Movimento dei Focolari
Palermo capitale di una nuova cultura

Palermo capitale di una nuova cultura

20 gennaio 1998: Conferimento della cittadinanza onoraria a Chiara Lubich

Venti anni fa Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, riceveva dalle mani del sindaco Leoluca Orlando la cittadinanza onoraria di Palermo. Oggi, in occasione delle manifestazioni indette a Palermo, nominata nel 2018 “capitale italiana della cultura”, il Movimento rinsalda quel legame nel nome dell’accoglienza e della fratellanza universale, in controtendenza con le azioni negative che si registrano quotidianamente in una città dai forti contrasti. Un programma di convegni, eventi artistici e workshop nel segno del dialogo tra le generazioni, tra le culture e tra le Chiese della Sicilia. È dedicato a questo tema l’intervento di Maria Voce alla Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia. «Giungendo a Palermo, in questo felice momento in cui tanti eventi concentrano l’attenzione sulla città, ho sentito risuonare ancora le parole che Chiara Lubich aveva rivolto alla città: “promettiamo che Palermo sarà sempre presente nei nostri cuori, affinché, per l’audacia e il coraggio dei suoi cittadini, sappia arrivare ad essere modello per molte altre città d’Italia e fuori, come vera “città sul monte”». «Chiara Lubich – continua Maria Voce – ha lasciato a noi un segno indelebile del suo impegno per la comunione nella Chiesa, per il dialogo ecumenico e per la fratellanza tra tutti i popoli. Fin dagli anni ‘40, Chiara manifestava questo suo anelito con espressioni ricche di slancio e di ardore. “Guardiamoci attorno: siamo tutti fratelli, nessuno escluso!”, esortando così a vivere per “la fratellanza universale in un solo Padre, Dio, che sta nei Cieli”. È un programma che si può attuare in ogni città, ma che trova un terreno particolarmente fertile proprio qui, a Palermo, luogo “di incontro nei secoli tra popoli, culture e civiltà diverse”, che ha nelle sue radici “i valori dell’accoglienza verso la diversità, la solidarietà e la generosità”». Quale il contributo di questo carisma alla Chiesa universale e alle Chiese particolari, anche della Sicilia? Risponde Maria Voce: «Con il carisma dell’unità è nata una “via nuova” nella Chiesa», una spiritualità che trova piena consonanza anche nel Concilio Vaticano II. «Da questa spiritualità di comunione abbiamo visto fiorire la comunione all’interno della Chiesa fra i vari Movimenti ecclesiali che la arricchiscono, fra i vari carismi antichi e nuovi. Abbiamo visto inoltre come essa è utile per concorrere all’unità dei cristiani e anche per aprire quel dialogo con persone di altre religioni che rappresenta una delle frontiere più impegnative e urgenti del terzo millennio. È una realtà che abbiamo potuto sperimentare anche nelle chiese particolari».

Mons. Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo, Maria Voce, Prof.ssa Ina Siviglia, Jesús Morán

«Nonostante le innumerevoli emergenze di questi ultimi anni, e proprio attraverso queste emergenze, l’impegno dei membri del Movimento, in Sicilia, è profondamente teso a testimoniare e a costruire l’unità della famiglia umana laddove si presenta più minacciata e precaria. Essi cercano in tal modo di rispondere all’appello lanciato da Chiara, quando li aveva sollecitati a “costruire una cultura nuova che sia la cultura dei diritti umani, la cultura della legalità, la cultura dell’amore, la cultura della vita e non della morte”». «Mi sembra di poter dire – afferma Maria Voce – che per la realizzazione di questo obiettivo qualche passo sia stato fatto. Certo, c’è ancora tanta strada da percorrere, ma questo è un impegno che anche oggi, con tutto il Movimento, vogliamo rinnovare: dare il nostro contributo per creare quella “civiltà nuova”, con dentro tutti quei valori che purtroppo tante volte vengono calpestati, e crescere sempre di più “senza dimenticare – come ricordava Chiara – tutti i fratelli cristiani, senza dimenticare le altre religioni, senza dimenticare nessuno”. In questo modo davvero si potrà dar vita a una “cultura dell’unità”, definita più volte da Chiara Lubich “cultura della resurrezione”». E conclude: «con l’augurio che questa città possa davvero essere “capitale italiana della cultura”, ma di una “cultura della resurrezione”». Leggi il testo integrale (altro…)

Unità, parola divina

«Unità: parola divina. Se ad un dato momento venisse pronunciata dall’Onnipotente e gli uomini l’attuassero nelle sue più varie applicazioni, noi vedremmo il mondo di scatto fermarsi nel suo andazzo generale, come in un gioco di film, e riprendere la corsa della vita in opposta direzione. Innumerevoli persone farebbero a ritroso la strada larga della perdizione e si convertirebbero a Dio, imboccando la stretta… Famiglie smembrate da risse, freddate dalle incomprensioni, dall’odio e cadaverizzate dai divorzi, ricomporsi. E i bimbi nascere in un clima d’amore umano e divino e forgiarsi uomini nuovi per un domani più cristiano. Le fabbriche, accolte spesso di “schiavi” del lavoro in un clima di noia, se non di bestemmie, divenire luogo di pace, dove ognuno lavora il suo pezzo al bene di tutti. E le scuole infrangere la breve scienza, mettendo cognizioni d’ogni genere a sgabello delle contemplazioni eterne, imparate sui banchi come in un quotidiano svelarsi di misteri intuiti partendo da piccole formule, da semplici leggi, perfino dai numeri… E i Parlamenti tramutarsi in luogo d’incontro di uomini cui preme, più che la parte che ciascuno sostiene, il bene di tutti, senza inganno di fratelli o di patrie. Vedremmo insomma il mondo diventar più buono ed il Cielo calare d’incanto sulla terra e l’armonia del creato farsi cornice alla concordia dei cuori. Vedremmo… È un sogno! Sembra un sogno! Eppure Tu non hai chiesto di meno quando hai pregato: “Sia fatta la tua volontà come in Cielo e così in terra”». Chiara Lubich   Fonte: Chiara Lubich, L’unità, a cura di Donato Falmi/Floernce Gillet, Città Nuova 2015, originariamente pubblicato in Chiara Lubich, Frammenti, Città Nuova, Roma (1963) 1992, pp.53-54 (altro…)

Siate promotori di una cultura dell’incontro

Siate promotori di una cultura dell’incontro

Foto © D. Salmaso – CSC Audiovisivi

“Voglio alzare lo sguardo verso l’orizzonte e invitarvi ad alzarlo insieme con me, per guardare con fedeltà fiduciosa e con creativa generosità al futuro che comincia già oggi”. Nella sua prima visita a Loppiano, primo Pontefice ad incontrare la cittadella del Movimento dei Focolari nei pressi di Firenze, Papa Francesco lancia una sfida alla comunità presente, per la Chiesa universale e per l’umanità intera: “costruire una cultura condivisa dell’incontro e una civiltà globale dell’alleanza”. Una cultura che sia una risposta alle lacerazioni di questo tempo, segnato da una povertà crescente e dal dramma delle migrazioni forzate. “Nel cambiamento di epoca che stiamo vivendo” – osserva infatti il Papa – occorre “impegnarsi per “tracciare nuove strade da percorrere insieme”, e servono “uomini e donne, giovani, famiglie, persone di tutte le vocazioni e professioni” che siano all’altezza di questo compito. Dal sagrato del Santuario dedicato a Maria Theotokos, Madre di Dio, ai settemila presenti, figli spirituali di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, il Santo Padre propone la sfida della “fedeltà creativa: essere fedeli all’ispirazione originaria e insieme essere aperti al soffio dello Spirito Santo e intraprendere con coraggio le vie nuove che lui suggerisce”. Per far questo – osserva Francesco – serve “umiltà, apertura, sinergia, capacità di rischio”, e poi praticare il “discernimento comunitario”, cioè “occorre l’ascolto di Dio fino a sentire con Lui il grido del Popolo, e occorre l’ascolto del Popolo fino a respirarvi la volontà a cui Dio lo chiama”.

Foto © R. Bassolino – CSC Audiovisivi

Un compito impegnativo a cui si chiede fedeltà anche quando l’entusiasmo delle origini lascia il passo – per i movimenti – alla ricerca di nuove vie per attualizzare il carisma. Rispondendo alle domande dei Focolari, il Papa cita allora San Paolo e invita a puntare su due parole chiave: parresia e hyponomè. La prima esprime “il coraggio e la sincerità nel dare testimonianza della verità e insieme la fiducia in Dio e nella sua misericordia”, l’antidoto contro “ogni falso timore, ogni tentazione di nascondersi nel quieto vivere, nel perbenismo”. La seconda traduce la perseveranza nelle “situazioni impegnative che la vita ci presenta”, e trova fondamento nella consapevolezza dell’amore di Dio che “ci rende capaci di vivere con tenacia, serenità, positività, fantasia…e anche un po’ di umorismo”. Il Pontefice invita quindi a richiamare la memoria dei primi giorni, quando Chiara immaginò Loppiano come “un bozzetto di città nuova nello spirito del Vangelo”, espressione di un popolo unito nella diversità e con il cuore nell’Eucarestia, sorgente di vita nuova. Un popolo che il Papa esorta ad uscire “per gettare il lievito del Vangelo nella pasta della società” soprattutto dove c’è povertà, sofferenza e ricerca. “Il carisma dell’unità – dice – è uno stimolo provvidenziale e un aiuto potente a vivere questa mistica evangelica del Noi”.

Foto © R. Orefice – CSC Audiovisivi

Ma il rinnovamento della cultura non può non richiedere una formazione nuova. A Loppiano, che nasce anche come città-scuola con centri di studio come l’Institutio Universitario Sophia, il Papa esorta ad inaugurare un “patto formativo” fondato sul dialogo e la prossimità, per “esercitare insieme i tre linguaggi: della testa, del cuore e delle mani”. In questa prospettiva – aggiunge – “è importante che a Loppiano vi sia un centro universitario destinato a chi cerca la Sapienza e si pone come obiettivo la costruzione di una cultura dell’unità”: un’esperienza accademica “di frontiera”. Ma è Maria soprattutto – conclude Francesco – “la scuola da seguire (…) per imparare a conoscere Gesù, a vivere di Gesù e con Gesù”: “e non dimenticate che Maria, la prima discepola di Gesù, era una laica. Lei è la donna della fedeltà, del coraggio, della parresia, della pazienza”. Nella città di Loppiano l’invito del Papa fa eco all’intuizione di Chiara Lubich, “prima pietra” dell’Opera di Maria, e risuona a consolidare un percorso: “Il nostro desiderio – sono le parole di Maria Voce, presidente dei Focolari – è che chi visita questa città vi trovi una casa, una famiglia, una madre: Maria! È lei che forma e informa ogni espressione della vita sociale del Movimento dei Focolari (…) È lei che nel Magnificat ci indica un programma di vita e di azione e ci spinge a spalancare le porte del cuore verso tutti quelli che soffrono, che cercano la felicità”. Claudia Di Lorenzi Il discorso del Papa intero


Foto on Flickr 10 maggio: Papa Francesco a Loppiano (altro…)

Un appello a diventare “noi”

Un appello a diventare “noi”

Foto © D. Salmaso – CSC Audiovisivi

Nelle strade ancora avvolte dalla nebbia mattutina, fin dalle prime ore del giorno, “il popolo di Loppiano” sale verso la cittadella, a 20 km da Firenze. Le fogge dei vestiti e i copricapo di diversi colori rivelano provenienze anche molto lontane. Ma nessuno può dirsi “lontano” da questo bozzetto di mondo che sta per accogliere e fare proprie le parole del Papa. Roger, 26 anni, viene della Costa d’Avorio. Vive nella cittadella internazionale da poco più di un anno. «Da quando abbiamo avuto l’annuncio della visita del Papa, come cittadini di Loppiano ci siamo chiesti come accoglierlo, per fargli trovare il popolo del Vangelo. Ci siamo divisi in piccoli gruppi per mettere in comune le esperienze quotidiane di Vangelo vissuto. Questo è il regalo che vogliamo fargli. È stato bello accoglierlo, ma ancora più bello sarà, dopo, vivere quello che lui ci dirà». E Franco Galli, corresponsabile della cittadella insieme a Donatella Donato Di Paola: «Questo tempo è stato l’occasione per assistere all’azione di Dio.

Foto © R. Orefice – CSC Audiovisivi

Adesso siamo in attesa di sentire le cose che lui ha in cuore di dirci. Ci sono grandi trasformazioni in atto nel mondo. Il Papa ci farà vedere la realtà con i suoi occhi». Circondato dal gruppo di monaci buddisti che come lui sono arrivati dalla Thailandia, nella tipica tonaca arancione, c’è anche Prahama Thongratana Tavorn, qui conosciuto come Luce Ardente. Un ‘monaco itinerante’, che attraversa il suo Paese, visitando scuole, carceri, portando ovunque un messaggio di pace. In Italia, e particolarmente a Loppiano, Luce Ardente è di casa. Avvicinandolo non si può non restare affascinati dalla gioia che traspare dalle sue parole, in una lingua dolce e molto musicale. Grazie all’aiuto dell’interprete ci spiega: «Nel buddismo noi diciamo che ci siamo già conosciuti nelle nostre vite precedenti. Per questo, quando ci vediamo, non ci conosciamo, ma ci riconosciamo, perché siamo già fratelli, c’è qualcosa che ci accomuna da sempre». Sono trascorsi solo 20 minuti dall’atterraggio di Papa Francesco nella cittadella internazionale. Ma sembrano un’eternità. Minuti densi di emozione, con il suono festoso delle campane a interpretare un senso di accoglienza che non trova più parole per esprimersi. “È tornato il sole”, canta il gen Rosso e davvero torna il sole, insperato, dopo la pioggia battente del giorno prima. Papa Francesco, dopo essere passato in mezzo alla folla festosa, entra nel santuario intitolato alla “Madre di Dio”, alla quale contemporaneamente, nel sagrato, vengono dedicate le note che la salutano come “Madre dolcissima”.

Foto © R. Orefice – CSC Audiovisivi

Quattro anni fa, in occasione del 50° anniversario di Loppiano, Papa Francesco aveva augurato alla cittadella di “guardare avanti, sempre, e puntare in alto con fiducia, coraggio e fantasia”. È ricordando queste parole che Maria Voce prende la parola. «Abbiamo cercato di farci guidare da dalle sue parole. Grazie, Santità, a nome di tutto il Movimento dei Focolari, che vede in questa sua visita uno sguardo d’amore di Dio”. Dopo una presentazione del profilo variegato della cittadella, vengono rivolte alcune domande e, nel rispondere, Papa Francesco esordisce dicendo, tra l’altro: «A Loppiano tutti si sentono a casa. Ho voluto venire a visitarla perché vuole essere un’illustrazione della missione della Chiesa oggi». Il Papa invita alla perseveranza, con tenacia, serenità, positività, e anche umorismo, “l’atteggiamento umano che più si avvicina alla grazia di Dio”. «Il carisma dell’unità è un aiuto a vivere la mistica evangelica del noi, cioè a camminare insieme nella storia degli uomini. L’opposto dell’individualismo è il “noi”. A Loppiano  – continua il Papa – si vive l’esperienza di camminare insieme». Ma, avverte, «la storia di Loppiano non è che agli inizi, un piccolo seme gettato nei solchi della storia. Urgenze drammatiche chiedono il massimo. Occorre impegnarsi non solo per l’incontro tra le persone, le culture e i popoli, ma per vincere tutti insieme la sfida epocale di costruire un cultura condivisa dell’incontro e una civiltà globale dell’alleanza». “Cambia la realtà, la paura non mi ferma, io riparto da qui”. Sulle note dei complessi di Loppiano è partito, e travalicherà i suoi piccoli confini, l’appello a costruire una cultura del “noi”.   Chiara Favotti   Discorso completo del Santo Padre


Foto su Flickr 10 maggio: Papa Francesco a Loppiano


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