dal Movimento dei Focolari. Margarita Gómez ed Étienne Kenfack, Consiglieri del Centro Internazionale del Movimento per l’aspetto Vita fisica e natura, ci offrono alcune delucidazioni. Illustrare le caratteristiche necessarie per impegnarsi concretamente nella tutela della vita e della dignità di ogni persona: è questo ciò che contraddistingue le nuove Linee Guida per la Formazione in materia di Tutela dei Minori e di Persone Vulnerabili (FTMV) nel Movimento dei Focolari, in uscita oggi, 20 novembre 2023, Giornata Internazionale dell’infanzia e dell’adolescenza. Un lavoro che ha visto la collaborazione diretta di 40 specialisti e persone impegnate in questo campo provenienti da tutti i continenti e che punta esclusivamente a fornire gli elementi necessari affinché in ogni Paese dove opera il Movimento dei Focolari si possa sviluppare un’adeguata strategia formativa orientata alla prevenzione e a estirpare qualsiasi tipo di abuso, sia all’interno del Movimento, sia negli ambienti dove i suoi membri si trovano (lavoro, quartiere, scuola). Già dal 2013 il Movimento si era impegnato nella formazione per la tutela dei minori, con un lavoro capillare in tutti i Paesi dove opera e un corso di sei ore che conteneva i principi fondamentali. Questo sforzo formativo a dicembre del 2022 aveva raggiunto 17.000 persone, e anche se la formazione era aperta a tutti, era realizzata soprattutto per le persone che avevano responsabilità o contatto diretto nelle attività con minorenni. A seguito del report sui gravi casi di abuso sessuale registrati in Francia, pubblicato a un anno dall’indagine della GCPS consulting, è nata la forte esigenza di offrire a tutti gli appartenenti al Movimento dei Focolari di qualsiasi età, vocazione, nazione, ruolo, una formazione mirata. Per questa ragione le Linee Guida rappresentano uno strumento universale, lasciano ampio spazio per un’adeguata inculturazione e un’attuazione specifica nel particolare contesto di provenienza. “La formazione è rivolta a tutti, e per ‘tutti’ intendiamo non solo gli appartenenti al Movimento ma anche alle persone che lavorano nelle nostre strutture – afferma Étienne Kenfack. Le Linee Guida, invece, sono rivolte ai responsabili del Movimento nelle diverse aree geografiche e alle loro equipe che si occuperanno di implementarle”. Le Linee Guida entreranno in vigore il 1º gennaio 2024, per un periodo di 20 mesi ad experimentum. Un periodo di confronto per poter raccogliere tutte le modifiche e le trasformazioni che serviranno per il futuro. “Il documento- continua Margarita Gómez poggia su una risorsa chiave per noi, e cioè la comunione: quindi, si lavorerà in rete, ci sarà una commissione internazionale e delle equipe che localmente porteranno avanti il progetto; ci saranno momenti di scambio, con collegamenti online per aiutarci a risolvere dubbi, per condividere buone pratiche. Non a caso abbiamo deciso di intitolare il nostro programma formativo ‘Tutti responsabili di tutti’. Mi auguro che queste Linee Guida troveranno una grande accoglienza nelle nostre comunità e che in pochi mesi avremmo dato un notevole impulso alla formazione in questa materia”.

Maria Grazia Berretta

https://youtu.be/OsZW-DC_E7U (altro…)

TVLUX Slovacchia intervista Jesús Morán

Dalla spiritualità dell’unità alla pastorale generativa della Chiesa; dall’incontro tra i giovani e Gesù al ruolo da protagonista dello Spirito Santo nel Sinodo sulla Sinodalità. Sono queste alcune delle tematiche che Jesús Morán, Copresidente del Movimento dei Focolari, ha affrontato durante un’intervista alla televisione slovacca TVLUX il 6 ottobre 2023. Le immagini ci sono state gentilmente concesse da TVLUX. In questi giorni il sacerdote spagnolo e copresidente del Movimento dei Focolari, Jesús Morán, ha visitato la Slovacchia. A Nitra ha incontrato diversi vescovi formatori e più di 80 seminaristi. Ed ora è nel nostro programma, benvenuto. Quando diciamo Movimento dei Focolari che cosa possiamo immaginarci? Che cosa significa? Il movimento dei Focolari è un movimento della Chiesa cattolica il cui centro è il carisma dell’unità. Il grande teologo, Von Balthasar diceva che ogni carisma nella Chiesa è come guardare tutto il Vangelo da un unico punto di vista. Ebbene, il carisma dell’unità è tutto il Vangelo visto dal testamento di Gesù: «che tutti siano uno». Quindi il centro, tutto ciò che il Movimento fa nel campo ecclesiale e anche nel campo civile, nel campo sociale, ha a che fare con l’unità. Cerchiamo l’unità – unità di tipo evangelico, come nasce dal Vangelo – Unità, che è un modo di vivere comunitario. Infatti la spiritualità dell’unità può dirsi che è spiritualità di comunione, per questo diamo molta importanza all’amore reciproco, all’incontro con il fratello. Superare le divisioni a un livello sociale più ampio. Promuovere la fratellanza universale, cose così, ma il centro è questa preghiera. Per questo diciamo sempre che vogliamo vivere sulla terra, per quanto possibile, come si vive nella Trinità, cioè che la Trinità è comunione d’amore. La fondatrice del vostro movimento è stata Chiara Lubich, che è molto conosciuta qui in Slovacchia, da allora è stato disposto che il capo, diciamo, del movimento sia sempre una donna, il Presidente è sempre una donna, per questo lei è co-presidente. Perché è così? E’ a motivo del nome ufficiale del Movimento nella Chiesa, perché noi siamo Movimento dei Focolari o Opera di Maria. Negli Statuti approvati dalla Chiesa, è detto, si parla dell’Opera di Maria, quindi noi sottolineiamo molto questo principio mariano della Chiesa, che è un principio materno, è un principio generativo. Che mostra una Chiesa accogliente e, ovviamente, il principio mariano è espresso al meglio dalle donne. Questa è l’idea. Dobbiamo pensare che è la Chiesa ad essere mariana, è Maria la forma della Chiesa. Il Vaticano II lo ha detto molto chiaramente: Maria è madre della Chiesa. Quindi, in questo senso, noi vogliamo esserne un riflesso. La Presidenza femminile, oltre a valorizzare la donna, che è un segno dei tempi, vuole soprattutto sottolineare questo principio mariano. Questo principio mariano che oggi è tanto necessario. Si evidenzia necessario per le cose che Papa Francesco sta sottolineando: una Chiesa più vicina alla gente, una Chiesa in uscita, una Chiesa meno clericale, meno maschile. Ebbene, tutto questo ha a che fare con la presidenza femminile del Movimento dei Focolari. Soprattutto ha a che fare con Maria. E’ venuto in Slovacchia non solo per incontrare i membri dei Focolari, ma anche i nostri vescovi, sacerdoti, seminaristi. Quest’incontro è stato a Nitra, che emozione le ha lasciato incontrare i nostri sacerdoti? In realtà io ero con il vescovo di Nitra assieme a un altro vescovo di un’altra diocesi che avevano partecipato all’incontro con i seminaristi di 5 diocesi. Innanzitutto mi sono sentito molto accolto, molto accolto. Poi nella sala ho visto persone che seguivano Gesù, ho visto veramente tanta purezza, tanta purezza nei seminaristi, tanta serietà.  Inoltre alcuni, dopo l’incontro e dopo la cena, hanno voluto approfondire quanto avevo detto. Si sono fermati a parlare con me e ho visto nelle loro domande una necessità, un’urgenza di voler essere preti all’altezza dei tempi. Essere un sacerdote oggi che prima di tutta viva autenticamente il Vangelo. Sono rimasto molto, molto edificato. Ha parlato più che altro di pastorale generativa, di cosa si tratta? La pastorale generativa è un concetto che sta venendo alla luce, con evidenza, negli ultimi tempi. Soprattutto in Occidente perché assistiamo ad un, potremmo dire, declino numerico della Chiesa. Prima le chiese erano piene, la gente si accostava ai sacramenti. C’erano tanti battezzati, le prime comunioni. Ora tutto ciò è diminuito drasticamente. Quindi la domanda è: cosa sta succedendo? Sembra che i metodi che abbiamo usato con successo per tanti anni o secoli, non funzionino più. Dobbiamo allora ripensare la pastorale? La pastorale della generatività non è una pastorale nuova, è andare all’origine della pastorale e l’origine della pastorale è  Gesù, cioè come evangelizzava Gesù? Per semplificarlo, perché Lui è il Vangelo vivo, attraverso incontri personali molto profondi. In altre parole, se guardiamo i Vangeli, ogni volta che Gesù incontra qualcuno accade qualcosa di significativo per quella persona, lo vediamo con Nicodemo, con Zaccheo, con Matteo, con il centurione, con la Samaritana, con l’emorroissa, con la  cananea. Succede sempre qualcosa, Gesù genera qualcosa nell’altro. Dobbiamo passare da quella che si chiama una pastorale regolamentata, che è quella che abbiamo avuto, di tipo quantitativo: quanti battesimi, quanti battezzati, quanti si sono sposati quest’anno in questa parrocchia? Ad una pastorale che cerca la qualità, qualità, non tanto la quantità, quindi cosa succede? C’è vita cristiana nelle nostre parrocchie? Cerchiamo la fecondità più che i risultati, questa è pastorale generativa. Quindi, si evidenzia moltissimo l’incontro con l’altro, per trovare l’altro non devi aspettare che venga a chiederti un sacramento, devi andare tu all’incontro dell’altro. Quindi la pastorale generativa cambia l’idea del Pastore, ma cambia l’idea dei cristiani, perché in fondo, non si tratta, … Sono necessari, senza dubbio apostoli generativi, ma soprattutto ciò di cui c’è bisogno è di una comunità, accogliente, cioè, deve accadere quello che succedeva con Gesù, la gente va in una comunità e succede qualcosa. Rimane impressionata da qualcosa. Questo, in sintesi, è ciò di cui abbiamo parlato con i seminaristi. Potrebbe essere che i giovani oggi cerchino la vita e ciò di cui hanno bisogno sia che noi portiamo loro questa vita, che è la vita con Gesù? Assolutamente. Penso che… ho sempre pensato che Gesù non  avvicinava mai le persone con la dottrina. Cercava sempre prima un incontro personale e dopo insegnava. Anche se vediamo Gesù che insegnava, però Gesù  dedicava molto tempo a questi incontri personali. Credo che i giovani oggi siano alla ricerca della vita. La dottrina deve basarsi sulla vita e su questo incontro con Lui, così possono accettarla. Altrimenti rimangono con un cristianesimo che è come una morale, è come un insegnamento, ma il cristianesimo non è questo. Il cristianesimo è un incontro con Cristo. Questi giovani che ha incontrato a Nitra sono i futuri pastori della nostra Chiesa. Come possono essere i pastori di cui abbiamo bisogno in questo tempo, che non cadano nel clericalismo di cui parla tanto Papa Francesco?  Credo che un Pastore in qualche modo debba, più che pastoreare – che è una parola che Papa Francesco usa anche quando parla in italiano, la usa così in spagnolo – deve amare. Prima amare, poi pastoreare, perché se ti metti nella posizione di pastore, ti metti in una situazione di superiorità, nel dovere di insegnare. Invece il pastore oggi deve amare prima i parrocchiani, deve amare tutti i fedeli. Facendo cosiì è pastore.  In questo modo è veramente un pastore, e può avere  autorità sugli altri. Questo è fondamentale. Poi quello che ho detto prima, non cercare tanto i risultati ma cercare la fecondità. E un’altra cosa: oggi il pastore deve essere ben consapevole che non  annuncia se stesso, ma annuncia Cristo, quindi deve essere profondamente radicato in Cristo, profondamente in Cristo. Un pastore da solo, che non vive all’interno di una comunità cristiana, che non vive l’amore reciproco con altri, difficilmente può comunicare un amore come quello che Gesù ha annunciato nella vita. Prima ha detto una parola e mi è venuto in mente che questo non accade solo ai preti, ma anche ai cristiani che vivono profondamente la loro fede, ma che a volte dimenticano che non sono loro a salvare le persone, ma è Gesù. Esatto. Questo è importante. Ecco perché dò molta importanza alla comunità. San Paolo, nella prima lettera ai Corinzi, mette in guardia dal personalismo e dice quando alcuni di voi dicono di essere di Apollo, altri dicono che sono di Paolo, altri che sono di Pietro… No, siamo tutti di Cristo, ma Cristo vive nella comunità, nella comunità parrocchiale, nella comunità è presente nell’Eucaristia, che è un mistero di comunione. Quindi questo è fondamentale. Molte volte abbiamo commesso l’errore di annunciare noi stessi, le nostre idee, anziché lasciare parlare Cristo. La Slovacchia si considera un Paese conservatore, ora che c’è il Sinodo che si svolge a Roma, in Vaticano. Ci sono diversi movimenti che vogliono andare avanti e altri che vanno indietro. Come fare per mantenere tutto ciò che è buono, ma anche andare avanti con il nuovo e il buono? Mi ha molto colpito ciò che ha detto papa Francesco l’altro ieri nella prima sessione del Sinodo. Ha insistito molto sul fatto che il protagonista del Sinodo è lo Spirito Santo. E lo Spirito Santo va al di là di questi schemi che sono umani. Un cristiano in quanto cristiano non è né conservatore né progressista, è una persona nuova, è una creatura nuova. Lo abbiamo letto in questi giorni nella Lettera di san Paolo ai Galati.  E’ lo Spirito Santo che ci fa creature nuove con la nostra mentalità. Con la nostra mentalità, con ciò che siamo; quindi credo che dobbiamo superare questi dualismi che non fanno bene alla Chiesa. Lo Spirito Santo è sempre generatore di novità. Perché è lui, è lui all’origine di tutti i carismi, di tutte le novità nella storia della Chiesa. Allo stesso tempo, tutto ciò che lo Spirito Santo promuove nella Chiesa viene dal Padre. Pertanto, anche lui è ancorato all’origine. Questo ti dice che nella Chiesa ci vuole un di più di Spirito Santo, è l’unica maniera per  superare questi dualismi che non ci fanno bene. Grazie mille. E molte grazie a don Jesús per aver partecipato al nostro programma.  Grazie per avermi accolto. Grazie mille anche a voi e ci vediamo prossimamente, arrivederci.   Guarda il video (Attivare i sottotitoli in italiano) https://youtu.be/Y_t77_gM76E?si=urxlZvFkloXOBPfP     (altro…)

La forza di non arrendersi al male

Dopo l’aggressione terroristica subita da Israele, l’orrore per la violenza che si è scatenata, l’ondata di paura che ha sconvolto i due popoli, l’angoscia per gli ostaggi e la sospensione per la sorte della gente di Gaza: notizie dalle comunità dei Focolari in Terra Santa e appello mondiale alla preghiera e al digiuno per la pace, il 17 ottobre prossimo. Abbiamo lasciato le nostre case e tutti i cristiani si sono rifugiati nelle chiese”. È questo il breve messaggio che abbiamo ricevuto questa mattina da alcuni membri della comunità dei Focolari di Gaza; sono le ultime notizie che abbiamo ricevuto da loro. Secondo padre Gabriel Romanelli, parroco della parrocchia cattolica della Sacra Famiglia a Gaza, sono 1017 i cristiani che vivono ancora nella striscia e tra loro ci sono diversi aderenti al Movimento dei Focolari con i quali le comunicazioni sono sempre più sporadiche e difficili. E nonostante questo, nei giorni scorsi è circolato un messaggio di una di loro per ringraziare tutti della vicinanza e della preghiera che hanno raggiunto la piccola comunità di Gaza. “Mi avete dato la forza di non arrendermi al male – scrive – di non dubitare della misericordia di Dio e di credere che il bene esiste. In mezzo ad ogni oscurità c’è una luce nascosta. Se non possiamo pregare, pregate voi; noi offriamo e il nostro operare insieme è completo. Vogliamo gridare al mondo che vogliamo la pace, che la violenza genera violenza e che la nostra fiducia in Dio è grande. Ma se Dio ci chiamasse a sé, siate certi che dal Cielo continueremo a pregare con voi e a supplicarlo con maggiore forza di avere compassione del suo popolo e di voi. Pace, sicurezza, unità e fratellanza universale, questo è ciò che desideriamo e questa è la volontà di Dio e anche la nostra”. Margaret Karram: in mezzo all’odio, notizie di fraternità Richiede coraggio dirlo oggi mentre l’orrore e la violenza occupano tutto lo spazio mediatico, ma queste non sono le uniche notizie. Ci sono quelle meno urlate, ma che non possono essere taciute, come la rete mondiale di preghiera che è in atto su ogni punto della terra, indipendentemente dal credo religioso e da ogni appartenenza, insieme ai gesti e alle parole di fraternità. Lo ha raccontato ieri Margaret Karram, Presidente dei Focolari al consueto briefing in Sala Stampa Vaticana, a margine del Sinodo della Chiesa Cattolica in corso, a cui sta partecipando come invitata speciale. Amici ebrei che conosco in Israele – racconta  hanno chiamato me, araba-palestinese, dicendo che sono preoccupati per quanti vivono a Gaza. Per me è una cosa molto bella. Tutti sanno le storie negative tra questi due popoli, ma tanta gente, tante organizzazioni lavorano per costruire ponti e nessuno ne parla. Si parla solo di odio, divisione, terrorismo. Ci si fanno immagini collettive di questi due popoli che non corrispondono alla realtà. Non dobbiamo dimenticare che anche oggi tante persone stanno lavorando per costruire ponti. È un seme gettato, anche in quest’ora così difficile”. Dagli amici ebrei: fare una comunità di preghiera A conferma di questo, da una località del distretto di Tel Aviv, un’amica ebrea ci scrive: “Se siete in contatto con gli amici del Focolare a Gaza, inviate loro il mio amore e la mia vicinanza. Spero siano tutti al sicuro. In questi giorni sono a casa con la mia famiglia, le scuole sono chiuse e stiamo vicino ai rifugi. Le chat sono un continuo di appelli e offerte di aiuto per le famiglie che sono fuggite, per i soldati e le loro famiglie. Arrivano anche richieste di aiuto per i funerali, per onorare i morti come dovrebbero essere onorati. Sembra che tutti i giovani siano stati richiamati a combattere e temiamo per gli amici e i parenti. Temiamo ciò che ci aspetta. Cerco di proteggere i miei figli dalla paura, ma il nostro orrore è insignificante rispetto a quello che è successo ai nostri fratelli e sorelle del Sud. Penso ai miei amici arabi in Israele che corrono nei rifugi come noi. Cerco di pregare alla stessa ora del mio amico musulmano, in modo da essere una comunità di preghiera anche se tante cose ci dividono. Apprezzo il vostro essere con noi, insieme e la vostra preghiera più di quanto possa dire”. Cosa possiamo fare? In conferenza stampa Margaret Karram ha confidato il dolore e l’angoscia che vive per il suo popolo, per ambo le parti: “Mi sono chiesta che cosa ci faccio qui? In questo momento non dovrei fare altro per promuovere la pace? Poi però mi sono detta: anche qui posso unirmi all’invito di papa Francesco e alla preghiera di tutti. Con questi fratelli e sorelle provenienti da ogni parte del mondo, possiamo chiedere a Dio il dono della pace. Credo nella potenza della preghiera”. Ha poi raccontato dell’azione “Basta guerre!!! COSTRUIAMO LA PACE! che i bambini, i ragazzi e i giovani dei Focolari hanno lanciato insieme all’associazione “Living Peace”. Chiamano a raccolta i loro coetanei a pregare per la pace alle ore 12.00, ogni giorno e in ogni fuso orario; poi propongono di riempire la giornata di gesti che costruiscano la pace nel cuore di ciascuno e attorno a loro; invitano a mandare messaggi di sostegno a bambini, ragazzi e giovani  in Terra Santa e li incoraggiano a chiedere ai governanti dei loro Paesi di fare di tutto per raggiungere la pace. Anche il Movimento dei Focolari aderisce all’appello del Patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pizzaballa, per una giornata di digiuno e di preghiera per la pace il 17 ottobre prossimo: “Si organizzino momenti di preghiera con adorazione eucaristica e con il rosario alla Vergine Santissima. Probabilmente in molte parti delle nostre diocesi le circostanze non permetteranno la riunione di grandi assemblee. Nelle parrocchie, nelle comunità religiose, nelle famiglie, sarà comunque possibile organizzarsi per avere semplici e sobri momenti comuni di preghiera».

Stefania Tanesini

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In viaggio di nozze alla GMG

In viaggio di nozze alla GMG

Benoît e Chloé Mondou, giovani sposi francesi, hanno scelto di iniziare il loro cammino matrimoniale partecipando insieme alla Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona (Portogallo). “Inizialmente volevamo fare il viaggio di nozze con un tour in Europa, ma quando si è presentata l’opportunità di andare alla GMG, non abbiamo esitato un solo secondo!”. Benoît e Chloé Mondou, si sono sposati in Alta Savoia (Francia), una settimana prima della Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona (Portogallo). Ventiquattro anni lui e ventidue lei, si sono conosciuti sette anni fa in un gruppo scout nel quale sono molto attivi, oggi sono guide volontarie. Benoît conosce la spiritualità dei Focolari fin da bambino e, attraverso di lui, anche Chloé ha iniziato a viverla. E proprio con un gruppo di giovani del Movimento di lingua francese, provenienti da Francia, Belgio e Svizzera sono partiti verso Lisbona. “Non abbiamo accantonato il viaggio in Europa – spiegano – ma ci siamo detti che era davvero importante andare alla GMG. Adesso possiamo dire che ha segnato fortemente una tappa nel nostro matrimonio”. Benoît e Chloé partecipano anche nella loro città ad un progetto sociale nel quale vanno a trovare le persone ospiti nelle case di riposo. “Abbiamo la fortuna di essere stati educati nella stessa religione – spiega Chloé – ma abbiamo anche la fortuna di essere felici nel pregare insieme. Di conseguenza, la partecipazione alla GMG ha dato una dimensione ancora più grande alla fede che entrambi abbiamo. Spesso eravamo separati, poi ci ritrovavamo per la lode o l’adorazione, trovando così momenti in cui pregare insieme”. “Ed era molto forte. – confida Benoît – perché nel quoatidiano non abbiamo veramente l’opportunità di pregare insieme. A Lisbona prendersi del tempo insieme, anche se si era in gruppo, è stato forte. Personalmente credo sia un’esperienza che si dovrebbe fare almeno una volta nella vita. E se in coppia, ancora meglio” Momenti fondamentali quelli vissuti con papa Francesco. “Per me la cosa più importante che il Papa ha detto – dice Chloé – è quando ha ricordato che siamo tutti amati e ognuno così come è, perché quando si fa parte di un gruppo, a volte si tende un po’ di creare la propria personalità per apparire, per essere accettati. Ma in luoghi come quello ci si rende conto che in realtà è così che viviamo gli uni con gli altri, è così che siamo naturali ed è così che Dio ci ama di più”. “Io dalle parole del Papa – continua Benoît – sento di raccogliere una sfida che mi sta a cuore: cercare di essere Gesù. Ha invitato il milione e mezzo di giovani che eravamo a Lisbona a tornare nei nostri Paesi, diffondere la buona notizia, aiutare gli altri e far progredire gli altri con la parola di Cristo”. “Alla GMG – riflette Chloé – ho scoperto un nuovo modo di vivere la mia fede. Ho capito che ci sono tanti modi diversi di vivere la fede e non importa se una persona va a cantare per strada e un’altra preferisce stare da sola in fondo a una chiesa. Occorre che all’interno di una famiglia, tutti trovino il proprio posto e il proprio modo di pregare”. “Siamo ripartititi dal Portogallo con una fede molto cresciuta. – conclude Benoît – Questa esperienza ha reso più grande il desiderio, che già avevamo, di crescere i nostri figli nella fede e di educarli al Vangelo. Dopo il matrimonio religioso avevamo bisogno di questa GMG, del pellegrinaggio, del raccoglimento, della preghiera. Ci ha fatto molto bene”.  

Anna Lisa Innocenti 

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Il nuovo libro di Jesús Morán: “Fedeltà dinamica”

Il nuovo libro di Jesús Morán: “Fedeltà dinamica”

Intervista all’autore sull’ultima opera letteraria. Un libro pensato per dare speranza, per mantenere una fede intatta nel carisma dell’unità. Alcune domande al Copresidente del Movimento dei focolari sul suo ultimo libro, edito da Citta Nuova, dal titolo “Fedeltà dinamica”. Jesús, partiamo dal titolo: “Fedeltà dinamica”… Ho voluto usare l’espressione che Papa Francesco ha utilizzato nel suo discorso ai partecipanti all’Assemblea del Movimento dei focolari nel 2021. Lì ha parlato di fedeltà dinamica. Secondo me è un pensiero molto vicino al concetto di fedeltà creativa. Col vantaggio che “dinamica” fa riferimento al concetto greco dynamis che vuol dire forza di movimento. Quindi, fedeltà dinamica è una fedeltà in movimento, che non è statica e questo è molto caro a Papa Francesco. Quando ha parlato a noi in altre occasioni ha sottolineato che i movimenti devono essere proprio “movimento”. Allora mi sembrava che questo titolo fosse più vicino a quanto oggi viviamo nella nostra realtà…  Il libro è diviso in capitoli. Il primo: “tastare il polso del tempo”. Quali le prospettive del carisma dell’unità di Chiara Lubich per l’oggi? Come attualizzare l’identità e la storia del carisma? A me sembra che il carisma dell’unità di Chiara Lubich sia sempre attualissimo. Per quello che riguarda la sinodalità, Papa Francesco sta insistendo nel riscoprirci come popolo di Dio in cammino, dove tutti siamo protagonisti. Sinodo vuol dire “camminare insieme”. Lui vuole una Chiesa dove tutti danno il meglio di sé come parte integrante del popolo di Dio, corpo di Cristo. Ecco, io penso che il carisma dell’unità di Chiara Lubich possa portare molto in questo senso, con la sua spiritualità di comunione, la spiritualità dell’unità. D’altra parte oggi ci sono tanti conflitti, guerre, polarizzazioni massicce dappertutto – nel campo politico, morale, sociale – e forse come non mai si assiste a contrapposizioni quasi irriconciliabili. Credo che anche qui il carisma dell’unità possa contribuire molto con la sua trama dialogica. Quindi oggi il carisma dell’unità va attualizzato, riscoprendo la sua vera identità, andando all’essenziale, al nucleo fondante del carisma. Questa attualizzazione richiede la messa in pratica di due momenti, non in senso cronologico, ma nel senso profondo. Da una parte ascoltare i segni dei tempi, le domande del mondo, della società contemporanea. Dall’altra andare a fondo, pescare in tutte quelle risorse che il carisma ha, alcune delle quali non sono state nemmeno espresse. A me piace molto questo concetto di esprimere l’inespresso che è dentro di noi. È così che si attualizza l’identità. In una fedeltà dinamica. Insieme al processo di purificazione della memoria che stiamo vivendo in questa fase post-fondazionale, penso che siamo pronti per compiere questo passo.  L’attualizzazione di un carisma si realizza con il contributo di tutti e con un cambio di mentalità, una forma mentis. Oltre all’aiuto dello Spirito Santo, cosa possiamo fare per attuare ciò? Senza dubbio l’aiuto dello Spirito Santo è fondamentale perché siamo nel contesto di un’opera di Dio. Ma per attualizzare il carisma ci vuole intelligenza. Non nel senso accademico. Più nel senso di sapienza. Ci vogliono talenti e competenze per ascoltare il grido dell’umanità. È importante cosa si dice nel documento dell’Assemblea Generale del 2021: oggi la domanda dell’umanità che dobbiamo ascoltare è il grido di Gesù Abbandonato. Quindi, oltre lo Spirito Santo, serve l’intelligenza del carisma e la Sapienza che viene dalla vita. E non è un esercizio a tavolino, un esercizio accademico. Si può cogliere il grido di Gesù Abbandonato quando si è a contatto con la sofferenza dei nostri contemporanei. Cos’è la “teologia dell’Ideale dell’unità”? Perché è importante per la fedeltà al carisma? L’ha detto Chiara Lubich stessa, che per il futuro del Movimento dei focolari e del carisma sarebbe importante la teologia. Questo vuol dire approfondire il carisma dell’unità alla luce della Rivelazione, da dove è scaturito, e della ricerca teologica. È un esercizio di intelligenza del carisma che è fondamentale, altrimenti non si incarna e soprattutto, non si universalizza. Senza la teologia dell’ideale il carisma rimane dentro il Movimento. Con una teologia dell’ideale dell’unità il carisma può andare anche fuori, oltre che trovare un fondamento solido. La teologia dell’Ideale dell’unità aiuta a capirlo bene per poter trasmetterlo alle generazioni future. La vita e la testimonianza va sempre prima, ma anche questo lavoro è decisivo. La teologia dell’Ideale dell’unità previene di possibili deviazioni. Il kerigma originale, racchiuso nei Vangeli, ha necessitato dell’arduo lavoro dei Padri della Chiesa, grandi teologi, per essere salvato nella integrità.  Con l’attualizzazione non si rischia di far perdere al carisma la sua identità? Al contrario. È proprio la non attualizzazione che fa perdere l’identità al carisma, perché l’identità di un carisma è sempre dinamica e creativa. Si tratta di essere sempre gli stessi senza essere mai lo stesso. Questo è quello che ho cercato di esprimere. La staticità appunto fa perdere l’identità del carisma perché gli fa perdere la connessione con la realtà. Per me questo è chiarissimo: ci vuole un’attualizzazione costante affinché il carisma mantenga la sua identità. E questo Chiara l’ha fatto durante tutta la sua vita. Il secondo capitolo: “la casa della conoscenza di sé”, prende spunto da una lettera di Caterina da Siena. Qui scopriamo i nostri limiti, i fallimenti, l’autoreferenzialità, il volto di Gesù Abbandonato. Cosa possiamo fare per superare la “prova della conoscenza di sé? Il secondo capitolo è fondamentale in questa fase che stiamo vivendo, in cui abbiamo dovuto fare i conti con i nostri difetti, i nostri errori nell’incarnazione del carisma. Cosa possiamo fare per superare la prova? Bisogna viverla fino in fondo, perché si tratta di riconoscere che noi non siamo all’altezza del carisma. Nessuno di noi è all’altezza del carisma. Da qui scaturisce non un senso di sgomento, bensì una nuova fiducia in Dio, nello Spirito Santo, autore del carisma. Quindi la prova della conoscenza di sé si supera accettando l’umiliazione di non essere all’altezza e deponendo tutta la nostra fiducia in Dio. Il terzo capitolo: “il discernimento alla luce del carisma dell’unità”. Il Papa ci chiede di diventare artigiani del discernimento comunitario. Come procedere? E soprattutto, il carisma dell’unità di Chiara Lubich è un carisma in discernimento? Per Papa Francesco, discernimento e sinodalità vanno a braccetto, sia quello individuale che comunitario.  È un processo molto delicato, perché richiede intelligenza, ma soprattutto ascolto dello Spirito Santo. Il discernimento chiede tutto a noi e tutto a Dio. E questo non è semplice, non è un esercizio di consenso. È andare a fondo nel cercare la volontà di Dio in ogni momento. Credo che il dinamismo tipico del carisma dell’unità, che noi chiamiamo Gesù in mezzo, cioè di meritare la presenza di Gesù fra noi, sia un esercizio di discernimento. Chiara Lubich lo ha spiegato molto bene: per meritare questa presenza ci vuole un distacco completo da noi stessi, un metterci in ascolto dello Spirito Santo. Ci vuole l’amore reciproco. Addirittura Chiara ha sviluppato l’idea dei rapporti trinitari, che trasformano il discernimento comunitario in un “discernimento trinitario”. Quando puntiamo ad avere Gesù in mezzo a noi, facciamo un’esperienza trinitaria, con tutte le debolezze, le fragilità della nostra umanità, corporeità, psicologia. Però la facciamo ed è lì che avviene il discernimento. Questa prassi dei rapporti trinitaria possiamo leggerla alla luce della grande idea di Papa Francesco del discernimento e della sinodalità.  Nel libro parli di due deviazioni: “il sequestro dell’Uno” e “la dissoluzione dell’Uno”. Cosa sono e come evitarle? Queste tentazioni sono davvero due deviazioni della spiritualità dell’unità. Nella prima succede che qualcuno si impadronisce della mission della Comunità e addirittura della mission di ciascuno. C’è qualcuno che centralizza tutto, che senza rendersi conto prende il posto dello Spirito Santo nella dinamica di unità. In questo caso si sequestra il “noi”, il necessario perché ognuno possa fiorire e dare il suo contributo. Qui si verificano gli abusi di autorità, abusi di coscienza, abusi spirituali ed è quindi un rischio forte. Nella dissoluzione dell’Uno succede il contrario, si perde lo spirito di Comunione. Prevale un individualismo esagerato. Se prima qualcuno si impadronisce del noi, in questo caso sparisce il noi e subentra l’individualismo di tutti. La vita di comunità diventa un’organizzazione dove ognuno cerca il suo spazio, la sua realizzazione personale. Anche qui sparisce lo Spirito Santo che è dinamismo della vita cristiana. Come evitarle? Ci vuole un momento di autocoscienza: capire gli errori fatti. Contemporaneamente, tornare al Vangelo vissuto e a un’autentica vita di unità. Soprattutto penso con l’umiltà, la capacità di decentrarsi, l’amore all’altro, il pensare che la persona è sempre un assoluto che non può essere in nessun modo annullato. Quindi penso che la soluzione sia un plus di amore, verità, trasparenza e donazione concreta nella vita di unità, nella vita di comunione. L’unità è un dono dello Spirito, nessuno può sequestrarla col suo potere né dissolverla col suo individualismo. L’unità è una esperienza di Dio che prende tutti noi stessi. Rendiamoci conto. In ultimo, cosa possiamo fare affinché tutti questi argomenti nel libro non rimangano solo buone intenzioni? Penso che sarebbe utile parlarne in comunità. Fare dei momenti in cui leggere alcuni passaggi, dei ritiri ed esaminare la nostra vita alla luce di queste indicazioni. Il libro è pensato per dare speranza, mantiene una fede intatta nel carisma dell’unità, e nel caso si sia smarrita, recuperarla. Mi auguro che mettendo in comune le esperienze si possa ripristinare una vita autentica lì dove non c’è più, perché in tanti posti la vita fiorisce, c’è generatività, ci sono tante cose belle.

Lorenzo Russo

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