Mar 4, 2023 | Chiesa, Focolari nel Mondo
Si è recentemente conclusa a Bangkok (Thailandia) l’Assemblea continentale asiatica per il Sinodo che ha definito il prezioso contributo del continente più vasto e popolato al mondo. Abbiamo intervistato Vanessa Siu-Wai Cheng, focolarina cinese presente all’evento. “Baan Phu Waan è il luogo dove si situa il grande centro di formazione pastorale dell’Arcidiocesi di Bangkok (Thailandia). Un posto bellissimo. Eravamo una ottantina presenti all’Assemblea continentale asiatica del Sinodo che si è svolta dal 24 al 26 febbraio 2023”. Vanessa Siu-Wai Cheng, focolarina di Hong Kong, ci introduce in questa nuova fase continentale del Percorso Sinodale che riguarda l’Asia, un percorso che, come lo ha definito l’Arcivescovo metropolita di Tokyo (Giappone) Tarcisius Isao Kikuchi nella sua omelia di apertura: “Non è solo un evento passeggero da celebrare, ma piuttosto un cambiamento di atteggiamento dell’intero popolo di Dio per rendere la sinodalità la natura fondante della Chiesa.” Vanessa, quanti erano i partecipanti? Diciassette Conferenze episcopali e due Sinodi di Chiese di rito orientale in rappresentanza dei 29 Paesi della FABC (Federation of Asian Bishops’ Conferences) hanno inviato i propri rappresentanti a questo evento, che ha lo scopo di dare alle Chiese asiatiche l’opportunità di discutere sul percorso che porta al Sinodo tracciato da Papa Francesco. Abbiamo potuto condividere le nostre esperienze concentrandosi su vari temi e alcune problematiche che affliggono il continente. Si è parlato di sinodalità, processo decisionale, vocazioni sacerdotali, ruolo dei giovani, povertà, conflitti religiosi e clericalismo, con l’auspicio di poter procedere insieme in un vero cammino di crescista comunitaria. Con grande gioia era presente anche qualcuno della delegazione dalla segreteria del Sinodo, la commissione e la task force. Una testimonianza della disponibilità della Chiesa universale a camminare sul processo sinodale. Quale è stata la metodologia di lavoro? Sono stati tre giorni intensi di comunione e lavori di gruppo. La metodologia è sempre quella della Conversazione spirituale. I vari input che abbiamo ricevuto sono stati molto importanti e stimolanti. In primo luogo, il Card. Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi, ci ha portato il caloroso saluto del Papa e ci ha assicurato che non siamo stati dimenticati. Ha sottolineato che una Chiesa sinodale è una Chiesa di ascolto e di discernimento. Il successo del processo sinodale dipende dalla partecipazione del popolo di Dio e dei pastori. Dobbiamo essere molto attenti alle voci, soprattutto a quelle che agitano la Chiesa. Cosa ti ha colpito nello specifico? Un’impressione molto forte è stata fin dal primo giorno vedere che, ad ogni tavolo dove un gruppo lavorava, c’era una sedia vuota, in rappresentanza di coloro che non possono dare la loro voce e che non vogliono darla. Al centro del tavolo, una candela circondata da una corona di bellissimi fiori che veniva accesa a inizio giornata simbolo della luce dello Spirito Santo, necessaria per poter fare discernimento. Abbiamo fatto esperienza di conversione nell’ascoltare l’altro svuotandoci di noi stessi, tutti insieme: cardinali, vescovi, sacerdoti, religiose e laici. Un momento per poter andare in profondità, uscire dalla particolarità per poter arrivare, con uno guardo ampio, a livello continentale. Li è avvenuta la trasformazione da l’”io” al “noi.” Inoltre, c’è da dire che l’Asia ospita molte religioni e anche le più antiche, quindi una delle caratteristiche degli asiatici è quella della spiritualità e della preghiera. Il programma era introdotto da 10 minuti di silenzio durante la discussione di un argomento e mezz’ora di preghiera nella cappella tra due sessioni di discernimento. Questi momenti di silenzio e di preghiera hanno davvero aiutato tutti i partecipanti a stare con Dio e in Dio per ascoltare la Sua voce sia individualmente che collettivamente. Quale secondo te la sfida maggiore? È stato meraviglioso stare insieme come Chiesa continentale contemplando la complessità e la varietà delle caratteristiche e sfide diverse e comuni. Il primo giorno mi sembrava un po’ ambizioso presumere di arrivare in tre giorni a una bozza che sarebbe servita per la formulazione dell‘instrumentum laboris per il Sinodo con precise priorità per il continente asiatico, ma si sente che lo Spirito soffia forte. Grazie al lavoro di un gruppo di redazione che ha preparato per noi la “draft framework”, una bozza di progetto in modo da risparmiarci il tempo di leggere tutte le relazioni ex novo, abbiamo potuto lavorare con calma e con un testo ben ordinato. L’ultima stesura del documento esprime un’unica sinfonia con molte voci che riecheggiano il sogno, le speranze, le aspirazioni e i dolori del continente asiatico.
A cura di Maria Grazia Berretta Foto: © Synodbangkok2023
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Feb 9, 2023 | Focolari nel Mondo, Sociale, Testimonianze di Vita
Il 6 febbraio 2023, potenti scosse di terremoto hanno colpito la Turchia meridionale e centrale e la Siria. Una catastrofe che ha causato la distruzione di intere città, la morte di migliaia di persone e tantissimi dispersi. Ecco alcune testimonianze di chi si trova su quei territori. “Già domenica sera, il 5 febbraio, era arrivata dalle autorità la comunicazione che il lunedì 6 le scuole sarebbero rimaste chiuse, perché si temeva una violenta tempesta. Le temperature sfiorano lo 0 ed è previsto per tutta la Turchia il periodo più freddo dell’anno”. Sono le parole di Umberta Fabris, del Focolare di Istanbul (Turchia), che con voce commossa racconta in che condizioni il Paese si ritrova a vivere una catastrofe che non ha eguali e che con una violenza inaudita, nella notte tra il 5 e il 6 febbraio, si è abbattuta sulla Turchia e sulla Siria. L’entità di questo terremoto è inimmaginabile. Sono infatti 10 le province della Turchia colpite, 13 milioni di persone coinvolte e numerosissime scosse che continuano ancora. Ad oggi si contano oltre 14.000 vittime, ma i numeri, man mano che si scava continuano ad aumentare. “Istanbul si trova a circa 1000 km dalle zone colpite – continua Umberta Fabris – ma qui siamo circondati da persone che lì hanno parenti, amici e le notizie arrivano col contagocce. I cellulari si sono scaricati, manca l’elettricità, i danni alle infrastrutture delle comunicazioni sono enormi come a tutto il resto. Arriva solo qualche sms o poche parole scambiate con una linea molto disturbata. Ed è tutto un cercare di avere notizie, di sapere se tutti rispondono all’appello, anche tra i nostri amici della piccola comunità cristiana ad Antiochia, Mersin, Adana e Iskenderun”. Nella tragedia tra le macerie e il gelo, il dolore avvicina i cuori degli uomini che unendo le forze, combattono, ci racconta ancora Umberta Fabris, che proprio da Iskenderun ha saputo del crollo della Basilica dell’Annunciazione e di come all’interno del Vescovado, lì dove le abitazioni sono state dichiarate inagibili, si sono ritrovati alcuni cattolici, ortodossi, musulmani che condividono quello che hanno e offrono un luogo in cui passare la notte. “Colpiscono le migliaia di giovani che si sono stipati all’aeroporto – dice-, pronti per partire e andare a prestare soccorso, la fila interminabile di persone alla raccolta di sangue o i ragazzi liceali che si sono rimboccati le maniche in varie attività. Continuiamo a confidare in Dio e nella sua Santa Provvidenza e portiamo nel cuore anche l’amata Siria.” Ed è proprio dalla Siria che giunge la voce di Bassel, giovane dei Focolari: “Sono giorni devastanti anche nella mia città, Aleppo. Il 6 febbraio ci siamo svegliati terrorizzati e siamo corsi verso le scale non vedendo nulla, a causa dell’interruzione di corrente. Ci siamo fermati alla porta di casa, dove c’è un’immagine dell’angelo custode e abbiamo pregato, poi abbiamo trovato un cellulare e acceso una torcia. Non riconoscevo la stanza: tutto sul pavimento era rotto, le pareti e le ceramiche crepate, i vicini scendevano urlando. Abbiamo preso solo quello che potevamo portare nella tasca del pigiama, indossato le giacche e siamo scesi sotto la pioggia in un freddo fortissimo”. Bassel ha trascorso quella notte interminabile in strada osservando il crollo delle chiese e delle moschee. La luce della luna mostrava la distruzione. Man mano che le scosse di assestamento diventavano più leggere arrivavano notizie di amici rimasti sotto le macerie e di edifici crollati interamente. “Siamo un Paese che non è attrezzato per simili disastri – continua. Tra gli edifici crollati anche i 7 piani del Vescovado della Chiesa greco-cattolica melchita. Mons. Jean-Clément Jeanbart, arcivescovo emerito di Aleppo, si è salvato, mentre Padre Imad, mio amico personale e nostro insegnante a scuola fin da quando ero piccolo, è rimasto sotto le macerie”. Le persone parlano delle loro case diventate parte del passato, mentre il freddo rende tutto più difficile. La Mezzaluna Rossa e la Croce Rossa hanno effettuato operazioni di censimento dei presenti. “Io – dice Bassel- ho partecipato con i volontari e i giovani scout nel preparare e distribuire cibo e distribuire coperte per bambini e ragazzi ma non sono riuscito ad addormentarmi per le forti scene che avevo visto”. Mentre le scosse di assestamento continuano a far crollare edifici, Bassel riflette: “Quando sentiamo le notizie, vediamo i principali Paesi che inviano specialisti, aiuti e squadre di soccorso nei Paesi colpiti, proviamo dolore nel vedere che non possono inviare nulla in Siria per via dell’embargo, come se non fossimo umani. Adesso siamo rientrati a casa, dove Internet è migliore e stiamo aspettando la prossima scossa. Pregate per noi affinché restiamo vivi, pregate per chi è morto, pregate per i dispersi”.
Anna Lisa Innocenti e Maria Grazia Berretta
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Feb 3, 2023 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Testimonianze di Vita
Essere comunità è più del semplice stare insieme. Vuol dire rispondere ad una chiamata e costruire: dar vita ad una famiglia sostenuta dalla Parola e ritrovarsi. É quanto raccontano in questo video alcune persone che nel luglio scorso hanno partecipato alla Mariapoli di Terra Santa. È una brezza leggera quella che accarezza le antiche rovine della Chiesa di San Giorgio, a Taybeh, l’unico villaggio interamente cristiano della Terra Santa, il luogo, narrano le scritture, dove Gesù venne a riposare con i suoi prima della Passione. E proprio qui, tra l’8 e il 9 luglio 2022, adulti, giovani e bambini del Movimento dei Focolari, si sono ritrovati insieme per vivere una Mariapoli davvero speciale, un momento di fraternità e di vera comunione. “La Mariapoli è un momento per trovarsi in famiglia – racconta Mayra, da Betlemme. In genere si organizza ogni anno ma per via della pandemia non abbiamo potuto. Quest’anno, dopo tre anni ci siamo riusciti e per me è come prendere una pausa della mia vita e ricaricarmi spiritualmente”. “Essere testimoni dell’amore” è stato il titolo di questa due giorni che ha visto la partecipazione di persone provenienti da varie zone del Paese, da Haifa, Nazareth, fino a Gerusalemme, Ramallah, Betlemme e Gaza. Nonostante le difficoltà sociopolitiche e culturali, che caratterizzano la Terra Santa, il desiderio di godere della bellezza e di vivere in comunità diventa una scelta capace di superare barriere fisiche e spesso anche interiori. È la comunità, infatti, il luogo in cui raccogliere valori che diventano nutrimento, edificare un presente e un futuro rispettoso della dignità di tutti; il luogo dove l’ascolto e la testimonianza dell’altro alla luce del Vangelo ci invita a comprendere meglio l’opera di Dio nella nostra vita e, più di ogni altra cosa, dove nessuno è solo. Lo raccontano Marcell e Boulos, da Nazareth, che nel loro cammino hanno potuto fare esperienza di incontro e famiglia proprio nel momento più doloroso della loro vita, dinanzi alla morte del loro ultimo figlio, Jack. E ancora Khader, da Gaza, che nonostante le fatiche quotidiane da affrontare nel contesto in cui vive, ripone la sua speranza in Dio, riconoscendo con gioia la bellezza della vocazione a cui è chiamato: quella alla felicità.
Maria Grazia Berretta
Attivare i sottotitoli in italiano https://youtu.be/cCMZ1jlYzhA (altro…)
Gen 21, 2023 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo
È stato presentato, il 19 gennaio 2023, a Roma (Italia) presso il “Focolare meeting point”, il primo “Bilancio di Comunione” del Movimento dei Focolari, una panoramica delle attività e delle iniziative promosse dal Movimento nel mondo nel biennio 2020 -2021. Con la partecipazione di personalità del mondo diplomatico, politico e religioso, oltre a giornalisti di diversi media italiani, si è presentato il primo “Bilancio di Comunione” del Movimento dei Focolari per gli anni 2020-2021.
Margaret Karram
Un documento che è narrazione di un cammino di vita fatto di condivisione spontanea, non solo di beni ma di esperienze ed esigenze ispirate dall’amore evangelico e che, mostrando i frutti di questa condivisione, incoraggia a un rinnovato dialogo per una comunione accresciuta, ponendo accanto alle risorse materiali anche i beni immateriali, donati, investiti, raccolti in questo tempo. L’evento, moderato dalla giornalista Claudia di Lorenzi, si è aperto con Il saluto della Presidente del Movimento dei Focolari, Margaret Karram. Ha augurato “che queste pagine segnino l’inizio di una condivisione sempre più grande. Per essere credibili semi di speranza che contribuiscano a rinnovare il mondo con l’amore”. Nel suo intervento Geneviève Sanze, economista e co-responsabile per l’aspetto dell’Economia e Lavoro del Centro Internazionale del Movimento dei Focolari ha spiegato che “questo bilancio è uno strumento di dialogo, un tentativo di offrire uno spaccato di quanto si cerca di portare nella società, avanzando nel cammino verso la fraternità”. Sr. Marilena Argentieri, Presidente del CNEC (Centro Nazionale economi di comunità) ha affermato che quanto “trasmette il bilancio di comunione è che niente ci appartiene (…) perché tutto ciò che ho è in comunione con l’altro”. Ed ha aggiunto un’impressione personale: “Il ‘Bilancio di Comunione’ credo che mi faccia crescere nella libertà e nel distacco, perché al centro c’è l’amore di Dio e l’amore verso i poveri”. Dalla sinistra: Dott.sa Geneviève Sanze, Prof. Luigino Bruni, Prof. Andrea Riccardi, Sr. Marilena Argentieri.
“Questo documento – ha detto Andrea Riccardi, storico e fondatore della Comunità di Sant’Egidio – vuole mettere in luce gli effetti di questa comunione, di ciò che abbiamo e di ciò che siamo, in una volontaria e libera condivisione. E in una qualche misura più si fa comunione e meno si controllano gli effetti, ma forse più si vive il Vangelo”. “Il movimento dei focolari – ha aggiunto Riccardi – irradiato in tanti paesi del mondo, silenziosamente, è come una rete nella società e nella Chiesa che trattiene la terra dallo smottamento. Noi siamo in un tempo di dissesto umano, ecologico e religioso e allora questa rete di amicizia nel mondo, e qui insisto sul valore dell’unità, ma un unità che si radica poi in tanti pezzi di mondo, ha un valore tanto superiore”. A sua volta, Luigino Bruni, economista e docente di economia alla Lumsa di Roma, ha detto che “il Bilancio di Comunione ci ricorda l’importanza dei capitali relazionali, capitali spirituali, capitali invisibili che fanno bella e ricca la nostra comunità” e “i carismi sono capaci di attivare energie più profonde dei soldi, cioè la gente si muove per l’infinito”. Il “Bilancio di comunione”, un dossier di 112 pagine, dove scorre la vita del Movimento dei Focolari, dalle diverse iniziative alla formazione e studio, dalla comunicazione all’ecologia, dove è chiaro che – come ha detto Geneviève Sanze – “non sono i soldi che cambiano il mondo. Ma sono donne e uomini ‘nuovi’ che portano una nuova cultura della fraternità. Ed è questo che vogliamo mettere in evidenza”.
Carlos Mana
Rivedi il video della Presentazione https://youtu.be/HcJ5poGmq8A (altro…)
Gen 17, 2023 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria
KidsAction4Peace è l’iniziativa alla quale aderiscono i più giovani del Movimento dei Focolari, i e le Gen4 ed i e le Gen3, che invitano i bambini e le bambine a mettersi in gioco per costruire la pace. Un modo semplice ma concreto per guardare a chi, in questo momento, vive la sofferenza e l’ingiustizia della guerra. Per dare un contributo, abbiamo tempo dal 25 al 30 gennaio 2023 Ciao a tutti! Siamo alcuni bambini e ragazzi che ci impegniamo a costruire la pace a scuola, a casa, nello sport cercando di essere gentili e di aiutare chi ha bisogno. Come possiamo aiutare i nostri amici che si trovano in mezzo alla guerra? Chiediamo ai nostri capi di Governo o di Stato di aiutare i popoli in guerra a fare la pace! Vuoi darci una mano anche tu?
- Fai un disegno, o scrivi una poesia o una letterina sulla pace.
- Scrivi sopra lo slogan #KidsAction4Peace (puoi anche chiedere a un adulto di fare la foto e metterla sui social con questo slogan).
- Spediscila tra il 25 e il 30 gennaio all’indirizzo postale del tuo capo di Governo o di Stato. Puoi anche farne di più e mandarli ad altri Governanti. Qui trovi la lista per Paese. (Il 30 gennaio è anche la giornata scolastica della non violenza).
- Chiedi ad almeno altri 5 bambini di fare lo stesso e fai girare questo messaggio.
Abbiamo saputo che il 9 e 10 febbraio molti di questi Governanti si incontreranno a Bruxelles, così speriamo che le nostre lettere e disegni arrivino al loro cuore. Ciao!! Sofia (12), Agnese (10), Matteo (10), Costanza (10), Nicola (9), Mattia (8), Teresa (8), Cristina (7), Anastasia (7) dell’Italia; Leonor (11), Margarida (9), Leonor (9), Joao (8), Leonor (8) del Portogallo; Thiméo (12), Mathilde (11), Adéline (8), Aurélien (5) del Belgio https://www.youtube.com/watch?v=4_I2pOTDzVU (altro…)
Dic 29, 2022 | Cultura, Focolari nel Mondo, Testimonianze di Vita
Due tappe fondamentali per vivere scambi culturali, formare percorsi di inclusione attraverso l’arte e valorizzare talenti musicali. Yann Dupont è un professore francese. Insegna all’istituto Sainte Catherine di Villeneuve-Sur-Lot, in Francia. Aveva un sogno nel cassetto: portare alcuni suoi studenti in Madagascar, a Moramanga per uno scambio culturale con la scuola di Antsirinala. Per caso un giorno Dupont incontra Valerio Gentile del Gen Rosso. Un dialogo vivace, semplice, sincero. Nasce un’idea: perché non andare insieme in Madagascar, Gen Rosso e cinque suoi studenti per uno scambio culturale e umanitario? Detto fatto! I giovani francesi sono stati così inseriti nel gruppo di formazione “train the trainer” dove hanno partecipato anche alcuni giovani interessati alle arti dello spettacolo. Avevano come motto le parole vissute poi durante i workshop in Madagascar: “chiamare per nome, mettersi nelle scarpe dell’altro, vivere l’uno per l’altro con gioia, ricominciare”. Un tour a novembre di 8 giorni – grazie al sostegno economico della ONG Edugascar – in 4 città diverse: Ambatondrazaka, Moramanga, Antsirinala, Antingandingana. Le giornate sono trascorse fra workshop di danza, percussioni, canto e concerti. Oltre 500 giovani coinvolti. “Crediamo che tutti abbiamo sperimentato un pezzetto di mondo più unito qui in Madagascar – affermano dal Gen Rosso -. Abbiamo scoperto un popolo che trasmette speranza, pazienza, senso di adattamento, serenità e coraggio nell’affrontare la vita con le sue sfide quotidiane”. Nancy Judicaelle, giovane malgascia racconta: “Da un lato sono triste che il tempo con loro sia stato così breve, ma sono tanto felice e profondamente commossa, sperimentando una gioia inspiegabile”. Angel, uno dei giovani partecipanti aggiunge: “Il concerto è stato formidabile, perché abbiamo fatto uno scambio sulla musica, sull’educazione dei figli, il rispetto dell’ambiente. È stato uno spettacolo grande in cui anche i bambini hanno potuto dare il loro contributo per tutta la nostra comunità”. I cinque studenti francesi insieme al Gen Rosso hanno proseguito il tour, prima ad Antsirinala dove li ha accolti – in un clima di festa e cordialità – una scuola di 200 bambini e ragazzi gemellata con la scuola di Villeneuve, e poi ad Ambatondrazaka. Qui l’incontro con la comunità dei Focolari, in festa perché era la prima volta che il Gen Rosso sbarcava in Madagascar. “Ho vissuto momenti incredibili, di scambio culturale avvenuto in maniera del tutto naturale tra il Gen Rosso e il popolo malgascio umanitario – afferma Dumoulin Nicolas, reporter francese che ha seguito il tour -, includendo un gruppo di studenti francesi presente qui per uno scambio. È stata una grande avventura di vita”. Tappa in Libano Altro importante viaggio per la band internazionale è il Libano per il progetto HeARTmony. Dopo l’esperienza in Bosnia, questo programma formativo nel mese di novembre ha fatto tappa a Beirut, per giovani interessati alle metodologie dell’inclusione sociale per migranti e rifugiati attraverso l’arte. Uno sprone per rafforzare le competenze interculturali e riflettere sulle cause e gli effetti delle migrazioni nel Mediterraneo. Adelson, Michele, Ygor e Juan Francisco, in rappresentanza del Gen Rosso si sono ritrovati con i giovani di Caritas Egypt, Caritas Lebanon e membri di Humanité Nouvelle Lebanon. Atterrati a Beirut sono stati accolti calorosamente dai membri dei focolari. Lo scopo principale del viaggio era quello di imparare ad utilizzare la musica e l’arte come strumenti per avvicinare le persone, soprattutto chi vive ai margini della società come ad es. i migranti, per farle sentire accolte in una comunità. “L’arte è un mezzo potente, – sottolinea Adelson del Gen Rosso – la musica arriva dove noi spesso non riusciamo con le parole. Una persona si può sentire amata e rispondere all’amore in tanti modi”. Il metodo è quello di sempre: attraverso workshop di canto, musica, percussioni si cerca di valorizzare i talenti dei partecipanti in vista della costruzione dello spettacolo finale. Una sera la band e i partecipanti al progetto sono stati invitati ad una festa organizzata dalla comunità dei focolari di Beirut: fare musica e conoscersi. È stata l’occasione per condividere alcune esperienze di vita e scoprire meglio la realtà che oggi vivono i giovani libanesi. “Voglio andarmene via, ma sento che il Libano cambierà solo se io ho il coraggio di restare, se metto in pratica quanto ho imparato” racconta una giovane ragazza durante la serata. “In questo momento è difficile dire ai giovani di restare, ma le parole di questa ragazza mi hanno colpito profondamente – continua Adelson -. Penso che da qui si possa ripartire: mettere l’amore nelle cose che facciamo, per diventare protagonisti della propria realtà. Forse non vedremo i risultati subito, ma sono certo che presto il Libano rinascerà, come una fenice”!
Lorenzo Russo
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