Reinventare la pace 1
https://youtu.be/pD15PSa38T0
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«L’oggi della storia ci presenta in modo incalzante l’immagine di un mondo lacerato da conflitti di ogni genere, di muri che si ergono, di migranti e di rifugiati che fuggono dalla miseria e dalla guerra, di egoismi politici che si fronteggiano incuranti delle ricadute umane». Così descrive Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, l’odierno scenario mondiale in un intervento che, impossibilitata ad essere presente, viene letto da Catherine Belzung. Scenario sintetizzato da papa Francesco – ricorda la presidente – «nell’espressione di “terza guerra mondiale a pezzi”. Una violenza non convenzionale, ubiqua e pervasiva, difficile da sconfiggere con gli strumenti sinora utilizzati. […] Sono conflitti che possono essere risolti solo con un impegno corale, non solo della comunità internazionale, ma della comunità umana mondiale. Nessuno può sentirsi escluso da questa azione: essa deve passare nelle nostre strade, nei luoghi del lavoro, dell’istruzione e della formazione, dello sport e del divertimento, delle comunicazioni, del culto. Alla “guerra mondiale a pezzi” si risponde con una pace mondiale fatta anch’essa di “singoli pezzi”, di piccoli passi, di gesti concreti. Tutti hanno un ruolo, ognuno ha una responsabilità». Maria Voce sottolinea l’impegno delle organizzazioni internazionali, della società civile, di associazioni e movimenti. Come quello che lei stessa rappresenta e che attinge ad un’esperienza di oltre settant’anni di lavoro per l’unità e per la pace iniziato da Chiara Lubich e portato avanti nei più diversi crocevia del pianeta in un dialogo a tutto campo nel mondo cristiano, con altre religioni, con persone di convinzioni non religiose. Un dialogo «basato sull’accoglienza delle persone, sul comprendere profondamente le loro scelte, le loro idee, valorizzando il bello, il positivo, quello che ci può essere di comune, che può formare dei legami».
«È la fraternità – afferma Maria Voce citando Chiara Lubich – che può far fiorire progetti ed azioni nel complesso tessuto politico, economico, culturale e sociale del nostro mondo. È la fraternità che fa uscire dall’isolamento e apre la porta dello sviluppo ai popoli che ne sono ancora esclusi. È la fraternità che indica come risolvere pacificamente i dissidi e che relega la guerra ai libri di storia. È per la fraternità vissuta che si può sognare e persino sperare in una qualche comunione dei beni fra paesi ricchi e poveri, dato che lo scandaloso squilibrio oggi esistente nel mondo è una delle cause principali del terrorismo. Il profondo bisogno di pace che l’umanità esprime dice che la fraternità non è solo un valore, non è solo un metodo, ma un paradigma globale di sviluppo politico». «Su queste basi – prosegue Maria Voce – è possibile ripensare la pace, anzi è possibile reinventarla». E ne enumera ambiti e significati: innanzitutto impegnarsi a fondo sul dialogo; realizzare progetti politici che non siano condizionati da interessi di parte; abbattere il muro dell’indifferenza e ridurre le disuguaglianze; promuovere una cultura della legalità; avere a cuore la salvaguardia del creato. «Reinventare la pace significa amare il nemico […], significa perdonare. Il perdono non è contrario alla giustizia internazionale, ma offre la possibilità di riavviare i rapporti su nuove basi. […] Per questo è necessaria una profonda operazione culturale. Occorre investire sulla cultura e sull’istruzione, come raccomanda questa Istituzione. […] Infine, reinventare la pace significa amare la patria altrui come la propria, il popolo, l’etnia, la cultura altrui come i propri». Leggi il testo integrale (altro…)Segui la diretta online (ore 10-13 e 15-18, di Parigi). Nel primo anniversario dei tragici attentati terroristici a Parigi, la sede dell’UNESCO accoglie l’evento “Reinventare la pace”. Il Movimento dei Focolari, in collaborazione con la Direzione Generale dell’UNESCO e l’Osservatore Permanente della Santa Sede, nel 20° anniversario del premio “Per l’educazione alla pace” assegnato a Chiara Lubich, darà voce all’impegno deciso, creativo e diffuso in molte aree della terra di percorrere nuove strade per costruire la pace e la fratellanza. Si tratta dell’incontro quotidiano tra culture e religioni, che nelle parole della presidente dei Focolari Maria Voce all’ONU nell’aprile del 2015, «non si limita alla tolleranza o al semplice riconoscimento della diversità», ma «va oltre la pur fondamentale riconciliazione, e crea, per così dire, una nuova identità, più ampia, comune e condivisa. È un dialogo fattivo, che coinvolge persone delle più varie convinzioni, anche non religiose, e spinge a guardare ai bisogni concreti». E riferendosi all’impegno in atto anche in contesti colpiti da gravissime crisi, Maria Voce affermava che «oggi non è il tempo delle mezze misure. Se c’è un estremismo della violenza, ad esso (…) si risponde con altrettanta radicalità, ma in modo strutturalmente diverso, cioè con l’estremismo del dialogo! Un dialogo che richiede il massimo di coinvolgimento, che è rischioso, esigente, sfidante, che punta a recidere le radici dell’incomprensione, della paura, del risentimento». Il programma dell’evento sarà introdotto da Marco Desalvo, Presidente di New Humanity (ONG del Movimento dei Focolari presso l’ONU) e da un Rappresentante dell’UNESCO. Seguiranno i saluti di Mons. Francesco Follo, Osservatore permanente della Santa Sede e il contributo di Jesús Morán, copresidente dei Focolari. La sessione verrà conclusa dall’intervento di Maria Voce che svilupperà il tema: “Reinventare la pace”. La seconda sessione della mattina, corredata da contenuti multimediali, sarà interdisciplinare ed intergenerazionale. Partendo da testimonianze concrete a favore dell’unità e della pace verranno indicate delle piste operative in cinque brevi panel: Peace is Education; Peace is an Asset; Peace is Right; Peace is Green; Peace is Art. La sessione del pomeriggio: “Quale dialogo in un mondo diviso?”, aperta dalla prolusione di Enrico Letta, Presidente dell’Istituto Jacques Delors, si focalizzerà su alcune idee forza su cui poggiare un progetto per un nuovo umanesimo nel cammino verso la civiltà dell’unità. Due gli argomenti su cui verterà il confronto. Il primo: “Religioni: problema o risorsa per la pace?”, moderato da Rita Moussallem, co-responsabile del Centro per il dialogo interreligioso del Movimento dei Focolari, avrà come relatori Adnane Ben Abdelmajid Mokrani, Pontificio Istituto di Studi Arabi, Italia; Fabio Petito, Relazioni internazionali alla Sussex University, Regno Unito; Léonce Bekemans, economista e specialista in Studi Europei alla “Chaire Jean Monnet”, Italia. Il secondo: “Politica ed economia nel disordine internazionale”, da Pál Tóth, Istituto Universitario Sophia, Italia, vedrà confrontarsi Pasquale Ferrara, Ambasciatore d’Italia in Algeria; Silvia Costa, Presidente della Commissione Cultura del Parlamento Europeo; Damien Kattar, già Ministro delle Finanze del Libano. Fonte: Comunicato stampa (SIF) Scarica il programma Leggi l’intervento di Chiara Lubich del 17 dicembre 1996 (altro…)
La città di Como è salita alla ribalta delle cronache per il notevole afflusso di profughi che, costretti da muri e filo spinato a deviare da altre rotte, tentano di attraversare la Svizzera per raggiungere i Paesi del nord Europa alla ricerca di fortuna o del ricongiungimento con familiari che li hanno preceduti. Il tragitto da percorrere, a piedi o con i mezzi, è assai breve, ma al confine i controlli sono rigorosi ed i respingimenti la regola. Cresce così il numero di persone accampate, in attesa dell’occasione propizia per eludere i controlli: sono uomini e donne, famiglie con bambini piccoli, minori non accompagnati. Il vescovo, mons. Coletti, in un appello rivolto alla città ha chiesto a tutti di raccogliere la sfida dell’accoglienza e, in particolare, si è rivolto alla comunità ecclesiale perché metta in pratica le opere di misericordia, nel Giubileo della Misericordia. Un’occasione di condivisione e di crescita. «Abbiamo sentito rivolto anche a noi questo invito – raccontano i membri della comunità locale dei Focolari – e ci siamo subito mobilitati, mettendoci a disposizione della Caritas diocesana in prima linea nell’organizzazione degli aiuti. Attraverso la rete della nostra comunità è emersa una risposta a cascata che coinvolge persone a noi vicine: familiari, amici, conoscenti. Si tratta di raccogliere alimenti, coperte ed altri generi di prima necessità, di coprire i turni di servizio dedicati all’accoglienza dei migranti, all’accompagnamento alle docce ed alla mensa, alla distribuzione delle vivande, alla cucina, alle pulizie. Di sera si servono fino a cinquecento pasti. Si incrociano sguardi spaesati, spaventati, riconoscenti, a volte ancora diffidenti. Difficile comunicare con chi parla idiomi sconosciuti. Ma anche il solo essere lì, stanchi e sudati come tutti, a porgere un piatto col sorriso, cercando di capire a gesti se è gradito, gomito a gomito con altri volontari che come noi si sono messi in gioco per i fratelli profughi, ci fa sentire parte di una grande famiglia». Una persona della comunità al servizio mensa, scrive: «Mi ha colpito la fede, l’intensità dei cristiani copti nella preghiera di ringraziamento prima e dopo il pasto». E poi: «Nel fratello profugo che accompagniamo alle docce e che serviamo a tavola, guardandolo negli occhi, riconosciamo Gesù che ci ricambia: “Sono Io…!». E ancora: «Dopo una serata trascorsa a servire, condividendo l’esperienza con altri volontari delle più varie estrazioni, si esce con il cuore gonfio di sentimenti e di propositi». Nella festività del santo patrono della città di Como si è vissuto un pomeriggio speciale in una basilica affollata, alla presenza del vescovo e delle autorità cittadine, con la partecipazione dei migranti cristiani eritrei, etiopi, somali ed una rappresentanza degli oltre 500 volontari. «La lettura del brano evangelico del giudizio universale, in italiano, inglese e tigrino, ha suscitato una grande emozione – raccontano –. Padre Claudio, missionario comboniano della nostra comunità, che ha trascorso più di 30 anni in quei Paesi e ne conosce lingue e dialetti, da settimane si prodiga per assistere le persone accampate nei pressi della stazione. A lui il vescovo ha affidato l’incarico di accompagnarli spiritualmente, mettendo a disposizione la stessa Basilica. Gesù è venuto oggi a visitarci in questi fratelli migranti e vorremmo, non solo accoglierlo, ma rispondere in modo concreto e con una progettualità». Fonte: Movimento dei Focolari Italia (altro…)