Movimento dei Focolari

Warning: Trying to access array offset on value of type bool in /home/sftpusers/admin-newfoc2/newfoc2/wp-content/themes/Divi/epanel/custom_functions.php on line 629

Deprecated: ltrim(): Passing null to parameter #1 ($string) of type string is deprecated in /home/sftpusers/admin-newfoc2/newfoc2/wp-includes/formatting.php on line 4494
Il nuovo libro di Jesús Morán: “Fedeltà dinamica”

Il nuovo libro di Jesús Morán: “Fedeltà dinamica”

Intervista all’autore sull’ultima opera letteraria. Un libro pensato per dare speranza, per mantenere una fede intatta nel carisma dell’unità. Alcune domande al Copresidente del Movimento dei focolari sul suo ultimo libro, edito da Citta Nuova, dal titolo “Fedeltà dinamica”.

Jesús, partiamo dal titolo: “Fedeltà dinamica”…
Ho voluto usare l’espressione che Papa Francesco ha utilizzato nel suo discorso ai partecipanti all’Assemblea del Movimento dei focolari nel 2021. Lì ha parlato di fedeltà dinamica. Secondo me è un pensiero molto vicino al concetto di fedeltà creativa. Col vantaggio che “dinamica” fa riferimento al concetto greco dynamis che vuol dire forza di movimento. Quindi, fedeltà dinamica è una fedeltà in movimento, che non è statica e questo è molto caro a Papa Francesco. Quando ha parlato a noi in altre occasioni ha sottolineato che i movimenti devono essere proprio “movimento”. Allora mi sembrava che questo titolo fosse più vicino a quanto oggi viviamo nella nostra realtà… 

Il libro è diviso in capitoli. Il primo: “tastare il polso del tempo”. Quali le prospettive del carisma dell’unità di Chiara Lubich per l’oggi? Come attualizzare l’identità e la storia del carisma?
A me sembra che il carisma dell’unità di Chiara Lubich sia sempre attualissimo. Per quello che riguarda la sinodalità, Papa Francesco sta insistendo nel riscoprirci come popolo di Dio in cammino, dove tutti siamo protagonisti. Sinodo vuol dire “camminare insieme”. Lui vuole una Chiesa dove tutti danno il meglio di sé come parte integrante del popolo di Dio, corpo di Cristo. Ecco, io penso che il carisma dell’unità di Chiara Lubich possa portare molto in questo senso, con la sua spiritualità di comunione, la spiritualità dell’unità. D’altra parte oggi ci sono tanti conflitti, guerre, polarizzazioni massicce dappertutto – nel campo politico, morale, sociale – e forse come non mai si assiste a contrapposizioni quasi irriconciliabili. Credo che anche qui il carisma dell’unità possa contribuire molto con la sua trama dialogica. Quindi oggi il carisma dell’unità va attualizzato, riscoprendo la sua vera identità, andando all’essenziale, al nucleo fondante del carisma. Questa attualizzazione richiede la messa in pratica di due momenti, non in senso cronologico, ma nel senso profondo. Da una parte ascoltare i segni dei tempi, le domande del mondo, della società contemporanea. Dall’altra andare a fondo, pescare in tutte quelle risorse che il carisma ha, alcune delle quali non sono state nemmeno espresse. A me piace molto questo concetto di esprimere l’inespresso che è dentro di noi. È così che si attualizza l’identità. In una fedeltà dinamica. Insieme al processo di purificazione della memoria che stiamo vivendo in questa fase post-fondazionale, penso che siamo pronti per compiere questo passo. 

L’attualizzazione di un carisma si realizza con il contributo di tutti e con un cambio di mentalità, una forma mentis. Oltre all’aiuto dello Spirito Santo, cosa possiamo fare per attuare ciò?
Senza dubbio l’aiuto dello Spirito Santo è fondamentale perché siamo nel contesto di un’opera di Dio. Ma per attualizzare il carisma ci vuole intelligenza. Non nel senso accademico. Più nel senso di sapienza. Ci vogliono talenti e competenze per ascoltare il grido dell’umanità. È importante cosa si dice nel documento dell’Assemblea Generale del 2021: oggi la domanda dell’umanità che dobbiamo ascoltare è il grido di Gesù Abbandonato. Quindi, oltre lo Spirito Santo, serve l’intelligenza del carisma e la Sapienza che viene dalla vita. E non è un esercizio a tavolino, un esercizio accademico. Si può cogliere il grido di Gesù Abbandonato quando si è a contatto con la sofferenza dei nostri contemporanei.

Cos’è la “teologia dell’Ideale dell’unità”? Perché è importante per la fedeltà al carisma?
L’ha detto Chiara Lubich stessa, che per il futuro del Movimento dei focolari e del carisma sarebbe importante la teologia. Questo vuol dire approfondire il carisma dell’unità alla luce della Rivelazione, da dove è scaturito, e della ricerca teologica. È un esercizio di intelligenza del carisma che è fondamentale, altrimenti non si incarna e soprattutto, non si universalizza. Senza la teologia dell’ideale il carisma rimane dentro il Movimento. Con una teologia dell’ideale dell’unità il carisma può andare anche fuori, oltre che trovare un fondamento solido. La teologia dell’Ideale dell’unità aiuta a capirlo bene per poter trasmetterlo alle generazioni future. La vita e la testimonianza va sempre prima, ma anche questo lavoro è decisivo. La teologia dell’Ideale dell’unità previene di possibili deviazioni. Il kerigma originale, racchiuso nei Vangeli, ha necessitato dell’arduo lavoro dei Padri della Chiesa, grandi teologi, per essere salvato nella integrità. 

Con l’attualizzazione non si rischia di far perdere al carisma la sua identità?
Al contrario. È proprio la non attualizzazione che fa perdere l’identità al carisma, perché l’identità di un carisma è sempre dinamica e creativa. Si tratta di essere sempre gli stessi senza essere mai lo stesso. Questo è quello che ho cercato di esprimere. La staticità appunto fa perdere l’identità del carisma perché gli fa perdere la connessione con la realtà. Per me questo è chiarissimo: ci vuole un’attualizzazione costante affinché il carisma mantenga la sua identità. E questo Chiara l’ha fatto durante tutta la sua vita.

Il secondo capitolo: “la casa della conoscenza di sé”, prende spunto da una lettera di Caterina da Siena. Qui scopriamo i nostri limiti, i fallimenti, l’autoreferenzialità, il volto di Gesù Abbandonato. Cosa possiamo fare per superare la “prova della conoscenza di sé?

Il secondo capitolo è fondamentale in questa fase che stiamo vivendo, in cui abbiamo dovuto fare i conti con i nostri difetti, i nostri errori nell’incarnazione del carisma. Cosa possiamo fare per superare la prova? Bisogna viverla fino in fondo, perché si tratta di riconoscere che noi non siamo all’altezza del carisma. Nessuno di noi è all’altezza del carisma. Da qui scaturisce non un senso di sgomento, bensì una nuova fiducia in Dio, nello Spirito Santo, autore del carisma. Quindi la prova della conoscenza di sé si supera accettando l’umiliazione di non essere all’altezza e deponendo tutta la nostra fiducia in Dio.

Il terzo capitolo: “il discernimento alla luce del carisma dell’unità”. Il Papa ci chiede di diventare artigiani del discernimento comunitario. Come procedere? E soprattutto, il carisma dell’unità di Chiara Lubich è un carisma in discernimento?
Per Papa Francesco, discernimento e sinodalità vanno a braccetto, sia quello individuale che comunitario.  È un processo molto delicato, perché richiede intelligenza, ma soprattutto ascolto dello Spirito Santo. Il discernimento chiede tutto a noi e tutto a Dio. E questo non è semplice, non è un esercizio di consenso. È andare a fondo nel cercare la volontà di Dio in ogni momento. Credo che il dinamismo tipico del carisma dell’unità, che noi chiamiamo Gesù in mezzo, cioè di meritare la presenza di Gesù fra noi, sia un esercizio di discernimento. Chiara Lubich lo ha spiegato molto bene: per meritare questa presenza ci vuole un distacco completo da noi stessi, un metterci in ascolto dello Spirito Santo. Ci vuole l’amore reciproco. Addirittura Chiara ha sviluppato l’idea dei rapporti trinitari, che trasformano il discernimento comunitario in un “discernimento trinitario”. Quando puntiamo ad avere Gesù in mezzo a noi, facciamo un’esperienza trinitaria, con tutte le debolezze, le fragilità della nostra umanità, corporeità, psicologia. Però la facciamo ed è lì che avviene il discernimento. Questa prassi dei rapporti trinitaria possiamo leggerla alla luce della grande idea di Papa Francesco del discernimento e della sinodalità. 

Nel libro parli di due deviazioni: “il sequestro dell’Uno” e “la dissoluzione dell’Uno”. Cosa sono e come evitarle?
Queste tentazioni sono davvero due deviazioni della spiritualità dell’unità. Nella prima succede che qualcuno si impadronisce della mission della Comunità e addirittura della mission di ciascuno. C’è qualcuno che centralizza tutto, che senza rendersi conto prende il posto dello Spirito Santo nella dinamica di unità. In questo caso si sequestra il “noi”, il necessario perché ognuno possa fiorire e dare il suo contributo. Qui si verificano gli abusi di autorità, abusi di coscienza, abusi spirituali ed è quindi un rischio forte.

Nella dissoluzione dell’Uno succede il contrario, si perde lo spirito di Comunione. Prevale un individualismo esagerato. Se prima qualcuno si impadronisce del noi, in questo caso sparisce il noi e subentra l’individualismo di tutti. La vita di comunità diventa un’organizzazione dove ognuno cerca il suo spazio, la sua realizzazione personale. Anche qui sparisce lo Spirito Santo che è dinamismo della vita cristiana.

Come evitarle? Ci vuole un momento di autocoscienza: capire gli errori fatti. Contemporaneamente, tornare al Vangelo vissuto e a un’autentica vita di unità. Soprattutto penso con l’umiltà, la capacità di decentrarsi, l’amore all’altro, il pensare che la persona è sempre un assoluto che non può essere in nessun modo annullato. Quindi penso che la soluzione sia un plus di amore, verità, trasparenza e donazione concreta nella vita di unità, nella vita di comunione. L’unità è un dono dello Spirito, nessuno può sequestrarla col suo potere né dissolverla col suo individualismo. L’unità è una esperienza di Dio che prende tutti noi stessi. Rendiamoci conto.

In ultimo, cosa possiamo fare affinché tutti questi argomenti nel libro non rimangano solo buone intenzioni?
Penso che sarebbe utile parlarne in comunità. Fare dei momenti in cui leggere alcuni passaggi, dei ritiri ed esaminare la nostra vita alla luce di queste indicazioni. Il libro è pensato per dare speranza, mantiene una fede intatta nel carisma dell’unità, e nel caso si sia smarrita, recuperarla. Mi auguro che mettendo in comune le esperienze si possa ripristinare una vita autentica lì dove non c’è più, perché in tanti posti la vita fiorisce, c’è generatività, ci sono tante cose belle.

Lorenzo Russo


Warning: Trying to access array offset on value of type bool in /home/sftpusers/admin-newfoc2/newfoc2/wp-content/themes/Divi/epanel/custom_functions.php on line 629

Deprecated: ltrim(): Passing null to parameter #1 ($string) of type string is deprecated in /home/sftpusers/admin-newfoc2/newfoc2/wp-includes/formatting.php on line 4494
Il nuovo libro di Jesús Morán: “Fedeltà dinamica”

Guatemala: una cappella ecumenica al Centro Educativo Fiore

Di recente è stata inaugurata una Cappella Ecumenica presso il Centro Educativo Fiore (CEF), situato a Mixco (Città di Guatemala). I direttori Maresa Ramírez e Luis Martinez ci raccontano come è nata l’idea realizzata in concomitanza alla Pentecoste quando nell’emisfero sud si celebra la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.

“Non ci concentriamo solo su una denominazione cristiana, ma cerchiamo ciò che ci unisce all’interno della cristianità. Ecco perché la nostra cappella è ecumenica, vogliamo che nessuno si senta al di fuori della famiglia del nostro Centro Educativo, vogliamo includerci a vicenda”.  Con queste parole Maresa Ramírez, spiega l’obiettivo della nuova cappella ecumenica realizzata nel Centro Educativo Fiore (CEF), situato a Mixco (Guatemala), del quale è direttore generale insieme a Luis Martinez, che è il direttore amministrativo.

Da 10 anni il Centro accoglie bambini di diverse confessioni cristiane e, in seguito alla pandemia, il numero è man mano aumentato. La cappella fa parte del percorso formativo della scuola che si basa sul processo educativo, fisico-emotivo e spirituale. La cappella presenta diversi elementi che cercano di creare una relazione con Dio tenendo conto dell’età dei bambini che frequentano la scuola. Così ci racconta Luis Martinez: “Il progetto della cappella include processi ludici, utilizzando giochi per avvicinare i bambini a Dio e avere un rapporto con Lui. Ad esempio, abbiamo collocato dei tubi che dall’ingresso della cappella si muovono verso la Croce, in modo che il bambino, qualora senta il bisogno può inviare un messaggio segreto a Gesù. Poi, le nuvole servono a creare l’atmosfera del cielo, perché noi mettiamo Dio in relazione con il cielo.  I bambini sono il pezzo forte e quando fanno il loro ingresso in questo luogo subito si crea un rapporto divertente e allo stesso tempo serio”.

La scuola offre ai bambini questo spazio che possono raggiungere quando sentono il bisogno di trascorrere un momento con Dio. Nella materia dell’Educazione alla fede e ai valori, i bambini si esercitano nella realizzazione di origami e così possono scrivere i loro atti d’amore, e metterli lì, offrendoli a Gesù, “sulla base di ciò che Chiara Lubich ha insegnato ai bambini: dopo aver fatto un atto d’amore, farne come un piccolo pacchetto e inviarlo verso il Cielo”.

La collaborazione è stata fondamentale per il momento dell’inaugurazione, poiché il dialogo tra il Movimento dei Focolari in Guatemala e il Consiglio Ecumenico Cristiano del Guatemala è ampio. “Abbiamo costruito un rapporto con ognuno di loro, in particolare con il Vescovo cattolico, Monsignor Valenzuela. Parlando con lui ci siamo resi conto di quanto la presenza di questa cappella sia importante, poiché nella realtà ecumenica guatemalteca il dialogo è qualcosa di necessario” afferma Luis Martinez. A questi contatti basati sulla fraternità si sono unite persone provenienti da 7 Chiese cristiane e circa 25 persone hanno partecipato all’inaugurazione della cappella.

Il programma dell’inaugurazione è stato organizzato tra il Centro Educativo Fiore e Monsignor Valenzuela e comprendeva salmi, lettura della Parola e diverse preghiere di benedizione e lode. Gli studenti hanno partecipato recitando una preghiera per la pace. “È stato un momento molto bello – conclude la direttrice Ramírez – chi è intervenuto ci ha detto che i bambini, nel nostro percorso formativo, vengono messi al centro e che siamo la prima scuola del Paese ad avere una cappella ecumenica”.

Diego Santizo


Warning: Trying to access array offset on value of type bool in /home/sftpusers/admin-newfoc2/newfoc2/wp-content/themes/Divi/epanel/custom_functions.php on line 629

Deprecated: ltrim(): Passing null to parameter #1 ($string) of type string is deprecated in /home/sftpusers/admin-newfoc2/newfoc2/wp-includes/formatting.php on line 4494
Il nuovo libro di Jesús Morán: “Fedeltà dinamica”

Indonesia, il dialogo come stile di vita

Il viaggio in Asia e Oceania di Margaret Karram e Jesús Morán, Presidente e Copresidente del Movimento dei Focolari, è giunto al termine. Ecco alcuni aggiornamenti su quanto vissuto nella tappa conclusiva: l’ Indonesia

Panongan (Indonesia), 17 maggio 2023 – Sono le 8.00 di mattina nella parrocchia cattolica di S. Odelia, a circa due ore da Jakarta. L’Arcivescovo Ignatius Suharyo, Cardinale della capitale indonesiana, ha invitato i rappresentanti del governo e delle forze dell’ordine, della municipalità, dei villaggi e i capi religiosi musulmani, buddisti e indù, a presentare alla Presidente e al Copresidente dei Focolari un progetto sociale pilota, realizzato in ampia sinergia tra tutte le suddette forze della società civile, per la città di Tangerang/Banten. Con più di due milioni di abitanti, questa è la terza area più popolosa ad ovest di Jakarta, la capitale dell’Indonesia, che con tutte le città satellite raggiunge quasi 30 milioni di abitanti. Si tratta di una zona in cui c’è grande sviluppo, ma anche disuguaglianze economiche e la popolazione dei villaggi è povera, lavora nei campi di riso, vive dei prodotti della terra e di piccoli allevamenti di galline, capre e qualche mucca. Il territorio, a stragrande maggioranza musulmana, fa parte della parrocchia.

Padre Felix Supranto – “Romo Felix” per tutti (“romo” significa “padre” in bahasa, la lingua ufficiale del Paese) è il dinamico parroco di S. Odelia con il dono di saper mettere insieme le persone. Fa gli onori di casa, insieme ai molti parrocchiani che negli anni ha coinvolto nei diversi progetti sociali.

“Il dialogo che facciamo qui con i fratelli di diverse religioni è concreto – spiega il Cardinale – guarda alle necessità della gente. C’è bisogno di case, di sviluppare opportunità lavorative, di portare l’acqua nei villaggi. Stiamo lavorando per questo ‘insieme’ ed è importante che la Presidente e il Co-presidente dei Focolari siano venuti fino qui a vedere quello che potrebbe essere un modello di dialogo anche al di fuori dall’Indonesia. Il motto del nostro Paese è ‘unità nella diversità’ ed esprime molto ciò che siamo e come affrontiamo le sfide”.

“Siamo onorati di avervi tra noi – dice padre Felix a Margaret Karram e Jesús Morán– per condividere il cammino che stiamo facendo. Fino ad oggi abbiamo costruito 12 case per aiutare i poveri ed è questo lavorare insieme che ci fa fratelli, pur nelle nostre diversità”.

La giornata prosegue con la visita ad una scuola con ragazzi dai 6 ai 15 anni, a diversi villaggi in cui, grazie ai fondi raccolti, si è potuto portare l’acqua, iniziare un allevamento di mucche, capre e pesci gatto, dove il valore aggiunto è proprio il pieno coinvolgimento di tutti: istituzioni e gente del posto. La visita alla Madrassa – una scuola islamica – è l’ultimo appuntamento di questa prima giornata “sul campo” che ci mostra il carattere comunitario e solidale, vera forza di questo Paese.

Bhinneka Tunggal Ika – siamo diversi, ma siamo uno

Bhinneka Tunggal Ika, “Siamo diversi, ma siamo uno” è infatti il motto dell’Indonesia, iscritto sullo stemma nazionale che raffigura un’antica divinità, l’aquila giavanese.

Il Paese dei record

Con le sue 17.000 isole e gli oltre 300 gruppi etnici, ciascuno ricco di una propria vivace tradizione culturale, l’Indonesia è un Paese dalle molte diversità. E oggi la popolazione è orgogliosa di presentarsi al mondo come un esempio di tolleranza e convivenza tra diverse culture e religioni.

Un esempio su tutti: la moschea Istiqlal (dell’Indipendenza) a Jakarta è la più grande del Sud-est asiatico. Si trova esattamente di fronte alla cattedrale cattolica   durante le più importanti feste cristiane come il Natale, la moschea garantisce il proprio supporto, fornendo                                                                                                       parcheggi ai fedeli cristiani; viceversa, per le festività islamiche.

In Indonesia c’è la più alta biodiversità del pianeta, ma la deforestazione e lo sfruttamento delle risorse mettono a rischio la preservazione di questi ambienti naturali con gravi effetti. La ricchezza economica è distribuita in modo diseguale e si calcola che 27.000 famiglie milionarie (lo 0.1% della popolazione) posseggano più della metà della ricchezza del Paese.

Anche se non è facile avere statistiche accurate, si conta che la popolazione attuale sia di 273 milioni, facendone il quarto Paese più popoloso al mondo. È il Paese con la popolazione musulmana più alta al mondo (86,1 %); i cristiani di diverse Chiese sono il 10,53% e l’appartenenza religiosa è riportata sulla carta d’identità.

I focolarini nel Sud-est asiatico e in Pakistan

Jakarta, 19 maggio 2023 – Guardando i focolarini della zona dell’Sud-est Asia e Pakistan che sono arrivati a Jakarta per ritrovarsi con Margaret Karram e Jesús Morán, viene in luce tutto il potenziale del continente asiatico e cioè l’incontro possibile tra popoli e culture molto diversi tra loro: dalla Tailandia al Myanmar, dal Vietnam all’Indonesia, a Singapore, alla Malesia. Molti sono collegati via web, come i focolarini del Pakistan, ma la distanza non impedisce una comunione profonda in cui emergono sia le sfide dell’inculturazione nei singoli Paesi, che la forza dell’unità, capace di raggiungere i più diversi ambiti.

L’attenzione è alta durante il momento di domande e risposte con Margaret Karram, Jesús Morán, Rita Moussallem e Antonio Salimbeni (responsabili per il Dialogo interreligioso dei Focolari). Le focolarine di Ho Chi Minh (Vietnam) domandano come diffondere la spiritualità dell’unità in questo tempo in cui è difficile interessare le persone, i giovani in particolare. “In questo viaggio in Asia e Oceania – spiega Margaret – ho capito che il modo che abbiamo usato fino ad oggi per offrire la spiritualità dell’unità deve cambiare, perché la società è cambiata. Viviamo tutti così ‘connessi’ gli uni agli altri che occorre trovare il modo di presentare le varie vocazioni non ciascuna per conto suo, ma le une accanto alle altre, magari quando ci si incontra come comunità del Movimento a livello locale, poi sarà Dio a parlare al cuore di ciascuno, a chiamare alle diverse strade.  Vedo che ciò che tocca il cuore delle persone è l’attenzione personale, costruire rapporti veri, fatti di amore disinteressato. Devono trovare in ciascuno di noi un fratello, una sorella, un amico. Solo quando avremo costruito un rapporto, potremo invitarli a conoscere la spiritualità del Focolare”.

“A volte ci sembra di non avere i metodi adeguati per interessare le persone alla spiritualità dell’unità – prosegue Jesús sulla stessa linea – ma attenzione a cedere alla tentazione di adeguarci alla corrente del mondo per essere accettati a tutti i costi. Dobbiamo stare nel mondo, perché è bello, l’ha creato Dio. Ma il contrasto con il mondo dobbiamo sentirlo; è cristiano sperimentarlo, perché noi apparteniamo ad una verità, quella di Cristo, che va al di là del mondo”.

Il dialogo come stile di vita

Jakarta, 20 maggio-Yogyakarta, 21 maggio 2023 – “Da febbraio 2021 la nostra vita in Myanmar è cambiata completamente. La mia regione è quella in cui il conflitto è più grave. Nessuno dovrebbe sentire le esplosioni dell’artiglieria e dei bombardamenti aerei, non è umano. Radicati in Dio e concentrati nel vivere nel presente – perché non sappiamo se ci saremo domani – continuiamo a portare alla nostra gente amore e nuova speranza. Capisco ogni giorno di più l’invito di Gesù: ‘Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici’ (Gv 15,13)”.

A parlare è Gennie, birmana, che lavora per un’agenzia umanitaria che si occupa degli sfollati, che dal colpo di stato sono oltre un milione. La sua è una delle testimonianze che hanno raccontato la vita e le sfide delle comunità dei Focolari nel sud-est asiatico al forum “Il dialogo come stile di vita”, che si è tenuto in partnership con l’università cattolica di Jakarta “Atma Jaya”.

Presenti circa 290 persone provenienti, oltre che da varie parti dell’Indonesia, da vari Paesi del Sud-est asiatico. Atri 300 erano collegati in streaming dal Pakistan e da altre parti.

Al centro delle testimonianze raccontate c’è la cultura del dialogo che è vissuta in queste terre su base quotidiana, diventando uno stile di vita, anche economico, come racconta Lawrence Chong di Singapore. Dal 2004 dirige un’azienda di consulenza gestionale con altri due soci, un metodista e un musulmano, secondo i principi di Economia di Comunione. “Oggi siamo presenti in 23 Paesi e il nostro lavoro è realizzare un cambiamento, incidere sul sistema economico e migliorarlo, sulla base dei principi dell’interdipendenza e dell’amore reciproco”.

Dopo la festa in cui i diversi popoli presenti hanno aperto le porte alla grande ricchezza culturale e alla varietà delle tradizioni, Margaret Karram e Jesús Morán hanno risposto ad alcune domande e hanno condiviso le loro prime impressioni di questo viaggio. “L’Asia è il continente dove sorge il sole, mentre noi veniamo dall’Europa, dove il sole tramonta – dice Jesús -. In Asia e in Oceania abbiamo trovato una Chiesa molto viva, come pure la presenza delle diverse religioni e noi siamo stati immersi in questa luce che abbiamo trovato nella profonda umanità delle persone. Noi abbiamo ricevuto tanta speranza per la Chiesa, per l’Opera di Maria. Questa speranza non deluderà se questi popoli resteranno fedeli a sé stessi. Naturalmente abbiamo visto anche i problemi: povertà, conflitti, guerre. Dunque, è vero che il sole sta sorgendo in queste terre, ma abbiamo davanti a noi anche una grande sfida: che il Vangelo sia anche portatore di un messaggio di liberazione per questi popoli”

Il Nunzio apostolico, Mons. Piero Pioppo, venuto a celebrare la S. Messa, augura che la parola dell’unità e della comunione possa fiorire e diffondersi in questo mondo che ne ha estremo bisogno.

 Le radici del movimento in Indonesia

Anche a Yogyakarta Margaret e Jesús sono stati accolti dalla comunità dei Focolari con la tradizionale danza di benvenuto. L’incontro è stato un viaggio nella ricchissima cultura e nelle tradizioni giavanesi e l’occasione per conoscere le radici e lo sviluppo del Movimento in Indonesia dove, dopo diversi viaggi dalle Filippine a partire dalla fine degli anni ‘80, il focolare è arrivato nel 2004 a Medan. Ma nessuno dimenticherà mai il 2006, l’anno del terribile terremoto che ha fatto migliaia di morti, con epicentro sull’isola di Giava, nella regione di Yogyakarta, dove si trova ora il focolare. Bapak Totok, uno degli animatori della comunità locale, racconta come il Movimento dei Focolari, insieme alla gente del posto, si siano rimboccati le maniche per aiutare nella costruzione di 22 “Pendopo” (centri comunitari in altrettanti villaggi) e un progetto sociale. Sono stati un segno di pace e di unità anche tra persone di fedi religiose diverse.

Università islamica Sunan Kalijaga: in dialogo per promuovere la fratellanza

Yogyakarta, 22 maggio 2023 – Con i suoi 20.000 studenti, l’università “Sunan Kalijaga” è un importante centro accademico nazionale di studi islamici e dal 2005 ha anche un Centro culturale per il dialogo interreligioso.

Davanti a 160 studenti, docenti e membri della comunità locale dei Focolari, Margaret Karram, insieme Rita Moussallem e Antonio Salimbeni, partecipano al Seminario “In dialogo per promuovere la fratellanza”. Un tema che risuona in modo del tutto speciale qui, dove il dialogo “esce” dalle aule universitarie o dai forum di studio, poiché è allo stesso tempo la sfida e il fondamento della società indonesiana. “La presenza dei leader del Movimento dei Focolari è importante – spiega la prof.ssa Inayah Rohmaniyah – perché ci permette di fare un passo in più: non guardare solo all’Indonesia, ma diventare insieme costruttori di un mondo rinnovato dai valori della fraternità che stiamo vivendo, qui, oggi”.

Le domande degli studenti si concentrano sulla strategia del dialogo per combinare diversità culturali e religiose anche in situazioni di conflitto sociale.

“A volte parliamo molto delle difficoltà e poco delle ricchezze che queste diversità portano in sé,  risponde Antonio Salimbeni-. “Innanzitutto, siamo esseri umani, fratelli e sorelle, per questo è importante essere aperti, capire la religione dell’altro dalla sua prospettiva; provare a pensare come un musulmano pensa, come un indù pensa, vedere il mondo come l’altro lo vede”.

Il viaggio si conclude, ma un mondo si apre

45 giorni di viaggio, 5 Paesi visitati, alcune migliaia di persone incontrate – 1.500 solo nell’ultima tappa indonesiana. Dopo aver conosciuto popoli e culture molto diverse, toccato con mano le sfide, ma anche la vitalità della Chiesa in Paesi dove il cristianesimo è minoranza, visto il dialogo tra persone di religioni diverse in atto nel quotidiano e capace di dar vita a risposte concrete ai problemi sociali ed economici dei popoli; condiviso la vita delle comunità dei Focolari in questo pezzo di mondo, il primo viaggio ufficiale di Margaret Karram e Jesús Morán in Asia e Oceania volge al termine.

Non è facile fare bilanci così a caldo, ma la domanda arriva puntuale. Margaret condivide alcune impressioni negli ultimi appuntamenti pubblici: “Sento fortemente che Dio sta chiedendo al Movimento, in Asia in particolare, ma anche in tutto il mondo, di fare un passo importante. Il dialogo deve diventare il nostro stile di vita, il nostro modo di agire in ogni momento. Non possiamo continuare a fare come prima, guardare solo al nostro Movimento e fare le nostre attività. È arrivato il tempo di uscire fuori, lavorare con altre organizzazioni, con persone di diverse religioni, come si fa già qui. Allora corriamo, non c’è tempo da perdere!

Questo viaggio mi ha dato ancora una volta la conferma che l’unità e la pace nel mondo sono possibili. A volte guardando il mondo oggi con le guerre, le ingiustizie, mi veniva da dubitare. Ma in tutti i Paesi che abbiamo visitato ho incontrato moltissime persone impegnate a realizzare una società diversa, a costruire ponti, anche con grande sacrificio. Sono loro che mi hanno dato la certezza che insieme potremo fare la differenza e dare il nostro contributo”.

Stefania Tanesini

Terra Santa: carismi in comunione per una nuova Pentecoste

Un’occasione unica, per conoscersi, condividere e per riscoprire la bellezza di essere, insieme, testimoni della Risurrezione. È quanto hanno potuto sperimentare i Movimenti ecclesiali e le nuove comunità presenti in Terra Santa nel cammino fatto insieme a partire dalla Pentecoste di un anno fa.

Comunione, partecipazione e missione: sono le tre parole chiave legate al Percorso sinodale avviato nell’ottobre del 2021. Papa Francesco, proprio inaugurando questo cammino, ha invitato la Chiesa Universale ad essere Chiesa dell’ascolto, della vicinanza ed è proprio in questo contesto, nello specifico nella fase locale del Sinodo, che i Movimenti ecclesiali e le nuove comunità presenti in Terra Santa, su invito del Patriarca dei latini di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, hanno trovato il modo di ascoltarsi, incontrarsi, lavorando in comunione per la realizzazione della Veglia di Pentecoste 2022. Un’occasione speciale in cui ciascuno ha sperimentato la gioia di sentirsi un solo corpo nella Chiesa, animato e rinvigorito dal soffio dello Spirito Santo. Nel contesto sociopolitico e culturale della Terra Santa, la possibilità di generare “unità”, imparare dal carisma dell’altro e mettere il proprio a servizio di tutti.

“Credo che la prima cosa da fare per sentirsi un unico corpo – ha affermato Mons. Pierbattista Pizzaballa – sia parlare, comunicare, ascoltare soprattutto. Ascoltare non significa soltanto udire, significa cercare di mettersi, in attesa dell’altro, dove l’altro diventa il soggetto, non io il soggetto, ma l’altro”.

La Pentecoste inaugura il tempo della Chiesa che, nel suo pellegrinaggio incontro al Signore, riceve costantemente dallo Lui lo Spirito, lo stesso che la raduna nella fede e nella carità, la santifica e la manda in missione.

In occasione della Pentecoste 2023 condividiamo il racconto di questa esperienza di comunione.

Maria Grazia Berretta

Guarda il video


Warning: Trying to access array offset on value of type bool in /home/sftpusers/admin-newfoc2/newfoc2/wp-content/themes/Divi/epanel/custom_functions.php on line 629

Deprecated: ltrim(): Passing null to parameter #1 ($string) of type string is deprecated in /home/sftpusers/admin-newfoc2/newfoc2/wp-includes/formatting.php on line 4494
Il nuovo libro di Jesús Morán: “Fedeltà dinamica”

Emergenza alluvione: notizie dall’ Emilia-Romagna

L’ondata di maltempo che nelle ultime settimane si è riversata sull’Italia ha colpito nello specifico le regioni dell’ Emilia-Romagna e delle Marche. Ad oggi tantissime le persone che continuano a lavorare nel fango in sostegno di intere comunità sfollate che a causa dell’alluvione hanno perso tutto, come ci raccontano dall’Emilia-Romagna. Avviata anche una raccolta fondi da parte del Coordinamento Emergenze del Movimento dei Focolari.

È emergenza climatica quella che ha colpito nelle ultime settimane Emilia-Romagna e Marche, due regioni del centro-nord Italia. Una catastrofe che, ad oggi, conta 15 vittime, circa 23.000 sfollati e diverse città messe completamente in ginocchio, sommerse dall’acqua a causa dei tanti fiumi esondati. Ingenti i danni alle abitazioni, ai mobili, alle automobili, così come quelli alle attività lavorative, allevamenti e colture.

In Emilia-Romagna il centro più colpito finora è stato quello di Faenza che in una notte è finito quasi completamente sott’acqua per via della rottura degli argini di diversi fiumi.

“Diverse famiglie sono state evacuate- raccontano dalle comunità del Movimento dei Focolari della zona- in particolare una famiglia con tre bambini, tratti in salvo quando ormai l’acqua era arrivata al primo piano della loro abitazione. Questa stessa famiglia, il giorno dopo ha potuto, nonostante avesse perso tutto, mettere a disposizione il loro ristorante, attività di famiglia, raggiunto con i mezzi della protezione civile, preparando il pranzo caldo per centinaia di persone evacuate”.

Una assistente sociale di Faenza, membro dei Focolari, racconta: “Giorni fa, di sera, sono stata in Comune, sede del Centro Operativo per l’emergenza. È stata un’esperienza difficilissima emotivamente. Se ci penso mi viene da piangere (…) chiedo a Gesù la forza per poter fare ciò che ė meglio per ogni persona”.

In un’altra località, Cesena, il fiume Savio è esondato e le abitazioni attigue sono state allagate. Dove è stato possibile, e grazie ad una tregua della pioggia, i primi volontari hanno iniziato a lavorare.

Nella città di Cesenatico la situazione è diventata problematica. Il mare ha invaso le spiagge, gli stabilimenti balneari e le strade. Nei dintorni di Bologna, invece, ci sono tanti piccoli paesi ancora allagati, le persone sono tutte sfollate. È crollato un ponte che ha completamente deviato verso l’interno il letto del fiume e “ci vorrà tempo – afferma chi si trova sul posto- ma gli aiuti saranno sicuramente necessari”.

“L’acqua non viene assorbita dal terreno – raccontano da queste aree – continua a piovere e si muove come un’ondata e arriva, a seconda dei livelli del terreno, in modo imprevedibile”.

Anche il sud della Romagna, tra Ravenna e Rimini, la situazione è precipitata così come nelle località di Russi e Lugo.

Altri membri del Movimento dei Focolari ci fanno sapere: “Noi nella località di Bagnara di Romagna abbiamo avuto 20 cm al piano terra, garage e tavernetta sono pieni d’acqua. Ma stiamo bene”.

Una catastrofe che, nonostante le enormi difficoltà ancora da fronteggiare, non ha frenato il desiderio di tante persone di agire concretamente per ricostruire. “Il bello- raccontano- è che una delle cose da gestire sono le innumerevoli disponibilità di aiuto che riceviamo. In molti offrono case e ospitalità e stiamo attivando una squadra che gestirà le domande e le numerose offerte. Anche la Comunità Islamica locale, in contatto con il Movimento dei Focolari ha dato disponibilità ad accogliere o a portare avanti delle azioni congiunte”.

Continua anche la raccolta fondi straordinaria avviata dal Coordinamento Emergenze del Movimento dei Focolari  a sostegno della popolazione di Emilia-Romagna e Marche, attraverso le ONLUS Azione per un Mondo Unito (AMU) e Azione per Famiglie Nuove (AFN).

I contributi versati verranno gestiti congiuntamente da AMU e AFN per avviare azioni di ricostruzione.

È possibile donare online sui siti:

AMU: www.amu-it.eu/dona-online-3/
AFN: www.afnonlus.org/dona/

oppure attraverso bonifico sui seguenti conti correnti:

Azione per un Mondo Unito ONLUS (AMU)
IBAN: IT 58 S 05018 03200 000011204344 presso Banca Popolare Etica
Codice SWIFT/BIC: ETICIT22XXX

Azione per Famiglie Nuove ONLUS (AFN)
IBAN: IT 92 J 05018 03200 000016978561 presso Banca Popolare Etica
Codice SWIFT/BIC: ETICIT22XXX

CausaleEmergenza Emilia-Romagna e Marche

Per tali donazioni sono previsti benefici fiscali in molti Paesi dell’Unione Europea e in altri Paesi del mondo, secondo le diverse normative locali.
I contribuenti italiani potranno ottenere deduzioni e detrazioni dal reddito, secondo la normativa prevista per le Onlus

 


Warning: Trying to access array offset on value of type bool in /home/sftpusers/admin-newfoc2/newfoc2/wp-content/themes/Divi/epanel/custom_functions.php on line 629

Deprecated: ltrim(): Passing null to parameter #1 ($string) of type string is deprecated in /home/sftpusers/admin-newfoc2/newfoc2/wp-includes/formatting.php on line 4494
Il nuovo libro di Jesús Morán: “Fedeltà dinamica”

Con la famiglia dei Focolari in Australia

Siamo arrivati alla tappa australiana del viaggio di Margaret Karram e Jesús Morán, Presidente e Copresidente dei Focolari, un continente con straordinarie ricchezze culturali ed una famiglia dei Focolari variegata e multiculturale.

Da Suva a Sydney

Arrivo a SidneyIn questo viaggio Margaret Karram e Jesús Morán hanno coperto grandi distanze in ogni senso, basti pensare al “salto” dal Giappone alle Isole Fiji. Lo stesso è accaduto il 9 maggio scorso con il volo per l’Australia, dove i villaggi di pescatori della costa meridionale delle Fiji hanno lasciato il posto a quel gioiello scintillante che è la città di Sydney. Le luci del suo iconico porto risplendevano mentre il nostro aereo volteggiava sulla città, che mostrava orgogliosa la sua bellezza.

A darci il benvenuto in molte lingue, in questa metropoli multiculturale, c’era la variegata comunità locale dei Focolari. Provengono dalla Corea del Sud, dalle Filippine, dalla Cina, da Hong Kong, dal Libano, dal Sudan, dall’Iraq, dalla Siria, dal Bangladesh, dal Brasile e, naturalmente, dall’Australia. Sono cattolici, melchiti, caldei, anglicani; i focolari di Sydney seguono anche le città di Brisbane, la capitale australiana Canberra e le zone circostanti.

Incontro con l’arcivescovo di Canberra

Il contatto con la Chiesa locale è sempre una priorità di ogni tappa. In un incontro profondo e pieno di humor, monsignor Christopher Prowse, attuale Arcivescovo di Canberra, ha messo in luce la vita di Mary MacKillop, la prima santa australiana. “Se fosse viva oggi, si sentirebbe molto a suo agio con i Focolari”, ha detto l’Arcivescovo, evidenziando il suo lavoro per il dialogo tra le religioni. Ci ha portato sulla sua tomba e ha pregato affinché, come lei, il carisma dell’unità possa fiorire come una rosa e diffondere il suo profumo in questa terra.

L’arte, porta aperta sulla cultura aborigena

Ad una mostra di arte aborigena contemporanea presso la Galleria d’arte del New South Wales

L’arte apre sempre una finestra importante su una cultura indigena, ma per comprendere cosa si sta osservando, la presenza di una guida è fondamentale. Ad accompagnarci ad una mostra di arte aborigena contemporanea presso la Galleria d’arte del New South Wales c’è Alexandra Gaffikin, volontaria inglese che vive a Sydney, con una vasta esperienza nel settore dei musei e del patrimonio culturale.

Le pitture su corteccia, ad esempio, rappresentano storie, ma anche mappe, atti di proprietà e regolamenti. Possono essere tridimensionali, con sotto strati che rivelano persino fonti d’acqua sotterranee. Nella cultura aborigena queste opere d’arte, che originariamente erano dipinte sul corpo umano, sono collezioni viventi che si tramandano da millenni.

Una visita a Sydney

Nonostante gli impegni prefissati, Margaret Karram e Jesús Morán sono riusciti a ritagliarsi anche un po’ di tempo per visitare Sydney, salendo su uno dei tanti traghetti verso “Circular Quay” e l’iconica Opera House. La vista è spettacolare!

Culture diverse, la novità di camminare insieme

Questa visita è stata un’opportunità per i focolarini di tutta la regione – provenienti anche da Perth, Wellington in Nuova Zelanda e dalle Fiji – di ritrovarsi per alcune sessioni significative. È un tempo di riorganizzazione per il Movimento e, di conseguenza, culture molto diverse (si pensi a Corea, Giappone e l’area di lingua cinese, per esempio) si ritrovano a collaborare direttamente.

“Penso che finora non abbiamo capito gli aspetti positivi di tutto ciò, anche se il processo non è stato facile. Credo che vedremo le conseguenze tra qualche anno perché ci sta aiutando ad abbattere davvero tutte le barriere… prima di tutto nei nostri cuori, e le barriere tra le nazioni…

“Se vogliamo avere la pace, dobbiamo averla prima di tutto tra noi focolarini e nelle comunità. Dobbiamo guardare agli altri Paesi come fossero il nostro Paese e scoprire che possiamo essere questa “famiglia collegata (…)”.

“Non dobbiamo dare agli altri la nostra ricchezza, ma aiutarli a scoprire la loro”.

Margaret Karram

Una presenza speciale, nonostante le sfide della salute

Un momento particolarmente significativo è stato quello in cui tre focolarine sposate, gravemente malate, hanno potuto salutare tutti a distanza.

“Voglio solo assicurarvi la mia unità – ha detto una di loro. – Mi ero prenotata ed ero pronta a venire, ma ho dovuto cambiare programma, perché Dio aveva in serbo qualcosa di diverso per me”.

“È bello perché sento che sono dove Dio vuole che sia, anche se non è dove io vorrei essere”, ha detto un’altra.

Fisicamente non posso correre, – ha detto la terza – ma dentro di me ho una gran voglia di farlo, sono così emozionata. L’entusiasmo non ha età”.

Il benvenuto dell’Australia

Ali Golding

La cultura aborigena in Australia è la più antica ed ininterrotta al mondo e risale ad almeno 60.000 anni fa. Il protocollo corretto per qualsiasi evento o incontro in Australia prevede di iniziare con il “benvenuto nel Paese” da parte di un anziano aborigeno, ovvero un riconoscimento formale dei custodi tradizionali di questa terra.

Quando la comunità dei Focolari si è riunita da tutta l’Australia, abbiamo avuto il privilegio di avere tra noi Ali Golding, conosciuta come “zia Ali”, che ha dato il benvenuto a tutti. È un’anziana del popolo Biripi, cresciuta in una missione aborigena. Per oltre 20 anni ha vissuto poi in un sobborgo di Sydney e negli anni ’80, Ali è stata una delle prime assistenti educative aborigene. Nel 2004 ha conseguito il diploma in Teologia.

Ha partecipato a diversi forum locali, nazionali e internazionali, tra cui il New South Wales Reconciliation Council e l’Australians for Native Title and Reconciliation. Un grande contributo per la comprensione e l’approfondimento della cultura e della storia indigena.

La presenza di Ali al nostro evento ha certamente rafforzato l’apprezzamento per questo “tesoro nazionale” e per il ricco patrimonio aborigeno. “È stata una delle accoglienze più sentite che abbia mai sperimentato – ha detto Ali Golding -. Qui ho sentito lo spirito del Creatore”.

Il miglior incontro di tutto il viaggio (finora)

Margaret Karram e Jesús Morán hanno avuto un incontro dinamico e profondo con quasi 30 giovani. Quando è stato chiesto loro di parlare delle sfide, non si sono tirati indietro, ma hanno parlato apertamente dell’indifferenza che affrontano tutti i giorni con i loro coetanei. Non sono molti e le distanze sono enormi.

Margaret Karram ha raccontato i suoi primi anni di vita gen ad Haifa con la sorella e di come abbiano iniziato in pochi, ricevendo il giornale “Gen” per posta. Era orgogliosa di come avevano iniziato e diceva di esserlo in egual modo dei presenti per essere andati avanti nella loro vita gen.

Anche Jesús Morán ha incoraggiato i giovani, rassicurandoli che è positivo condividere le loro difficoltà. “Questo è stato il miglior incontro di tutto il viaggio – ha detto alla fine -. Mi è piaciuto molto”.

Una ricca esperienza

Margaret Karram e Jesús Morán con i gen 2 e le gen 2

Intervistati su come vivono il dialogo e la fraternità in situazioni di conflitto, Rita Moussallem e Antonio Salimbeni, Consiglieri al Centro Internazionale per l’Asia e l’Oceania, hanno attinto dalla loro esperienza personale.

“Nella mia esperienza di dialogo con persone di altre religioni ho capito che siamo insieme a camminare verso Dio”, ha detto Antonio. E Rita: “Il dialogo è un incontro. Ciò che è veramente importante è incontrare l’altro e scoprire che l’amore scaccia la paura”.

Imparare il “bodysurf” (spirituale)

Il surf è uno degli sport nazionali in Australia ed è molto praticato anche sulla costa di Sydney, con giovani e meno giovani che indossando la muta, prendono la tavola per andare a caccia di onde. Anche il “bodysurfing” è molto diffuso; le persone cavalcano le onde dell’oceano anche senza tavola. Uno spettacolo straordinario!

Incontro con la comunità dei Focolari

Ma per arrivare dove ci sono le onde migliori, bisogna prima affrontare quelle potenti che ci arrivano contro: quelle che non vorremmo cavalcare, quelle per cui non siamo pronti.

“Qualcuno mi ha spiegato la dinamica di questo sport e subito mi è venuto in mente il nostro amore per Gesù abbandonato” ha detto Margaret.

Quelli che praticano bodysurfing si immergono in profondità, sotto le onde in arrivo che non vogliono cavalcare, talmente in basso da poter toccare la sabbia sul fondo. In questo modo, evitano di essere travolti dalla potenza dell’oceano. Una volta che l’onda è passata, tornano in superficie per trovare un’onda da cavalcare.

“Come loro non combattono le onde, allo stesso modo non si ‘combattono le prove’, ma si va in fondo al cuore, riconoscendo Gesù in ogni dolore e, continuando ad amarlo si risale, trovando la luce attraverso l’amore”

T. M. Hartmann